Incipit / V
Le frasi iniziali della letteratura di ogni tempo e paese.

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Chiara Valerio (1978)

Così per sempre
Un essere umano pesa circa due chili e mezzo di cenere. Per sapere il resto ci vuole molto tempo. E un amico. Di tempo ne aveva, ma gli mancava Carl.
Se avete a disposizione un intero rocchetto, non dovete immaginare la lunghezza del filo o supporla. I sogni sono tagli o giunte, amico mio, gli esseri immortali, se esistono – aveva sorriso Carl dietro a piccoli occhiali d'oro tondo –, non sognano. Chi ha a disposizione tutto il tempo lo misura.
Giacomo Koch – questo il nome del Conte oggi che la storia comincia – della mancanza di sogni non si era mai lamentato, ma gli dispiaceva, adesso, non poter sognare Carl e discutere con lui. Così quella mattina, cosa che non gli era mai capitata e Carl aveva escluso potesse accadere, giacomo provava nostalgia.
Dopo centoventi anni nella vecchia Europa, si era abituato alla necessità degli esseri umani di sentirsi corrisposti, e che Carl non potesse venirgli incontro nell'immaginazione, nella fantasia o nel sogno, lo adombrava. Sì, in quel mattino di primavera prossima, Dracula era dispiaciuto.


Fernando Vallejo (1942)

La Virgen de los Sicarios (La vergine dei sicari)
C'era, nei dintorni di Medellìn, un villaggio silenzioso e tranquillo che si chiamava Sabaneta. Lo conoscevo bene, perché lì vicino, a metà strada fra Sabaneta ed Envigado, un altro villaggio sulla sinistra, c'è il podere Santa Anita dei miei nonni dove trascorsi l'infanzia. Lo conoscevo eccome. Era alla fine di quella strada, alla fine del mondo. Oltre non c'era niente, là il mondo cominciava a scendere, ad arrotondarsi, a girare.
(Traduzione: Elena Dallorso)


Jack Vance (John Holbrook Vance) (1916-2013)

The Dying Earth (La Terra morente)
Turjan sedeva su uno sgabello nella sua stanza da lavoro, a gambe divaricate, la schiena e i gomiti poggiati sul bordo del bancone. Dall'altra parte del locale c'era una gabbia metallica; Turjan la fissava cupamente, fra l'impietosito e l'irritato. La creatura dietro le sbarre ricambiava il suo sguardo con emozioni imperscrutabili.
Era un bipede nudo d'aspetto miserevole: una grossa testa in malcerto equilibrio su un corpiciattolo avvizzito vacui occhi cisposi e un naso informe, rigonfio. Il labbro inferiore pendeva moscio, umido di bava; la pelle aveva una trasparenza cerea. Eppure, nonostante le sue palesi imperfezioni era quanto di meglio Turjan fosse riuscito a produrre fino ad allora nelle sue vasche.

(Traduzione: Gianluigi Zuddas) <


Birgit Vanderbeke (1956)

Das Muschelessen (La cena delle cozze)
Che quella sera a cena ci fossero le cozze non era né un segno del destino né un caso, era sì un fatto un po' inconsueto, ma certo non era un segno del destino, come a volte abbiamo detto in seguito, è stato un presagio funesto, abbiamo talvolta detto in seguito, ma di sicuro non lo è stato, e neanche un caso.
(Traduzione: Margherita Belardetti)


Simone Van der Vlugt (1966)

Nachtblauw
De Rijp, maart 1654

Een week na de begrafenis voel ik nog steeds voornamelijk opluchting. Ik weet dat het niet goed te praten is, dat ik zou moeten rouwen, maar dat is onmogelijk.
Met mijn armen over elkaar geslagen kijk ik door het openstaande bovenste gedeelte van de deur naar bulten, naar de weilanden en akkers die de boerderij omringen, maar mijn blik is naar binnen gekeerd.

Blu come la notte
De Rijp, marzo 1654

Una settimana dopo il funerale a prevalere è ancora il sollievo. So che è sbagliato, che dovrei essere triste, però non ci riesco.
A braccia conserte contemplo attraverso l'anta aperta della porta i pascoli e i campi che circondano la fattoria, ma in realtà guardo dentro di me.

(Traduzione: Laura Pignatti)


Davide Van De Sfroos (Davide Bernasconi) (1965)

Ladri di foglie
Chi può rubare il Vento?
Non lo so, perché il Vento rapisce se stesso a ogni folata.
Soffia, ruzza, sibila e batte. E gonfia i suoi muscoli d'aria e fa a pugni col mondo.
Lucida il sole e sposta la luna. E mescola e impasta le nuvole nel cielo: le torce, le stira, le annoda e le scaglia lontano, persino oltre l'orizzonte...
I vecchi sostengono che il Vento non è mai morto di sete. Gli hanno affibbiato innumerevoli e impossibili nomi – troppi! - perché possa abitarli tutti: e così ha deciso di spazzarli via dai suoi mille cammini con una raffica terrificante e immensa. Che cosa può rubare il Vento?

Taccuino d'ombre
Ascolto il lento, ritmato sgocciolare dell'anima-fiore-sirena-lisca-vento...
Il lento dondolare a cavallo del pendolo-viaggiatore, batticuore.
Dal cassetto che non ricorda più la sua vernice, sotto le rughe di legno, saltano fuori le foto di bambini con le braghe di spugna e coraggio, le ginocchia nere sfregate ovunque come fiammiferi fedeli, capaci di fiammate inaspettate – saltando dalle scale di ogni mondo strisciando sopra i tavoli di sasso insieme al Fante e al Settebello e alle figurine dei Mondiali di Argentina.


S. S. Van Dine (Willard Huntington Wright) (1888-1939)

The Benson Murder Case
It happened that, on the morning of the momentous June the fourteenth when the discovery of the murdered body of Alvin H. Benson created a sensation which, to this day, has not entirely died away, I had breakfasted with Philo Vance in his apartment. It was not unusual for me to share Vance's luncheons and dinners, but to have breakfast with him was something of an occasion. He was a late riser, and it was his habit to remain incommunicado until his midday meal.
La strana morte del signor Benson
Il mattino di quel memorabile 14 giugno, quando la scoperta che Alvin H. Benson era stato assassinato creò una sensazione ancor oggi non del tutto sopita, io avevo fatto la prima colazione in casa di Philo Vance. Non era insolito per me pranzare e cenare con lui, ma la colazione insieme era una rarità. Lui si alzava tardi e d’abitudine se ne stava rintanato fino a mezzogiorno.

(Traduzione: Aldo Carrer)

The Bishop Murder Case
Of all the criminal cases in which Philo Vance participated as an unofficial investigator, the most sinister, the most bizarre, the seemingly most incomprehensible, and certainly the most terrifying, was the one that followed the famous Greene murders. The orgy of horror at the old Greene mansion had been brought to its astounding close in December; and after the Christmas holidays Vance had gone to Switzerland for the winter sports. Returning to New York at the end of February he had thrown himself into some literary work he had long had in mind--the uniform translation of the principal fragments of Menander found in the Egyptian papyri during the early years of the present century; and for over a month he had devoted himself sedulously to this thankless task.
L'enigma dell'Alfiere
Tra tutti i casi di omicidio a cui Philo Vance partecipò in qualità di investigatore ufficioso, il più sinistro, il più bizzarro, quello apparentemente più incomprensibile e sicuramente il più terrificante, fu quello che seguì agli omicidi del famoso caso Greene. L’orgia di orrore nella vecchia tenuta dei Greene giunse al suo stupefacente epilogo in dicembre. Dopo le vacanze di Natale, Vance si recò in Svizzera a praticare gli sport invernali e, al suo ritorno a New York, in febbraio, si immerse nella traduzione dei passi principali di Menander trovati nei papiri egizi rinvenuti ai primi anni del secolo scorso, un impegno letterario che aveva in mente di affrontare da tempo; si dedicò quindi devotamente per oltre un mese a questo compito ingrato.

(Traduzione: Stefano Massaron)

The "Canary" Murder Case
In the offices of the Homicide Bureau of the Detective Division of the New York Police Department, on the third floor of the police headquarters building in Centre Street, there is a large steel filing cabinet; and within it, among thousands of others of its kind, there reposes a small green index card on which is typed: "ODELL, MARGARET. 184 West 71st Street. Sept. 10. Murder: Strangled about 11 P.M. Apartment ransacked. Jewelry stolen. Body found by Amy Gibson, maid."
La canarina assassinata
Negli uffici della Squadra Omicidi, Reparto Investigativo del dipartimento della polizia di New York, al terzo piano della sede centrale di Centre Street c'è un imponente schedario di acciaio; al suo interno, tra migliaia di altri riferimenti dello stesso genere è custodito un cartoncino verde con la dici a macchina:
ODEL, MARGARET. 184 West 71st Street. 10 Sett. Omicidio; Strangolata intorno alle 23. Appartamento devastato. Gioielli rubati. Cadavere rinvenuto da Amy Gibson, cameriera.
(Traduzione: Pietro Ferrari)

The Casino Murder Case
It was in the cold bleak autumn following the spectacular Dragon murder case that Philo Vance was confronted with what was probably the subtlest and most diabolical criminal problem of his career. Unlike his other cases, this mystery was one of poisoning. But it was not an ordinary poisoning case: it involved far too clever a technique, and was thought out to far too many decimal points, to be ranked with even such famous crimes as the Cordelia Botkin, Molineux, Maybrick, Buchanan, Bowers and Carlyle Harris cases.
Il mistero del casinò
Fu proprio nel freddissimo autunno susseguente al «mistero del drago» che Philo Vance si trovò di fronte al problema criminale forse più complicato e diabolico della sua carriera. Si trattava questa volta di un caso di avvelenamento. Ma di un avvelenamento d’un genere tutto speciale: in quanto che la tecnica abilissima, la complicata concezione lo ponevano al di sopra e al di là di ogni precedente delitto del genere, anche famosissimo.

(Traduzione: ?)

The Dragon Murder Case
That sinister and terrifying crime, which came to be known as the dragon murder case, will always be associated in my mind with one of the hottest summers I have ever experienced in New York.
Philo Vance, who stood aloof from the eschatological and supernatural implications of the case, and was therefore able to solve the problem on a purely rationalistic basis, had planned a fishing trip to Norway that August, but an intellectual whim had caused him to cancel his arrangements and to remain in America.
Il mistero del drago
Il sinistro e terrificante delitto, conosciuto come il “mistero del Drago” sarà sempre associato nella mia mente col ricordo di una delle più calde estati che mai abbia sopportato a New York. Philo Vance, che si tenne lontano dagli aspetti soprannaturali del delitto e che fu perciò in grado di risolvere il problema sopra una base puramente realistica, aveva progettato, quell’agosto, un viaggetto peschereccio in Norvegia; ma un capriccio da intellettuale lo aveva indotto a rinunciare al suo programma e a rimanere in America.

(Traduzione: ?)

The Garden Murder Case
There were two reasons why the terrible and, in many ways, incredible Garden murder case - which took place in the early spring following the spectacular Casino murder case - was so designated. In the first place, the scene of this tragedy was the penthouse home of Professor Ephraim Garden, the great experimental chemist of Stuyvesant University; and secondly, the exact situs criminis was the beautiful private roof-garden over the apartment itself.
Il mistero di casa Garden
Due sono i motivi per i quali il terribile e, per molti aspetti, incredibile “Mistero di Casa Garden” – che si svolse all’inizio della primavera, subito dopo il “Mistero del Casinò” – venne così chiamato. Anzitutto la scena della tragedia fu la casa del professor Ephraim Garden, il grande chimico della Università di Stuyvesant; in secondo luogo, poi, l’esatto
situs criminis fu proprio il bellissimo giardino pensile situato sopra l’appartamento dello stesso professore.
(Traduzione: ?)

The Gracie Allen Murder Case
Philo Vance, curiously enough, always liked the Gracie Allen murder case more than any of the others in which he participated.
The case was, perhaps, not as serious as some of the others - although, on second thought, I am not so sure that this is strictly true. Indeed, it was fraught with many ominous potentialities; and its basic elements (as I look back now) were, in fact, intensely dramatic and sinister, despite its almost constant leaven of humour.
Il caso Gracie Allen
Il caso Gracie Allen, cosa piuttosto strana, piaceva a Philo Vance più di ogni altro di cui si fosse occupato.
Il caso, forse, non era altrettanto serio quanto certi altri… be’, ripensandoci, non sono poi tanto sicuro che ciò sia proprio vero. In effetti, era pieno di potenzialità infauste; e i suoi elementi di base, ora che ci penso, erano in realtà fortemente drammatici e sinistri, nonostante fosse quasi costantemente permeato di comicità.

(Traduzione: Elvira Cuomo)

The Greene Murder Case
It has long been a source of wonder to me why the leading criminological writers - men like Edmund Lester Pearson. H. B. Irving, Filson Young, Canon Brookes, William Bolitho, and Harold Eaton - have not devoted more space to the Greene tragedy; for here, surely, is one of the outstanding murder mysteries of modern times - a case practically unique in the annals of latter-day crime. And yet I realize, as I read over my own voluminous notes on the case, and inspect the various documents relating to it, how little of its inner history ever came toi light, and how impossible it would be for even the most imaginative chronicler to fill in the hiatuses.
La fine dei Greene
È per me da lungo tempo fonte di meraviglia come i più importanti autori di criminologia - uomini quali Edmund Lester Pearson, H. B. Irving, Filson Young, Canon Brookes, William Bolitho e Harold Eaton - non abbiano dedicato più ampio spazio alla tragedia dei Greene, certo uno dei più sorprendenti misteri delittuosi dei tempi moderni, anzi, un caso pressoché unico negli annali più recenti del crimine. E tuttavia, quando leggo tutto ciò che ho appuntato di quel caso ed esamino i relativi documenti, mi rendo conto di quanto poco si sia saputo della sua storia più segreta e dell'impossibilità, persino per il cronista più fantasioso, di colmarne le lacune.

(Traduzione: Pietro Ferrari)

The Kennel Murder Case
It was exactly three months after the startling termination of the Scarab murder case* that Philo Vance was drawn into the subtlest and the most perplexing of all the criminal problems that came his way during the four years of John F.-X. Markham's incumbency as District Attorney of New York County.
In fact, the case had every outward appearance of being what arm-chair criminologists delight in calling the perfect crime. And, to make the plotting of the murderer even more mystifying, a diabolical concatenation of circumstances was superimposed upon the events by some whimsical and perverse god, which tended to strengthen every weak link in the culprit's chain of ratiocination, and to turn the entire bloody affair into a maze of incomprehensibility.
Il caso del terrier scozzese
Erano trascorsi esattamente tre mesi dall’epilogo sensazionale dell’inchiesta sul delitto dello Scarabeo quando Philo Vance si trovò trascinato a studiare il disegno criminoso più delicato e insieme più arduo che gli fosse capitato nei quattro anni in cui John Markham coprì l’ufficio di procuratore distrettuale della provincia di New York.
A prima vista il fatto appariva avvolto in un’atmosfera strana e spaventosa, piena di stregoni e di miracoli; e le ricerche svolte in ogni direzione finivano bruscamente nel nulla.

(Traduzione: Mariella Pavolini Hannau)

The Kidnap Murder Case
Philo Vance, as you may remember, took a solitary trip to Egypt immediately after the termination of the Garden murder case. He did not return to New York until the middle of July. He was considerably tanned, and there was a tired look in his wide-set grey eyes. I suspected, the moment I greeted him on the dock, that during his absence he had thrown himself into Egyptological research, which was an old passion of his.
Sequestro di persona
Come i lettori ricorderanno, Philo Vance, subito dopo la soluzione del mistero della Casa Giardino, era partito per un viaggio in Egitto. Soltanto verso la metà di luglio ritornò a New York, molto abbronzato e con una espressione di stanchezza negli occhi grigi.
Compresi subito, non appena lo vidi sbarcare, che doveva essersi dedicato corpo e anima alle ricerche archeologiche che da tanti anni lo appassionavano.

(Traduzione: ?)

The Scarab Murder Case
Philo Vance was drawn into the Scarab murder case by sheer coincidence, although there is little doubt that John F.-X. Markham—New York's District Attorney—would sooner or later have enlisted his services. But it is problematic if even Vance, with his fine analytic mind and his remarkable flair for the subtleties of human psychology, could have solved that bizarre and astounding murder if he had not been the first observer on the scene; for, in the end, he was able to put his finger on the guilty person only because of the topsy-turvy clews that had met his eye during his initial inspection.
La dea della vendetta
Philo Vance fu trascinato a occuparsi del “delitto dello scarabeo” per puro caso, anche se indubbiamente John F.X. Markham, procuratore distrettuale di New York, avrebbe richiesto la sua assistenza prima o poi. Ma è dubbio se lo stesso Vance, con la sua abile mente analitica e il suo fiuto eccezionale per le sottigliezze della psicologia umana, avrebbe potuto risolvere quel delitto bizzarro e sorprendente se non fosse stato il diretto osservatore della scena; riuscì infatti a identificare il colpevole solo grazie agli importanti indizi che aveva notato nella prima ispezione.

(Traduzione: Alda Carrer)

The Winter Murder Case
"How would you like a brief vacation in ideal surroundings - winter sports, pleasing company, and a veritable mansion in which to relax? I have just such an invitation for you, Vance."
Philo Vance drew on his cigarette and smiled.
L'ultima avventura di Philo Vance
- Non ti piacerebbe trascorrere un breve periodo di vacanza in un posticino ideale…? Sport invernali, simpatica compagnia, casa accogliente e riposante… Ho qui un invito di questo genere per te, Vance.
Philo Vance aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta e sorrise.

(Traduzione: ?)


Vincent Van Gogh (1853-1890)

Tutte le lettere di Vincent Van Gogh
L'Aia, agosto 1872
Caro Theo,

Grazie per la tua lettera. Sono lieto di sapere che sei arrivato a casa sano e salvo. I primi giorni, ho sentito la tua mancanza: mi sembrava strano di non trovarti, nel tornare a casa la sera. Abbiamo passato insieme giornate veramente piacevoli, trovando anche il tempo di fare alcun e belle passeggiate e di girare a visitare la città. Che tempo orribile! Devi aver sofferto molto il caldo nelle tue gite a Oisterwijk. Ieri ci sono state delle corse per festeggiare l'Esposizione; ma la luminaria e i fuochi artificiali sono stati rimandati per il cattivo tempo, e quindi non valeva la pena che tu ti fermassi per vederli. Molti saluti dalle famiglie Haanebeek e Roos.

Sempre il tuo affezionato, Vincent
(Traduzione: Marisa Donvito - Beatrice Casavecchia)


Shelby Van Pelt (?)

Remarkably Bright Creatures
Day 1,299 of My Captivity
DARKNESS SUITS ME.
Each evening, I await the click of the overhead lights, leaving only the glow from the main tank. Not perfect, but close enough.
Almost-darkness, like the middle-bottom of the sea. I lived there before I was captured and imprisoned. I cannot remember, yet I can still taste the untamed currents of the cold open water. Darkness runs through my blood.
Who am I, you ask? My name is Marcellus, but most humans do not call me that. Typically, they call me that guy. For example: Look at that guy—there he is—you can just see his tentacles behind the rock.
I am a giant Pacific octopus. I know this from the plaque on the wall beside my enclosure.
Creature luminose
Giorno 1299 della mia cattività
Il buio mi si addice.
Ogni sera aspetto il clic delle luci sul soffitto che si spengono, lasciando vivo solo il bagliore della vasca centrale. Non è la perfezione, ma ci si avvicina.
Quasi buio, come nella media profondità del mare. Era lì che vivevo prima di essere catturato e imprigionato. Non me lo ricordo, eppure mi sembra ancora di sentire le correnti indomite del freddo mare aperto. Il buio ce l'ho nel sangue.
Chi sono, vi starete chiedendo. Il mio nome è Marcellus, ma in genere gli umani non mi chiamano così. Di solito mi chiamano
quel tipo. Per esempio: Guarda lì quel tipo – eccolo – si vedono i tentacoli che spuntano da dietro la roccia.
Io sono un polpo gigante del Pacifico. Lo so perché c'è scritto sulla targhetta affissa alla parete accanto al mio recinto.

(Traduzione: Federica Aceto)


Giorgio Van Straten (1955)

Il mio nome a memoria
Un nome, non si trattava che di un nome.
Si svegliò che era ancora notte, la stanza deformata da un'ansia soffocante e vuota. Per un momento non riconobbe neppure il nero omogeneo della camera, l'odore della sua famiglia. Solo paura. Eppure non c'era niente che la giustificasse: intorno la solita casa, la stessa vita. Perché allora respirava a fatica quell'aria che il freddo della stanza appannava?
Un nome, nient'altro che un nome. E i nomi non possono cambiare l'esistenza degli uomini. Così credeva, così aveva sempre pensato. Anzi, la verità è che non ci aveva mai pensato prima di allora, che per lui, Hartog figlio di Alexander, questo non era mai stato un problema, e non capiva perché lo fosse diventato.
Era ancora notte e non ci sarebbe stata luce nemmeno al momento di alzarsi. Ma non era quel buio a fargli paura.
Respirò profondamente, soffiò l'aria nel gelo. Sentì il piccolo corpo di Elizabeth schiacciato contro il suo. Cercò col braccio la schiena della moglie, che, toccata, si rigirò nel sonno. Era il 16 dicembre, i canali gelati come il vetro della finestra. Ma non era neppure il freddo a fargli paura. Era il vuoto.


Fred Vargas (Frédérique Audouin-Rouzeau) (1957)

L'Armée furieuse
Il y avait des petites miettes de pain qui couraient de la cuisine à la chambre, jusque sur les draps propres où reposait la vieille femme, morte et bouche ouverte. Le commissaire Adamsberg les considérait en silence, allant et venant d'un pas lent le long des débris, se demandand quel Petit Poucet, ou quel Ogre en l'occurrence, les avait perdues là. L'appartement était un sombre et petit rez-de-chaussée de trois pièces, dans le 18e arrondissement de Paris.
La cavalcata dei morti
C'era una scia di bricioline di pane che dalla cucina arrivava in camera da letto, fin sulle lenzuola pulite tra cui riposava la vecchia, morta e a bocca spalancata. Il commissario Adamsberg le osservava in silenzio, percorrendo e ripercorrendo a passi lenti quella traccia, domandandosi quale Pollicino o, nella fattispecie, quale Orco l'avesse lasciata. L'appartamento era un piccolo e buio trilocale a pianterreno, nel diciottesimo arrondissement di Parigi.

(Traduzione: Margherita Botto)

Ceux qui vont mourir te saluent
Les deux jeunes gens tuaient le temps dans la gare centrale de Rome.
- À quelle heure arrive son train ? demanda Néron.
- Dans une heure vingt, dit Tibère.
- Tu comptes rester comme ça longtemps ? Tu comptes rester à attendre cette femme sans bouger ?
- Oui.
Néron soupira. La gare était vide, il était huit heures du matin, et il attendait ce foutu Palatino en provenance de Paris. Il regarda Tibère qui s'était allongé sur un banc, les yeux fermés. Il pouvait très bien s'en aller doucement et retourner dormir.
Prima di morire addio
I due ragazzi ammazzavano il tempo alla stazione Termini di Roma.
- A che ora arriva il suo treno? - domandò Nerone.
- Tra un'ora e venti, - rispose Tiberio.
- Hai intenzione di startene così per molto? Hai intenzione di rimanere immobile ad aspettare quella donna?
- Sì.
Nerone sospirò. La stazione era vuota, erano le otto del mattino, e lui attendeva quel maledetto Palatino proveniente da Parigi. Guardò Tiberio che si era sdraiato su una panchina, a occhi chiusi. Poteva benissimo filarsela e tornare a letto.

(Traduzione: Margherita Botto)

Coule la Seine (...)
Salut et liberté
Posté sur un banc public, face au commissariat du 5e arrondissement de Paris, le vieux Vasco crachait des noyaux d'olive. Cinq points s'il touchait le pied du réverbère. Il guettait l'apparition d'un grand flic blond au corps mou qui, chaque matin, sortait vers neuf heures et demie et déposait une pièce sur le banc, l'air maussade. En ce moment, le vieux, tailleur de profession, était vraiment fauché. Ainsi qu'il l'exposait à qui voulait, le siècle avait sonné le glas des virtuoses de l'aiguille. Le sur-mesure agonisait.

Dans les bois éternels
En coinçant le rideau de sa fenêtre avec une pince à linge, Lucio pouvait observer le nouveau voisin mieux à son aise. C'était un petit gars brun qui montait un mur de parpaings sans fil à plomb, et torse nu sous un vent frais de mars. Après une heure de guet, Lucio secoua rapidement la tête, comme un lézard met fin à sa sieste immobile, détachant de ses lèvres sa cigarette éteinte.
Nei boschi eterni
Tenendo scostata la tendina con una molletta da bucato, Lucio poteva osservare più comodamente il nuovo vicino di casa. Un tizio piccolo e bruno che tirava su un muro di blocchi di calcestruzzo senza filo a piombo, a torso nudo nel vento fresco di marzo. Dopo un'ora di appostamento, all'improvviso Lucio scosse la testa, come una lucertola che si risveglia bruscamente dalla sua siesta immobile, e si scollò dalle labbra la sigaretta spenta.

(Traduzione: Margherita Botto)

Debout les morts
- Pierre, il y a quelque chose qui déraille dans le jardin, dit Sophia.
Elle ouvrit la fenêtre et examina ce bout de terrain qu'elle connaissait herbe par herbe. Ce qu'elle yvoyait lui faisait froid dans le dos.
Pierre lisait le journal au petit déjeuner. C'était peut-être pour ça que Sophia regardait si souvent par la fenêtre. Voir le temps qu'il faisait. C'est quelque chose qu'on fait assez souvent quand on se lève. Et chaque fois qu'il faisait moche, elle pensait à la Grèce, bien entendu. Ces contemplations immobiles s'emplissaient à la longue de nostalgies qui se dilataient certains matins jusqu'au ressentiment. Ensuite, ça passait. Mais ce matin, le jardin déraillait.
Chi è morto alzi la mano
- Pierre, in giardino c'è qualcosa che non va, - disse Sophia.
Aprì la finestra e scrutò quel lotto di terra di cui conosceva ogni filo d'erba. Ciò che vedeva le faceva venire la pelle d'oca. A colazione Pierre leggeva il giornale. Per questo forse Sophia guardava così spesso dalla finestra. Vedere che tempo fa... È una cosa che facciamo sovente quando ci alziamo. E ogni volta che il tempo era brutto lei, manco a dirlo, pensava alla Grecia. A lungo andare quelle contemplazioni immobili si riempivano di una nostalgia che certe mattine si dilatava fino al risentimento. Poi passava. Ma quella mattina in giardino c'era qualcosa di strano.

(Traduzione: Maurizia Balmelli)

L'homme à l'envers
Il y avait deux types, allongés dans les broussailles.
- Tu te figures pas que tu vas m'apprendre mon boulot ? chuchota le premier type.
- Je me figure rien, répondit son compagnon, un grand gars aux cheveux longs et blonds, qui s'appelait Lawrence.
Immobiles et jumelles au poing, les deux hommes observaient un couple de loups. Il était dix heures du matin, le soleil leur cuisait les reins.
L'uomo a rovescio
C'erano due tizi, stesi tra i rovi.
- Cosa ti credi, di insegnarmi il mio mestiere? - bisbigliò il primo.
- Non mi credo niente, - rispose il compagno, un ragazzone con i capelli lunghi e biondi che si chiamava Lawrence.
I due uomini, con il binocolo in pugno, osservavano immobili una coppia di lupi. Erano le dieci del mattino, il sole gli cuoceva la schiena.

(Traduzione: Yasmina Melaouah)

L'Homme aux cercles bleus
Mathilde sortit son agenda et nota : « Le type qui est assis à ma gauche se fout de ma gueule. »
Elle but une gorgée de bière et jeta un nouveau coup d'œil à son voisin, un type immense qui pianotait sur la table depuis dix minutes.
Elle ajouta sur son agenda : « Il s'est assis trop près de moi, comme si l'on se connaissait alors que je ne l'ai jamais vu. Certaine que je ne l'ai jamais vu. On ne peut pas raconter grand-chose d'autre sur ce type qui a des lunettes noires. Je suis à la terrasse du Café Saint-Jacques et j'ai commandé un demi-pression. Je le bois. Je me concentre bien sur cette bière. Je ne vois rien de mieux à faire. »
L'uomo dei cerchi azzurri
Mathilde tirò fuori l'agenda e scrisse: "Il tizio seduto alla mia sinistra mi prende per i fondelli".
Bevve un sorso di birra e lanciò un'altra occhiata al vicino, un tizio immenso che da dieci minuti tamburellava con le dita sul tavolo.
Aggiunse sull'agenda: "Si è seduto troppo vicino, come se ci conoscessimo, invece io non l'ho mai visto. Sono sicura che non l'ho mai visto. Non c'è molto altro da dire su questo tizio che porta un paio di occhiali neri. Sono seduta all'aperto al Café Saint-Jacques e ho ordinato una birra alla spina. La bevo. Mi concentro sulla birra. Non trovo niente di meglio da fare".

(Traduzione: Yasmina Melaouah)

Un lieu incertain (Un luogo incerto)
Il commissario Adamsberg sapeva stirare le camicie, sua madre gli aveva insegnato ad appiattire il carré e lisciare il tessuto intorno ai bottoni. Staccò il ferro, mise gli abiti in valigia. Rasato, pettinato, partiva per Londra. Impossibile sottrarsi.
(Traduzione: Margherita Botto)

Quand sort la recluse
Adamsberg, assis sur un rocher de la jetée du port, regardait les marins de Grimsey rentrer de la pêche quotidienne, amarrer, soulever les filets. Ici, sur cette petite île islandaise, on l'appelait « Berg »
Il morso della reclusa
Seduto su uno scoglio del molo, al porto, Adamsberg guardava i marinai di Grimsey che rientravano dalla pesca quotidiana, attraccavano, sollevavano le reti. Lì, in quella isoletta islandese, lo chiamavano «Berg».

(Traduzione: Margherita Botto)

Sans feu ni lieu
Louis Kehlweiler jeta le journal du jour sur sa table. Il en avait assez vu et n'avait pas l'intention de se ruer page six. Plus tard, peut-être, quand toute l'histoire serait calmée, il découperait l'article et le classerait.
Io sono il Tenebroso
Louis Kehlweiler gettò il giornale sul tavolo. Per oggi poteva bastare, non aveva nessuna intenzione di correre a pagina 6. Magari più in là, quando le acque si fossero calmate, avrebbe ritagliato e archiviato l'articolo.

(Traduzione: Maurizia Balmelli)

Un peu plus loin sur la droite (...)
- Et qu'est-ce que tu fous dans le quartier?
La vieille Marthe aimait discuter le coup. Ce soir, elle n'avait pas eu son compte et elle s'était acharnée sur un mots croisés, au comptoir, avec le patron.


Mario Vargas Llosa (1936)

Los cuadernos de don Rigoberto
Llamaron a la puerta, doña Lucrecia fue a abrir y, retratada en el vano, con el fondo de los retorcidos y canosos árboles del Olivar de San Isidro, vio la cabeza de bucles dorados y los ojos azules de Fonchito. Todo empezó a girar.
—Te extraño mucho, madrastra —cantó la voz que recordaba tan bien—. ¿Sigues molesta conmigo? Vine a pedirte perdón. ¿Me perdonas?
—¿Tú, tú? —cogida de la empuñadura de la puerta, doña Lucrecia buscaba apoyo en la pared—. ¿No te da vergüenza presentarte aqui?
I quaderni di don Rigoberto
Bussarono alla porta, doña Lucrecia andò ad aprire e, inquadrata nello stipite, sullo sfondo dei contorti e canuti alberi dell'Oliveto di San Isidro, vide la testa di boccoli dorati e gli occhi azzurri di Fonchito. Tutto quanto cominciò a girare.
- Sento proprio la tua mancanza, matrigna, - cantò la voce che ricordava così bene. - Sei sempre arrabbiata con me? Sono venuto a chiederti perdono. Mi perdoni?
- Tu, tu? - aggrappata alla maniglia della porta, doña Lucrecia cercava sostegno contro il muro. - Non ti vergogni a presentarti qui?

(Traduzione: Glauco Felici)

La fiesta del Chivo (...)
Urania. No le habían hecho un favor sus padres; su nombre daba la idea de un planeta, de un mineral, de todo, salvo de la mujer espigada y de rasgos finos, tez bruñida y grandes ojos oscuros, algo tristes, que le devolvía el espejo. ¡Urania! Vaya ocurrencia. Felizmente ya nadie la llamaba así, sino Uri, Miss Cabral, Mrs. Cabral o Doctor Cabral. Que ella recordara, desde que salió de Santo Domingo («Mejor dicho, de Ciudad Trujillo», cuando partió aún no habían devuelto su nombre a la ciudad capital), ni en Adrian, ni en Boston, ni en Washington D.C., ni en New York, nadie había vuelto a llamarla Urania, como antes en su casa y en el Colegio Santo Domingo, donde las sisters y sus compañeras pronunciaban correctísimamente el disparatado nombre que e infligieron al nacer. ¿Se le ocurriría a él, a ella? Tarde para averiguarlo, muchacha; tu madre estaba en el cielo y tu padre muerto en vida. Nunca lo sabrás. ¡Urania! Tan absurdo como afrentar a la antigua Santo Domingo de Guzmán llamándola Ciudad Trujillo. ¿Sería también su padre el de la idea?

La tía Julia y el escribidor
En este tiempo remoto, yo era muy joven y vivía con mis abuelos en una quinta de paredes blancas de la calle Ocharán, en Miraflores.
La zia Julia e lo scribacchino
In quel tempo remoto, io ero molto giovane e vivevo con i miei nonni in una villa dai muri bianchi di calle Ocharán, a Miraflores.

(Traduzione: Angelo Morino)


John Herbert Varley (1947)

Millennium
The DC-10 never had a chance. It was a fine aircraft, even though at that point in time it was still under a cloud of controversy resulting from incidents in Paris and Chicago. But when you lose that much wing you're no longer in a flying machine, you're in an aluminum rock. That's how the Ten came in: straight down and spiraling.
Millennium
Il DC-10 non avrebbe mai potuto farcela. È vero che si trattava di un ottimo aereo, anche se all'epoca la sua fama era ancora offuscata da un nugolo di controversie a causa degli incidenti avvenuti a Parigi e Chicago, ma quando si perde un pezzo d'ala di tali dimensioni non si ha più a che fare con una macchina volante, bensì con un mattone d'alluminio. E fu proprio come un mattone che arrivò giù il DC-IO: dritto dritto, in una spirale senza scampo.

(Traduzione: Antonio Bellomi)


Giorgio Vasari (1511-1574)

Le vite de' piú eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri (ed. 1550)
Solevano gli spiriti egregii in tutte le azzioni loro, per uno acceso desiderio di gloria, non perdonare ad alcuna fatica, quantunche gravissima, per condurre le opere loro a quella perfezzione che le rendesse stupende e maravigliose a tutto il mondo; né la bassa fortuna di molti poteva ritardare i loro sforzi del pervenire a' sommi gradi, sí per vivere onorati e sí per lasciare ne' tempi avenire eterna fama d'ogni rara loro eccellenza. Et ancora che di cosé laudabile studio e desiderio fussero in vita altamente premiati dalla liberalità de' principi e dalla virtuosa ambizione delle republiche, e dopo morte ancora perpetuati nel conspetto del mondo con le testimonianze delle statue, delle sepulture, delle medaglie et altre memorie simili, la voracità del tempo nondimeno si vede manifestamente che non solo ha scemate le opere proprie e le altrui onorate testimonanze di una gran parte, ma cancellato e spento i nomi di tutti quelli che ci sono stati serbati da qualunque altra cosa che dalle sole vivacissime e pietosissime penne delli scrittori.


Sebastiano Vassalli (1941-2015)

Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni
C’è chi arriva a Dio meditando su un filo d’erba, o su un paesaggio. C’è chi ci arriva attraverso i testi sacri delle religioni rivelate; io cercherò di arrivarci partendo dal giudice di corte d’appello Erich Stoiber.
Per cominciare, introdurrò il personaggio.
Dal punto di vista dell’aspetto fisico, il giudice Stoiber è alto e magro con i capelli grigi e gli occhiali. (Per chi si intende di letteratura e di scrittori, assomiglia allo scrittore irlandese James Joyce, di cui avrebbe potuto essere il sosia se fosse vissuto nella stessa epoca). Dal punto di vista del carattere, invece, è l’uomo più meticoloso e pignolo che si possa immaginare. La mattina in cui incomincia questa nostra storia, lui si alza come fa sempre alle sei e quarantacinque minuti; si veste e, dopo essere andato in bagno e in cucina, dopo avere bevuto un succo d’arancia o di pompelmo mette il guinzaglio al cane Null (Zero) per portarlo a fare i suoi bisogni nei giardinetti sotto casa.

La chimera
Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1590, giorno di sant'Antonio Abate, mani ignote deposero sul tomo cioè sulla grande ruota di legno che si trovava all'ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, a Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d'occhi, di pelle e di capelli: per i gusti dell'epoca, quasi un mostro. L'inverno era gelido, il mostro era avvolto in brandelli di coperta senz'altri indumenti specifici che gli riparassero le mani e i piedi e sarebbe certamente morto se una bayla (balia) in servizio temporaneo presso la Casa di Carità, tale Giuditta Comignoli di Oleggio, non avesse compreso, dall'abbaiare dei cani e da altri indizi, che qualcuno s'era avvicinato al tomo e non si fosse alzata dal letto per andare a vedere, sfidando il freddo polare di quella notte senza luna; se non avesse suonato la campana che obbligava le inservienti della Casa ad alzarsi: attirandosi ogni genere d'improperi, càncari, malesorti ed altre cortesie. Il mostro visse.

L'Italiano
Il giorno del Giudizio Universale, Dio chiamò a sé tutti gli uomini del mondo, con le rispettive consorti. Chiamò l’Inglese e l’Inglese rispose:
“Eccomi!”
Chiamò il Cinese e il Cinese rispose:
“Sono qui!”
Uno dopo l’altro, Dio chiamò il Russo, il Francese, il Greco, l’Americano, il Giapponese, il Polacco, il Finlandese, l’Arabo, l’Australiano, il Turco, l’Indiano, il Nigeriano, il Marocchino, il Sudafricano nero e il Sudafricano bianco, il Portoghese, l’Israeliano e tutti, nella loro lingua, risposero:
“Presente!”
Di ognuno, Dio esaminò le virtù e i vizi e mandò tutti in Purgatorio: perché nessuno meritava il Paradiso, e nessuno era abbastanza malvagio per trascorrere l’eternità in un posto sgradevole come l’Inferno. Poi Dio chiamò l’Italiano, ma non ebbe risposta. “Cosa può essergli successo, - si chiese-, perché l’Italiano sia assente?” Tornò a chiamarlo. Allora l’Italiano, vedendo che tutti si erano voltati verso di lui e lo stavano guardando, spalancò gli occhi e si mise una mano sul petto. Domandò:
“Chi, io?”

La notte della cometa
Marradì, settembre 1983. il dépliant del Ristorante Albergo Lamone, dove alloggio da una settimana, dice: "Albergo modernamente attrezzato. Cucina tradizionale e genuina. Specialità gastronomiche tosco-romagnole. Servizio accurato per matrimoni, banchetti, comitive ecc. Cacciagione, trote funghi, pecorino marradese, torta di marroni. Vini tipici tosco-romagnoli". Le camere, distribuite su tre piani, affacciano da un lato sulla scalo della stazione ferroviaria e dall'altra su un viale d'ippocastani intitolato a una tale Baccarini ma denominato, nell'uso, "viale della stazione". In una di queste camere il poeta Dino Campana e la scrittrice Sibilla Aleramo trascorsero la notte di Natale dell'anno 1916: forse in questa stessa dove io ora mi trovo, forse in un'altra. Chissà.


Luigi Arnaldo Vassallo (pseud.: Gandolin) (1852-1906)

La famiglia De-Tappetti
Policarpo De-Tappetti, incauto padre e scrivano presso il Fondo per il culto, ha promesso al figlio Agenore, sei anni e quattro mesi, di condurlo al Macao.
- Agenore - gli ha detto, la sera del sabato, con accento severo - tu appartieni a una nazione di ben trenta eziandio milioni di abitanti, non ficcarti le dita nel naso! a una nazione che è stata maestra di civiltà.... non grattarti! perdio, la testa, quando parla papà, hai capito? a una nazione insomma, di cui è operoso scrivano colui che ti ha messo all'onore del mondo. Domani è la festa dello Statuto.
- Papà, che cos'è lo Statuto?
- Lo Statuto è, figlio mio, quella cosa per cui non c'è che la gente senza educazione, che finga d'ignorare i proprii doveri, tra cui, te lo dico una volta per sempre, quello di ubbidire mammà e papà, e di non fare certe risposte; che non le farebbe neanche un monello di strada.


Claudio Vastano (?)

Aquarius
Mentre la punta della carotatrice meccanica iniziava a incidere la superficie dello strato di ghiaccio, dense volute di vapore acqueo e detriti silicatici iniziarono a turbinare nel vuoto dello spazio. Ci trovavamo all’estremità meridionale dello Schmidt Canyon, una sorta di enorme canale curvilineo che si approfondiva nella superficie glaciale di Europa. Il fondo della depressione era disseminato da pinnacoli aguzzi, simili alle zanne di qualche titanico animale preistorico.


Vauro (Vauro Senesi) (1955)

Premiata macelleria Afghanistan
Vignetta di copertina da 'Premiata macelleria Afghanistan'


Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003)

Asesinato en el Comité Central (Assassinio al Comitato Centrale)
Santos mescolò distrattamente le cartelle. Fingere di avere un'attività qualsiasi lo dispensava dal salutare uno per uno quelli che stavano arrivando.
- Queste qui sono rimaste sole e abbandonate dall'ultima riunione.
La segretaria gli indicava un pacco di cartelle: derelitte, ammucchiate in un angolo del bancone pieno di schedari e di nuovi fascicoli dove i membri del Comitato Centrale del Partito Comunista Spagnolo avrebbero trovato l'ordine del giorno, lo schema del rapporto del segretario generale e l'intervento completo del responsabile di Movimento Operaio.

(Traduzione: Lucrezia Panunzio Cipriani)

El delantero centro fue asesinado al atardecer (Il centravanti è stato assassinato verso sera)
La stanza puzza ancora di medicinali o di qualsiasi altra sostanza strana, borbottò mentalmente, mentre le narici le diventavano una proboscide mobile che cercava di captare l'anima profonda di quell'odore. Non mi piace che la mia casa puzzi così. Una casa per bene non puzza così. Aveva rifatto il letto e sfogliato i giornali sportivi sparsi per tutta la stanza. Dalle tasche degli abiti dell'odoroso ospite non trasse nessuna informazione e nemmeno dalla maglieria intima accuratamente distribuita nei cassetti del comò. L'intermittenza dell'insegna della pensione di sua proprietà ritmava la tempesta in chiaroscuro riflessa nel volto di doña Concha.
(Traduzione: Hado Lyria)

El estrangulador (Lo strangolatore)
C'è sempre (o c'è stata?) una prima volta, ma mi si spappola il cervello quando cerco di ricordarla e allora concludo che "la prima volta" è una metafora e tutte le altre, invece no. Si può considerare "prima volta" il primo atto, pur essendo il risultato di una serie di "altre volte" immaginarie e cito come esempio la mia tenera vicina Alma, la ragazza dorata per eccellenza, che sgozzai con un coltello giapponese assai prima che da noi arrivasse la moderna immagine del Giappone. Sgozzare qualcuno con un coltello giapponese negli anni Cinquanta poteva essere frutto dell'influenza metafisica di Rashomon, il film di Akira Kurosawa, o della promiscuità sgozzatrice attribuita ai giapponesi, kamikaze e non, nelle pellicole nordamericane dell'epopea yankee nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale.
(Traduzione: Hado Lyria)

El hombre de mi vida (L'uomo della mia vita)
Quando Charo scoppiò a piangere, Carvalho capì che erano passati sette anni e che probabilmente lei non era più la stessa persona. La Charo di prima avrebbe pianto a dirotto, quella d'ora recitava, sentiva le lacrime, ma recitava nella cornice di una drammaturgia previamente immaginata. Lo scenario era quello di sempre, l'ufficio di Carvalho. Anche Biscuter era lo stesso. Carvalho non si era permesso la benché minima automodifica negli ultimi trent'anni. Charo, Charo sì che era cambiata. Anche se nel 1992, quando se n'era andata, non era più una ragazza, riusciva tuttavia a sembrarlo; ora poteva essere presa per una signora benestante rientrata dopo una lunga assenza in cui aveva mutato condizione sociale e silhouette. Un po' più grossa. Non tanto. Forse l'ovale del viso si era arrotondato, aveva più guance che zigomi, meno occhiaie, come se avesse riposato sette anni per smaltire la stanchezza di una vita troia, definizione perfetta nel suo caso.
(Traduzione: Hado Lyria)

Historias de fantasmas (Storie di fantasmi)
Una sconosciuta che viaggiava senza documenti
In pochi anni la fisionomia dei riti elettorali è entrata a far parte della memoria visiva degli spagnoli. Basta sentire da lontano la cantilena dell'altoparlante o vedere un pezzo di stoffa o di carta abbandonato ai capricci del vento, perché chiunque si immerga nella situazione elettorale e divida il proprio animo nella classica disposizione democratica: apprestarsi a dire di no alla merce, a tutte le merci, ma con la consapevolezza in fondo di doverne scegliere una. Al principio, finita la dittatura, i preparativi per le elezioni erano stati accolti come una festa esotica, allo stesso modo in cui gli abitanti delle città europee dell'Età moderna avevano accolto i primi esempi di persone o cose giunte dal Nuovo Mondo.

(Traduzione: Hado Lyria)

Los mares del sur (I mari del sud)
"Andiamo."
"Adoro ballare. Io non mi stanco mai di dimenare la carcassa."
"Andiamo a dimenarla in altro modo."
Loli gonfiò le guance per sorridere e soffiò verso l'alto scuotendo la frangetta alla Olivia Newton-John.
"Sei in calore."
"È la mia giornata, bellezza."

(Traduzione: Hado Lyria)

La muchacha que pudo ser Emmanuelle (La bella di Buenos Aires)
Biscuter aveva chiesto udienza, e nonostante la risposta svogliata di Carvalho, "hai bisogno di un'udienza per parlare con me?", la richiesta di un incontro formale seguì il suo corso, ed eccoli lì entrambi, ai lati opposti della scrivania, Biscuter con il sopracciglio inarcato delle grandi occasioni e la linguetta a lubrificare le labbra per far scivolare meglio le parole che gli si prospettavano difficili.
(Traduzione: Hado Lyria)

Los pájaros de Bangkok
Y de pronto tuvo la sensación de que la otra le estorbaba. Deseaba quedarse sola, estirar el cuerpo sobre las sábanas limpias, borrar el dolor que se extendía por el interior de su cabeza como una salsa oscura, pensar en tres o cuatro cosas de lo que había ocurrido aquella noche, olvidar otras tantas que sin duda ocurrirían mañana. Tal vez si callo cuando ella termine de hablar. Tal vez interprete mi silencio como una invitación a que me deje sola, a que se vaya. Pero para crear esa sensación era paso previo conseguir que la otra le quitara el brazo de los hombros, que se retirara aquella mano reptil colgante que de vez en cuando le acariciaba el cuello o se dejaba caer sobre el abismo rozando, apenas, la punta del seno.
Gli uccelli di Bangkok
E all'improvviso ebbe chiara la sensazione che l'altra le dava fastidio. Aveva voglia di restare sola, di allungare il corpo sulle lenzuola pulite, di cancellare il dolore che si spandeva dentro la sua testa come una salsa scura, di pensare a tre o quattro delle cose che erano successe quella sera, di dimenticare le molte altre che senza dubbio sarebbero successe l'indomani. Forse se sto zitta quando lei finisce di parlare. Forse interpreta il mio silenzio come un invito a lasciarmi sola, ad andarsene. Però, per creare quella sensazione, il precedente necessario era che l'altra le togliesse il braccio dalle spalle, che si ritirasse quella mano festone serpentino che di tanto in tanto le accarezzava il collo o si lasciava cadere sull'abisso, sfiorando appena la punta del seno.

(Traduzione: Sandro Ossola)

El pianista (...)
Si la lámpara tuviera bombilla probablemente la encendería. Absurdo. No la enciende porque non tiene bombilla.
- Pero es que además no necesito encenderla.
Dice. Y la voz levanta la sábana sobre sus labios. El sol poniente se pudre en púrpuras en el ángulo derecho de la habitación, donde la viga enseña sus carnes corroídas. Saca una pierna de debajo de la sábana y la pone a media asta, contemplándola como si fuera a comprársela. Pierna en mal uso, color calvario, morbosidad de la muerte anunciada. La esconde precipitadamente, en el fingimiento de no robarla, cuando el llavín arranca una viruta de ruido de la cerradura y aunque no puede ser otra persona que Luisa, pregunta:
- ¿Luisa?
- Sí. Soy yo. ¿Quién iba a ser a estas horas?

Quarteto (Quartetto)
Io non sono chi sembro essere. Non so perché, sin da bambino, da quando cominciai le medie, mi ripeto delle frasi ordite intorno al verbo essere, alla maniera di esempi grammaticali che ancora ricordo a memoria. Io sono colui che sono... i pochi saggi che furono al mondo... Io non sono chi sembro essere, mi ripeto più volte davanti allo specchio del bagno, in sordina quando non sono solo e ho bisogno della compagnia fondamentale della mia frase prediletta, mentalmente quando persino il sottovoce potrebbe sorprendere quella vigile ed aggressiva disponibilità che gli altri ci dedicano.
(Traduzione: ?)

Quinteto de Buenos Aires (Quintetto di Buenos Aires)
Gli occhi scorrono furtivamente sull'evidenza dell'insegna: "Laboratorio di sperimentazione del comportamento animale. Nueva Argentinidad". L'uomo cammina secondo il rituale della circospezione. Topi e alambicchi, ma sul muro il capriccio di cartelloni smisurati. Una mucca e davanti a questa una bellissima ragazza che la indica orgogliosa:

"L'ARGENTINA TORNERÀ A ESSERE LA MADRE MUCCA
FONDAZIONE NUEVA ARGENTINIDAD".
Gli occhi si fermano sul cartellone. Appartengono a un viso alterato, collerico, contenuto. Mormora tra i denti:
"Nueva Argentinidad".
Improvvisamente l'uomo non riesce a trattenere la collera, aggredisce tutto quello che trova. Butta giù gli alambicchi, le provette, apre le gabbie dei topi, il loro carcere è esteso a tutta la stanza. Poi contempla con soddisfazione i risultati della sua furia scatenata. Un topo sembra cercare la sua presenza e lui lo raccoglie con cura, quasi con affetto:
"Fratello topo".

(Traduzione: Hado Lyria)

La rosa de Alejandria (La rosa di Alessandria)
Aprì un occhio soltanto, come se temesse che tutti e due insieme gli confermassero eccessivamente l'esistenza di quel cielo a ventre d'asino, l'oscenità di quella pelle bigia e ostinata che insudiciava il lussuoso paesaggio tropicale, che trasformava gli alberi in una infame turba di palme e banani di piombo ossidato. Uno speranzoso angolino di cielo azzurro si insinuava a nord-est.
"Maracas Bay."

(Traduzione: Hado Lyria)

Yo maté a Kennedy (Ho ammazzato J.F. Kennedy)
La complicità europeista di Jaqueline mi lusingava.
"Il nostro Palazzo delle Sette Galassie non è paragonabile manco al Petit Trianon."
Il rumore dei tuffi e delle pesanti risate di monsignor Cushing arrivava fino alla prima Galassia. Di tanto in tanto l'ombra di un bambino nudo passava veloce dietro la gelosia. Jaqueline sfogliava un libro di Avedon e Baldwin. In due alti bicchieri la bibita blu fremeva e le foglie di menta comincivano a macerarsi. Chiusi gli occhi per sentire il contatto sessuale del pizzicore in gola. Le bollicine mi solleticarono fino a farmi quasi male. Cominciai a sudare.

(Traduzione: Hado Lyria)


Lorenzo Vecchio (1981-2005)

Mia madre non chiude mai
Non so come dire, ma me ne faccio una colpa. Dopo anni non mi sono ancora abituato all'idea di andare a dormire quando gli altri si svegliano. Mi sembra male.
È mattina e io sono appena tornato a casa. Con ancora il giubbotto indosso mi avvicino alla segreteria telefonica. Mentre ero in radio stanotte hanno lasciato ben sette messaggi. Faccio riavvolgere a lungo il nastro, pensando che occupino molto spazio. Ma non è così, perché mi tocca risentire per intero un confusissimo messaggio che Micol mi aveva lasciato il giorno prima.


Lope de Vega (1562-1635)

Novelas per Marzia Leonarda: Las fortunas de Diana
En la insigne ciudad de Toledo, a quien llaman imperial tan justamente, y lo muestran sus armas, había no ha muchos tiempos dos caballeros de una edad misma, grandes amigos, cual suele suceder a los primeros años por la semejanza de las costumbres. Aquí tomaré licencia de disfrazar sus nombres, porque no será justo ofender algún respeto con los sucesos y accidentes de su fortuna. Llamábase el uno Otavio y el otro Celio.
Novelle per Marzia Leonarda: Le avventure di Diana
Nell'insigne città di Toledo, che giustamente chiamano imperiale, e lo dimostrano le sue armi, c'erano, non molto tempo fa, due cavalieri della stessa età, grandi amici come succede in gioventù, quando si ha il piacere di fare le stesse cose. Mi permetto ora di cambiare i loro nomi, perché non sarebbe giusto mancare di rispetto a qualcuno raccontando le sue avventure e vicissitudini. Uno si chiamava Ottavio e l'altro Celio

(Traduzione: Paola Ambrosi)

Novelas per Marzia Leonarda: La desdicha por la honra
En una villa insigne del arzobispado de Toledo con todas sus circunstancias de grave hasta tener voto en cortes, se crió un mancebo de gentil disposicíon y talle y no menos virtuosas costumbres y entendimiento. Enviáronle sus padres en sus tiernos años a estudiar a la famosa academia que fundó el valeroso conquistador de Orán, fray Francisco Ximénez de Cisneros, cardenal de España, persona que paleaba y escribía, era severo y umilde, y dejó de sí tantas memorias que, aun siendo este lugar tan infimo, no se pasó sin ella.
Novelle per Marzia Leonarda: La disgrazia per l'onore
In un eminente borgo dell'arcivescovado di Toledo, con tutti i requisiti di nobiltà, incluso il diritto di voto alle
cortes, crebbe un giovane di gentile inclinazione ed aspetto e di non meno virtuosi costumi ed intelletto. Ancora adolescente, i suoi genitori lo mandarono a studiare alla famosa accademia che fondò il valoroso conquistatore di Orano, Fra' Francesco Jiménez de Cisneros, cardinale di Spagna, persona che combatteva e scriveva; era severo e umile e lasciò un tale ricordo di sé, che, pur essendo l'occasione tanto infima, non ho voluto tralasciare di menzionarlo.
(Traduzione: Paola Ambrosi)

Novelas per Marzia Leonarda: La más prudente vengeanza
En la opulenta Sevilla, ciudad que no conociera ventaja a la gran Tebas, pues si ella mereció este nombre porque tuvo cien puertas, por una sola de sus muros ha entrado y entra el mayor tesoro que consta por memoria de los hombres haber tenido el mundo, Lisardo, caballero mozo, bien nacido, bien proporcionado, bien entendido y bienquisto, y con todos estos bienes y los que le había dejado un padre que trabajó sin descanso, como si después de muerto hubiera de llevar a la otra vida lo que adquirió en ésta, servía y afectuosamente amaba a Laura, mujer ilustre por su nacimiento, por su dote y por muchos que lo dio la naturaleza, que con estudio particular parece que la hizo.
Novelle per Marzia Leonarda: La più accorta vendetta
Nell'opulenta Siviglia, città che non riconoscerebbe la superiorità della grande Tebe (meritò questo nome perché ebbe cento porte, ma per una sola è entrato ed entra a Siviglia il più grande tesoro che abbia mai avuto il mondo a memoria d'uomo), viveva Lisardo, giovane cavaliere ben nato, ben fatto, ben capace e benvoluto; con tutti questi beni, più quelli ereditati da un padre che aveva lavorato senza tregua, come se dopo morto avesse dovuto portarsi nell'altra vita quanto aveva conquistato in questa, Lisardo serviva e affettuosamente amava Laura, fanciulla illustre per nascita, per la sua dote e per le molti doti di natura, che sembrava avesse messo particolare studio nel farla.

(Traduzione: Paola Ambrosi)

Novelas per Marzia Leonarda: Guzmán el bravo
En una de las ciudades de España, que no importa a la fábula su nombre, estudió desde sus tiernos años don Felis, de la casa ilustrísima de Guzmán, y que en ninguna de sus acciones degeneró jamás de su limpia sangre. Hay competencia entre los escritores de España sobre este apellido, que unos quieren que venga de Alemania y otros que sea de los godos, procedido deste nombre Gundemaro. Por la una parte hacen los armiños antiguos, y por la otra las calderas azules en campo de oro.
Novelle per Marzia Leonarda: Guzmán il valoroso
In una città spagnola, il cui nome non è importante ai fini del racconto, studiò fin dalla sua infanzia don Felice, dell'illustrissimo casato dei Guzmán, e in nessuna delle sue azioni smentì mai la nobiltà della sua stirpe. Tra gli scrittori spagnoli c'è divergenza su questo cognome, e alcuni lo ritengono di provenienza germanica, altri gotica, derivato dal nome Gundemaro. Lo stemma ha da un lato gli antichi ermellini e dall'altro dei calderoni azzurri in campo d'oro.

(Traduzione: Paola Ambrosi)


Luis Vélez de Guevara (1579-1644)

El diablo cojuelo
Daban en Madrid, por los fines de julio, las once de la noche en punto, hora menguada para las calles y, por faltar la luna, jurisdicción y término redondo de todo requiebro lechuzo y patarata de la muerte. El Prado boqueaba coches en la última jornada de su paseo, y en los baños de Manzanares los Adanes y las Evas de la Corte, fregados más de la arena que limpios del agua, decían el Ite, rio es, cuando don Cleofás Leandro Pérez Zambullo, hidalgo a cuatro vientos, caballero huracán y encrucijada de apellidos, galán de noviciado y estudiante de profesión, con un broquel y una espada, aprendía a gato por el caballete de un tejado, huyendo de la justicia, que le venía a los alcances por un estupro que no lo había comido ni bebido, que en el pleito de acreedores de una doncella al uso estaba graduado en el lugar veintidoseno, pretendiendo que el pobre licenciado escotase solo lo que tantos habían merendado.
Il diavolo zoppo
Era la fine di luglio e suonavano a Madrid le undici in punto della notte: ora funesta per le strade, un’ora che, quando manca la luna, cade sotto il più assoluto dominio dei complimenti galanti e delle civetterie della morte. Il Prado rigurgitava di carrozze, le esalava all’ultimo giro della loro passeggiata e nei bagni del Manzanarre gli Adami e le Eve della corte, non tanto lavati dall’acqua quanto strofinati dalla sabbia, recitavano il loro Ite, rio est, quando Don Cleofante Leandro Perez Zambullo, gentiluomo ai quattro venti, cavaliere tutto impeto, incrocio di nomi, corteggiatore novizio e studente di professione, imparava ad andare gattoni sul comignolo di un tetto, fuggendo la giustizia che gli stava alle calcagna per uno stupro che non aveva neppure tentato; pretendendo che il povero dottore, il quale, nella lista dei creditori di una donzella alla moda, occupava il ventiduesimo posto, pagasse da solo quello di cui tanti si erano pasciuti.

(Traduzione: Luca D’Arcangelo)


Dragan Velikić (1953)

Islednik (Il quaderno scomparso a Vinkovci)
La fai sempre facile quando il conto lo pagano gli altri. Tanto non tocca a te saldarlo» diceva mia madre.
«Fossi una santa» sospirava malinconica «proteggerei le cuoche e le cameriere. Se san Nicola è il protettore dei marinai, io sarei la protettrice dei domestici. Solo loro sanno cosa succede tra le mura di una casa.»
Dopodiché per l'ennesima volta si metteva a raccontare di un certo professor Lolić e di suo figlio, uno studente di medicina che aveva il vizio di mangiare a letto coprendo di briciole le lenzuola. Ogni volta che ci ripensava, la mamma si bloccava inorridita come se in quel momento rivedesse di fronte a sé le lenzuola sporche.
«Dimmi tu se uno normale può mangiare a letto. È vero che poi quel ragazzo è finito a Londra, ha fatto carriera, ma a che vuoi gli sia servito se sotto sotto è un maleducato?»

(Traduzione: Estera Miočić)


Fabrizio Venerandi (1970)

Il trionfo dell'impiegato
canterebbe di rima sibillina cantarebbe in rima pimpirlina del mio poema del poema del mio poema della rima
e dell'elleria ed anderebbe con la dedica il kalembur il trombare tenebroso la donna del (tele) schermo mia la mia dama

implacabile a torto Giustiniana a memoria ri-torto d'asseverazione a ragione; imprecisa di memoria la matematica
l'alchimia larreliggione orango tango tanto di mazurkiana memoria l'opsaicek, il passo, il passo doble il passo


Grazia Verasani (1962)

L'amore è un bar sempre aperto
Basta uno squillo a svegliarmi, e ho già la mano sul ricevitore. Con un filo di corda vocale dico Pronto e guardo con orrore le lancette rosse della sveglia che segnano le dieci. Chi mi conosce un minimo, penso, non si sognerebbe mai di chiamarmi a quest'ora che per me è ancora l'alba. Dev'essere successo qualcosa di grave, penso anche, anzi di gravissimo, se no non si spiega. Poi, piano piano, la voce mesta di Nadia comincia a sciorinare l'ultima malefatta di Mario, suo fidanzato immaginario e mio migliore amico.

Fuck me mon amour
Passo davanti allo studio.
Sbircio dalla porta il divano letto aperto, le lenzuola francesi a righe bianche e rosse, attorcigliate al plaid, e poi la curva della sua schiena magra. È seduto al computer; portamatite e classificatori di plastica occupano il resto della scrivania. Non mi vede, sente solo il rumore dei miei passi nel corridoio, il borbottio del bollitore.
Tra poco lo raggiungerò con una tazza di tisana, svuoterò il posacenere pieno di cicche e faremo due chiacchiere prima di dormire: lui nel mio studio, io nella camera adiacente.
È qui da tre giorni.

Tracce del tuo passaggio
Fanny del bar
Fanny del bar non so perché la chiamassero così. Fatto sta che nessuno la chiamava soltanto Fanny, aggiungevano sempre "del bar" e senza mai specificare quale. In quartiere di bar ce n'erano parecchi e lei passava dall'uno all'altro a seconda di chi le faceva credito.
La prima volta che le ho parlato era seduta a un tavolino in onice del bar Capitol, con gli occhi cerulei contro la vetrata e un bicchiere di vino bianco in mano. Aveva capelli grigi dalle punte bionde, capillari rotti agli angoli del naso e sotto gli occhi borse pesanti più simili a valige; un foulard firmato, sfilacciato ai bordi, le nascondeva parte del mento.


Vercors (Jean Bruller) (1902-1991)

Les armes de la nuit
Je me demande si je n'aurais pu deviner l'essentiel, depuis le premier jour. Non, sans doute. Quand on sait les choses on s'étonne d'avoir été aveuglé à tant d'indices. Ainsi, quand Pierre s'est fait couper les cheveux. D'y penser aujourd'hui, cela me paraît limpide. Mais nous sommes tous de bons prophètes, après coup.
A peine si j'avais remarqué que Pierre eût le cheveux longs. Ces cheveux, d'ailleurs... Eprouvante journée: le choc d'abord de trouver son nom (je n'espérais plus) sur ces listes dactylographiées, affichées en plein vent, où sont venus se heurter tant d'espérance, tant de patient refus... Pierre Cange, de Lézardrieux.
Le armi della notte
Mi domando se non avrei potuto indovinare l'essenziale, fin dal primo giorno. No, senza dubbio. Quando poi le cose si sanno, sempre ci si meraviglia di essere rimasti ciechi di fronte a tanti indizi. Cosí, quando Pierre si fece tagliare i capelli. A pensarci oggi mi sembra chiarissimo. Ma a cose avvenute, tutti siamo buoni profeti.
È molto se avevo notato che Pierre aveva i capelli lunghi. Quei capelli, del resto... Una giornata dura: anzitutto il sussulto al trovare il suo nome (non lo speravo più) sulle liste dattilografate esposte al sole e al vento, dove si sono scontrate tante speranze, tanti pazienti rifiuti... Pierre Cange di Lézardrieux.

(Traduzione: Ginetta Varisco)

Le silence de la mer
Il fut précédé par un grand déploiement d'appareil militaire. D'abord deux troufions, tous deux très blonds, l'un dégingandé et maigre, l'autre carré, aux mains de carrier. Ils regardérent la maison, sans entrer. Plus tard vint un sous-officier, Le troufion dégingandé l'accompagnait. Ils me parlèrent, dans ce qu'ils supposaient être du français. Je ne comprenais pas un mot. Pourtant je leur montrai les chambres libres. Ils parurent content.
Le lendemain matin, une torpédo militaire, grise et énorme, pénétra dans le jardin. Le chauffeur et un jeune soldat mince, blond e souriant, en extirpèrent deux caisses, et un gros ballot antouré de toile grise. Ils montèrent le tout dans la chambre la plus vaste.
Il silenzio del mare
Fu preceduto da un grande spiegamento di forze militari. Dapprima due soldati, biondissimi entrambi, l'uno dinoccolato e magro, l'altro tarchiato, con le mani d'un cavapietre. Guardarono la casa, senza entrare. In seguito venne un sottufficiale. Il soldato dinoccolato lo accompagnava. Mi parlarono un linguaggio che supponevano fosse francese. Non capivo una parola. Tuttavia mostrai loro le stanze libere. Sembrarono contenti.
L'indomani mattina una
torpedo militare, grigia ed enorme, s'inoltrò nel giardino. L'autista e un giovane soldato esile, biondo e sorridente, ne cavarono fuori due casse e un grosso fagotto avvolto di tela grigia. Portarono tutto quanto su nella stanza più vasta.
(Traduzione: Natalia Ginzburg)


Giovanni Verga (1840-1922)

Cavalleria rusticana
Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll'uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quella della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche. Egli aveva portato anche una pipa col re a cavallo che pareva vivo, e accendeva gli zolfanelli sul dietro dei calzoni, levando la gamba, come se desse una pedata.
Ma con tutto ciò Lola di massaro Angelo non si era fatta vedere né alla messa, né sul ballatoio, ché si era fatta sposa con uno di Licodia, il quale faceva il carrettiere e aveva quattro muli di Sortino in stalla.

I Malavoglia
Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere. Veramente nel libro della parrocchia, si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull'acqua, e delle tegole al sole.

Mastro-don Gesualdo
Suonava la messa dell'alba a San Giovanni; ma il paesetto dormiva ancora della grossa, perché era piovuto da tre giorni, e nei seminati ci si affondava fino a mezza gamba. Tutt'a un tratto, nel silenzio, si udí un rovinio, la campanella squillante di Sant'Agata che chiamava aiuto, usci e finestre che sbattevano, la gente che scappava fuori in camicia, gridando: "Terremoto! San Gregorio Magno!"

Storia di una capinera
Monte Ilice, 3 Settembre 1854
Mia cara Marianna.
Avevo promesso di scriverti ed ecco come tengo la mia promessa! In venti giorni che son qui, a correr pei campi, sola! tutta sola! intendi? dallo spuntar del sole insino a sera, a sedermi sull'erba sotto questi immensi castagni, ad ascoltare il canto degli uccelletti che sono allegri, saltellano come me e ringraziano il buon Dio, non ho trovato un minuto, un piccolo minuto, per dirti che ti voglio bene cento volte dippiù adesso che son lontana da te e che non ti ho più accanto ad ogni ora del giorno come laggiù, al convento.

Una peccatrice
In una bella sera degli ultimi di maggio, due giovanotti, tenendosi a braccetto, passeggiavano pel gran viale del Laberinto che dovea trasmutarsi in Villa Pubblica, con quella oziosità noncurante che forma il carattere degli studenti e dei giovanotti che non hanno ancora le pretensioni di dandys.
Passeggiavano da quasi cinque minuti in silenzio, quando una signora, abbigliata con gusto squisito, appoggiandosi con il molle e voluttuoso abbandono che posseggono solo le innamorate o le spose nella luna di miele, al braccio di un uomo, anch'esso molto elegante, passò loro dinanzi; e lo strascico della sua lunghissima veste sfiorò i calzoni del giovane alto e bruno che stava a diritta, il quale non sembrò accorgersene.


Jules Verne (1828-1905)

La chasse au météore
Il n'y a aucun motif pour cacher aux lecteurs que la ville dans laquelle commence cette histoire singulière est située en Virginie, États-Unis d'Amérique. S'ils le veulent bien, nous appelerons cette ville Whaston, et nous la placerons dans le district oriental, sur la rive droite du Potomac; mais il nous paraît inutile de préciser davantage les coordonnées de cette cité, que l'on chercherait inutilement, même sur les meilleures cartes de l'Union.
Cette année-là, le 12 mars, dans la matinée, ceux des habitants de Whaston qui traversèrent Exeter street au moment convenable purent apercevoir un élégant cavalier monter et descendre la rue, qui est en forte pente, au petit pas de son cheval, puis finalement s'arrêter sur la place de la Constitution, à peu près au centre de la ville.
La caccia alla meteora
Non abbiamo motivo per tacere ai nostri lettori che la città nella quale ha inizio questa strana storia è posta nella Virginia, uno degli Stati Uniti d'America. Se ce lo consentono, chiameremo tale città Whaston e la collocheremo nella parte orientale, sulla riva destra del Potomac; non ci sembra utile indicarne le coordinate perché invano la si cercherebbe anche sulle più minuziose carte dell'Unione.
Il 12 marzo di quell'anno, nel corso della mattina, gli abitanti di Whaston che attraversavano Exeter Street al momento giusto, poterono scorgere un elegante cavaliere che risaliva e discendeva la via in forte pendio al passo del suo cavallo, per fermarsi alla fine sulla piazza della Costituzione, quasi al centro della città.

(Traduzione: Vincenzo Brinzi)

Les cinq cents millions de la Bégum
"Ces journaux anglais sont vraiment bien faits ! " se dit à lui-même le bon docteur en se renversant dans un grand fauteuil de cuir.
Le docteur Sarrasin avait toute sa vie pratiqué le monologue, qui est une des formes de la distraction.
C'était un homme de cinquante ans, aux traits fins, aux yeux vifs et purs sous leurs lunettes d'acier, de physionomie à la fois grave et aimable, un de ces individus dont on se dit à première vue: voilà un brave homme. A cette heure matinale, bien que sa tenue ne trahît aucune recherche, le docteur était déjà rasé de frais et cravaté de blanc.
I cinquecento milioni della Bégum
"Questi giornali inglesi sono davvero ben fatti!" disse tra sé il buon dottore mentre si lasciava cadere su una grande poltrona di pelle.
Per tutta la vita il dottor Sarrasin aveva praticato il monologo, che è una delle forme della distrazione.
Era un uomo di cinquant'anni, dai tratti eleganti, con uno sguardo limpido e vivace dietro gli occhiali in acciaio, e una fisionomia al tempo stesso grave e gentile, una di quelle persone di cui si dice a prima vista: ecco un brav'uomo. A quell'ora del mattino, sebbene la sua tenuta non tradisse alcuna ricercatezza, il dottore era già rasato di fresco e portava la cravatta bianca.

(Traduzione: Fiorella Buzzi)

Cinq semaines en ballon
Il y avait une grande affluence d'auditeurs, le 14 janvier 1862, à la séance de la Société royale géographique de Londres, Waterloo place, 3. Le président, sir Francis M... ,faisait à ses honorables collègues une importante communication dans un discours fréquemment interrompu par les applaudissements.
Ce rare morceau d'éloquence se terminait enfin par quelques phrases ronflantes dans lesquelles le patriotisme se déversait à pleines périodes:
"L'Angleterre a toujours marché à la tête des nations - (car, on l'a remarqué, les nations marchent universellement à la tête les unes des autres), - par l'intrépidité de ses voyageurs dans la voie des découvertes géographiques. - (Assentiments nombreux.). - Le docteur Samuel Fergusson, l'un de ses glorieux enfants, ne faillira pas à son origine. - (De toutes parts: Non! non!). - Cette tentative, si elle réussit - (elle réussira!) - reliera, en les complétant, les notions éparses de la cartologie africaine - (véhémente approbation), - et si elle échoue - (jamais! jamais!), - elle restera du moins comme l'un des plus audacieuses conceptions du génie humain! - (Trépignements frénétiques.)"
Cinque settimane in pallone
C'era una grande affluenza di pubblico, il 14 gennaio 1862, alla seduta della Reale Società Geografica di Londra, al numero 3 di piazza Waterloo. Il presidente, Sir Francis M..., faceva ai suoi onorevoli colleghi una importante comunicazione in un discorso frequentemente interrotto dagli applausi.
Quel prezioso sfoggio di eloquenza terminava infine con alcune frasi reboanti, nelle quali il patriottismo era versato a piene mani:
"L'Inghilterra ha sempre marciato alla testa delle nazioni... (d'altronde, come tutti sanno, le nazioni marciano universalmente le une alla testa delle altre), grazie all'intrepido coraggio dei suoi viaggiatori sull'impervia via delle esplorazioni geografiche... (Numerosi consensi). Il dottor Samuel Fergusson, uno dei suoi gloriosi figli, non tradirà le sue origini... (Da tutta la sala: No! No!). Questo tentativo, se riuscirà... (Riuscirà!) collegherà, completandole, le sparse nozioni di cartografia africana, e se fallirà... (Mai! Mai!), sarà comunque ricordato come una delle più audaci concezioni del genio umano! (Applausi frenetici)."

De la Terre a la Lune
Pendant la guerre fédérale des États-Unis, un nouveau club très influent s'établit dans la ville de Baltimore, en plein Maryland. On sait avec quelle énergie l'instinct militaire se développa chez ce peuple d'armateurs, de marchands et de mécaniciens. De simples négociants enjambèrent leur comptoir pour s'improviser capitaines, colonels, généraux, sans avoir passé par les écoles d'application de West-Point (École militaire des États-Unis.); ils égalèrent bientôt dans "L'art de la guerre" leurs collègues du vieux continent, et comme eux ils remportèrent des victoires à force de prodiguer les boulets, les millions et les hommes.
Dalla Terra alla Luna
Durante la Guerra di Secessione americana, nella città di Baltimora, sita nel bel mezzo del Maryland, si costituì un nuovo club molto autorevole. Tutti sanno con qual vigore l'istinto militare si sia sviluppato presso questo popolo di armatori, di mercanti e di meccanici. Dei semplicissimi commercianti, ripudiati i loro banchi di vendita s'improvvisarono capitani, colonnelli, generali, pur senza aver superato i corsi della scuola di applicazione di West-Point (Scuola militare degli Stati Uniti); e ben presto eguagliarono i loro colleghi del vecchio continente "nell'arte della guerra", e a somiglianza di quelli conseguirono le loro vittorie facendo grande spreco di proiettili, di milioni e di uomini.

(Traduzione: Attilio Landi jr.)

L'École des Robinsons
« Île à vendre, au comptant, frais en sus, au plus offrant et dernier enchérisseur ! » redisait coup sur coup, sans reprendre haleine, Dean Felporg, commissaire priseur de l’« auction », où se débattaient les conditions de cette vente singulière.
« Île à vendre ! île à vendre ! » répétait d’une voix plus éclatante encore le crieur Gingrass, qui allait et venait au milieu d’une foule véritablement très excitée.
Foule, en effet, qui se pressait dans la vaste salle de l’hôtel des ventes, au numéro 10 de la rue Sacramento. Il y avait là, non seulement un certain nombre d’Américains des États de Californie, de l’Oregon, de l’Utah, mais aussi quelques-uns de ces Français qui forment un bon sixième de la population, des Mexicains enveloppés de leur sarape, des Chinois avec leur tunique à larges manches, leurs souliers pointus, leur bonnet en cône, des Canaques de l’Océanie, même quelques Pieds-Noirs, Gros-Ventres ou Têtes-Plates, accourus des bords de la rivière Trinité.
La scuola dei Robinson
– Isola da vendere a pronti contanti, più le spese, al migliore offerente! veniva ripetendo a perdifiato Dean Feldborg, stimatore perito dell'
auction dove si dibattevano le condizioni di questa bizzarra vendita.
– Isola da vendere! Isola da vendere! ripeteva con voce anche più sonora il gridatore Grindas, che andava e veniva in mezzo alla folla.
Ed era infatti una vera folla che si pigiava nell'ampia sala del palazzo delle vendite, al numero dieci della via Sacramento. C'era là non solo un certo numero di americani della California, dell'Oregon, dell'Utah, ma qualcuno pure di quei francesi che formano un buon sesto della popolazione; c'erano Messicani avviluppati nel
sarape, c'erano Cinesi colla tunica a larghe maniche, colle scarpe a punta, coi berretti a cono, c'erano Canachi dell'Oceania, e c'erano perfino alcuni Piedi-Neri, Grossi Ventri o Teste-Piatte, accorsi dalle rive del fiume Trinità.
(Traduzione: ?)

Les enfants du capitaine Grant
Le 26 juillet 1864, par une forte brise du nord-est, un magnifique yacht évoluait à toute vapeur sur les flots du canal du Nord. Le pavillon d'Angleterre battait à sa corne d'artimon; à l'extrémité du grand mât, un guidon bleu portait les initiales E. G., brodées en or et surmontées d'une couronne ducale. Ce yacht se nommait le Duncan; il appartenait à Lord Glenarvan, l'un des seize pairs écossais qui siègent à la chambre haut, et le membre le plus distingué du "Royal-Thames-Yacht-Club", si célèbre dans tout le Royaume-Uni.
I figli del capitano Grant
Il 26 luglio 1864, con una forte brezza di nord-est, un magnifico yacht si muoveva agilmente a tutto vapore sui flutti del canale del Nord. La bandiera inglese sventolava in cima all'artimone e, sulla punta dell'albero maestro, un gagliardetto azzurro portava le iniziali E. G., bordate in oro e sormontate da una corona ducale. Era il Duncan, appartenente a Lord Glenarvan, uno dei sedici pari scozzesi che sedevano alla Camera Alta, ed il socio più illustre del "Royal-Thames-Yacht-Club", così celebre in tutto il Regno Unito.

L'ile mysterieuse
"Remontons- nous?
- Non! Au contraire! Nous descendons!
- Pis que cela, monsieur Cyrus! Nous tombons!
- Pour Dieu! Jetez du lest!
- Voilà le dernier sac vidé!
- Le ballon se relève-t-il?
- Non!
- J'entends comme un clapotement de vagues!
- La mer est sous la nacelle!
- Elle ne doit pas être à cinq cents pieds de nous!"
Alors une voix puissante déchira l'air, et ces mots retentirent:
"Dehors tout ce qui pèse!... tout! et à la grâce de Dieu!"
Telles sont les paroles qui éclataient en l'air, au dessus de ce vaste désert d'eau du Pacifique, vers quatre heures du soir, dans la journée du 23 mars 1865.
L'isola misteriosa
"Risaliamo?
- No! Al contrario! Scendiamo!
- Peggio ancora, signor Cyrus! Cadiamo!
- Perdio! Gettate altra zavorra!
- Ecco l'ultimo sacco vuotato!
- Il pallone si alza?
- No!
- Sento come uno sciabordio di flutti!
- Abbiamo il mare sotto la navicella!
- Dev'essere a meno di cinquecento piedi da noi!"
In quel momento una voce possente squarciò l'aria, gridando:
"Fuori tutto ciò che pesa!... tutto! E alla grazia di Dio!"
Queste frasi risuonavano nell'aria, al di sopra di quel vasto deserto d'acqua che è il Pacifico, verso le quattro del pomeriggio del 23 marzo 1865.

Les Indes noires
Mr. J. R. Starr, ingénieur,
30, Canongate.
Edimbourg.
Si monsieur James Starr veut se rendre demain aux houillères d’Aberfoyle, fosse Dochart, puits Yarrow, il lui sera fait une communication de nature à l’intéresser.
Monsieur James Starr sera attendu, toute la journée, à la gare de Callander, par Harry Ford, fils de l’ancien overman Simon Ford.
Il est prié de tenir cette invitation secrète.
Le Indie nere
«Al signor J. R. Starr, ingegnere,
30, Canongate
Edimburgo.
«Se il signor James Starr vuol recarsi domani alle miniere di carbon fossile di Aberfoyle, fossa Dochart, pozzo Yarow, gli sarà fatta una comunicazione tale da interessarlo.
«Il signor James Starr sarà aspettato tutta la giornata alla stazione di Callander, da Henry Ford, figlio dell'antico overman Simone Ford.
«Egli è pregato di tenere segreto quest'invito.»
(Traduzione: ?)

Michel Strogoff
"Sire, une nouvelle dépêche.
- D'où vient-elle?
- De Tomsk.
- Le fil est coupé au delà de cette ville?
- Il est coupé depuis hier.
- D'heure en heure, général, fais passer un télégramme a Tomsk, et que l'on me tienne au courant.
- Oui, sire," répondit le général Kissoff.
Ces paroles étaient échangées à deux heures du matin, au moment où la fête, donnée au Palais-Neuf, était dans toute sa magnificence.
Michele Strogoff
"Sire, un altro telegramma."
"Da dove?"
"Da Tomsk."
"Più in là di Tomsk il filo è tagliato?"
"Da ieri."
Ogni ora, generale, fa' spedire a Tomsk un telegramma. E che mi si tenga al corrente."
"Sì, Vostra Maestà" rispose il generale Kissof.
Tali parole venivano scambiate alla due del mattino, mentre il ballo di corte al Palazzo Nuovo ferveva in tutta la sua magnificenza.

(Traduzione: Enrico Lupinacci)

Paris au XXe siècle
Le 13 août 1960, une partie de la population parisienne se portaitaux nombreuses gares du chemin de fer métropolitain, et se dirigeait par les embranchements vers l'ancien emplacement du Champ de Mars.
C'était le jour de la distribution des prix à la Société Générale de Crédit instructionnel, vaste établissement d'éducation publique. Son Excellence, le ministre des Embellissements de Paris, devait présider cette solennité.
Parigi nel XX secolo
Il 13 agosto 1960, una parte della popolazione parigina affluiva nelle numerose stazioni della ferrovia metropolitana, e attraverso le diramazioni si dirigeva verso l'area dell'ex Campo di Marte.
Era il giorno della distribuzione dei premi alla
Società Generale di Credito istituzionale, grande istituto di educazione pubblica. Sua Eccellenza il ministro degli Abbellimenti di Parigi doveva presiedere a quella solennità.
(Traduzione: Maurizio Grasso)

Le phare du bout du monde
Le soleil allait disparaître derrière les collines qui limitaient la vue à l’ouest. Les temps était Beau. A l’opposé, au-dessus de la mer qui se confondait avec le ciel dans le nord-est et dans l'est, quelques petits nuages réfléchissaient les derniers rayons, qui ne tarderaient pas à s'éteindre dans les ombres du crépuscule, d’assez longue durée sous cette haut latitude du cinquante-cinquième degré de l'hémisphère austral.
Au moment où le disque solaire ne montrait plus que sa partie supérieure, un coup de canon retentit à bord de l'aviso Santa-Fé, e le pavillon de la République Argentine, se déroulant à la brise, fut hissé à la corne de brigantine.
Il faro alla fine del mondo
Il sole spariva dietro le colline che limitavano la vista verso ponente. Il tempo era bello. Dalla parte opposta al disopra del mare che si confondeva con il cielo a nord-est e ad est, alcune piccole nuvole riflettevano gli ultimi raggi che non avrebbero tardato a spegnersi nelle ombre del crepuscolo di assai lunga durata a questa alta latitudine del cinquantacinquesimo grado dell’emisfero australe.
Nel momento in cui il disco del sole non mostrava che la sua parte superiore, un colpo di cannone rimbombava a bordo dell'avviso
Santa-Fé e la bandiera della Repubblica Argentina, che si spiegava alla brezza, fu issata al picco.
(Traduzione: Edoardo Fontanarossa)

Le tour du monde en quatre-vingts jours
En l'année 1872, la maison portant le numéro 7 de Saville-row, Burlington Gardens - maison dans laquelle Sheridan mourut en 1814 -, était habitée par Phileas Fogg, esq., l'un des membres les plus singuliers et les plus remarqués du Reform-Club de Londres, bien qu'il semblât prendre à tâche de ne rien faire qui pût attirer l'attention.
Il giro del mondo in ottanta giorni
Nell'anno 1872, la casa al numero 7 di Saville-row, Burlington Gardens - casa nella quale Sheridan era morto nel 1814 -, era abitata dall'esimio Phileas Fogg, uno dei membri più singolari e importanti del Reform-Club di Londra, che però sembrava particolarmente attento a non fare nulla che potesse attirare l'attenzione.

Vingt mille lieues sous les mers
L'année 1866 fut marquée par un événement bizarre, un phénomène inexpliqué et inexplicable que personne sans doute oublié. Sans parler des rumeurs qui agitaient les populations des ports et surexcitaient l'esprit public à des continents les gens de mer furent particulièrement émus. Les négociants, armateurs, capitaines de navires, skippers et masters de l'Europe et de l'Amérique, officiers des marines militaires de tous pays, et, après eux, les gouvernements des divers États des deux continents, se préoccupèrent de ce fait au plus haut point.
En effet, depuis quelque temps, plusieurs navires s'étaient rencontrés sur mer avec "une chose énorme"" un objet long, fusiforme, parfois phosphorescent, infiniment plus vaste et plus rapide qu'une baleine.
Ventimila leghe sotto i mari
L'anno 1866 fu contrassegnato da uno strano avvenimento, un inesplicato e inesplicabile fenomeno che nessuno ha potuto certamente dimenticare. A non parlare delle voci che mettevano in agitazione le popolazioni litoranee e sovreccitavano lo spirito pubblico nell'interno dei continenti, soprattutto commossa ne fu la gente di mare. I negozianti, gli armatori, i capitani di mare d'Europa e d'America e in seguito i governi dei vari Stati dei due continenti si preoccuparono di quel fatto in sommo grado.
Da qualche tempo parecchie navi avevano incontrato sul mare "una cosa enorme", un oggetto lungo, fusiforme, talvolta fosforescente, molto più grande e più rapido di una balena.

(Traduzione: C. Siniscalchi)

Voyage à reculons en Angleterre et en Ecosse (Viaggio (a ritroso) in Inghilterra e Scozia)
Charles Nodier, nelle Fantasie del derisore riflessivo ha dato alle generazioni future questo consiglio: "Se ci fosse qualcuno in Francia che non avesse fatto o non potesse fare un viaggio in Scozia, gli consiglierei di visitare la Haute-Franche-Comté, dove troverebbe di che ripagarsi. Lì il cielo può essere meno velato, e le figure mobili e arbitrarie delle nuvole meno pittoresche e meno bizzarre che nel regno nebbioso di Finegal, ma, a parte ciò, la somiglianza tra i due paesi è molto forte.
(Traduzione: Emilia Gut)

Voyage au centre de la Terre
Le 24 mai 1863, un dimanche, mon oncle, le professeur Lidenbrock, revint précipitamment vers sa petite maison située au numéro 19 de Königstrasse, l'une des plus anciennes rues du vieux quartier de Hambourg.
La bonne Marthe dut se croire fort en retard, car le dîner commençait à peine à chanter sur le fourneau de la cuisine.
«Bon, me dis-je, s'il a faim, mon oncle, qui est le plus impatient des hommes, va pousser des cris de détresse.
- Déja M. Lidonbrock! s'écria la bonne Marthe stupéfaite, en entrebâillant la porte de la salle à manger.
- Oui, Marthe; mais le dîner a le droit de ne point être cuit, car il n'est pas deux heures. La demie vient à peine de sonner à Saint-Michel.
Viaggio al centro della Terra
Di domenica, il 24 maggio 1863, mio zio, il professor Lidenbrock, tornò a precipizio verso la sua piccola casa situata al numero 19 della Königstrasse, una delle case più antiche di Amburgo. Alla nostra cuoca Marta dovette sembrare di essere in gran ritardo per il pranzo poiché le pentole cominciavano appena a cantare sui fornelli della cucina.
"Adesso", dissi tra me, "se mio zio che è l'uomo più impaziente del mondo arriva affamato, farà sentire la sua voce riprensiva".
- Già il signor Lidenbrock? - esclamò Marta stupefatta socchiudendo la porta della stanza da pranzo.
- Sì, Marta: ma il pranzo ha diritto di non essere pronto, non sono ancora le due. Mezzogiorno e mezzo è suonato adesso a San Michele.

(Traduzione: Maria Bellonci)


Hetty Esther Verolme (1930)

Hetty. A True Story
My family lived in Amsterdam, in the Jevvish quarter. It never used to be a Jewish quarter. The Dutch people did not know the word 'segregation', and everybody could live wherever they wanted. Religion and belief were not considered an issue. Then, in 1941, during the German occupation of Holland, the Germans decided to concentrate the Jewish population in Amsterdam East.
Hetty. Una storia vera
La mia famiglia viveva ad Amsterdam, nel quartiere ebraico. Non era mai esistito prima, un quartiere ebraico. Gli olandesi non conoscevano la parola "segregazione", e abitavano tutti dove volevano. La religione e la fede non erano mai state un problema. Poi, nel 1941, durante l'occupazione dell'Olanda da parte dei tedeschi, questi avevano deciso di concentrare gli ebrei nella zona orientale della città.

(Traduzione: Maddalena Fessart)


Sandro Veronesi (1959)

Brucia Troia
Quando, esattamente, tutto fosse cominciato, non lo sapeva nessuno: chi conosceva il brefotrofio dei Cherubini, e la Pia Missione di Maria Assunta in Cielo, in cima a quella strada attorcigliata a ricciolo, sapeva soltanto che se n'era cominciato a parlare poco dopo la fine della guerra, come della Coca-Cola o del boogie-woogie, e lo stesso valeva anche per padre Spartaco, che era bruno di pelle ed era stato missionario in Eritrea. Né si potrà mai sapere chi sia stata la prima madre a depositare il suo bambino davanti alla porta della missione, quando, di preciso, lo abbia fatto, o perché, né chi sia stata la prima vecchia ad arrampicarsi fin lassù, seguendo quale istinto, per assistere alle prediche del sacerdote e cominciare ad adorarlo.

Caos calmo
- Là! - dico.
Abbiamo appena fatto surf, io e Carlo. Surf: come vent'anni fa. Ci siamo fatti prestare le tavole da due pischelli e ci siamo buttati tra le onde alte, lunghe, così insolite nel Tirreno che ha bagnato tutta la nostra vita. Carlo più aggressivo e spericolato, ululante, tatuato, obsoleto, col capello lungo al vento e l'orecchino che sbrilluccicava al sole; io più prudente e stilista, più diligente e controllato, più mimetizzato, come sempre. La sua famigerata classe beat e il mio vecchio understatement su due tavole che filavano al sole, e i nostri due mondi che tornavano a duellare come ai tempi dei formidabili scazzi giovanili - ribellione contro sovversione -, quando volavano le sedie, mica scherzi.

Venite Venite B52
In una chiazza di tersa luce mattutina, carezzato dal vento che si intrufolava attraverso la finestra socchiusa, incitato dal cinguettio degli uccelli di bosco in giornata di gran vena canterina, Ennio finì di masturbarsi. Trattenne lo sperma caldo nella mano, attese che i muscoli si rilassassero dallo strappo appena subito, riprese fiato e, rattrappito, i pantaloni calati che gli intralciavano il passo, arrancò fino al bagno.


Alessandro Verri (1741-1816)

La vita di Erostrato
Io Dinarco, cittadino di Epidauro, ho lungamente dubitato di scrivere quanto a mia notizia è pervenuto della vita e costumi di quel tristo, il quale stese la falce sacrilega al Santuario di Efeso, perché quella opinione prevale che egli sia stato furente, e da tale sembra in vero quella disperata risoluzione. Ma sendo io giovane quando il caso avvenne, ne intesi il romore in Atene, ove allora io soggiornava nel foro; e prima di ridurmi in patria negli anni maturi, a' quali son giunto, fui vago di raccorre per la Grecia le tradizioni di così illustre malvagio. Ragionai specialmente in Efeso con taluni, i quali lo aveano conosciuto ed udito quando aspettava in carcere il giudizio. In quella città non solo, ma da remote e molte vennero curiosi a vederlo e favellare seco, mossi dalla stranezza del suo proponimento.


Giacomo Verri (1978)

Partigiano Inverno
Uscì.
La mattina del ventiquattro dicembre millenovecentoquarantatré i pensieri di Italo Trabucco erano numerosi come i sassi di via Monte Rosa che corre giù alla chiesa grande, dove le selci per i carri passano opache tra i ciottoli in terra e, visti tutti assieme, sembrano cento schiene di rospo.
Le fantasie salivano come turgori d'una porzione di tomatiche; si facevano e sfacevano nell'inane petulanza dell'ebollizione, blub blub, le facce di Pietro e di Osella, il presepe, il Fenera, i nudi rami dell'inverno, don Bestia, gli uomini del Comitato, il ponte, il fiume, sant'Antonio, Leonardo e i suoi monti, gli alunni; nulla prendeva fuoco nella mente: gli spari a Varallo, il plotone d'esecuzione, la Casa dell'Inverno, l'odore del fico, il tenente con la giacca chiarissima, le nubi di piombo, la neve a strisce pallidissima e la neve di rosa incarnato dopo la morte, Gesù, Maria, il crestanera, l'abito blu, la legione Tagliamento, l'Amilcare, la Caterina, gli occhi degli amici, i corpi abbandonati.


Annarita Verzola (1959)

Fiammetta dei dipinti
Fiammetta non sopportava di sentirsi dire che ogni altra ragazzina sarebbe stata felice di avere genitori che lavoravano sodo per lei, una casa grande e confortevole nel quartiere più elegante, vestiti bellissimi e giocattoli in quantità; eppure ciò accadeva appena sua madre la sorprendeva immusonita o la sentiva lagnarsi per un motivo qualsiasi. Non poteva essere solo colpa sua se libri e giochi ben presto l'annoiavano, se mangiava con svogliatezza i manicaretti della cuoca francese, se non andava d'accordo con le compagne che venivano a casa sua per fare i compiti e per giocare.
La mamma era persuasa di averle dimostrato in mille modi quanto fosse fortunata. ma Fiammetta scrollava le spalle e si allontanava, pensando che nulla valeva quanto la compagnia dei suoi genitori. Un giorno in cui si era molto arrabbiata lo aveva detto loro chiaramente, e che cosa aveva ottenuto? Mamma e papà l'avevano guardata con stupore e poi chiamata "sciocchina egoista".

Il mistero dell'altopiano
"Una lunga striscia liquida dai riflessi di smeraldo, profondo solco inciso nelle Highlands: spiagge argentee, mare vicinissimo e un gruppo di isolette che si stagliano nella luce del tramonto..."
- Che ne dici caro? - disse la signora Irene a suo marito.
- Dico che è un paradiso e non vedo l'ora di partire!
Valentina nascose un altro sbadiglio dietro le pagine di Topolino e decise che era giunto il momento di intervenire.
- Papà, come hai scoperto questo... "paradiso"?

Quando l'usignolo
La luce del giorno si alzava dietro la massa scura del borgo, che sembrava addormentato. In mezzo ai campi si distinguevano appena uomini e animali, macchie nel giallo pallido del grano ancora giovane, nel trifoglio rosso-violaceo e nell’erba verde dalle sfumature vellutate. Folco abbracciò con lo sguardo l’irregolare stretta delle alte mura che cingevano le case; il mare non si vedeva, ma riusciva a sentire il profumo e il rumore, a immaginare il colore e il movimento dietro la rupe sulla quale sorgeva il borgo di Sant’Erasmo.


Tarjei Vesaas (1897-1970)

Is-slottet (Il castello di ghiaccio)
Una bianca, giovane fronte che avanzava attraverso le tenebre. Una ragazzina di undici anni. Siss.
Era ancora pomeriggio, ma già buio. Un gelido autunno inoltrato. Stelle, ma niente luna e niente neve che riflettesse un pò di luce- perciò l'oscurità era fitta, nonostante il cielo stellato. Ai lati c'era il bosco, nel suo silenzio mortale - con tutto ciò che poteva vivervi e gelarvi dentro in quel momento.
Siss aveva molti pensieri mentre camminava, infagottata contro il gelo. Stava andando per la prima volta a casa di Unn, una ragazzina che conosceva appena; verso qualcosa di ignoto, e per questo così emozionante.

(Traduzione: Irene Peroni)


Boris Vian (1920-1959)

J'irai cracher sur vos tombes
Personne ne me connaissait à Buckton. Clem avait choisi la ville à cause de cela ; et d'ailleurs, même si je m' étais dégonflé, il ne me restait pas assez d'essence pour continuer plus haut vers le Nord. A peine cinq litres. Avec mon dollar, la lettre de Clem, c'est tout ce que je possédais. Ma valise, n'en parlons pas. Pour ce qu'elle contenait. Joublie : j'avais dans le coffre de la voiture le petit revolver du gosse, un malheureux 6,35 bon marché ; il était encore dans sa poche quand le shérif était venu nous dire d'emporter le corps chez nous pour le faire enterrer. Je dois dire que je comptais sur la lettre de Clem plus que sur tout le reste. Cela devait marcher, il fallait que cela marche. Je regardais mes mains sur le volant, mes doigts, mes ongles. Vraiment personne ne pouvait trouver à y redire. Aucun risque de ce côté. Peut-être allais-je m' en sortir...
Sputerò sulle vostre tombe
Nessuno mi conosceva a Buckton. Clem aveva scelto la città per questo; e, d'altra parte, anche se avessi voluto cambiare idea non mi restava benzina sufficiente per risalire più a nord. Appena cinque litri. Un dollaro, e la lettera di Clem, era tutto quello che possedevo. La valigia, non ne parliamo neppure. Per quello che conteneva. Dimentico: avevo nel portabagagli il revolver del ragazzo, uno sparuto 6.35 a buon mercato; ce l'aveva ancora in tasca quando lo sceriffo era venuto a dirci di portarci a casa il cadavere per farlo seppellire. Devo dire che contavo più sulla lettera di Clem che su tutto il resto. Avrebbe dovuto funzionare, bisognava che funzionasse. Guardavo le mie mani sul volante, le dita, le unghie. Nessuno avrebbe trovato niente da ridire. Nessun rischio da quel lato. Forse me la sarei cavata...

(Traduzione: Stefano Del Re)

Le mort ont tous la même peau
Il n'y avait pas beaucoup de clients, ce soir, et l'orchestre jouait mou, comme toujours dans ce cas-là. Moi, ça m'était égal. Moins il en venait, mieux ça valait. Avoir tous les soirs une demi-douzaine de types à éjecter plus ou moins proprement, à la longue, ça finissait par devenir fatigant. Au début, j'aimais ça.
J'aimais ça ; ça me faisait plaisir de taper sur la gueule de ces cochons-là. Mais cinq ans de ce sport et je finissais par en avoir assez. Cinq ans passés, sans qu'ils s'en doutent, sans qu'ils se doutent qu'un sang-mêlé, qu'un homme de couleur, leur cassait la figure tous les soirs. Oui, au début, ça m'excitait. Et les femmes, ces saletés pleines de whisky. Je les flanquais dans leurs bagnoles avec leurs frusques et leur alcool dans les tripes. Tous les soirs, toutes les semaines. Cinq ans.
Tutti i morti hanno la stessa pelle
Non c'erano molti clienti, quella sera, e l'orchestra suonava moscio, come sempre in quei casi. Per me faceva lo stesso. Meno ne venivano, meglio era. Avere tutte le sere una mezza dozzina di tipi da sbatter fuori più o meno elegantemente, alla lunga finiva per diventare faticoso. All'inizio, mi piaceva.
Mi piaceva: godevo a riempirli di botte, quei porconi. Ma dopo cinque anni di quello sport cominciavo ad averne abbastanza. Cinque anni passati senza che nessuno sospettasse, dico nessuno, che un sangue misto, un uomo di colore, gli spaccasse la faccia tutte le sere. Sì, all'inizio m'eccitava. E le donne, quelle schifezze piene di whisky. Le schiaffavo in macchina con i loro stracci e le budella piene d'alcool. Tutte le sere, tutte le settimane. Per cinque anni.

(Traduzione: Giulia Colace)


Lorenzo Viani (1882-1936)

Parigi
A scuola ebbi la fortuna di imbattermi in un maestro scettico, un vecchio alto, vestito continuamente d’una palandrana nera, con in testa un cilindro, baffi e pizzo bianchi, occhi neri, larghi e pensosi, impronta di Sileno.


Giambattista Vico (1668-1744)

Vita di Giovambattista Vico scritta da sé medesimo
Il signor Giambattista Vico egli è nato in Napoli l'anno 1670 da onesti parenti, i quali lasciarono assai buona fama di sé. Il padre fu di umore allegro, la madre di tempra assai malinconica; e così entrambi concorsero alla naturalezza di questo lor figliuolo. Imperciocché, fanciullo, egli fu spiritosissimo e impaziente di riposo; ma in età di sette anni, essendo col capo in giù piombato da alto fuori d'una scala nel piano, onde rimase ben cinque ore senza moto e privo di senso, e fiaccatagli la parte destra del cranio senza rompersi la cotenna, quindi dalla frattura cagionatogli uno sformato tumore, per gli cui molti e profondi tagli il fanciullo si dissanguò; talché il cerusico, osservato rotto il cranio e considerando il lungo sfinimento, ne fe' tal presagio: che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvivuto stolido.


Gore Vidal (Eugene Luther) (1925-2012)

The Golden Age
Timothy X. Farrell suddenly visualized the opening shot to the film that he had planned to make of Daphne Du Maurier's lush novel Rebecca. He had just pulled into the driveway to Laurel House, set high above the slow-churning Potomac River, and there before him in the icy silver moonlight was the start of his movie had David O. Selznick not outbid him for the movie rights and then hired Alfred Hitchcock, of all people, to direct. Plainly, a true disaster was now in the making.
L'età dell'oro
Timothy X. Farrell all'improvviso ebbe la visione dell'inquadratura d'inizio del film che aveva appena deciso di trarre da
Rebecca, il bel romanzo di Daphne Du Maurier. Si era appena immesso nel viale di accesso a Laurel House, posta in alto sopra il fiume Potomac che scorreva lentamente, e là, di fronte a lui, nella gelida luce lunare d'argento, ecco l'inizio del suo film, se David O. Selznick non lo avesse battuto sul tempo nell'acquisto dei diritti e poi non avesse assunto Alfred Hitchcock, che razza di idea!, per dirigerlo. In parole povere, si preparava un vero e proprio disastro.
(Traduzione: Luca Scarlini)

Myra Breckinridge
I am Myra Breckinridge whom no man will ever possess. Clad only in garter belt and one dress shield, I held off the entire elite of the Trobriand Islanders, a race who possess no words for "why" or "because". Wielding a stone axe, I broke the arms, the limbs, the balls of their finest warriors, my beauty blinding them, as it does all men, unmanning them in the way that King Kong was reduced to a mere simian whimper by beauteous Fay Wray whom I resemble left three-quarter profile if the key light is no more than five feet high during the close shot.
Myra Breckinridge
Io sono Myra Breckinridge, che nessun uomo possederà mai. Cinta d'un reggicalze e d'un solo sottascella, ho tenuto a bada l'intera congrega degli isolani di Trobriand, una razza che non ha parole per chiedere o rispondere "perché". Brandendo un'ascia di pietra, ho fiaccato le braccia, le membra, le palle dei loro più splendidi guerrieri, accecandoli con la mia bellezza, svirilizzandoli come King Kong, ridotto a un mero, scimmiesco uggiolio dalla vaga Fay Wray, alla quale somiglio, di tre quarti dal lato sinistro, se durante la ripresa in primo piano la luce principale non è a un'altezza superiore al metro e mezzo.

(Traduzione: Vincenzo Mantovani)


Marco Videtta (1956)

L'uomo che scrisse la Bibbia
Dintorni di Erfurt, Turingia. Anno domini 1530
Il colera era tornato insieme ai lanzichenecchi che avevano ridotto Roma a un desolato e infetto cumulo di macerie. Questa almeno era la diceria di popolo.
L'epidemia aveva battuto in velocità l'ordinanza del borgomastro. L'isolamento delle persone soggette a contagio, il raggruppamento dei malati nel lazzaretto, le norme restrittive per i visitatori, l'assegnazione degli incarichi ai cerusici e alle improvvisate infermiere non avevano fatto altro che diffondere il panico, come un ordine di ritirata giunto tardivamente sul campo di battaglia.
«Sciocchezze» bofonchiò Eleuterius. «Vibrio transit per aquam. Se scarichi le feci nell'acqua che bevi il colera non è altro che l'effetto della stupidità umana».
Era ciò che aveva spiegato a quel minus habens del borgomastro, con il risultato di essere bandito da Erfurt come un reprobo o, peggio, un untore. Il sapere genera invidia e l'invidia genera paura e disprezzo.


Enrique Vila-Matas (1948)

La asesina ilustrada (L'assassina letterata)
Sono così mischiate e intrecciate nella mia vita le occasioni di riso e di pianto, che mi è impossibile ricordare senza buonumore il doloroso incidente che mi ha spinto alla pubblicazione di queste pagine.
Si è verificato l'anno scorso, in un vecchio hotel di Brema, mentre ero alla ricerca di Vidal Escabia. Attraverso un labirinto di corridoi, ero arrivata al 666, il numero della sua camera, e siccome la porta era socchiusa e nessuno rispondeva alle mie chiamate, alla fine l'ho spinta e sono rimasta a guardare nel buio, alleggerito soltanto dalla pallida luminosità che filtrava dai finestroni.

(Traduzione: Danilo Manera ed Elisabetta Pagani)


Giovanni Villani (1280 ca.-1348)

Nuova cronica
Con ciò sia cosa che per gli nostri antichi Fiorentini poche e non ordinate memorie si truovino di fatti passati della nostra città di Firenze, o per difetto della loro negligenzia, o per cagione che al tempo che Totile Flagellum Dei la distrusse si perdessono scritture, io Giovanni cittadino di Firenze, considerando la nobiltà e grandezza della nostra città a' nostri presenti tempi, mi pare che si convegna di raccontare e fare memoria dell'origine e cominciamento di così famosa città, e delle mutazioni averse e filici, e fatti passati di quella; non perch'io mi senta sofficiente a tanta opera fare, ma per dare materia a' nostri successori di non essere negligenti di fare memorie delle notevoli cose che averranno per gli tempi apresso noi, e per dare esemplo a quegli che saranno delle mutazioni e delle cose passate, e le cagioni, e perché; acciò ch'eglino si esercitino adoperando le virtudi e schifino i vizii, e l'aversitadi sostegnano con forte animo a bene e stato della nostra repubblica.


Philippe-Auguste-Mathias comte de Villiers de l'Isle-Adam (1838-1889)

L'Eve future
A vingt-cinq lieues da New York, au centre d'un réseau de fils électriques, apparait une habitation qu'entourent de profonds jardins solitaires. La façade regarde une riche pelouse traversée d'allées sablées qui conduit à une sorte de grand pavillon isolé. Au sud et è l'ouest, deux longues avenues de très vieux arbres projettent leurs ombrages supérieurs vers ce pavillon. C'est le n. 1 de la cité de Menlo Park.-Là demeure Thomas Alva Edison, l'homme qui a fait prisonnier l'écho.
Edison est un homme de quarante-deux ans. Sa physionomie rappelait, il y a quelques années, d'une maniere frappante, celle d'un illustre Français, Gustave Doré. C'etait presque le visage de l'artiste traduit en un visage de savant. Aptitudes congénères, applications différentes. Mystérieux jumeaux.
Eva futura
A venticinque chilometri da New York, al centro di una rete di fili elettrici, spunta una casa circondata da profondi giardini solitari. Guarda su un ricco prato erboso, percorso da sentieri coperti di sabbia. In fondo al prato, una specie di grande padiglione isolato. A sud e a ovest due lunghi viali di alberi secolari proiettano l'ombra delle loro cime verso quel padiglione. È il numero uno della città di Menlo Park. Vi abita Thomas Alva Edison, colui che ha imprigionato l'eco.
È un uomo di quarantadue anni. La sua fisionomia ricordava, qualche anno addietro, in modo impressionante, quella dell'illustre francese Gustave Doré. Era quasi il viso dell'artista,
tradotto in un viso di scienziato. Attitudini congeneri, applicazioni diverse. Misteriosa gemellarità.
(Traduzione: Maria Vasta Dazzi)


Simona Vinci (1970)

Dei bambini non si sa niente
Sono le sei del pomeriggio e la luce è quella esatta delle sei del pomeriggio, fine estate: calda e gialla, appena velata di rosa in fondo alla campagna.
Nel parcheggio davanti al palazzo c'è soltanto una macchina, una fiesta blu, coperta di polvere e sabbia. Il sole batte sul vetro dello specchietto retrovisore e torna indietro, una lama, sul caschetto biondo della bambina ferma in mezzo allo spiazzo.
Sta rivolta verso il campo di granturco, altissimo.

In tutti i sensi come l'amore
Agosto nero
I vetri della macchina sono sempre sporchi. È una macchina vecchia e io, a dir la verità, non è che faccia molto perché si noti di meno.
Le gomme sono lisce e tutte le volte che passiamo sopra un velo d'acqua, mi tremano le braccia per la paura. Il cruscotto è coperto di polvere: la sabbia della spiaggia alla Corte dei Butteri dove ho portato la bambina a camminare per due o tre giorni. A raccogliere le conchiglie bianche che le piacciono tanto.

Strada provinciale tre
Ha cominciato camminando, poi ha accelerato, passi sempre più lunghi, rapidi e contratti. Uno di seguito all'altro. Una maratona e poi di colpo, lo scatto: i fianchi che spingono verso l'alto, i muscoli delle gambe che si rattrappiscono e si slanciano in avanti. Le suole disfatte delle scarpe di tela che battono l'asfalto rugoso. I gomiti sollevati che oscillano avanti e indietro.
Non ha mai corso così. Non ricorda di averlo mai fatto.
Non ricorda niente.


Publio Virgilio Marone (70 a.C.-19 a.C.)

Aeneis
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus laviniaque venit
Litora, multum ille et terris iactatus et alto
Vi superum saevae memorem Iunonis ob iram,
Multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
Inferretque deos Latio, genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.
Eneide
L'armi canto e 'l valor del grand'eroe
Che pria da Troia, per destino, ai liti
D'Italia e di Lavinio errando venne;
E quanto errò, quanto sofferse, in quanti
E di terra e di mar perigli incorse,
Come il traea l'insuperabil forza
Del cielo, e di Giunon, l'ira tenace;
E con che dura e sanguinosa guerra
Fondò la sua cittade, e gli suoi Dei
Ripose in Lazio, onde cotanto crebbe
Il nome de' Latini, il regno d'Alba,
E le mura e l'imperio alto di Roma.

(Traduzione: Annibal Caro)
  Eneide
Armi canto e l'uomo che primo dai lidi di Troia
venne in Italia fuggiasco per fato e alle spiagge
lavinie, e molto in terra e sul mare fu preda
di forze divine, per l'ira ostinata della crudele Giunone,
molto sofferse anche in guerra, finch'ebbe fondato
la sua città, portato nel Lazio i suoi dèi, donde il sangue
Latino e i padri Albani e le mura dell'alta Roma.

(Traduzione: Rosa Calzecchi Onesti)


Luchino Visconti (1906-1976)

Angelo
Per un tardo pomeriggio di novembre, sotto un cielo chiuso e carico di neve, una carrozzella se ne viene al trotto senza affrettarsi nell'ora deserta, saltellando e scartando con balzi secchi giù per la strada larga e mal lastricata di un borgo.
Di tanto in tanto cala giù fra le case una ventata invernale che scompiglia per un momento la prima nebbia ferma a livello dei tetti e il fumo nero che, dai camini, fila diritto e lento come lunghe sciarpe di lutto.


Giovanni Visconti-Venosta (1831-1906)

La partenza del crociato
Passa un giorno, passa l'altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra e mise l'elmo...

Mise l'elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì la lancia in resta
A cavallo d'un caval.

La sua bella che abbracciollo
Gli dié un bacio e disse: Va'!
E poneagli ad armacollo
La fiaschetta del mistrà.

Poi, donatogli un anello
Sacro pegno di sua fe',
Gli metteva nel fardello
Fin le pezze per i piè.


Serena Vitale (1945)

La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe
Seicentoventi cani e due dozzine di cammelli seguivano Pietro II quando, l’8 settembre 1729, lasciò Mosca per l’ennesima battuta di caccia – una volta ancora a Gorenki, dove una volta ancora lo avrebbe ospitato Aleksej Grigor’evič Dolgorukov, padre del favorito Ivan. Il principe Aleksej si adoperò in ogni modo per allietare e svagare il sovrano che proprio nelle sue terre festeggiò il quattordicesimo compleanno; appena se ne presentasse l’occasione, lo lasciava solo con Ekaterina, la maggiore e la più bella delle sue tre figlie. Diciotto anni, aspetto soave, indole fiera e volitiva, Ekaterina Alekseevna aveva da tempo un’amorosa intesa con il conte di Millesimo, segretario della missione austriaca a Pietroburgo; l’ambizione cancellò ogni altro sentimento, la lusinga della corona le rubò il pudore: divenne l’amante dello zar.


Andrea Vitali (1956)

A cantare fu il cane
Nella notte tra venerdì 16 e sabato 17 luglio 1937, dal caseggiato di via Manzoni sito al civico 37, altezza incrocio via Porta, si levò alto un grido.BR>«Al ladro, al ladro!»
Era quasi l'una.
La voce, femminile, era quella di Emerita Diachini in Panicarli, di anni trentacinque.
Nell'opprimente aria della notte, greve di umidità, l'invocazione dell'Emerita sembrò sgonfiarsi quasi subito, nel breve snodo della contrada. Ma era ben lì, e non altrove, che doveva arrivare poiché da lì, e non da altrove, poteva giungere qualcuno che accorresse al grido.

Parola di Cadavere
La mattina del 1° ottobre 1960, insieme con i miei compagni promossi dalla terza alla quarta elementare, mi alzai di scatto all'ingresso in aula del nuovo maestro. Indossavo come tutti la casacca nera, lustra e fresca di stiro. In un silenzio perfetto il maestro si presentò: "Sono il maestro Agostino Mirabile".
Poi tacque, guardandoci uno a uno e dando modo anche a noi di guardarlo bene. Alto, magro, con un singolare riporto di capelli: più avanti, durante la stagione calda, per salvaguardarlo ci avrebbe impedito di aprire le finestre, al fine di non creare correnti d'aria.


Elio Vittorini (1908-1966)

Conversazione in Sicilia
Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un'ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l'acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.

La mia guerra
Sette anni: come mai non andavo ancora a scuola? Nonno e zii, per amore di tenermi con loro, avevano persuaso mio padre, sembra, a farmi studiare privatamente. Babbo, impiegato nelle ferrovie, e perciò costretto a vivere in certe stazioncine di campagna verso Calabria o Sicilia o non so dove, lasciò che io continuassi ad esser viziato, sei o sette mesi per anno, nella casa di quei mercanti, com'egli chiamava, quando giungevano le loro lettere, i nostri parenti goriziani. A Gorizia resta legata la metà più buona della mia infanzia, la parte leggera, celeste di una nuvola che di sotto, sulla faccia paterna e ferroviaria, mi opprime nera di temporale.

Uomini e no
L' inverno del '44 è stato a Milano il più mite che si sia avuto da un quarto di secolo; nebbia quasi mai, neve mai, pioggia non più da novembre, e non una nuvola per mesi; tutto il giorno sole. Spuntava il giorno e spuntava il sole; cadeva il giorno e se ne andava il sole. Il libraio ambulante di Porta Venezia diceva: "Questo è l'inverno più mite che abbiamo avuto da un quarto di secolo. È dal 1908 che non avevamo un inverno così mite."
"Dal 1908?" diceva l' uomo del posteggio biciclette. "Allora non è un quarto di secolo. Sono trentasei anni. Dal 1908."


Annie Vivanti (Anna Emilia Vivanti) (1866-1942)

Vae victis!
La prima ad essere pronta fu Chérie. Si gettò sulle spalle il lungo accappatoio a righe e si chinò a sollevare Amour che le abbaiava alle calcagne rosee e si torceva per l'impazienza di uscire.
«Au revoir dans l'eau», disse la fanciulla con allegro gesto di saluto alla piccola Mirella e a Frida, la governante tedesca.
«Oh, Frida! Vite, vite, dégrafez-moi!» gridò Mirella volgendo le spalle alla giovane donna e indicandole con dito impaziente un gruppo di fettucce annodate che le pendevano dietro.
«Parlate tedesco, l'ho già detto a tutt'e due. Oggi è il vostro giorno di tedesco,» ammonì Frida, sciogliendo con lentezza il groviglio di nodi, mentre Mirella pestava i piedi per l'impazienza.


Constantin-François Chasseboeuf comte de Volney (1757-1820)

Les ruines, ou Méditations sur les révolutions des empires (...)
Je vous salue, ruines solitaires, tombeaux saints, murs silencieux! C'est vous que j'invoque; c'est à vous que j'adresse ma prière. Oui! Tandis que votre aspect repousse d'un secret effroi les regards du vulgaire, mon coeur trouve à vous contempler le charme de sentimens profonds et de hautes pensées. Combien d'utiles leçons, de réflexions touchantes ou fortes n'offrez-vous pas à l'esprit qui vous sait consulter! C'est vous qui, lorsque la terre entière asservie se taisait devant les tyrans, proclamiez déjà les vérités qu'ils détestent, et qui, confondant la dépouille des rois à celle du dernier esclave, attestiez le saint dogme de l'égalité.


Antoine Volodine (1950)

Frères sorcières
Je m'appelle Éliane Schubert. J'ignore ma date de naissance, c'est quelque chose que personne ne s'est soucié de m'indiquer, et ensuite il était trop tard pour calculer mon âge, la question était incongrue, la réponse idiote, le fait d'être encore en vie suffisait, on n'en demandait pas plus et ce qui comptait était d'avoir tenu bon un certain nombre d'années sans avoir sombré dans l'abomination ou la folie, ou les deux. Quand j'étais petite, je me disais que j'avais dix ans, je me Suis dit ça longtemps, et ensuite j'ai été une jeune fille, à vous d'imaginer un chiffre pour ça, entre quinze et vingt ans, c'est le chiffre qu'on avance en général. C'est resté comme ça un moment, et ensuite les hommes m'ont donné trente-cinq ou trente-huit ans. Les femmes n'avançaient rien de précis à mon sujet, elles devaient penser que j'étais plutôt vieille, comme elles. Plutôt vieille, usée, pas mal conservée quand on songe aux épreuves que nous passions notre temps à traverser. Les dates de naissance, les anniversaires de vie et de mort, nous ne nous occupions jamais de ça. Nous étions déjà bien contentes d'être toujours vivantes.
Pas de considérations pathétiques. Synthétisez pour commencer. Quelques lumières sur votre enfance.
Streghe fraterne
Mi chiamo Éliane Schubert. Non conosco la mia data di nascita, è una cosa che nessuno si è preoccupato di comunicarmi, e dopo era troppo tardi per calcolare la mia età, la questione mal posta, la risposta idiota, il fatto di essere ancora in vita sufficiente, più di questo non chiedevamo, e ciò che contava era aver resistito un certo numero di anni senza sprofondare nell'abominio o nella follia, o nelle due cose insieme. Da piccola, dicevo a me stessa di avere dieci anni, me lo sono detta a lungo, e poi sono diventata una ragazza, lascio a voi il compito di immaginare una cifra congrua, tra i quindici e i vent'anni, cifra che in genere s'azzarda. La storia è andata avanti così per un bel pezzo, poi gli uomini mi hanno dato trentacinque o trentotto anni. Le donne non ipotizzavano nulla di preciso riguardo a me, dovevano trovarmi piuttosto vecchia, come loro. Piuttosto vecchia e sciupata, ma abbastanza ben conservata se si pensa alle prove che impiegavamo l'intero nostro tempo a superare. Alle date di nascita, agli anniversari di vita e di morte, non badavamo mai. Eravamo già contente di essere ancora vive.
Evitiamo considerazioni strappalacrime. Faccia una sintesi, per cominciare. Qualche accenno alla sua infanzia.

(Traduzione: Anna D'Elia)


Paolo Volponi (1924-1994)

Il lanciatore di giavellotto
Dalla metà di ottobre, con la mattina che batteva più bianca alla finestra e con il rumore del fiume ormai dentro casa, la nuvola e il fico erano diventati un riferimento fisso per Damiano Possanza. Mentre si preparava per la nuova giornata, la matassa grigiastra che si opponeva al sole e la macchia verde dell'albero occupavano la sua vista e il suo pensiero.

La macchina mondiale
Il mio pensiero e la mia materia, le lacerazioni che si producono all’interno, nel tracciato della mia macchina e nell’accensione dei diversi commutatori, mi tengono anche vicino alle cose e ai fatti che camminano intorno a me, nella mia casa e nella mia campagna e in questo pezzo di terra marchigiana dalla parte dell’Appennino, che viene chiamato la parrocchia di San Savino.

Il sipario ducale
Il portabandiera di ferro infisso nel muro sopra il portale cigolava di continuo e dall'orto pensile di fronte, colmo di neve con tutti i suoi lauri ed agrifogli, gli rispondeva il verso di qualche tordo sperduto: anche il vento a quel punto girava verso l'alto, anche la luce... verso quelle gobbe di neve.
Il prof. Gaspare Subissoni alzò il bavero e poi anche gli occhi con pazienza irosa sopra quei vecchi incontri, brontolando per lo stradino troppo stretto tra la neve e per il timore che un refolo incombente, giacché il vento stava rinvigorendosi scappandogli birbo sotto i passi, potesse crollargli addosso.

La strada per Roma
L'uva esposta nella vetrina del negozietto della Pennabianca, il più povero di Urbino, era già appassita e da qualche giorno abbandonata anche dalle vespe. Ormai per la strada di Santa Lucia veniva una tramontana bagnata, con un'ala salina sopra i tetti e i cornicioni, che rinfrescava la luce vecchia e ammorbidiva la polvere lasciata dall'estate. La luce restava anche dopo il tramonto, perduta tra i vertici dei tetti e cadeva solo, ormai nella notte, con l'ultimo stormo dei piccioni.


Voltaire (François-Marie Arouet) (1694-1778)

Candide ou l'optimisme
Il y avait en Westphalie, dans le château de M. le baron de Thunder-ten-tronckh, un jeune garçon à qui la nature avait donné les moeurs les plus douces. Sa physionomie annonçait son âme. Il avait le jugement assez droit, avec l'esprit le plus simple; c'est, je crois, pour cette raison qu'on le nommait Candide. Les anciens domestiques de la maison soupçonnaient qu'il était fils de la soeur de monsieur le baron et d'un bon et honnête gentilhomme du voisinage, que cette demoiselle ne voulut jamais épouser parce qu'il n'avait pu prouver que soixante et onze quartiers, et que le reste de son arbre généalogique avait été perdu par l'injure du temps.
Candido o l'ottimismo
Viveva in Westfalia, nel castello del barone di Thunder-te-tronckh, un ragazzo a cui la natura aveva fatto dono di un dolcissimo carattere. Il suo aspetto denunciava la sua anima. Univa un notevole giudizio allo spirito più semplice, e per questo, credo, era chiamato Candido. I vecchi domestici della casa sospettavano che fosse il figlio della sorella del barone e di un buono e onesto gentiluomo dei dintorni, che la signorina non aveva mai voluto sposare, perché egli aveva potuto provare solo settantun quarti, mentre il resto del suo albero genealogico era andato perduto col tempo.

(Traduzione: Paola Marciano Angioletti)

Histoire de Charles XII (...)
La Suède et la Finlande composent un royaume large d’environ deux cents de nos lieues, et long de trois cents. Il s’etend du midi au nord depuis le cinquante-cinquième degré, ou à peu près, jusq’au soixante et dixième, sous un climat rigoureux, qui n’a presque ni printemps ni automne. L’hivier y règne neuf mois de l’année: les chaleurs de l’été succèdent tout à coup à un froid excessif; et il gèle dès le mois d’octobre, sans aucune de ces gradations insensibles qui amènent ailleurs les saisons, et en rendent le changement plus doux. La nature, en récompense, a donné à ce climat rude un ciel serein, un air pur.

Micromégas
Dans une de ces planètes qui tournent autour de l'étoile nommée Sirius, il y avait un jeune homme de beaucoup d'esprit, que j'ai eu l'honneur de connaître dans le dernier voyage qu'il fit sur notre petite fourmilière; il s'appelait Micromégas, nom qui convient fort à tous les grands. Il avait huit lieues de haut: j'entends, par huit lieues, vingt-quatre mille pas géométriques de cinq pieds chacun.
Quelques algébristes, gens toujours utiles au public, prendront sur-le- champ la plume, et trouveront que, puisque monsieur Micromégas, habitant du pays de Sirius, a de la tête aux pieds vingt-quatre mille pas, qui font cent vingt mille pieds de roi, et que nous autres, citoyens de la terre, nous n'avons guère que cinq pieds, et que notre globe a neuf mille lieues de tour, ils trouveront, dis-je, qu'il faut absolument que le globe qui l'a produit ait au juste vingt-un millions six cent mille fois plus de circonférence que notre petite terre. Rien n'est plus simple et plus ordinaire dans la nature.
Micromegas
In uno dei pianeti che girano intorno alla stella chiamata Sirio c'era un giovane di molto spirito, che ho avuto l'onore di conoscere durante il suo ultimo viaggio sul nostro piccolo formicaio: si chiamava Micromegas, nome convenientissimo a tutti i grandi. Era alto otto leghe, e per otto leghe intendo ventiquattromila passi geometrici di cinque piedi ognuno.
Alcuni algebristi, gente sempre utile al pubblico, prenderanno immediatamente la penna e troveranno che se il signor Micromegas, abitante del paese di Sirio, ha ventiquattromila passi dalla testa al piedi, cioè centoventimila piedi francesi, e se noialtri cittadini della terra abbiamo solo cinque piedi, e se il nostro globo ha novemila leghe di circonferenza, troveranno, dico, che il globo che l'ha prodotto deve assolutamente, esattamente, avere ventun milioni seicentomila volte la circonferenza della nostra piccola terra. Non v'è nulla di più semplice e di consueto nella natura.

(Traduzione: Paola Marciano Angioletti)


Kurt Vonnegut (1922-2007)

Cat's Cradle
Call me Jonah. My parents did, or nearly did. They called me John.
Jonah - John - if I had been a Sam, I would have been a Jonah still - not because I have been unlucky for others, but because somebody or something has compelled me to be certain places at certain times, without fail. Conveyances and motives, both conventional and bizarre, have been provided. And, according to plan, at each appointed second, at each appointed place this Jonah was there.
Listen:
When I was a younger man - two wives ago, 250,000 cigarettes ago, 3,000 quarts of booze ago...
When I was a much younger man, I began to collect material for a book to be called - The Day the World Ended -.
Ghiaccio nove
Chiamatemi Jonah. I miei genitori mi chiamavano più o meno così. Mi chiamavano John.
Jonah o John... se anche mi fossi chiamato Sam sarei rimasto un Jonah - e non perché fossi un menagramo, ma perché c'era sempre qualcosa o qualcuno che mi scaraventava puntualmente in determinati posti, in determinati momenti. Non senza i debiti mezzi e motivi, convenzionali o strambi che fossero. E, nel pieno rispetto del piano, allo scoccare del secondo stabilito, questo Jonah era lì, nel posto stabilito.
State a sentire:
Quando ero più giovane - due mogli or sono, più 250.000 sigarette e 50.000 cicchetti...
Quando ero molto, ma molto più giovane, incominciai a raccogliere il materiale per un libro che doveva intitolarsi
Il giorno in cui il mondo finì.
(Traduzione: Delfina Vezzoli)

Galapagos
The thing was:
One million years ago, back in 1986 A.D., Guayaquil was the chief seaport of the little South American democracy of Ecuador, whose capital was Quito, high in the Andes Mountains. Guayaquil was two degrees south of the equator, the imaginary bellyband of the planet after which the country itself was named. It was always very hot there, and humid, too, for the city was built in the doldrums - on a springy marsh through which the mingled waters of several rivers draining the mountains flowed.
Galapagos
La cosa era questa:
Un milione di anni fa, nel 1986 dopo Cristo, Guayaquil era il principale porto marittimo del piccolo stato democratico sudamericano denominato Equador, la cui capitale, Quito, si situava ad alta quota tra le Ande. Guayaquil sorgeva due gradi a sud dell'equatore, immaginaria cintura del pianeta donde il paese traeva il proprio nome. Faceva sempre molto caldo, a Guayaquil: caldo e umido, perché la città era ubicata nella zona delle calme equatoriali, e per l'esattezza in una pianura paludosa percorsa dalle acque commiste di numerosi fiumi che defluivano dalle montagne.

(Traduzione: Riccardo Mainardi)

God Bless You, Dr. Kevorkian
On my near-death experience this morning, I found out what becomes of people who die while they're still babies. Finding that out was accidental, since I'd gone down the blue tunnel to interview Dir. Mary D. Ainsworth, who died last March 21, age eighty-five, in Charlottesville, Virginia. She was a retired but active-to-the-end developmental psychologist.
Dr. Ainsworth's extravagantly favorable obituary in the New York Times said she had done more research than anyone on the long-term effects of bonding between a mother and an infant during the first year of life - or, alternatively, the absentminded lack of bonding.
Dio la benedica dott. Kevorkian
Durante la mia esperienza di quasi morte, stamattina, ho scoperto che cosa succede alle persone che muoiono quando sono ancora piccole. È stata una scoperta accidentale, poiché mi ero introdotto nel tunnel celeste per intervistare la dottoressa Mary D. Ainsworth, morta a ottantacinque anni il 21 marzo scorso a Charlottesville, Virginia. Era una psicologa dello sviluppo, in pensione, ma attiva fino all'ultimo giorno
Il suo necrologio sul "New York Times", generosamente elogiativo, diceva che la dottoressa Ainsworth aveva svolto più ricerche di chiunque altro sugli effetti a lunga scadenza del legame tra la madre e il bambino durante il primo anno di vita; o, alternativamente, della sbadata mancanza di questo legame.

(Traduzione: Vincenzo Mantovani)

A Man without a Country
As a kid I was the youngest member of my family, and the youngest child in any family is always a jokemaker, because a joke is the only way he can enter into an adult conversation. My sister was five years older than I was, my brother was nine years older than I was, and my parents were both talkers. So at the dinner table when I was very young, I was boring to all those other people. They did not want to hear about the dumb childish news of my days. They wanted to talk about really important stuff that happened in high school or maybe in college or at work. So the only way I could get into a conversation was to say something funny.
Un uomo senza patria
Da bambino ero il membro più giovane della mia famiglia, e il figlio più piccolo è sempre quello che fa il buffone, perché solo grazie alle buffonate riesce a inserirsi nei discorsi dei grandi. Mia sorella aveva cinque anni più di me, mio fratello nove, e i miei genitori erano dotati entrambi di una bella parlantina. Perciò, quando ero molto piccolo e cenavamo insieme, a tutte queste persone io risultavo noioso. Non volevano sentirsi raccontare le sciocche novità infantili delle mie giornate. Volevano parlare delle cose veramente importanti che gli erano successe al liceo, o magari all'università o al lavoro. E allora l'unico modo che avevo per entrare nel discorso era dire qualcosa che li facesse ridere.

(Traduzione: Martina Testa)

Mother Night
My name is Howard W. Campbell, Jr.
I am an American by birth, a Nazi by reputation, and a nationless person by inclination.
The year in which I write this book is 1961.
I address this book of mine to Mr. Tuvia Friedmann, Director of the Haifa Institute for the Documentation of War Criminals, and to whomever else this may concern.
Why should this book interest Mr. Friedmann?
Because it is written by a man suspected of being a war criminal.
Madre notte
Mi chiamo Howard W. Campbell, jr.
Ho fama di nazista, sono americano di nascita e apolide per inclinazione naturale.
L'anno in cui scrivo è il 1961.
Voglio dedicare questo mio libro al signor Tuvia Friedmann, direttore dell'Istituto per la documentazione dei crimini di guerra di Haifa, e a chiunque altro possa interessare.
Perché al signor Friedmann dovrebbe importargli qualcosa di questo libro?
Perché sull'uomo che lo sta scrivendo grava il sospetto che sia stato un criminale di guerra.

(Traduzione: Luigi Ballerini)

The Sirens of Titan
Every one now knows how to find the meaning of life within himself.
But mankind wasn't always so lucky Less than a century ago men and women did not have easy access to the puzzle boxes within them.
They could not name even one of the fifty-three portals to the soul.
Gimcrack religions were big business.
Mankind, ignorant of the truths that lie within every human being, looked outward—pushed ever outward. What mankind hoped to learn in its outward push was who was actually in charge of all creation, and what all creation was all about.
Le sirene di Titano
Oggi tutti sanno come trovare dentro di sé il significato della vita.
Ma l’umanità non è stata sempre così fortunata. Meno di un secolo fa uomini e donne non avevano facile accesso agli enigmi che hanno dentro di sé.
Non sapevano nominare nemmeno uno dei cinquantatré portali dell’anima.
E le religioni più stravaganti facevano affari d’oro.
L’umanità, ignara delle verità che sono chiuse in ogni essere umano, guardava fuori, premeva sempre più verso l’esterno. Ciò che l’umanità sperava d’imparare dalla sua spinta verso l’esterno era chi fosse veramente responsabile di tutto il creato, e quale senso avesse tutto il creato.

(Traduzione: Vincenzo Mantovani)

Slaughterhouse-Five
All this happened, more or less. The war parts, anyway, are pretty much true. One guy I knew really was shot in Dresden for taking a teapot that wasn't his. Another guy I knew really did threaten to have his personal enemies killed by hired gunmen after the war. And so on. I've changed all the names.
I really did go back to Dresden with Guggenheim money (God love it) in 1967. It looked a lot like Dayton, Ohio, more open spaces than Dayton has. There must be tons of human bone meal in the ground.
I went back there with an old war buddy, Bernard V. O'Hare, and we made friends with a cab driver, who took us to the slaughterhouse where we had been locked up at night as prisoners of war.
Mattatoio n. 5
È tutto accaduto, più o meno. Le parti sulla guerra, in ogni caso, sono abbastanza vere. Un tale che conoscevo fu
veramente ucciso, a Dresda, per aver preso una teiera che non era sua. Un altro tizio che conoscevo minacciò veramente di far uccidere i suoi nemici personali, dopo la guerra, da killer prezzolati. E così via. Ho cambiato tutti i nomi.
Io ci tornai
veramente, a Dresda, con i soldi della Fondazione Guggenheim (Dio la benedica), nel 1967. Somigliava molto a Dayton, nell'Ohio, ma c'erano più aree deserte che a Dayton. Nel terreno dovevano esserci tonnellate di ossa umane.
Ci tornai con un vecchio commilitone, Bernard V. O'Hare, e là facemmo amicizia con un tassista che ci portò al mattatoio dove rinchiudevano, di notte, i prigionieri di guerra.

(Traduzione: Luigi Brioschi)

Timequake
Call me Junior. My six grown kids do. Three are adopted nephews, three are my own. They call me Junior behind my back. They think I don't know that.

I say in speeches that a plausible mission of artists is to make people appreciate being alive at least a little bit. I am then asked if I know of any artists who pulled that off. I reply, "The Beatles did."
It appears to me that the most highly evolved Earthling creatures find being alive embarassing or much worse. Never mind cases of extreme discomfort, such as idealists' being crucified. Two important women in my life, my mother and my only sister, Alice, or Allie, in Heaven now, hated life and said so. Allie would cry out, "I give up! I give up!"

Cronosisma
Chiamatemi Junior. I miei sei figli, ormai adulti, mi chiamano così. Tre sono nipoti che ho adottato, tre sono miei. Mi chiamano Junior, ma solo quando non li sento. Pensano che non lo sappia.

Nelle conferenze sostengo che una plausibile missione degli artisti sia quella di far sentire le persone almeno un po’ contente di essere vive. A quel punto c’è sempre qualcuno che mi chiede quale artista ci sia riuscito. Io rispondo: «I Beatles».
A mio avviso le più evolute creature terrestri reputano imbarazzante, o anche molto peggio, essere vive. Non mi baso su casi estremi, tipo il finire in croce di qualche idealista. Due donne importanti della mia vita, mia madre e la mia unica sorella, Alice, o Allie, adesso entrambe in Paradiso, odiavano la vita, e lo dicevano. Spesso Allie si metteva a urlare: «Mi arrendo! Mi arrendo!»

(Traduzione: Sergio Claudio Perroni)


Susan Vreeland (1946-2017)

Clara and Mr. Tiffany
I opened the beveled-glass door under the sign announcing Tiffany Glass and Decorating Company in ornate bronze. A new sign with a new name. Fine. I felt new too.
In the ground-floor showroom of the five-story building, stained-glass windows hung from the high ceiling, and large mosaic panels leaned against the walls. Despite the urgency of my business, I couldn't resist taking a quick look at the free-form vases, bronze desk sets, pendulum clocks, and Art Nouveau candelabras. It was the oil lamps that bothered me. Their blown-glass shades sat above squat, bulbous bases too earthbound to be elegant. Mr. Tiffany was capable of more grace than that.
Una ragazza da Tiffany
Aprii la porta di vetro molato sotto l'elaborata insegna in bronzo, Tiffany Glass & Decorating Company. Una nuova insegna e un nuovo nome. Bene: anch'io sentivo di essere un'altra persona.
Nel salone al piano terra dell'edificio di cinque piani enormi vetrate erano appese al soffitto e grandi mosaici poggiavano alle pareti. Sebbene avessi fretta, non seppi resistere alla tentazione di dare una sbirciatina ai vasi dalle linee morbide, ai completi da scrivania in bronzo, alle pendole, ai candelabri Art Nouveau. Ma le lampade stonavano con i loro paralumi di vetro soffiato sopra le basi tozze e bulbose: troppo ordinarie per essere eleganti! Il signor Tiffany poteva fare di meglio.

(Traduzione: Massimo Ortelio)

Girl in Hyacinth Blue
Cornelius Engelbrecht invented himself. Let me emphasize, straight away, that he isn't what I would call a friend, but I know him enough to say that he did purposely design himself: single, modest dresser in receding colors, mathematics teacher, sponsor of the chess club, mild-mannered acquaintance to all rather than a friend to any, a person anxious to become invisible. However, that exterior blandness masked a burning center, and for some reason that became clear to me only later, Cornelius Engelbrecht revealed to me the secret obsession that lay beneath his orderly, controlled design.
La ragazza in blu
Cornelius Engelbrecht ha inventato se stesso. Vorrei chiarire sin dall'inizio che Cornelius non è quello che chiamerei un amico, ma lo conosco abbastanza bene da poter dire che si è confezionato una personalità su misura: scapolo, vestito sobriamente con colori indefinibili, insegnante di matematica, sostenitore del circolo degli scacchi, conoscente discreto di tutti piuttosto che amico intimo di qualcuno, era una persona che cercava di rendersi invisibile. Tuttavia, dietro l'aspetto insignificante si celava un cuore incandescente e, per ragioni che mi sarebbero apparse chiare soltanto in seguito, Cornelius Engelbrecht rivelò proprio a me l'ossessione segreta che nascondeva sotto il suo stile di vita scrupolosamente controllato.

(Traduzione: Maria Clara Pasetti)

The Passion of Artemisia
My father walked beside me to give me courage, his palm touching gently the back laces of my bodice. In the lowangled glare already baking the paving stones od the piazza and the top of my head, the still shadow of the Inquisitor's noose hanging above the Tor di Nona, the papal court, stretched grotesquely down the wall, its shape the outline ot a tear.
"A brief unpleasantness, Artemisia," my father said, looking straight ahead. "Just a little squeezing."
He emant the sibille.
If, while my hands were bound, I gave again the same testimony as I had the previous weeks, they would know it was the truth and the trial would be over. Not my trial. I kept telling myself that: I was not on trial. Agostino Tassi was on trial.
La passione di Artemisia
Mio padre mi camminava accanto per darmi coraggio e con la mano sfiorava lieve i pizzi che ornavano le spalle del mio corpetto. La luce abbagliante, quasi allo zenit, infuocava già le pietre che pavimentavano la piazza. Sopra Tor di Nona, l'ombra immobile del nodo scorsoio dell'Inquisizione, il tribunale papale, si proiettava in modo sinistro sul muro e il suo profilo pareva l'immagine di una lacrima.
"Un disagio di breve durata Artemisia", disse mio padre, guardando diritto davanti a sé. "Non più di una piccola strizzatina".
Stava parlando della
sibilla
Se, con le dita strette alle funi, avessi reso la stessa testimonianza della settimana precedente, avrebbero compreso che dicevo la verità e il processo sarebbe terminato. Processo non mio. Continuavo a ripetermi che non ero io quella sotto processo. Agostino Tassi era sotto processo.

(Traduzione: Francesca Diano)


Dan Vyleta (1974)

Smoke
“Thomas, Thomas! Wake up!"
The first thing he does upon waking is to search his nightshirt, his bedding for soiling. He does so quickly, mechanically, still more than half asleep: runs a palm over his skin feeling for the telltale grit of Soot.
Only then does he wonder what time it is, and who it is that has woken him.
Nerofumo e cenere
«Thomas, Thomas! Svegliati!»
La prima cosa che fa appena apre gli occhi è controllare se la camicia da notte o le lenzuola si sono imbrattate durante la notte. Lo fa alla svelta, con un gesto meccanico: si passa il palmo della mano sulla pelle per cercare tracce di Fuliggine.
Solo dopo si domanda che ore siano. E chi l'abbia svegliato.

(Traduzione: Lorenzo Flabbi)

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