Incipit / K
Le frasi iniziali della letteratura di ogni tempo e paese.

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Ismail Kadaré (1936)

La Pyramide (La piramide)
Quando una mattina di fine autunno il nuovo faraone Cheope, asceso al trono da pochi mesi soltanto, lasciò intendere che forse avrebbe rinunciato a farsi costruire una piramide, coloro che l'ascoltavano, l'astrologo di palazzo, alcuni fra i ministri più affezionati, il vecchio consigliere Userkaf e il gran sacerdote Hemiunu, che assolveva anche la funzione di capoarchitetto dell'Egitto, si rabbuiarono come se avessero appena sentito annunciare una catastrofe.
Continuarono per un po' a scrutare attentamente il volto del sovrano con la speranza di scorgervi una traccia d'ironia, poi, come avrebbero raccontato in seguito l'uno dopo l'altro, cercarono di infondersi coraggio ricordando il
forse che il faraone aveva proferito a fior di labbra.
(Traduzione: Francesco Bruno)


Franz Kafka (1883-1924)

Amerika
Als der sechzehnjährige Karl Roßmann, der von seinen armen Eltern nach Amerika geschickt worden war, weil ihn ein Dienstmädchen verführt und ein Kind von ihm bekommen hatte, in dem schon langsam gewordenen Schiff in den Hafen von New York einfuhr, erblickte er die schon längst beobachtete Statue der Freiheitsgöttin wie in einem plötzlich stärker gewordenen Sonnenlicht. Ihr Arm mit dem Schwert ragte wie neuerdings empor, und um ihre Gestalt wehten die freien Lüfte.
"So hoch!" sagte er sich und wurde, wie er so gar nicht an das Weggehen dachte, von der immer mehr anschwellenden Menge der Gepäckträger, die an ihm vorüberzogen, allmählich bis an das Bordgeländer geschoben.
America
Quando il sedicenne Karl Rossmann, mandato in America dai suoi poveri genitori perché una cameriera l'aveva sedotto e aveva avuto un figlio da lui, entrò nel porto di New York sulla nave che aveva rallentato, vide la statua della Libertà tanto a lungo contemplata, come se attorno ad essa la luce del solo si fosse improvvisamente fatta più intensa. Il braccio con la spada svettava in alto come se si fosse alzato allora, e attorno alla sua figura aleggiava libera l'aria.
"Com'è alta!", si disse, e giacché non pensava minimamente a muoversi fu spinto via via contro il parapetto dalla folla sempre più folta di facchini che gli passavano accanto.

(Traduzione: Mirella Ulivieri)

Brief an der Vater
Liebster Vater,
Du hast mich letzthin einmal gefragt, warum ich behaupte, ich hätte Furcht vor Dir. Ich wußte Dir, wie gewöhnlich, nichts zu antworten, zum Teil eben aus der Furcht, die ich vor Dir habe, zum Teil deshalb, weil zur Begründung dieser Furcht zu viele Einzelheiten gehören, als daß ich sie im Reden halbwegs zusammenhalten könnte.
Lettera al padre
Caro papà,
recentemente ti è capitato di chiedermi perchè affermo che avrei paura di te. Come al solito non ho saputo risponderti, in parte appunto per la paura che mi incuti, in parte perchè motivare questa paura richiederebbe troppi particolari, più di quanti riuscirei a riunire in qualche modo in un discorso

(Traduzione: Claudio Groff)

In der Straftkolonie
"Es ist ein eigentümlicher Apparat", sagte der Offizier zu dem Forschungsreisenden und überblickte mit einem gewissermaßen bewundernden Blick den ihm doch wohlbekannten Apparat. Der Reisende schien nur aus Höflichkeit der Einladung des Kommandanten gefolgt zu sein, der ihn aufgefordert hatte, der Exekution eines Soldaten beizuwohnen, der wegen Ungehorsam und Beleidigung des Vorgesetzten verurteilt worden war. Das Interesse für diese Exekution war wohl auch in der Strafkolonie nicht sehr groß.
Nella colonia penale
"È un apparecchio singolare", disse l'ufficiale all'esploratore, contemplando con uno sguardo quasi ammirato l'apparecchio a lui ben noto. L'esploratore doveva aver accettato solo per cortesia l'invito del comandante, che gli aveva proposto di assistere all'esecuzione di un soldato, condannato per insubordinazione e oltraggio a un superiore. Anche nella colonia penale l'interesse per quell'esecuzione non era certo notevole.

(Traduzione: Luigi Coppé)

Der Prozess
Jemand mußte Josef K. verleumdet haben, denn ohne daß er etwas Böses getan hätte, wurde er eines Morgens verhaftet. Die Köchin der Frau Grubach, seiner Zimmervermieterin, die ihm jeden Tag gegen acht Uhr früh das Frühstück brachte, kam diesmal nicht. Das war noch niemals geschehn. K. wartete noch ein Weilchen, sah von seinem Kopfkissen aus die alte Frau die ihm gegenüber wohnte und die ihn mit einer an ihr ganz ungewöhnlichen Neugierde beobachtete, dann aber, gleichzeitig befremdet und hungrig, läutete er. Sofort klopfte es und ein Mann, den er in dieser Wohnung noch niemals gesehen hatte trat ein. Er war schlank und doch fest gebaut, er trug ein anliegendes schwarzes Kleid, das ähnlich den Reiseanzügen mit verschiedenen Falten, Taschen, Schnallen, Knöpfen und einem Gürtel versehen war und infolgedessen, ohne daß man sich darüber klar wurde, wozu es dienen sollte, besonders praktisch erschien. "Wer sind Sie?" fragte K. und saß gleich halb aufrecht im Bett. Der Mann aber ging über die Frage hinweg, als müsse man seine Erscheinung hinnehmen und sagte bloß seinerseits: "Sie haben geläutet?"
Il processo
Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato. La cuoca della signora Grubach, la sua affittacamere, che ogni mattina verso le otto gli portava la colazione, quella volta non venne. Non era mai successo fino allora. K. aspettò ancora un po', guardò dal suo cuscino la vecchia che abitava di fronte e che lo osservava con una curiosità che non le era assolutamente abituale, infine, meravigliato e insieme affamato, suonò il campanello. Subito qualcuno bussò e un uomo che in quella casa non si era mai visto si fece avanti. Era snello e tuttavia di solida corporatura, portava un attillato abito nero che, come gli abiti da viaggio, era provvisto di numerose pieghe, tasche, fibbie, bottoni, e di una cintura, e che di conseguenza, senza che risultasse chiara la funzione di tutto ciò, dava l'impressione di essere particolarmente pratico. "Lei chi è?" chiese K., e si mise subito mezzo seduto sul letto. Ma l'uomo ignorò la domanda, come se si fosse obbligati ad accettare la sua comparsa, e si limitò a dire a sua volta: "Ha suonato?"

(Traduzione: Elena Franchetti)

Das Schloss
Es war spät abend als K. ankam. Das Dorf lag in tiefem Schnee. Vom Schloßberg war nichts zu sehn, Nebel und Finsternis umgaben ihn, auch nicht der schwächste Lichtschein deutete das große Schloß an. Lange stand K. auf der Holzbrücke die von der Landstraße zum Dorf führt und blickte in die scheinbare Leere empor.
Dann gieng er ein Nachtlager suchen; im Wirtshaus war man noch wach, der Wirt hatte zwar kein Zimmer zu vermieten, aber er wollte, von dem späten Gast äußerst überrascht und verwirrt, K. in der Wirtsstube auf einem Strohsack schlafen lassen, K. War damit einverstanden. Einige Bauern saßen noch beim Bier aber er wollte sich mit niemandem unterhalten, holte selbst den Strohsack vom Dachboden und legte sich in der Nähe des Ofens hin. Warm war es, die Bauern waren still, ein wenig prüfte er sie noch mit den müden Augen, dann schlief er ein.
Il castello
Era tarda sera quando K. arrivò. Il paese era affondato nella neve. La collina non si vedeva, nebbia e tenebre la nascondevano, e non il più fioco raggio di luce indicava il grande Castello. K. si fermò a lungo sul ponte di legno che conduceva dalla strada maestra al villaggio, e guardò su nel vuoto apparente.
Poi andò a cercarsi un tetto; nell'osteria erano ancora svegli, l'oste non aveva stanze da appigionare, ma, molto sorpreso e sconcertato da quel cliente tardivo, gli propose di farlo dormire nella sala su un pagliericcio. K. accettò. Alcuni contadini erano ancora seduti davanti ai loro boccali di birra, ma egli non volle parlare con nessuno, andò lui stesso a prendersi il pagliericcio in solaio, e si coricò vicino alla stufa. Faceva caldo, i contadini erano silenziosi, K. li guardò ancora per qualche minuto con gli occhi stanchi, poi s'addormentò.

(Traduzione: Anita Rho))

Die Verwandlung
Als Gregor Samsa eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fand er sich in seinem Bett zu einem ungeheueren Ungeziefer verwandelt. Er lag aus seinem panzerartig harten Rükken und sah, wenn er den Kopf ein wenig hob, seinen gewölbten, braunen, von bogenförmigen Versteifungen geteilten Bauch, auf dessen Höhe sich die Bettdecke, zum gänzlichen Niedergleiten bereit, kaum noch erhalten konnte. Seine vielen, im Vergleich zu seinem sonstigen Umfang kläglich dünnen Beine flimmerten ihm hilflos vor den Augen.
"Was ist mit mir geschehen?", dachte er. Es war kein Traum.
La metamorfosi
Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso. Era disteso sul dorso, duro come una corazza, e alzando un poco il capo poteva vedere il suo ventre bruno convesso, solcato da nervature arcuate, sul quale si manteneva a stento la coperta, prossima a scivolare a terra. Una quantità di gambe, compassionevolmente sottili in confronto alla sua mole, gli si agitava dinanzi agli occhi.
"Che mi è accaduto?" pensò. Non era un sogno.

(Traduzione: Anita Rho)


Thòdoros Kallifatidis (1938)

Τιμανδρα (Timandra)
Era disteso accanto a me, nudo. Il bagliore del fuoco nel caminetto gli si riverberava sulla fronte e faceva brillare le gocce di sudore come pietre preziose. Esattamente allora si udirono i passi. Mi raggelai. Lui aveva il respiro calmo, profondo.
“Arriva qualcuno,” dissi.
“Venga pure chi vuole,” mi rispose. “Sono venticinque anni che li aspetto.”

(Traduzione: Nicola Crocetti)


Vasilij Vasil'evič Kamenskij (1884-1961)

Put' entuziasta (Il cammino di un entusiasta)
Il battello della Kama era in navigazione da Perm' a Niznij-Novgorod, e si apriva la strada tra lastre di ghiaccio che stavano ormai sciogliendosi. Era il primo viaggio di primavera. Comandava il battello mio nonno materno, Gavriil Serebrennikov.
Quel 18 aprile del 1884 io venni al mondo nella cabina di mio nonno, sulla Kama, tra Perm' e Sarapul.
Mia madre, Evstolija Gavrilovna, mi portò subito a casa - nella regione degli Urali centrali (a quaranta verste dalla Montagna calda), nel villaggio di Borovskoe dove mio padre, Vasilij Filippovic, lavorava come guardiano delle miniere d'oro.

(Traduzione: Costantino Di Paola)


M. R. C. Kasasian (19??)

The Curse of the House of Fosket
Legend had it there was a curse on the House of Foskett. Giles, the first Baron Foskett, it was said, had been present in 1417 at the Siege of Bowfield during the long Wars of the Roses and led the second wave of attackers through the breached walls. The defenders had placed their wives and children in the Church of St Oswald for sanctuary but a bloodlust was upon the attackers and they forced their way into the building, slaughtering everybody who sheltered there.
La maledizione di casa Foskett
Secondo la leggenda, sul casato dei Foskett aleggiava una maledizione. Si diceva che Giles, primo barone Foskett, avesse partecipato nel 1417 all’assedio di Bowfield, durante la Guerra delle due rose, e guidato la seconda ondata di soldati attraverso una breccia nelle mura. Gli abitanti avevano chiuso donne e bambini nella chiesa di Sant’Osvaldo, ma gli aggressori, spinti da un’incontenibile sete di sangue, forzarono le porte dell’edificio sacro e massacrarono tutti coloro che si erano rifugiati al suo interno.

(Traduzione: Clara Serretta)

The Mangle Street Murders
Eliza shepherd was murdered. Her body was discovered on her bed at eight o'clock on the morning of Monday 28 January 1882 by her sister and roommate, Maria. They had lived on the top floor of a ramshackle pile of rooms over the Red Lion Public House, Slurry Street, Whitechapel.
Two hours later the body of Jane O'Donnell was discovered in another room along the corridor.
I delitti di Mangle Street
Eliza Shepherd era stata ammazzata. La sorella e la coinquilina, Maria, la trovarono morta nel suo letto, lunedì 28 gennaio 1882 alle otto di mattina. Le tre ragazze vivevano all’ultimo piano di un ammasso diroccato di stanze, sopra il Red Lion, un pub di Slurry Street, a Whitechapel.
Due ore dopo, in una camera che affacciava sullo stesso corridoio, ritrovarono un altro corpo senza vita: quello di Jane O’Donnell.

(Traduzione: Clara Serretta)

Death Descends on Saturn Villa
The flames had long since died since I let Dorna Berry's message flutter into the fire, but the words still haunted me. I saw them when I tried to read Edward's letters. I saw them in the line of every book in which I struggled to bury myself. So many times I was on the brink of asking my guardian what they meant but on every occasion I pulled back, frightened that they were true.
Il mistero di Villa Saturn
Le fiamme del fuoco in cui avevo lasciato a consumarsi il messaggio di Dorna Berry si erano spente da tempo, ma quelle parole non avevano ancora smesso di perseguitarmi. Le vedevo quando tentavo di leggere le lettere di Edward. Le vedevo nelle righe di tutti i libri nei quali cercavo di nascondermi. Ero stata spesso sul punto di interrogare il mio tutore circa il loro significato, ma ogni volta mi tiravo indietro, terrorizzata all’idea che corrispondessero al vero.

(Traduzione: a cura di Librofficina)


Kyoichi Katayama (1959)

Sekai no chushin de ai wo sakebu (Gridare amore dal centro del mondo)
Stamattina quando ho aperto gli occhi piangevo. Come al solito. Di tristezza, forse, non so. È che i sentimenti non li ho più, li ho pianti insieme alle lacrime. Ero rannicchiato nel mio letto, perso nei miei pensieri, quando è arrivata mia madre: "è ora che ti alzi", ha detto. Non ha nevicato, ma la strada è ghiacciata, a tratti spruzzata di bianco e metà delle macchine circola con le catene. Il padre di Aki si siede accanto a mio padre, di fianco al posto di guida. Sua madre e io ci infiliamo nei sedili posteriori, poi mio padre mette in moto e partiamo. Davanti, gli uomini non parlano d'altro che della neve: "ce la faremo ad arrivare all'aeroporto in tempo per l'imbarco?" "L'aereo partirà in orario?". Noi due, dietro, restiamo in silenzio. Confuso, osservo il paesaggio che scivola via oltre il finestrino, i campi ai lati della strada, infinite pianure di neve. In lontananza le creste delle montagne brillano sotto i raggi del sole che filtrano attraverso le nuvole. La madre di Aki abbraccia la piccola urna con le ceneri che tiene sulle ginocchia.
(Traduzione: Marcella Mariotti


John Katzenbach (1950)

The Shadow Man (Il carnefice)
Nelle prime ore di quella che a Miami Beach prometteva di essere una sera estiva di caldo opprimente, Simon Winter, un uomo anziano che aveva passato la vita ad occuparsi di morte, decise che era giunto il momento di uccidersi. Rammaricandosi per un istante dello spiacevole compito che avrebbe scaricato su qualche sconosciuto, raggiunse a passi lenti l'armadio della camera da letto ed estrasse una consunta 38 special a canna corta dalla sua fondina di pelle scolorita e chiazzata di sudore. Fece scattare il tamburo, ne tolse cinque delle sei pallottole e se le fece scivolare in tasca. In tal modo, pensò, avrebbe fugato ogni dubbio sulle sue intenzioni. Stringendo in mano la pistola, Winter si mise alla ricerca di un foglio di carta e di una penna con cui scrivere un messaggio di addio. Ci vollero diversi, irritanti minuti.
(Traduzione: Stefano Bortolussi)


Yehudit Katzir (1963)

Schlaffstunde (Le scarpe di Fellini)
Una volta, quando le vacanze si stendevano per tutta l'estate e avevano il gusto della sabbia e il profumo dell'uva, e un sole di rame disegnava lentiggini sul viso, e dopo la Festa delle capanne il vento sibilava tra bande di nubi, e sotto il temporale tornavamo a casa al galoppo passando per la valle, e la pioggia penetrava la lingua di menta e di pini, e i cani del quartiere abbaiavano a gara come zii che tossiscono nell'intervallo di un concerto invernale; quando all'improvviso veniva primavera con gli urli dei gatti e i limoni in fiore, e di nuovo il caldo Hamsin, e nell'autobus non c'era un filo d'aria e noi ci alzavamo solo per la signora Bella Blum della Posta, che era una pericolosa-ruba-bambini e veniva da noi a letto, di notte con i capelli grigi e arruffati di una pericolosa-ruba-bambini, e con gli occhialini stretti su un naso appuntito come una matita rossa da pericolosa-ruba-bambini, e ci faceva un sorriso invitante e furbo da pericolosa-ruba-bambini, e ci toccava il viso con dita secche e gelate, e solo dandole tutti i francobolli a triangolo potevamo in qualche modo salvarci, oppure pregando Dio, che si travestiva da pagliaccio del Circo Ungherese e si dondolava con un'asta d'equilibrio sulla corda tesa sotto il tendone azzurro, con scarpe enormi e pantaloni larghi a quadri bianchi e rossi, e poi si travestiva da elefante, ci mostrava il suo didietro rugoso e andava a cena.
(Traduzione: Gabriella Steindler Moscati)


Yasunari Kawabata (1899-1972)

Izu no odorico (La danzatrice di Izu)
La strada si era fatta tortuosa, e pensavo di essere ormai vicino al passo di Amagi, quando una pioggia torrenziale, che tingeva di bianco i boschi di cipressi risalendo i fianchi della montagna, cominciò a incalzarmi a velocità spaventosa.
Avevo vent'anni, berretto dell'uniforme degli studenti liceali in testa, cartella in spalla, indossavo un kimono blu scuro e uno
hakama. Erano passati quattro giorni da quando tutto solo mi ero messo in viaggio per Izu. Mi ero fermato una notte alle terme di Shuzenji, due a quelle di Yugashima, e ora con i miei alti a pesanti geta ai piedi stavo salendo verso il passo di Amagi.
(Traduzione: Antonietta Pastore)

Jojoka (Lirica)
Rivolgere la parola ai morti, com'è triste quest'abitudine degli esseri umani!
Ma ancora più triste, non posso fare a meno di pensarlo, è la convinzione che dopo la morte essi mantengano l'aspetto che avevano in vita.
La percezione che uomini e piante abbiano uno stesso destino è il tema eterno di tutte le liriche: ho dimenticato il nome del filosofo che ha scritto questa frase, non so neppure ciò che veniva prima e dopo, ricordo soltanto queste parole e quindi non so bene se per piante si intendessero solo fiori che sbocciano e foglie che cadono oppure se vi fosse un significato più profondo.

(Traduzione: Maria Teresa Orsi)

Kataude (Il braccio)
"Un braccio te lo posso anche prestare per una notte" disse la ragazza. Poi si staccò il braccio destro dalla spalla e con la sinistra me lo mise sulle ginocchia.
"Grazie" e guardai sulle ginocchia.
Il calore del braccio destro della ragazza mi si trasmise.
"Ah, gli infilo l'anello. Come segno che si tratta del mio braccio, capisci?" e con un sorriso alzò la sinistra davanti al mio petto. "Aiutami..."
Alla ragazza, rimasta con il solo braccio sinistro, era difficile togliersi l'anello.
"Non è un anello di fidanzamento" domandai.
"No, è un ricordo di mia madre."

(Traduzione: Mario Teti)

Kinju (Uccelli e altri animali)
Le sue fantasie si infransero al verso acuto degli uccelli.
Una gabbia di uccelli grande tre volte quelle che si vedono a teatro, con dentro i criminali imprigionati, stava su un autocarro malandato.
Il suo taxi doveva essersi inserito in un corteo funebre. L'auto dietro di loro recava sul parabrezza il numero 23. Voltandosi verso il ciglio della strada, vide un monastero zen davanti al cui portale era apposta una lapide a ricordo della sepoltura di Dazai Shundai. Sul cancello un avviso:
LUTTO DEL TEMPIO. FUNERALE IN CORSO.

(Traduzione: Mario Teti)

Meijin (Il maestro di go)
Il maestro Shusai, ventunesimo discendente della famiglia degli Hon'inbo, morì la mattina del 18 gennaio 1940 presso l'albergo Urokoya di Atami. Aveva sessantasette anni.
Il 18 gennaio è una data che la gente di Atami ricorda facilmente. Infatti il giorno prima si celebra la festa dedicata a Koyo, che nel suo romanzo
Il demone dorato ambienta una scena sulla spiaggia di Atami. Koyo fa dire al suo personaggio Kan'ichi: "Ricordate e celebrate la luna di questa notte, di questo mese". E l'anniversario della morte del maestro cade il giorno successivo alla festa.
(Traduzione: Cristiana Ceci)

Nemureru bijo (La casa delle belle addormentate)
"Scherzi di cattivo genere non ne faccia; non sta bene neppure infilare le dita nella bocca delle ragazze che dormono" raccomandò la donna della locanda al vecchio Eguchi.
Al piano superiore probabilmente c'erano solo la stanza di otto tatami, in cui Eguchi stava parlando con la donna, e quella da letto attigua; da quanto aveva visto, anche al pianterreno non c'era salotto né altro, e dunque non si poteva parlare di una vera locanda. Fuori mancava persino l'insegna. Né il segreto di quella casa consentiva forse di affiggerne. All'interno non si udiva alcun rumore. A parte la donna che aveva accolto il vecchio Eguchi al cancello chiuso a chiave, e con la quale egli stava ora parlando, non si vedeva nessuno; e a lui, giunto là per la prima volta, non era chiaro se la donna fosse la padrona o un'inserviente. Sembrava comunque opportuno non fare domande superflue.

(Traduzione: Mario Teti)

Senbazuro (Mille gru)
Sebbene avesse varcato il recinto dell'Engakuji a Kamakura, Kikuji era ancora indeciso se recarsi o meno alla cerimonia del tè. Era già in ritardo.
Kurimoto Chikako lo invitava ad ogni tè che dava nell'appartato padiglione del tempio; ma lui, dopo la morte del padre, non c'era più andato. Considerava quegli inviti niente più che un omaggio formale alla memoria del padre.
Questa volta, però, Chikako aveva aggiunto sul biglietto che intendeva presentargli una sua allieva.
Leggendo quel post sciptum, Kikuji si era ricordato della voglia sul petto di Chikako.

(Traduzione: Mario Teti)

Suigetsu (Luna d'acqua)
Suo marito, malato, era come sempre a letto, costretto all'immobilità; a Kyoko venne in mente un giorno di dargli uno specchio con cui potesse guardare il suo orto. Quella piccola cosa forse sarebbe bastata a dischiudergli una nuova vita. Ma una piccola cosa non fu.
Lo specchio faceva parte della toletta da camera che Kyoko aveva ricevuto come dote di nozze. Sia lo specchio a mano sia la toletta con specchiera, un mobile non molto grande, avevano la cornice di gelso. Si trattava di quello stesso specchio che a lei, così pudica, aveva procurato tanti imbarazzi appena sposata. Ricordava ancora: una volta, incrociando i due specchi per aggiustarsi l'acconciatura, la manica del kimono era scivolata rivelando il gomito.

(Traduzione: Cristiana Ceci)

Tenohira no shosetsu: Batta to suzumushi (Racconti in un palmo di mano: La cavalletta e il grillo)
Lungo il muro dell'università, e poi oltre il muro fin davanti al liceo: dall'erba scura, sotto le nere frasche dei ciliegi, nel giardino della scuola delimitato dalla fila bianca dei paletti, giunge un frinire d'insetto.
(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Yubuwa (Racconti in un palmo di mano: L'anello)
Uno studente di giurisprudenza in ristrettezze, portandosi appresso un lavoro di traduzione, se ne andò a certe terme di montagna.
Tre geishe venute dalla città, coi loro ventagli poggiati sul viso, facevano la pennichella in un piccolo padiglione nel bosco.

(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Shiroi ana (Racconti in un palmo di mano: Il fiore bianco)
I matrimoni tra consanguinei si erano succeduti generazione dopo generazione. La sua famiglia era andata man mano estinguendosi per la tubercolosi. Anche lei ha spalle troppo strette. Un uomo che le abbracciasse avrebbe un moto di stupore.
(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Natsu no kutsu (Racconti in un palmo di mano: Le scarpette estive)
Nella carrozza cinque nonnine mezzo appisolate si raccontavano che quest'inverno andava bene col raccolto dei mandarini. Il cavallo correva e dimenava la coda come a scacciare i gabbiani.
(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Shinju (Racconti in un palmo di mano: Suicidio d'amore)
Venne una lettera dal marito che non l'aveva più voluta e se n'era andato. Venne dopo due anni, da terre lontane.
"Non far giocare la bambina con la palla di gomma. Mi arriva il rumore. Quel rumore mi percuote il cuore."

(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Asa no tsume (Racconti in un palmo di mano: Le unghie la mattina)
Una fanciulla povera viveva in un povero appartamento in affitto al primo piano. E attendeva di sposarsi col fidanzato. Però ogni sera a casa sua c'era un andirivieni di uomini sempre diversi.
(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Amagasa (Racconti in un palmo di mano: L'ombrello)
Una pioggerella primaverile che pareva più una nebbia, che non bagnava davvero ma lasciava sulla pelle una vaga umidità. La ragazzina, che si era precipitata in strada, solo quando vide l'ombrello del ragazzo se ne accorse: "Ehi, ma piove!"
(Traduzione: Ornella Civardi)

Tenohira no shosetsu: Kesho (Racconti in un palmo di mano: Trucco)
La finestra del bagno di casa mia è proprio dirimpetto alla finestra di quello della cappella funeraria di Yanaka.
Tra i due bagni c'è l'immondezzaio della cappella. Ci buttano i fiori e le ghirlande dei funerali.

(Traduzione: Ornella Civardi)

Utsukushisa to kanashimi to (Bellezza e tristezza)
Le cinque poltrone girevoli erano allineate lungo i finestrini della vettura panoramica del rapido Tokyo-Kyoto. Toshio Oki si era accorto che ad ogni movimento brusco del treno, una delle poltrone sul lato opposto, l'ultima della fila, prendeva a girare a vuoto. Le poltrone basse della fila in cui si trovava Oki erano fisse.
Oki era l'unico viaggiatore in quel vagone. Sprofondato nel sedile, guardava distratto la poltrona sull'altro lato, che continuava a girare su se stessa. Non che girasse sempre nella medesima direzione o con la medesima velocità. Accelerava, rallentava, si arrestava di tanto in tanto e a volte rimaneva completamente immobile per qualche minuto, poi riprendeva a girare nella direzione opposta. Guardando la poltrona che girava da sola nel vagone deserto, Oki sentiva affiorare la solitudine stagnante in fondo al suo cuore, dove continuavano a fluttuare pensieri incerti.

(Traduzione: Atsuko Suga)

Yama no oto (Il suono della montagna)
Con la fronte corrugata e la bocca socchiusa, Ogata Shingo sembrava rincorrere qualche pensiero. O forse agli altri non dava l'impressione di uno che pensasse. Aveva un'aria quasi triste.
Suo figlio Shuichi se n'era accorto, ma essendo abituato a vederlo in quel modo, non se ne preoccupò. Capiva non soltanto che suo padre pensava a qualcosa, ma che stava cercando di ricordarsi qualcosa.
Shingo s'era tolto il cappello e, tenendolo tra le dita della mano destra, lo pose sul ginocchio. Senza dir nulla, Shuichi prese il cappello e lo mise sulla rete portabagagli del treno.

(Traduzione: Atsuko Ricca Suga)

Yukiguni (Il paese delle nevi)
Usciti dalla lunga galleria di confine, si era già nel paese delle nevi. Il fondo della notte si tinse di bianco. Il treno si fermò alla stazione di scambio.
Una giovane donna si alzò dal suo posto, dall'altro lato del corridoio centrale, e venne ad abbassare il finestrino accanto a Shinamura. Un'aria gelida di neve penetrò all'interno. La ragazza, sporgendosi più che poteva dal finestrino, gridò in lontananza:
"Capostazione, capostazione!".
L'uomo, che avanzava lentamente nella neve con una lampada in mano, aveva la faccia avvolta dalla sciarpa fino al naso, e un berretto di pelliccia che gli copriva le orecchie.

(Traduzione: Giorgio Amitrano)


Guy Gavriel Kay (1954)

Tigana
Both moons were high, dimming the light of all but the brightest stars. The campfires burned on either side of the river, stretching away into the night. Quietly flowing, the Deisa caught the moonlight and the orange of the nearer fires and cast them back in wavery, sinuous ripples. And all the lines of light led to his eyes, to where he was sitting on the riverbank, hands about his knees, thinking about dying and the life he'd lived.
There was a glory to the night, Saevar thought, breathing deeply of the mild summer air, smelling water and water flowers and grass, watching the reflection of blue moonlight and silver on the river, hearing the Deisa's murmurous flow and the distant singing from around the fires. There was singing on the other side of the river too, he noted, listening to the enemy soldiers north of them. It was curiously hard to impute any absolute sense of evil to those harmonizing voices, or to hate them quite as blindly as being a soldier seemed to require. He wasn't really a soldier, though, and he had never been good at hating.
Il paese delle due lune
Le due lune splendevano alte e il loro chiarore offuscava quello delle stelle. Su tutt'e due le rive del fiume ardevano i fuochi dei bivacchi, che si stendevano su un'area vastissima, fino a perdersi lontano nella notte. Tra l'uno e l'altro campo, la Deisa scorreva pigramente; l'argento della luce lunare e il rosso dei fuochi creavano sulla sua superficie lunghe strisce serpeggianti. E tutte quelle scie parevano convergere negli occhi di Saevar, che, seduto sulla riva, con le mani sulle ginocchia, pensava alla morte imminente e alla vita da lui vissuta.
La notte aveva una sua grandezza, pensò, nell'inspirare profondamente l'aria di quella tiepida estate, che sapeva d'acqua, di fiori e d'erba, e nell'osservare il riflesso argento e azzurro sull'acqua e nell'udire il mormorio del fiume e il canto che veniva dai lontani bivacchi. Si cantava anche sull'altra sponda del fiume, notò, e tese l'orecchio per ascoltare i soldati nemici, accampati a nord. Era difficile attribuire un senso assoluto di malvagità a quelle voci armoniose, odiarle ciecamente come, a quanto pareva, era richiesto a un soldato. Ma lui non era realmente un soldato, né aveva molta esperienza nell'odiare.

(Traduzione: Riccardo Valla)


Elia Kazan (Elias Kazanjoglou) (1909-2003)

The Arrangement
I still haven't figured out my accident.
I've gone over and over the events of that day, the day of the crash, with all the hindsight I've gained in the years since. I've gone over the events of the months leading up the crash, the events that should account for it. But there is still a mistery.
Il compromesso
Non l'ho ancora capito il mio incidente.
Ho pensato e ripensato agli avvenimenti di quel giorno, il giorno dello scontro, con tutto il senno di poi raccolto negli anni che sono trascorsi. Ho pensato e ripensato agli avvenimenti dei mesi precedenti lo scontro, a quelli che dovrebbero spiegarlo. Ma c'è ancora un mistero.

(Traduzione: Ettore Capriolo)


Nikos Kazantzakis (1883-1957)

Bíos kaí politeía tu Aléxe Zórba (Zorba il greco)
Feci conoscenza con lui al Pireo, la mattina che mi recai al porto per imbarcarmi sul piroscafo a Creta.
Era quasi l'alba: pioveva e un forte scirocco spruzzava la spuma delle onde sino alle porte a vetri accuratamente chiuse del caffeuccio in cui avevo cercato riparo. Nell'interno del locale regnava l'odore greve della salvia fermentata e degli esseri umani che, con il loro alito, appannavano i vetri, tanto fredda era l'aria all'esterno. Dopo aver trascorso lì dentro la notte, avviluppati nelle casacche di pelle di capra, alcuni marinai sorseggiavano caffè o decotto di salvia e guardavano il mare attraverso i vetri opachi. Storditi dalla violenza rabbiosa delle acque, i pesci si erano rifugiati in profondità per aspettare che alla superficie tornasse la calma. Anche i pescatori adunati nel caffeuccio erano in attesa che, alla fine della burrasca, i pesci riprendessero coraggio e risalissero alla ricerca dell'esca. Sogliole, labri e razze stavano per tornare dalle loro notturne spedizioni. Era ormai l'alba.

(Traduzione: Olga Ceretti Borsini)

Οδυσσεια (Odissea)
Sole, grande astro orientale, berretto d'oro della mente,
che amo portare di traverso, ho voglia di giocare,
perché gioiscano i cuori finché siamo entrambi vivi.
È buona questa terra, ci piace, come l'uva riccia
che pende nell'aria azzurra e oscilla nel piovasco,
Dio, la beccano gli spiriti e gli uccelli del vento;
pilucchiamola anche noi, che ci rinfreschi la mente!

(Traduzione: Nicola Crocetti)


John Keats (1795-1821)

Endymion
A thing of beauty is a joy for ever:
Its loveliness increases; it will never
Pass into nothingness; but still will keep
A bower quiet for us, and a sleep
Full of sweet dreams, and health, and quiet breathing.
Therefore, on every morrow, are we wreathing
A flowery band to bind us to the earth,
Endimione
Una cosa bella è una gioia per sempre:
cresce di grazia; mai passerà
nel nulla; ma sempre terrà
una silente pergola per noi, e un sonno
pieno di dolci sogni, e salute, e quieto fiato.
Perciò, ogni mattino, intrecciamo
una catena di fiori per legarci alla terra,

(Traduzione: Viola Papetti)

Hyperion
Deep in the shady sadness of a vale
Far sunken from the healthy breath of morn,
Far from the fiery noon, and eve's one star,
Sat gray-hair'd Saturn, quiet as a stone,
Still as the silence round about his lair;
Forest on forest hung above his head
Like cloud on cloud. No stir of air was there,
Not so much life as on a summer's day
Robs not one light seed from the feather'd grass,
But where the dead leaf fell, there did it rest.
Iperione
In fondo a triste e ombrosa valle
lontano dal fresco fiato del mattino,
dal fiero meriggio, dalla stella del vespro,
era Saturno dai capelli grigi; un quieto sasso,
un silenzio immoto a cerchio del suo covo,
foresta su foresta sospese sul suo capo
come nube su nube. Né fruscio d'aria,
né vita quanta in un giorno estivo
ruba un lieve seme a piume d'erba,
ma dove cade la morta foglia resta.

(Traduzione: Viola Papetti)

The Fall of Hyperion
Fanatics have their dreams, wherewith they weave
A paradise for a sect; the savage too
From forth the loftiest fashion of his sleep
Guesses at heaven: pity these have not
Trac'd upon vellum or wild Indian leaf
The shadows of melodious utterance.
La caduta di Iperione
I fanatici hanno i loro sogni, con cui intessono
un paradiso per una setta; anche il selvaggio
dalla forma più alta del suo sonno
intuisce il cielo. Peccato non abbiano
tracciato su vello o carta d'India
le ombre di melodiosa lingua.

(Traduzione: Viola Papetti)

Lamia
Upon a time, before the faery broods
Drove Nymph and Satyr from the prosperous woods,
Before King Oberon's bright diadem,
Sceptre, and mantle, clasp'd with dewy gem,
Frighted away the Dryads and the Fauns
From rushes green, and brakes, and cowslip'd lawns,
The ever-smitten Hermes empty left
His golden throne, bent warm on amorous theft:
From high Olympus had he stolen light,
On this side of Jove's clouds, to escape the sight
Of his great summoner, and made retreat
Into a forest on the shores of Crete.
Lamia
Una volta, prima che la stirpe delle fate
cacciasse Ninfe e Satiri dai boschi rigogliosi,
prima che il re Oberon, col suo diadema splendente,
e il suo scettro e il mantello fermato
da una gemma di rugiada, Driadi
e Fauni spaventasse in fuga
dai giunchi verdi, dalle fitte felci, dai prati
sparsi di primule, ardendo il sempre amante Hermes,
il suo trono dorato lasciò vuoto,
risoluto ad un furto d'amore.
Dall'alto Olimpo in volo era fuggito leggero,
oltre le nubi di Giove,
via dalla vista del suo gran giudice,
in una foresta sulle rive di Creta.

(Traduzione: Silvano Sabbadini)


Gottfried Keller (1819-1890)

Der grüne Heinrich (...)
Mein Vater war ein Bauernsohn aus einem uralten Dorfe, welches seinen Namen von dem Alemannen erhalten hat, der zur Zeit der Landteilung seinen Spieß dort in die Erde steckte und einen Hof baute. Nachdem im Verlauf der Jahrhunderte das namengebende Geschlecht im Volke verschwunden, machte ein Lehensmann den Dorfnamen zu seinem Titel und baute ein Schloß, von dem niemand mehr weiß, wo es gestanden hat; ebensowenig ist bekannt, wann der letzte "Edle" jenes Stammes gestorben ist. Aber das Dorf steht noch da, seelenreich und belebter denn je, während ein paar Dutzend Zunamen unverändert geblieben und für die zahlreichen, weitläufigen Geschlechter fort und fort ausreichen müssen.

Romeo und Julia auf dem Dorfe
Diese Geschichte zu erzählen würde eine müßige Nachahmung sein, wenn sie nicht auf einem wirklichen Vorfall beruhte, zum Beweise, wie tief im Menschenleben jede jener Fabeln wurzelt, auf welche die großen alten Werke gebaut sind. Die Zahl solcher Fabeln ist mäßig; aber stets treten sie in neuem Gewande wieder in die Erscheinung und zwingen alsdann die Hand, sie festzuhalten.
An dem schönen Flusse, der eine halbe Stunde entfernt an Seldwyl vorüberzieht, erhebt sich eine weitgedehnte Erdwelle und verliert sich, selber wohlbebaut, in der fruchtbaren Ebene. Fern an ihrem Fuße liegt ein Dorf, welches manche große Bauernhöfe enthält, und über die sanfte Anhöhe lagen vor Jahren drei prächtige lange Äcker weithingestreckt gleich drei riesigen Bändern nebeneinander.
Romeo e Giulietta nel villaggio
Raccontare questa storia sarebbe oziosa imitazione, se essa non si fondasse su un avvenimento reale, quasi a dimostrare quanto profondamente sia radicata nella vita umana ognuna delle favole su cui sono costruite le grandi opere antiche. Il numero di tali favole non è eccessivo, ma sempre esse si ripresentano in nuova veste, costringendo la mano a fissarle.
Lungo il bel fiume che passa a una mezz'ora di distanza da Seldwyla si eleva un'estesa collinetta che va a perdersi, anch'essa ben coltivata, nella fertile pianura. Lontano, ai suoi piedi, sorge un villaggio, in cui si trovano numerose grandi fattorie, e su per la dolce altura si estendevano in passato tre splendidi e lunghi campi, simili a tre giganteschi nastri paralleli.

(Traduzione: Lavinia Mazzucchetti)


Faye Kellerman (1952)

The Ritual Bath
"The key to a good potato kugel is good potatoes," Sarah Libba shouted over the noise of the blow dryer. "The key to a great potato kugel is the amount of oil. You have to use just enough Oil to make the batter moist, plus a little excess to leak out around the Cake pan and fry the edges to make the whole thing nice and crisp without being too greasy."
Il bagno rituale
"Il segreto di un
kogel di patate buono sta nelle buone patate", urlò Sarah Libba sopra il rumore dell'asciugacapelli. "Il segreto di un kogel di patate ottimo è nella quantità di olio. Bisogna usare quel tanto di olio che serve a bagnare la pastella, e poi aggiungerne appena un po' di più perché fuoriesca sulla teglia e crei quella crosta che rende il tutto croccante ma non troppo unto".
(Traduzione: Piero Alessandro Corsini)


Mary Kelly (1927-2017)

The Christmas Egg
Princess Olga Karukhin was lying on her back in her bed, a narrow iron contraption with a hard mattress. The khaki greatcoat and blankets which served for covers were scarcely raised by her bony old body. Her grey head rested on a greyer pillow, across which a sluggish winter fly crawled by stops and starts, attracted by the greasiness of the shawl wrapped round her shoulders.
Intrigo a Londra. Un mistero di Natale
La principessa Olga Karukhin era sdraiata supina nel suo letto, uno stretto affare in ferro dal materasso duro. Il suo corpo anziano pelle e ossa teneva rialzati a malapena il mantello cachi e le coperte che aveva appoggiate addosso. La testa ingrigita era posata su un cuscino ancora più grigio, sul quale si aggirava, muovendosi a scatti, una mosca attratta dall'unto sullo scialle che avvolgeva le spalle della donna.

(Traduzione: Alessandra Maestrini)


Baynard Hardwick Kendrick (1894-1977)

The Odor of Violets
The Crags was built high up on an eminence above the little town of Tredwill Village, west of Hartford, in the Connecticut hills. Ordinarily, the tall buildings of the city could be seen from the Tredwill home. Now, even the few scattered houses in the village below were hidden from view.
Norma Tredwill (Mrs. Thaddeus Tredwill, number four) sat down at the top of the stairs on a broad window seat and looked out through the mullioned panes. Her warm red lips, always ready to part in humor or sympathy, were pensively set. She stared through the frost-marked glass at the swirling snow, oblivious of the storm.
Profumo di violette
La dimora dei Tredwill, chiamata The Crags per via delle balze su cui sorgeva, dominava il piccolo abitato di Tredwill Village, a ovest di Hartford, tra le colline del Connecticut. Abitualmente gli edifici più alti della cittadina si potevano scorgere da casa Tredwill. Quel giorno, però, anche le poche case del villaggio sottostante erano nascoste alla vista.
In cima alle scale, Norma Tredwill (moglie numero quattro di Thaddeus Tredwill) si sedette su un sedile sotto l’ampia finestra e guardò dai vetri tra le colonnine. Le sue calde labbra rosse, sempre pronte a schiudersi in un sorriso allegro e cordiale, erano malinconicamente serrate. Fissava attraverso i vetri segnati dal ghiaccio la neve che turbinava, ignara della tempesta.

(Traduzione: Bruno Amato)


Kenko Hoshi (Urabe Kaneyoshi) (1283-1350)

Tsurezure-gusa (Ore d'ozio)
Nelle mie ore d'ozio, seduto davanti al calamaio, vado annotando giorno dopo giorno, senza alcun motivo particolare, ogni pensiero che mi passa per la mente, per quanto futile sia: è una cosa, questa, che mi procura una sensazione davvero strana, simile a una lieve ebbrezza.
(Traduzione: Marcello Muccioli)


Milward Kennedy (1894-1968)

The Bleston Mystery (Il mistero del diario)
Il capitano Kennedy era seduto, con i piedi appoggiati alla base del caminetto, la pipa in bocca e un romanzo in mano, nella sua sala da pranzo-salotto di Ebury Street, a Londra, quando entrò la sua padrona di casa ad annunciare una visita.
«Una signora o un signore, Mrs. Briggs?», si affrettò a chiedere il capitano. Philip Kennedy era un uomo giovane e amava la compagnia.
«Nessuno dei due», rispose Mrs. Briggs con altezzoso disdegno. «Un forestiero».

(Traduzione: Marisa Castino Bado)


Etgar Keret (1967)

... (Un intoppo ai limiti della galassia)
La penultima volta che mi spararono da un cannone fu quando Odelia se ne andò con il bambino. A quel tempo lavoravo come addetto alle pulizie delle gabbie di un circo rumeno che era appena arrivato in città.
(Traduzione: Alessandra Shomroni)


Jack Kerouac (1922-1969)

The Dharma Bums (i vagabondi del Dharma)
Saltando su un treno merci in corsa appena fuori Los Angeles a mezzogiorno d'una giornata di fine settembre del 1955 atterrai su un pianale e mi sdraiai infilandomi la sacca sotto la testa e accavallando le gambe e contemplai le nuvole mentre il treno rotolava verso nord in direzione di Santa Barbara. Quello era un locale e io progettavo di dormire sulla spiaggia di Santa Barbara quella notte e acchiappare la mattina dopo il primo locale di passaggio fino a Saint Luis Obispo oppure il merci espresso delle sette di sera diretto fino a San Francisco. Nei pressi di Camarillo, dove Charles Parker era uscito di senno e poi era tornato in sé, un piccolo vecchio sparuto vagabondo si arrampicò sul mio stesso pianale mentre ci spostavamo su una derivazione per cedere il passo a un altro treno che aveva la precedenza e sembrò meravigliato di trovarmi lì dentro.
(Traduzione: Nicoletta Vallorani)

On the Road
I first meet Dean not long after my wife and I split up. I had just gotten over a serious illness that I won't bother to talk about, except that I had something to do with the miserably weary split-up and my feeling that everything was dead. With the coming od Dean Moriarty began the part of mi life you could call my life on the road.
Sulla strada
La prima volta che incontrai Dean fu poco tempo dopo che mia moglie e io ci separammo. Avevo appena superato una seria malattia della quale non mi prenderò la briga di parlare, sennonché ebbe qualcosa a che fare con la triste e penosa rottura e con la sensazione da parte mia che tutto fosse morto. Con l'arrivo di Dean Moriarty ebbe inizio quella parte della mia vita che si potrebbe chiamare la mia vita lungo la strada.

(Traduzione: Magda de Cristofaro)

Vanity of Duluoz
All right, wifey, maybe I'm a big pain in the you-know-what but after I've given you a recitation of the troubles I had to go through to make good in America between 1935 and more or less now, 1967, and although I also know everybody in the world's had his own troubles, you'll understand that my particular form of anguish came from being too sensitive to all the lunkheads I had to deal with just so I could get to be a high school football star, a college student pouring coffee and washing dishes and scrimmaging till dark and reading Homer's Iliad in three days all at the same time, and God help me, a WRITER whose very 'success' far from being a happy triumph as of old, was the sign of doom Himself. (Insofar as nobody loves my dashes anyway, I'll use regular punctuation for the new illiterate generation.)
Vanità di Duluoz
D'accordo moglie, forse io sono proprio quel gran disastro che dici, ma dopo che ti avrò incominciato a recitare tutti i guai che ho dovuto attraversare per tirare avanti appena appena, in America fra il 1935 e più o meno adesso, il 1967, e anche se so che proprio tutti al mondo hanno avuto i loro guai e disastri, capirai che la mia particolare forma di angoscia e tormento mi viene dall'essere stato troppo sensibile a tutte le teste di cavolo con cui ho avuto a che fare, e soltanto per potere essere una stella della palla ovale alle scuole superiori, e poi uno studente universitario che serviva caffè e lavava piatti, e nella mischia fino alle ore buie e leggendo l'Iliade di Omero in tre giorni tutto d'un fiato, e finalmente da ultimo, Signore aiutami tu, uno SCRITTORE il cui stesso "successo", lungi dall'essere un felice trionfo come i passati, è il segno del fato In Persona. (In quanto al fatto che nessuno ama i miei lunghi sfoghi verbali e le lineette, userò una punteggiatura regolare ad uopo delle nuove generazioni illetterate.)

(Traduzione: Miro Silvera)


Imre Kertész (1929-2016)

Felszámolá (Liquidazione)
Il nostro uomo, l'eroe di questa storia, chiamiamolo Keserú, che poi vuol dire "amaro". Immaginiamo un uomo, e poi un nome adatto. Oppure al contrario: immaginiamo il nome, e poi l'uomo adatto. Per quanto, poi, tutto ciò si possa anche evitare, dato che il nostro uomo, l'eroe di questa storia, si chiama Keserú anche nella realtà.
E si chiamava così anche suo padre.
E anche suo nonno.
Per questo motivo Keserú venne registrato all'anagrafe con il nome di Keserú: questa è la realtà, dunque, che per Keserú non aveva - la realtà, intendo - in questo tempo una grande importanza.

(Traduzione: Antonio Sciacovelli)


Ken Kesey (1935-2001)

One Flew Over the Cuckoo's Nest
They're out there.
Black boys in white suits up before me to commit sex acts in the hall and get it mopped up before I can catch them.
They're mopping when I come out the dorm, all three of them sulky and hating everything, the time of day, the place they're at here, the people they got to work around. When they hate like this, better if they don't see me. I creep along the wall quiet as dust in my canvas shoes, but they got special sensitive equipment detects my fear and they all look up, all three at once, eyes glittering out of the black faces like the hard glitter of radio tubes out of the back of an old radio.
Qualcuno volò sul nido del cuculo
Sono laggiù.
Inservienti negri vestiti di bianco alzatisi prima di me per commettere atti sessuali nel corridoio e lavarlo senza che io possa sorprenderli.
Lo stanno lavando quando esco dal dormitorio, tutti e tre imbronciati e pieni d'odio contro ogni cosa: l'ora della giornata, il luogo in cui si trovano, la gente per la quale devono lavorare. Quando odiano in questo modo, è meglio che non mi vedano. Striscio lungo la parete, silenzioso come la polvere, con le scarpe di tela, ma quelli hanno speciali apparati sensitivi, intercettano la mia fifa e alzano gli occhi tutti insieme, tutti e tre contemporaneamente, occhi splendenti nelle facce nere come lo sfavillio duro delle valvole nella parte posteriore di una vecchia radio.

(Traduzione: Bruno Oddera)

Sometimes a Great Notion
Along the western slopes of the Oregon Coastal Range . . . come look: the hysterical crashing of tributaries as they merge into the WakondaAugaRiver . . .
The first little washes flashing like thick rushing winds through sheep sorrel and clover, ghost fern and nettle, sheering, cutting . . . forming branches. Then, through bear-berry and salmonberry, blue berry and blackberry, the branches crashing into creeks, into streams. Finally, in the foothills, through tamarack and sugar pine, shittim bark and silver spruce—and the green and blue mosaic of Douglas fir—the actual river falls five hundred feet . . .: opens out upon the fields.
A volte una bella pensata
Lungo le pendici occidentali della Catena Costiera dell'Oregon... venite a vedere: il febbrile scontro degli affluenti che sfociano nel Wakonda Auga...
I primi rivoli serpeggiano come venti densi e impetuosi tra l'erba brusca e il trifoglio, la felce e l'ortica, espandendosi, deviando... ramificandosi. Poi, fra l'uva orsina e i lamponi, i mirtilli e le more, i rami s'immettono nei ruscelli, nei torrenti. Alfine, nel tratto pedemontano, tra larici e pini di Lambert, acacie e pecci – e il mosaico verdeblu degli abeti di Douglas – il fiume vero e proprio precipita per centocinquanta metri... e, guardate, si sparpaglia sui campi a valle.
(Traduzione: Sara Reggiani)


Richard Keverne (Clifford James Wheeler Hosken) (1882-1950)

Open Verdict (Verdetto aperto)
Cenai con mio zio Alban la sera in cui lui venne assassinato. Sempre che quella si potesse definire una cena. Lui forse lo credeva, ma per parte mia trovai quel pasto uno dei più sgradevoli che mi fosse mai capitato di consumare.
C’era un coniglio in umido, tiepido e pieno di cipolle, seguito da qualche fetta di ananas in scatola e da un pezzo di formaggio che sembrava sapone. Mio zio Alban bevve del tè, io dell’acqua. Poi, mentre mi tastavo inconsapevolmente la tasca alla ricerca del portasigarette (non appena quella sgradevolissima cena ebbe termine), mio zio mi disse cortesemente che se dovevo fumare non c’erano problemi, me se potevo aspettare un altro po’, per lui sarebbe stato meglio.

(Traduzione: Dario Pratesi)


Alexander Key (1904-1979)

The Incredible Tide
The seabirds, Conan's only friends, aroused him at dawn by screaming and dropping pebbles on his hut. He crawled out eagerly and raced down to the narrow beach, sure that a school of fish had entered one of his tidal traps. The birds always called him like this when fish had been caught. But the traps, he soon found, were empty - and still the gulls and terns wheeled about him, making a great racket.
What were they trying to tell him?
He turned and ran up the steps to the highest point of his rocky islet, and climbed upon the stone platform he had built long ago. A quick look around showed only emptiness, save for the two smaller islets of the group, dim in the distance on either side. They bounded his world. Beyond them, and all around in the mist-haunted sea, nothing was visible, not even the horizon.
L'incredibile ondata
Gli uccelli marini, unici amici di Conan, lo svegliarono all'alba con le loro strida e lasciando cadere sassi sulla sua capanna. Il ragazzo si trascinò fuori impaziente e corse fino alla piccola spiaggia, sicuro che un branco di pesci fosse entrato in una delle sue trappole. Ma scoprì ben presto che le trappole erano vuote - eppure i gabbiani e gli storni continuavano a volteggiargli intorno, facendo un gran baccano.
Cosa stavano cercando di dirgli?
Si voltò e salì di corsa i gradini che conducevano al punto più elevato della sua piccola isola rocciosa issandosi sulla piattaforma di pietra che aveva costruito da tempo. Una rapida occhiata tutt'intorno mostrò solo il mare vuoto, se si escludevano i due isolotti più piccoli dell'arcipelago che affioravano su entrambi i lati, velati dalla distanza. Essi erano i confini del suo mondo. Oltre ad essi e tutt'intorno nel mare velato dalla nebbia non era visibile nulla, nemmeno l'orizzonte.

(Traduzione: Rocco "Ataru Moroboshi" Pier Luigi)


Eduard von Keyserling (1855-1918)

Fürstinnen
Die verwitwete Fürstin Adelheid von Neustatt-Birkenstein ging um die Mittagstunde eines heißen Sommertages in das Büro hinüber, um mit dem Major a.D. von Bützow, dem Verwalter ihres Gutes, über ihre Finanzen zu sprechen. Der Fürst Ernst von Birkenstein war im besten Mannesalter gestorben. Eine tückische Lungenkrankheit hatte ihn schnell dahingerafft. Da der Fürst keinen männlichen Nachkommen hinterließ, folgte ihm in der Regierung des Fürstentums sein jüngerer Bruder, Fürst Konrad. Die Fürstinwitwe jedoch zog sich mit ihren drei Töchtern auf die Herrschaft Gutheiden zurück, die sie im Osten des Reiches besaß.
Principesse
Verso il mezzogiorno di una calda giornata d'estate la principessa Adelheid, vedova Neustatt-Birkenstein, si recò nell'ufficio del castello per parlare delle sue finanze con l'amministratore della tenuta, il maggiore in pensione von Bützow. Il principe Ernst von Birkenstein era morto nella piena maturità. Una malattia polmonare se l'era portato via in poco tempo. Poiché non aveva lasciato discendenti maschi, gli era succeduto come capo della casata il fratello minore, il principe Konrad. La principessa Adelheid si era ritirata con le tre figlie nel feudo di Gutheiden, nella parte orientale dell'impero.

(Traduzione: Anna Rosa Azzone Zweifel)

Wellen
Die Generalin von Palikow und Fräulein Malwine Bork, ihre langjährige Gesellschafterin und Freundin, kamen in das Wohnzimmer. Sie wollten sich ein wenig erholen. Die Generalin setzte sich auf das Sofa, das frisch mit einem blanken schwarz und roten Kattun bezogen war. Sie war sehr erhitzt und löste die Haubenbänder unterm Kinn. Das lila Sommerkleid knisterte leicht, die weißen Haarkuchen an den Schläfen waren verschoben und sie atmete stark. Sie schwieg eine Weile und schaute mit den ein wenig hervorstehenden grellblauen Augen kritisch im Zimmer umher. Das Zimmer war weiß getüncht, wenig schwere Möbel standen an den Wänden umher und über die Bretter des Fußbodens war Sand gestreut, der in der Abendsonne glitzerte. Es roch hier nach Kalk und Seemoos.
"Hart", sagte die Generalin und legte ihre Hand auf das Sofa.
Onde
La generalessa von Palikow e la signorina Malwine Bork, sua dama di compagnia e amica da lunghi anni, entrarono in soggiorno. Volevano riposarsi un momento. La generalessa si sedette sul divano, che aveva una bella fodera nuova di cotone lucido rosso e nero. Era molto accaldata e si slacciò i nastri che le legavano la cuffia sotto il mento. Il suo abito estivo lilla frusciava, le crocchie dei capelli bianchi raccolti alle tempie ero scomposte, il respiro affannato. Per qualche istante tacque, scrutando attorno a sé con gli occhi vagamente sporgenti d'un celeste vivissimo. Pochi mobili pesanti erano allineati lungo le candide pareti della stanza, un velo di sabbia sulle tavole di legno del pavimento luccicava al sole della sera. C'era un odore di calce e di muschio di mare.
"Duro" disse la generalessa, posando una mano sul divano.

(Traduzione: Eva Banchelli)


Jamaica Kincaid (Elaine Potter Richardson) (1949)

Mr. Potter
And that day, the sun was in its usual place, up above and in the middle of the sky, and it shone in its usual way so harshly bright, making even the shadows pale, making even the shadows seek shelter; that day the sun was in its usual place, up above and in the middle of the sky, but Mr. Potter did not note this, so accustomed was he to this, the sun in its usual place, up above and in the middle of the sky; if the sun had not been in its usual place, that would have made a great big change in Mr. Potter's day, it would have meant rain, however briefly such a thing, rain, might fall, but it would have changed Mr. Potter's day, so used was he to the sun in its usual place, way up above and in the middle of the sky.
Mr. Potter
E quel giorno il sole era al suo solito posto, alto in mezzo al cielo e splendeva al solito modo vivido e aspro, che sbiancava persino le ombre, persino le ombre cercavano riparo; quel giorno il sole era al suo solito posto, alto in mezzo al cielo, ma Mr. Potter non l'aveva notato, abituato com'era al sole al suo solito posto, alto in mezzo al cielo; se il sole non fosse stato al solito posto, nella giornata di Mr. Potter ci sarebbe stata una grande differenza, avrebbe piovuto, per quanto brevemente quella cosa, la pioggia, potesse cadere, ma la pioggia avrebbe cambiato la giornata di Mr. Potter, abituato com'era al sole al solito posto, alto in mezzo al cielo.

(Traduzione: Franca Cavagnoli)


Stephen King (1947)

11/22/63
I have never been what you'd call a crying man.
My ex-wife said that my "nonexistent emotional gradient" was the main reason she was leaving me (as if the guy she met in her AA meetings was beside the point). Christy said she supposed she could forgive me not crying at her father's funeral; I had only known him for six years and couldn't understand what a wonderful, giving man he had been (a Mustang convertible as a high school graduation present, for instance). But then, when I didn't cry at my own parents' funerals - they died just two years apart, Dad of stomach cancer and Mom of a thunderclap heart attack while walking on a Florida beach - she began to understand the nonexistent gradient thing. I was "unable to feel my feelings," in AA-speck.
22/11/'63
Non sono mai stato un uomo facile alle lacrime.
Un giorno, mia moglie mi disse che il mio "gradiente emotivo pari a zero" era il motivo principale per cui mi stava lasciando. Come se il tizio che aveva conosciuto alle riunioni degli Alcolisti Anonimi non c'entrasse per niente. Christy disse che avrebbe forse potuto perdonarmi per non aver pianto al funerale di suo padre: lo conoscevo soltanto da sei anni e non potevo capire che uomo fantastico e generoso fosse stato (quando s'era diplomata le aveva regalato una Mustang decappottabile, tanto per fare un esempio); ma quando non avevo pianto a quelli dei
miei genitori (morti a due anni di distanza l'uno dall'altra, papà di cancro allo stomaco e mamma fulminata da un attacco di cuore mentre passeggiava su una spiaggia della Florida), Christy aveva iniziato a capire la faccenda del "gradiente". Nel gergo degli AA, non ero in grado di "sentire i miei sentimenti".
(Traduzione: Wu Ming 1)

Bag of Bones
On a very hot day in August of 1994, my wife told me she was going down to the Derry Rite Aid to pick up a refill on her sinus medicine prescription -- this is stuff you can buy over the counter these days, I believe. I'd finished my writing for the day and offered to pick it up for her. She said thanks, but she wanted to get a piece of fish at the supermarket next door anyway; two birds with one stone and all of that. She blew a kiss at me off the palm of her hand and went out. The next time I saw her, she was on TV. That's how you identify the dead here in Derry -- no walking down a subterranean corridor with green tiles on the walls and long fluorescent bars overhead, no naked body rolling out of a chilly drawer on casters; you just go into an office marked PRIVATE and look at a TV screen and say yep or nope.
Mucchio d'ossa
In un giorno caldissimo dell'agosto 1994, mia moglie mi disse che scendeva al Rite Aid di Derry a prendere una ricarica per il suo inalatore perchè la sua era esaurita; un farmaco prescrittole dal medico, che credo oggigiorno si venda senza ricetta. Io per quella giornata avevo finito di scrivere e mi offrii di assumermi l'incombenza. Lei mi ringraziò, ma voleva comperare del pesce al supermercato lì accanto; due piccioni con una fava e compagnia bella. Mi soffiò un bacio dal palmo della mano ed uscì. La rividi in TV. E' così che si identificano i morti qui a Derry, non si percorre un corridoio sotterraneo di piastrelle verdi sotto lunghi tubi fluorescenti, non ti tirano fuori un cadavere nudo da una cella frigorifera. Si entra in un ufficio con la scritta PRIVATO, si guarda uno schermo TV e si dice sì o no.

(Traduzione: Tullio Dobner)

Carrie
News item from the Westover (Me.) weekly Enterprise, August 19, 1966:

RAIN OF STONES REPORTED

It was reliably reported by several persons that a rain of stones fell from a clear blue sky on Carlin Street in the town of Chamberlein on August 17th. The stones fell principally on the home of Mrs. Margaret White, damaging the roof extensively and ruining two gutters and a downspout valued at approximately $25. Mrs. White, a widow, lives with her three-year-old daughter, Carietta.
Mrs. White could not be reached for comment.

Nobody was really surprised when it happened, not really, not at the subconscious level where savage things grow. On the surface, all the girls in the shower room were shocked, thrilled, ashamed, or simply glad that the White bitch had taken in the mouth again.

Carrie
Notizia di cronaca riportata dal settimanale
Enterprise di Westover (Maine) il 19 agosto 1966:

PIOGGIA DI PIETRE

Ci viene riferito che una pioggia di pietre è caduta dal cielo perfettamente sereno su Carlin Street, nella cittadina di Chamberlain, il 17 agosto. Diverse persone ne sarebbero state testimoni. Le pietre sono cadute sulla casa della signora Margaret White, rovinando gravemente il tetto e sfondando due grondaie e un tubo di scolo per un danno di circa 25 dollari. La signora White, vedova, abita nella casa di Carlin Street con la figlioletta di tre anni, Carrie.
Non si hanno commenti diretti, perché non è stato possibile avvicinare la signora White.

Nessuna delle ragazze fu realmente sorpresa quando accadde: non realmente, non nel subconscio, dove allignano le cose oscure. In superficie, le ragazze nella sala docce erano eccitate, sconvolte, indignate, disgustate, o semplicemente contente che quella merdosa della White l'aveva presa in quel posto un'altra volta.
(Traduzione: Brunella Gasperini)

Christine
This is the story of a lover's triangle, I suppose you'd say - Arnie Cunningham, Leigh Cabot, and, of course, Christine. But I want you to understand that Christine was there first. She was Arnie's first love, and while I wouldn't presume to say for sure (not from whatever heights of wisdom I've attained in my twenty-two years, anyway), I think she was his only true love. So I call what happened a tragedy.

Arnie and I grew up on the same block together, went to Owen Andrews Grammar School and Darby Junior High together, then to Libertyville High together. I guess I was the main reason Arnie didn't just get gobbled up in high school. I was a big guy there - yeah, I know that doesn't mean donkeyshit; five years after you've graduated you can't even cadge a free beer on having been captain of the football and baseball teams and an All-Conference swimmer - but because I was, Arnie at least never got killed. He took a lot of abuse, but he never got killed.

Christine la macchina infernale
Questa è la storia di un triangolo d'amore. Protagonisti: Arnie Cunningham, Leigh Cabot e, naturalmente, Christine. Vorrei tuttavia che teneste presente il fatto che Christine entrò in scena per prima. E' stata il primo amore di Arnie e anche se non lo giurerei, penso tuttavia che sia stata il suo unico e vero amore. Per questo sostengo che ciò che avvenne fu una tragedia.

Io e Arnie siamo cresciuti insieme nello stesso quartiere, abbiamo frequentato insieme la scuola elementare Owen Andrews e la media inferiore Darby e infine il liceo di Libertyville. Credo sia stato soprattutto grazie a me che Arnie non fu fatto fuori alle superiori. A quell'epoca ero un vero colosso... D'accordo, so benissimo che non conta un cavolo, che cinque anni dopo il diploma non si riesce a spuntare nemmeno una birra gratis per essere stato il capitano della squadra di football e di baseball e nuotatore della squadra nazionale; resta comunque il fatto che grazie a me Arnie non si è fatto ammazzare. Gliene hanno fatte passare di tutti i colori, ma non ci ha mai rimesso la pelle.
(Traduzione: Tullio Dobner)

Colorado Kid
After deciding he would get nothing of interest from the two old men who comprised the entire staff of The Weekly Islander, the feature writer from the Boston Globe took a look at his watch, remarked that he could just make the one-thirty ferry back to the mainland if he hurried, thanked them for their time, dropped some money on the tablecloth, weighted it down with the salt shaker so the stiffish onshore breeze wouldn't blow it away, and hurried down the stone steps from the Grey Gull's patio dining area toward Bay Street and the little town below. Other than a few cursory gleeps at her breasts, he hardly noticed the young woman sitting between the two old men at all.
Colorado Kid
Concluso che non avrebbe cavato nulla di interessante dai due vecchi che costituivano l’intero organico del
Weekly Islander, il giornalista del Globe di Boston diede un’occhiata all’orologio, commentò che se si sbrigava faceva appena in tempo per il traghetto dell’una e mezzo, li ringraziò del tempo che gli avevano dedicato, lasciò del denaro sulla tovaglia, lo fermò con lo spargisale perché l’intensa brezza che spirava dal mare non se lo portasse via e scese frettoloso i gradini di pietra che dal patio del Grey Gull portavano in Bay Street e alla cittadina sottostante. Tolto qualche fugace passaggio degli occhi sulle sue tette, non si era praticamente accorto della presenza della giovane donna tra i due uomini anziani.
(Traduzione: Tullio Dobner)

Danse Macabre
For me the terror - the real terror, as opposed to whatever demons and boogeys which might have been living in my own mind - began on an afternoon in October of 1957. I had just turned ten. And, as was only fitting, I was in a movie theater: the Stratford Theater in downtown Stratford, Connecticut.
The movie that day was and is one of my all-time favorites, and the fact that it - rather than a Randolph Scott western or a John Wayne war movie - was playing was also only fitting. The Saturday matinee on that day when the real terror began was "Earth vs. the Flying Saucers", starring Hugh Marlowe.
Danse Macabre
Per me il terrore, il vero terrore contrapposto a tutti quei demoni e orchi che potevano essere vissuti prima nella mia mente, cominciò un pomeriggio di ottobre del 1957. Avevo appena compiuto 10 anni. E, com'era assolutamente logico, ero in una sala cinematografica: il Cinema-Teatro Stafford nel centro di Stafford, Connecticut.
Il film di quel giorno era ed è uno dei miei preferiti di sempre, ed il fatto che, invece di un western con Randolph Scott o un film di guerra con John Wayne, ci fosse quel film era anch'esso del tutto logico e naturale. Il matinee del sabato di quel giorno in cui il vero terrore cominciò era "La Terra contro i Dischi Volanti", con Hugh Marlowe.

(Traduzione: Arcangelo Canè)

Elevation
Scott Carey knocked on the door of the Ellis condo unit, and Bob Ellis (everyone in Highland Acres still called him Doctor Bob, although he was five years retired) let him in. "Well, Scott, here you are. Ten on the dot. Now what can I do for you?"
Scott was a big man, six-feet-four in his stocking feet, with a bit of a belly growing in Front. "I'm not sure. Probably nothing, but .nbsp;.nbsp;. I have a problem. I hope nota big one, but it might be."
Elevation
Scott Carey bussò alla porta dell’appartamento degli Ellis, e Bob Ellis (agli Highland Acres lo chiamavano tutti «dottor Bob», anche se era in pensione da cinque anni) lo fece entrare. «Bene, Scott, eccoti qui. Le dieci spaccate. Allora, che cosa posso fare per te?»
Scott era un uomo grande e grosso, alto più di un metro e novanta senza scarpe, e con la pancia lievemente sporgente. «Non ne sono sicuro. Probabilmente non è niente, ma… ho un problema. Spero non sia nulla di serio, però potrebbe anche esserlo.»

(Traduzione: Luca Briasco)

Gerald's Game
Jessie could hear the back door banging lightly, randomly, in the October breeze blowing around the house. The jamb always swelled in the fall and you really had to give the door a yank to shut it. This time they had forgotten. She tought of telling Gerald to go back and shut the door before they got too involved or that banging would drive her nuts. Then she tought how ridicolous that would be, given the current circumstances. It would ruin the whole mood.
Il gioco di Gerald
Jessie sentiva la porta di servizio che sbatteva piano, a intervalli regolari, nella brezza d'ottobre che soffiava per la casa. In autunno lo stipite si gonfiava puntualmente e occorreva tirare la porta con forza per serrarla. Questa volta se n'erano dimenticati. Pensò di dire a Gerald di andare a chiuderla prima che fossero troppo lanciati, con il rischio che quel rumore le facesse saltare i nervi. Poi riflettè che date le circostanze era ridicolo. Avrebbe guastato l'atmosfera.

(Traduzione: Tullio Dobner)

The Girl Who Loved Tom Gordon
The world had teeth and it could bite you with them anytime it wanted. Trisha McFarland discovered this when she was nine years old. At ten o'clock on a morning in early June she was sitting in the back seat of her mother's Dodge Caravan, wearing her blue Red Sox batting practice jersey (the one with 36 GORDON on the back) and playing with Mona, her doll. At ten thirty she was lost in the woods. By eleven she was trying not to be terrified, trying not to let herself think, This is serious, this is very serious. Trying not to think that sometimes when people got lost in the woods they got seriously hurt. Sometimes they died.
La Bambina che amava Tom Gordon
Il mondo aveva i denti e in qualsiasi momento ti poteva morsicare. Questo Trisha McFarland scoprì a nove anni. Alle dieci di una mattina dei primi di giugno era sul sedile posteriore della Dodge Caravan di sua madre con addosso la sua maglietta blu dei Red Sox (quella che ha 36 GORDON sulla schiena) a giocare con Mona, la sua bambola. Alle dieci e mezzo era persa nel bosco. Alle undici cercava di non essere terrorizzata, cercava di non pensare: "Questa è una cosa seria, questa è una cosa molto seria". Cercava di non pensare che certe volte a perdersi nel bosco ci si poteva fare anche molto male. Certe volte si moriva.

(Traduzione: Tullio Dobner)

The Gunslinger (The Dark Tower, Book 1)
The man in black fled across the desert, and the gunslinger followed.
The desert was the apotheosis of all deserts, huge, standing to the sky for what might have been parsecs in all directions. White; blinding; waterless; without feature save for the faint, cloudy haze of the mountains which sketched themselves on the horizon and the devil-grass which brought sweet dreams, nightmares, death.
L'ultimo cavaliere (La Torre Nera, vol. 1)
L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.
Il deserto era l'apoteosi di tutti i deserti, sconfinato, vasto fino a traboccare nel cielo per enne parsec in tutte le direzioni. Bianco; accecante; arido; amorfo salvo per l'abbozzo labile e nebuloso delle montagne all'orizzonte e l'erba canina ispiratrice di dolci sogni, incubi, morte.

(Traduzione: Tullio Dobner)

It
The terror, which would not end for another twenty-eight years - if it ever did end - began, so far as I know or can tell, with a boat made from a sheet of newspaper floating down a gutter swollen with rain.
The boat bobbed, listed, righted itself again, dived bravely through treacherous whirlpools, and continued on its way down Witcham Street toward the traffic light which marked the intersection of Witcham and Jackson. The three vertical lenses on all sides of the traffic light were dark this afternoon in the fall of 1957, and the houses were all dark, too. There had been steady rain for a week now, and two days ago the winds had come as well.
It
Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.
La barchetta beccheggiò, s'inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l'incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d'autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case. Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti.

(Traduzione: Tullio Dobner)

Mr. Mercedes
Augie Odenkirk had a 1997 Datsun that still ran well in spite of high mileage, but gas was expensive, especially for a man with no job, and City Center was on the far side of town, so he decided to take the last bus of the night. He got off at twenty past eleven with his pack on his back and his rolled-up sleeping bag under one arm. He thought he would be glad of the down-filled bag by three A.M. The night was misty and chill.
'Good luck, man,' the driver said as he stepped down. 'You ought to get something for just being the first one there.'
Mr. Merceds
Augie Odenkirk aveva una Datsun del 1977 che camminava ancora bene nonostante i chilometri, ma la benzina era cara, specialmente per un disoccupato, e il City Center si trovava dalla parte opposta della città, cosi lui decise di prendere l'ultimo autobus della sera. Alle undici e venti scese con lo zaino sulle spalle e il sacco a pelo arrotolato sottobraccio. Pensò che l'imbottitura di piume gli avrebbe fatto comodo verso le tre del mattino. La notte si annunciava fredda e nebbiosa.
«Buona fortuna, amico», lo salutò il conducente. «Meriteresti di trovare qualcosa anche solo per il fatto di essere il primo.»

(Traduzione: Giovanni Arduino)

Needful Things
Sure you have. Sure. I never forget a face.
Come on over here, let me shake your hand! Tell you somethin: I recognized you by the way you walk even before I saw your face good. You couldn't have picked a better day to come back to Castle Rock. Ain't she a corker? Hunting season will be starting up soon, fools out in the woods bangin away ay anything that moves and don't wear blaze orange, and then comes the snow and sleet, but all that's for later. Right now it's October, and in The Rock we let October stay just as long as she wants to.
Cose preziose
Sei già stato qui
Sì che ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia.
Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti bene in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock. Non è un bijou? Manca poco all'apertura della caccia e poi avremo i boschi invasi da quegli scemi che tirano a tutto quello che si muove e mai che mettano la giubba arancione, e poi neve e nevischio, ma a suo tempo, a suo tempo. Adesso è ottobre, e alla Rocca ce lo teniamo buono, l'ottobre, che resti pure quanto vuole.

(Traduzione: Tullio Dobner)

Riding the Bullett (...)
I was a junior at the University of Maine when Mrs. McCurdy called about ma. My father died when I was too young to remember him and I was an only child, so it was just Alan and Jean Parker against the world. Mrs. McCurdy, who lived just up the road, called at the apartment I shared with three other guys. She had gotten the number off the magnetic minder-board ma kept on her fridge.
"'Twas a stroke," she said in that long and drawling Yankee accent of hers. "Happened at the restaurant. But don't you go flyin off all half-cocked. Doctor says it wa'ant too bad. She's awake and she's talkin."

Rose Madder
She sits in the corner, trying to draw air out of a room which seemed to have plenty just a few minutes ago and now seems to have none. From what sounds like a great distance she can hear a thin whoop-whoop sound, and she knows this is air going down her throat and then sliding back out again in a series of feverish little gasps, but that doesn't change the feeling that she's drowning here in the corner of her living room, looking at the shredded remains of the paperback novel she was reading when her husband came home.
Not that she cares much. The pain is too great for her to worry about such minor matters as respiration, or how there seems to be no air in the air she is breathing. The pain has swallowed her as the whale reputedly swallowed Jonah, that holy draft-dodger. It throbs like a poison sun glowing deep down in the middle of her, in a place where until tonight there was only the quiet sense of a new thing growing.
Rose Madder
Siede nell'angolo e cerca di estrarre aria da una stanza che fino a pochi minuti fa ne era piena e ora sembra non averne più. Da molto lontano le giunge un suono sottile di risucchio e sa che è aria che le scende nei polmoni e poi risale ed esce in una serie di brevi ansiti febbrili, ma non muta la sensazione che ha di annegare nell'angolo del soggiorno di casa sua, con lo sguardo sulle spoglie stracciate del romanzo in edizione economica che stava leggendo quando è rincasato suo marito.
Non le importa molto, il dolore è troppo forte perché abbia a preoccuparsi di questioni marginali come la respirazione o il fatto che sembra non ci sia aria nell'aria che respira. Il dolore l'ha ingoiata come si dice che la balena abbia ingoiato Giona, il santo renitente. Pulsa come un sole infetto che arde al centro del suo corpo, là dove fino a questa sera c'era solo la serena sensazione di un nuovo essere che cresce.

(Traduzione: Tullio Dobner)

The Shining
1. JOB INTERVIEW
Jack Torrance thought: Officious little prick.
Ullman stood five-five, and when he moved, it was with the prissy speed that seems to be the exclusive domain of all small plump men. The part in his hair was exact, and his dark suit was sober but comforting. I am a man you can bring your problems to, that suit said to the paying customer. To the hired help it spoke more curtly: This had better be good, you. There was a red carnation in the lapel, perhaps so that no one on the street would mistake Stuart Ullman for the local undertaker.
As he listened to Ullman speak, Jack admitted to himself that he probably could not have liked any man on that side of the desk--under the circumstances.
Shining
1. COLLOQUIO DI ASSUNZIONE
Jack Torrance pensò: - Piccolo stronzo intrigante. -
Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma non severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente. Al personale stipendiato parlava invece in modo più sbrigativo: sarà meglio che filiate dritto, voialtri. All'occhiello spiccava un garofano rosso, forse per evitare che per la strada qualcuno scambiasse Stuart Ullman per il titolare dell'impresa di pompe funebri.
Mentre ascoltava Ullman, Jack ammise tra sé che, date le circostanze, con tutta probabilità non gli sarebbe piaciuto proprio nessuno da quella parte della scrivania.

(Traduzione: Adriana Dell'Orto)


Charles Kingsley (1819-1875)

Westward Ho! (...)
All who have travelled through the delicious scenery of North Devon must needs know the little white town of Bideford, which slopes upwards from its broad tide-river paved with yellow sands, and many-arched old bridge where salmon wait for autumn floods, toward the pleasant upland on the west. Above the town the hills close in, cushioned with deep oak woods, through which juts here and there a crag of fern-fringed slate; below they lower, and open more and more in softly rounded knolls, and fertile squares of red and green, till they sink into the wide expanse of hazy flats, rich salt-marshes, and rolling sand-hills, where Torridge joins her sister Taw, and both together flow quietly toward the broad surges of the bar, and the everlasting thunder of the long Atlantic swell.


Sophie Kinsella (1969)

The Secret Dreamworld of a Shopaholic
Ok. Don't panic. Don't panic. It's only a VISA bill. It's a piece of paper; a few numbers. I mean, just how scary can a few numbers be?
I stare out of the office window at a bus driving down Oxford Street, willing myself to open the white envelope sitting on my cluttered desk. It's only a piece of paper. I tell myself for the thousandth time. And I'm not stupid, am I? I know exactly how much this VISA bill will be.
Sort of. Roughly.
I love shopping
Okay. Niente panico. Niente panico. È solo un estratto conto della Visa. È solo un pezzo di carta con qualche numero scritto sopra. Che paura può farmi?
Dalla finestra dell'ufficio osservo un autobus che percorre Oxford Street. Cerco di costringermi ad aprire la busta bianca posata sulla scrivania invasa dal disordine. È solo un pezzo di carta, mi dico per la milionesima volta. E poi non sono mica stupida, no? So esattamente a quanto ammonta questo estratto conto.
Be', più o meno. A grandi linee.

(Traduzione: Annamaria Raffo)


Esther Kinsky (1956)

Rombo (Rombo)
Tutto intorno: paesaggio morenico a sfumature. Colline dolci, campi, torbiere in avvallamenti remoti, escrescenze carsiche calcaree con macchie di querce, castagni, erba sottile e affilata su crinali che appaiono più montagnosi di quanto non siano, ma offrono pur sempre una vista: sulla distesa di colline, le cime adorne di chiese e villaggi, e qua e là i ruderi di un castello, che in realtà sono i resti fatiscenti della Prima guerra mondiale. Il paesaggio deve la sua amabilità a un imponente spostamento di materiali, ghiacciai, rocce, massa che è arrivata fin lì immancabilmente accompagnata da un fragore che va ben oltre il brontolio di un rombo. Nessun boato preliminare, come lo chiamavano duecento anni fa, ma un muggito incessante, al di là della portata di qualunque orecchio umano.
(Traduzione: Silvia Albesano)


Joseph Rudyard Kipling (1865-1936)

Captains Courageous (...)
The weather door of the smoking-room had been left open to the North Atlantic fog, as the big liner rolled and lifted, whistling to warn the fishing-fleet.
"That Cheyne boy's the biggest nuisance aboard," said a man in a frieze overcoat, shutting the door with a bang. "He isn't wantedhere. He's too fresh."
A white-haired German reached for a sandwich, and grunted between bites: "I know der breed. Ameriga is full of dot kind. I dell you you should imbort ropes' ends free under your dariff."

The Janeites
In the Lodge of Instruction attached to ‘Faith and Works No. 5837 E.C.,’ which has already been described, Saturday afternoon was appointed for the weekly clean-up, when all visiting Brethren were welcome to help under the direction of the Lodge Officer of the day: their reward was light refreshment and the meeting of companions.
I seguaci di Jane
Nella Loggia di Istruzione, annessa alla già descritta Loggia Fede e Lavoro N° 5837 E.C., il sabato pomeriggio era dedicato alle pulizie settimanali, attività per la quale era gradito l'aiuto di tutti i Confratelli in visita sotto la direzione dell'ufficiale di giornata. La loro ricompensa era un piccolo rinfresco e la possibilità di incontrare altri soci.

(Traduzione: Laura Signorini e Elena Tomei)

The Jungle Book
It was seven o'clock of a very warm evening in the Seeonee hills when Father Wolf woke up from his day's rest, scratched himself, yawned, and spread out his paws one after the other to get rid of the sleepy feeling in their tips. Mother Wolf lay with her big gray nose dropped across her four tumbling, squealing cubs, and the moon shone into the mouth of the cave where they all lived. "Augrh!" said Father Wolf. "It is time to hunt again." He was going to spring down hill when a little shadow with a bushy tail crossed the threshold and whined: "Good luck go with you, O Chief of the Wolves. And good luck and strong white teeth go with noble children that they may never forget the hungry in this world."
Il libro della giungla
Erano le sette di una sera molto calda, sulle colline di Seeonee, quando Padre Lupo si destò dal suo riposo quotidiano. Si grattò, sbadigliò e stirò una dopo l'altra le zampe per scioglierle dal torpore. Mamma Lupa se ne stava distesa col grosso muso grigio abbandonato sui suoi quattro cuccioli che ruzzolavano squittendo, e la luna entrava dalla bocca della tana dove la famigliola viveva. "Augrh!" disse Padre Lupo. "È ora di rimettersi in caccia." Stava per balzare giù per il pendio quando una piccola ombra dalla coda folta varcò la soglia. "Buona fortuna a te, Capo dei Lupi" piagnucolò. " E buona fortuna e forti denti bianchi ai tuoi nobili figli, ché possano non dimenticare mai gli affamati di questo mondo."

(Traduzione: Giuliana Pozzo Galeazzi)

Kim
He sat, in defiance of municipal orders, astride the gun Zam Zammah on her brick platform opposite the old Ajaib-Gher - the Wonder House, as the natives call the Lahore Museum. Who hold Zam-Zammah, that "fire-breathing dragon", hold the Punjab, for the great green-bronze piece is always first of the conqueror's loot.
There was some justification for Kim - he had kicked Lala Dinanath's boy off the trunnions - since the English held the Punjab and Kim was English. Though he was burned black as any native; though he spoke the vernacular by preference, and his mother-tongue in a clipped uncertain sing-song; though he consorted on terms of perfect equality with the small boys of the bazar; Kim was white - a poor white of the very poorest.
Kim
Era seduto, in barba alle ordinanze municipali, a cavalcioni del cannone Zam-Zammah sul suo basamento di mattoni di fronte al vecchio Ajaib-Gher, la Casa delle Meraviglie, come i nativi chiamavano il museo di Lahore. Chi domina Zam-Zammah, il "drago dal soffio di fuoco", domina il Punjab, perché il grande pezzo di bronzo verde è sempre il primo bottino dei conquistatori.
Del resto Kim, che aveva buttato giù a calci dai perni del cannone il figlio di Lala Dinanath, qualche giustificazione l'aveva: gli inglesi infatti dominavano il Punjab e Kim era inglese. Sebbene fosse cotto dal sole come un indigeno, sebbene parlasse di preferenza il vernacolo, e la madrelingua in un'incerta cantilena smozzicata, sebbene facesse comunella su termini di perfetta parità con i ragazzini del bazar, Kim era bianco - un bianco povero fra i più poveri.

(Traduzione: Maria Teresa Carbone)

The Light that Failed (...)
"What do you think she'd do if she caught us? We oughtn't to have it, you know," said Maisie.
"Beat me, and lock you up in your bedroom," Dick answered, without hesitation. "Have you got the cartridges?"
"Yes; they're in my pocket, but they are joggling horribly. Do pin-fire cartridges go off of their own accord?"
"Don't know. Take the revolver, if you are afraid, and let me carry them."
"I'm not afraid." Maisie strode forward swiftly, a hand in her pocket and her chin in the air. Dick followed with a small pin-fire revolver.

The Naulahka. A Story of West and East
Nicholas Starvin sat in the moonlight on the unrailed bridge that crossed the irrigating-ditch above Topaz, dangling his feet over the stream. A brown, sad-eyed little woman sat beside him, staring quietly at the moon. She was tanned with the tan of the girl who does not mind wind and rain and sun, and her eyes were sad with the settled melancholy of eyes that know big mountains, and seas of plain, and care, and life. The women of the West shade such eyes under their hands at sunset in their cabin doors, scanning those hills or those grassless, treeless plains for the home-coming of their men.
Il Naulahka. La collana favolosa
In una notte di luna, Nicola Tarvin sedeva sul ponte ferroviario in costruzione sopra il canale d'irrigazione di Topaz, i piedi ciondoloni sopra l'acqua. Al suo fianco, una donnettina guardava con occhi tristi la luna. Era brunita dalla patina di coloro che non si curano del vento, della pioggia e del sole; ed i suoi occhi avevano la posata malinconia di quelli che conoscono gli alti monti, le piane sconfinate, le dure bisogne della vita. Le donne del West si riparano tali occhi con la mano, al tramonto, sulla soglia d'una baracca, guardando quei monti o quelle piane senza erba, senza alberi, donde devono rincasare gli uomini.

(Traduzione: Mario Benzi)


Natsuo Kirino (pseudonimo di Mariko Hashioka) (1951)

Out (Le quattro casalinghe di Tokyo)
Arrivò al posteggio prima dell’ora stabilita.
Scesa dall’auto fu avvolta dall’umida, fitta oscurità di luglio. Era forse il caldo afoso a farle apparire ancora più cupe quelle tenebre. Masako Katori si sentì soffocare e levò lo sguardo al cielo senza stelle. La pelle, cin in auto si era mantenuta fresca e asciutta grazie al climatizzatore, divenne subito sudata e appiccicosa.
Un odore di olio fritto, proveniente dallo stabilimento di pasti precotti in cui tra poco avrebbe iniziato il suo turno di notte, si mescolava quasi indistintamente alle folate di gas di scarico che giungevano dalla Shin-Oume-Highway.
(Traduzione: Lydia Origlia)


Clifford Henry Benn Kitchin (1895-1967)

Crime at Christmas
At twenty minutes to four on Christmas Eve, I made my way through a circle of roisterers who danced and sang and pelted one another under the big dome of the Stock Exchange, to the public telephone-room, where I asked for the number of my most important client. This client was so important that he was worth all my other clients put together.
La mattina del 25 dicembre
La vigilia di Natale, alle quattro meno venti, mi aprii un varco tra una folla di allegri fannulloni che cantava e danzava per le strade, e, entrato sotto la gran cupola della Borsa, mi aprii un altro varco tra una folla di agenti di cambio che discutevano animatamente sino alla cabina telefonica. Quando l'ebbi raggiunta feci il numero del mio cliente più importante: un cliente così importante che, da solo, contava come tutti gli altri miei clienti messi insieme.

(Traduzione: Giovanni Viganò)

Death of My Aunt (La morte di mia zia)
Fino alle sei e mezza di pomeriggio, quel venerdì 15 giugno non fu diverso da tutti gli altri. Il lavoro si trascinava così a fatica da non riuscire a riempire nemmeno le ore canoniche di ufficio. Così gli affari. Alle sei del pomeriggio presi il mio cappello sgualcito, e dopo gli innumerevoli "buonasera" di rito mi avviai senza entusiasmo per Throgmorton Street, diretto alla vicina stazione della metropolitana. In strada c'era ancora quella fauna, invero piuttosto triste, che vive e si arrabatta nel sottobosco dei lavori di borsa.
(Traduzione: Federico Riccardi)


Heinrich von Kleist (1777-1811)

Die Marquise von O...
In M..., einer bedeutenden Stadt im oberen Italien, ließ die verwitwete Marquise von O..., eine Dame von vortrefflichem Ruf, und Mutter von mehreren wohlerzogenen Kindern, durch die Zeitungen bekannt machen: daß sie, ohne ihr Wissen, in andre Umstände gekommen sei, daß der Vater zu dem Kinde, das sie gebären würde, sich melden solle; und daß sie, aus Familienrücksichten, entschlossen wäre, ihn zu heiraten. Die Dame, die einen so sonderbaren, den Spott der Welt reizenden Schritt, beim Drang unabänderlicher Umstände, mit solcher Sicherheit tat, war die Tochter des Herrn von G..., Kommandanten der Zitadelle bei M... Sie hatte, vor ungefähr drei Jahren, ihren Gemahl, den Marquis von O..., dem sie auf das innigste und zärtlichste zugetan war, auf einer Reise verloren, die er, in Geschäften der Familie, nach Paris gemacht hatte.
La marchesa di O...
A M..., una importante città dell'alta Italia, la marchesa di O..., vedova di eccellente reputazione e madre di bambini ben educati, rese noto attraverso i giornali: che si trovava, senza sapere come, in stato interessante, che il padre del bambino che avrebbe partorito si presentasse; e che lei, per riguardo alla famiglia, era decisa a sposarlo. La signora che con tanta sicurezza, premuta da circostanze ineluttabili, compiva un passo così singolare, tale da stuzzicare lo scherno del mondo, era la figlia del signore di G..., comandante della cittadella presso M... Circa tre anni prima aveva perduto il marito, il marchese di O..., al quale la legava il più profondo e tenero affetto, durante un viaggio che egli aveva fatto a Parigi per affari di famiglia.

(Traduzione: Marina Bistolfi)


Pierre Klossowski (1905-2001)

Le Baphomet (Il Bafometto)
Valentina di Saint-Vit, signora di Palençay, le cui terre confinavano con quelle della Commenda del Tempio, gettava da tempo uno sguardo bramoso su quel prospero possedimento.
Il suo prozio paterno Giovanni, sciogliendo un voto al ritorno dall'ultima crociata, aveva donato due terzi delle sue terre all'Ordine del Tempio, e tanto più agevolmente in quanto non aveva discendenti diretti. Siccome le clausole della donazione affidavano ai Fratelli cavalieri la difesa del maniero, legato alle nipoti, e in quell'occasione detto di Palençay, da più di un secolo che i Templari occupavano il feudo
dominante, coltivato, amplificato, fortificato con le loro stesse mani, tutte le terre attigue al maniero vicino erano passate sotto la giurisdizione del Commendatore.
(Traduzione: Luciano de Maria)

Michael Kohlhaas
An den Ufern der Havel lebte, um die Mitte des sechzehnten Jahrhunderts, ein Roßhändler, namens Michael Kohlhaas, Sohn eines Schulmeisters, einer der rechtschaffensten zugleich und entsetzlichsten Menschen seiner Zeit. - Dieser außerordentliche Mann würde, bis in sein dreißigstes Jahr für das Muster eines guten Staatsbürgers haben gelten können. Er besaß in einem Dorfe, das noch von ihm den Namen führt, einen Meierhof, auf welchem er sich durch sein Gewerbe ruhig ernährte; die Kinder, die ihm sein Weib schenkte, erzog er, in der Furcht Gottes, zur Arbeitsamkeit und Treue; nicht einer war unter seinen Nachbarn, der sich nicht seiner Wohltätigkeit, oder seiner Gerechtigkeit erfreut hätte; kurz, die Welt würde sein Andenken haben segnen müssen, wenn er in einer Tugend nicht ausgeschweift hätte. Das Rechtgefühl aber machte ihn zum Räuber und Mörder.
Michael Kohlhaas
Sulle rive della Havel, intorno alla metà del sedicesimo secolo, viveva un mercante di cavalli di nome Michael Kohlhaas; figlio di un maestro di scuola, fu uno dei personaggi più equi e nel contempo più terribili della sua epoca. Fino al trentesimo anno di età quest'uomo fuor del comune avrebbe potuto passare per un cittadino modello. Nel villaggio, che ancor oggi porta il suo nome, possedeva una masseria dove viveva tranquillamente campando del proprio mestiere; i figli che la moglie gli donava li allevava nel timor di Dio, educandoli all'operosità e alla rettitudine; nel vicinato non c'era nessuno che non avesse conosciuto la sua generosità ed equità; insomma, il mondo ne avrebbe dovuto benedire la memoria se in una virtù egli non avesse trasmodato. Il senso di giustizia infatti lo rese bandito e assassino.

(Traduzione: Luisa Coeta)


Heinz G. Konsalik (Heinz Gunther) (1921-1999)

Das Geheimnis der sieben Palmen (L'isola delle sette palme)
Il grigio guardacoste della marina ecuadoriana si avvicinava a velocità ridotta e con molta cautela all'isola. Da basso, nel locale sonar, l'ecoscandaglio registrava chiaramente l'eco delle onde sonore rimbalzanti dalle formazioni coralline e dagli spuntoni rocciosi di lava solidificata sommersi. I loro evanescenti contorni tremolavano sugli schermi radar creando bizzarri disegni fosforescenti. I motori lavoravano a ritmo ridottissimo. La piccola nave da guerra s'inoltrava quasi di soppiatto in un paesaggio subacqueo senz'altro affascinante per chiunque lo veda per la prima volta, ma non per i marinai che tendono fino allo spasimo le orecchie nel timore di udire da un momento all'altro il rumore indicante che qualcosa sta grattando lo scafo.
(Traduzione: Giorgio Cuzzelli)


Elizabeth Kostova (1964)

The Historian
In 1972 I was sixteen - young, my father said, to be traveling with him on his diplomatic missions. He preferred to know that I was sitting attentively in class at the International School of Amsterdam; in those days his foundation was based in Amsterdam, and it had been my home for so long that I had nearly forgotten our early life in the United States. It seems peculiar to me now that I should have been so obedient well into my teens, while the rest of my generation was exeperimenting with drugs and protesting the imperialist war in Vietnam, but I had been raised in a world so sheltered that it makes my adult life in academia look positively adventurous.
Il discepolo
Era il 1972 e io avevo sedici anni: troppo pochi, secondo mio padre, per accompagnarlo nelle sue missioni diplomatiche. Preferiva sapermi seduta composta e attenta nell'aula della scuola internazionale di Amsterdam. A quei tempi, era lì che aveva sede la sua Fondazione, e Amsterdam era diventata la mia casa da così tanto tempo che avevo quasi dimenticato gli anni trascorsi negli Stati Uniti. Adesso mi sembra a dir poco strano che, mentre il resto del mondo sperimentava le droghe e protestava contro la guerra in Vietnam, io fossi invece una ragazza ubbidiente e senza grilli per la testa; ma ero cresciuta in un ambiente talmente protetto che al confronto la mia carriera accademica di adulta si può addirittura definire avventurosa.

(Traduzione: Maria Barbara Piccioli)


Isaka Kōtarō (1971)

Grasshopper (La vendetta del professor Suzuki)
Mentre scrutava il paesaggio urbano, a Suzuki balenarono alla mente gli insetti. Nonostante l'ora tarda, la città era illuminata a giorno e in pieno fermento. Vi brillavano lampioni e neon fantasmagorici, e brulicava di gente ovunque si posasse lo sguardo.
(Traduzione: Bruno Forzan)


László Krasznahorkai (1954)

Az ellenállás melankóliája (Melancolia della resistenza)
Poiché il treno locale che collegava i villaggi gelati del Bassopiano meridionale dal Tibisco ai piedi dei Carpazi non era arrivato nonostante le indicazioni confuse del ferroviere che girava disorientato tra i binari e le garanzie sempre più seccate del capostazione, che ogni tanto usciva di corsa sulla banchina con promesse molto precise ("Ma santa pazienza, questo qua è sparito di nuovo..." scuoteva la testa il ferroviere visibilmente irritato), e poiché il convoglio sostitutivo, formato da due sgangherate carrozze con sedili in legno rimesse in circolazione solo per "casi eccezionali" e trainate da una vecchia e malandata locomotiva 424, bene o male era partito, anche se con un'ora e mezza abbondante di ritardo rispetto all'orario, comunque approssimativo e non vincolante per un treno speciale, i passeggeri accettarono nell'indifferenza, anzi con un senso di rassegnato torpore, la notizia che il treno dell'Ovest, inutilmente atteso, era stato soppresso, tanto in qualche modo avrebbero raggiunto la destinazione voluta percorrendo l'ultima cinquantina di chilometri sulla tratta secondaria.
(Traduzione: Dóra Mészáros e Bruno Ventavoli)


Agota Kristof (1935-2011)

Hier (Ieri)
Ieri soffiava un vento conosciuto. Un vento che avevo già incontrato.
Era una primavera precoce. Camminavo nel vento a passi decisi, rapidi, come tutte le mattine. Eppure avevo voglia di ritrovare il mio letto e distendermi, immobile, senza pensieri, senza desideri, e di restare sdraiato fino al momento in cui avrei sentito avvicinarsi quella cosa che non è voce né gusto né odore, solo un ricordo vaghissimo, venuto da oltre i limiti della memoria.

(Traduzione: Marco Lodoli)

Le Grand Cahier (Trilogia della città di K.: Il grande quaderno)
Arriviamo dalla Grande Città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, più il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche.
Camminiamo a lungo. La casa di Nonna è lontana dalla stazione, all'altro capo della Piccola Città. Qui non ci sono tram, né autobus, né macchine. Circolano solo alcuni camion militari.

(Traduzione: Armando Marchi)

La Preuve (Trilogia della città di K.: La prova)
Tornato a casa di nonna, Lucas si stende vicino alla recinzione del giardino, all'ombra dei cespugli. Aspetta. Un mezzo dell'esercito si ferma davanti all'edificio delle guardie di frontiera. Scendono dei militari e posano a terra un corpo avvolto in un telone mimetico. Un sergente esce dall'edificio, fa un cenno e i soldati scostano il telone. Il sergente fischia:
- Identificarlo non sarà da ridere! Bisogna essere veramente idioti per cercare di attraversare questa fottura frontiera, e per di più in pieno giorno!

(Traduzione: Virginia Ripa di Meana)

La Troisième Mensonge (Trilogia della città di K.: La terza menzogna)
Sono in prigione nella piccola città della mia infanzia.
Non è una vera prigione, è una cella nell'edificio della polizia locale, un edificio che è una casa come le altre della città, una casa a un solo piano.
Un tempo la mia cella doveva essere una lavanderia: la porta e la finestra danno sul cortile. Le sbarre della finestra sono state aggiunte all'interno in modo che non si possa arrivare al vetro e romperlo. Nascosti da una tenda ci sono i servizi igienici. Addossate a una parete ci sono un tavolo e quattro sedie fissate al pavimento, addossati alla parete di fronte quattro letti che si possono ripiegare. Tre sono ripiegati.

(Traduzione: Giovanni Bogliolo)


Varvara Julija baronessa di Krüdener (1764-1824)

Valérie
Je me trouvais, il y a quelques années, dans une des plus belles provinces du Danemarck: la nature, tour à tour sauvage et riante, souvent sublime, avait jeté dans le magnifique paysage que j'aimais à contempler, là de hautes forêts, ici des lacs tranquilles, tandis que dans l'éloignement la mer du Nord et la mer Baltique roulaient leurs vastes ondes au pied des montagnes de la Suède, et que la rêveuse mélancolie invitait à s'asseoir sur les tombeaux des anciens scandinaves, placés, d'après l'antique usage de ce peuple, sur des collines et des tertres répandus dans la plaine.
"Rien n'est plus poétique, a dit un éloquent écrivain, qu'un coeur de seize années." Sans être aussi jeune, je l'étais cependant; j'aimais à sentir et à méditer, et souvent je créais autour de moi des tableaux aussi variés que les sites qui m'environnaient.
Valérie
Mi trovavo, qualche anno fa, in una delle più belle provincie della Danimarca: la natura, di volta in volta selvaggia e ridente, sovente sublime, aveva sparso nel magnifico paesaggio che amavo contemplare, là alte foreste, qui laghi tranquilli, mentre in lontananza il mare del Nord e il mar Baltico rotolavano le loro grandi onde ai piedi della montagne della Svezia, e la sognante malinconia invitava a sedersi sulle tombe degli antichi scandinavi, poste, com'era usanza di questo popolo, sulle colline e i poggi sparsi sulla pianura.
"Niente è più poetico" ha detto un eloquente scrittore "che un cuore di sedici anni". Senza essere così giovane, anch'io mi sentivo così; amavo immergermi in quel paesaggio e meditare, e sovente creavo attorno a me scenari tanto vari quanto i posti che mi circondavano.


Gyula Krúdy (1878-1933)

A vörös postakocsi (La carrozza cremisi)
Si avvicinava la domenica delle Palme quando in via degli Artiglieri fecero la loro comparsa due nuove inquiline, due donne, attrici di provincia, trasferitesi a Budapest perché nessuna scrittura le tratteneva in provincia.Via degli Artiglieri era un resto dell'antica Pest nel bel mezzo del centro della città, come se gli operai slovacchi avessero perso l'orientamento: quella via, fatta di quattro case, non l'avevano demolita. Vi si trovavano, pigiate, una all'altra, vecchie case borghesi, anguste, dai cortili profondi, che al crepuscolo si allungavano paurosamente in lontananza. Sulle pietre consunte scorrevano acque invisibili e la grondaia dalla testa di leone aveva cessato ormai da mezzo secolo di assolvere le sue funzioni. Il selciato gibboso sotto il portone echeggiava misteriosamente, come se lì sotto avessero dimora folle di abitanti sotterranei; la scala saliva con svolte audaci verso l'alto, ma vacillava come se stesse per sprofondare. Insomma, erano case vecchie, decrepite; dietro le strette finestre abitavano certamente dei vecchi, l'orologio a musica suona e le donne intisichiscono perché i muri sono ammuffiti. Non in tutti gli appartamenti ci sono condutture dell'acqua e la sera bisogna dare una voce al portinaio perché accenda la luce a gas sulle scale. Le porte, le finestre di regola gemono, se fuori tira vento. Può darsi che in quella casa qualcuno sia stato ucciso e che poi abbiano murato il cadavere in una parete. Nella vecchia Pest cose del genere accadevano spesso. In quale appartamento sta origliando il mercante di cavalli serbo, morto strangolato?
(Traduzione: Giampiero Cavaglià)


Milan Kundera (1929-2023)

L'ignorance (L'ignoranza)
"Cosa fai ancora qui?". La sua voce non era cattiva, ma non era neppure gentile; Sylvie si stava irritando.
"E dove dovrei essere?" chiese Irena.
"A casa tua!".
"Vuoi dire che qui non sono più a casa mia?".
Naturalmente non voleva cacciarla dalla Francia, né farla sentire una straniera indesiderabile: "Sai benissimo cosa voglio dire".
"Sì, lo so, ma ti sei dimenticata che qui ho il mio lavoro? la mia casa? i miei figli?".
"Senti, conosco Gustaf. Farà di tutto perché tu possa tornare nel tuo paese. E le tue figlie... Non raccontarmi storie! Ormai hanno la loro vita! Dio Santo, Irena, quel che sta succedendo da voi è così affascinante! In una situazione del genere le cose si sistemano sempre".

(Traduzione: Giorgio Pinotti)

Nesnesitelnd lehkost byti (L'insostenibile leggerezza dell'essere)
L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi dell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri ci abbiano trovato la morte fra torture indicibili.

(Traduzione: Antonio Barbato)

Valcik na rozloucenou (Il valzer degli addii)
È l'inizio dell'autunno e gli alberi si colorano di giallo, di rosso, di marrone; la piccola stazione termale al centro dell'amena vallata sembra stretta da un incendio. Sotto i portici ci sono donne che vanno e vengono e si chinano verso le sorgenti. Sono donne che non possono avere figli e sperano di trovare in queste terme la fecondità.
Qui tra i pazienti gli uomini sono molto meno numerosi, ma comunque ce ne sono, perché pare che le terme, miracoli ginecologici a parte, facciano bene anche al cuore. Ad ogni modo, la percentuale è di nove donne per ogni maschio, cosa che fa molta rabbia alla giovane infermiera nubile che si occupa, nella piscina, delle signore sterili!

(Traduzione: Serena Vitale)

Zert (Lo scherzo)
Così, dopo molti anni, mi ritrovai a casa. Stavo sulla piazza principale (dove ero passato innumerevoli volte da bambino, da ragazzo e da giovane) senza provare alcuna emozione; al contrario, pensavo che quella piazza così piatta, coi suoi tetti sovrastati dalla torre del municipio (simile a un soldato con un elmo antico), sembrava un grande cortile di caserma, e che il passato militare di quella città morava, un tempo baluardo contro le scorrerie di turchi e magiari, aveva impresso sul suo volto i segni di una irrimediabile volgarità.
(Traduzione: Giuseppe Dierna)


Hanif Kureishi (1954)

The Buddha of Suburbia
My name is Karim Amir, and I am an Englishman born and bred, almost. I am often considered to be a funny knid of Englishman, a new breed as it were, having emerged from two old histories. But I don't care - Englishman I am (though not proud of it), from the South London suburbs and going somewhere. Perhaps it is the odd mixture of continents and blood, of here and there, of belonging and not, that makes me restless and easily bored. Or perhaps it was being brought up in the suburbs that did. Anyway, why search the inner room when it's enough to say that I was looking for trouble, any kind of movement, action and sexual interest I could find, because things were so gloomy, so slow and heavy, in our family, I don't know.
Il Budda delle periferie
Mi chiamo Karim Amir e sono un vero inglese, più o meno. La gente mi considera uno strano tipo di inglese, come se appartenessi a una nuova razza, dal momento che sono nato dall'incrocio di due vecchie culture. A me però non importa, sono inglese (non che la circostanza mi riempia d'orgoglio), vengo dalla periferia a sud di Londra e sto andando da qualche parte. Forse è stato lo strano miscuglio di continenti e sangue, un pezzo qui e uno là, l'avere un senso di appartenenza e il non averlo, a rendermi una persona irrequieta, che tende ad annoiarsi facilmente. O forse è stato il fatto di essere cresciuto in periferia. Comunque sia, perché risalire a delle cause quando è evidente che ero in cerca di guai: volevo movimento, cercavo occasioni di azione, opportunità di esprimere la mia curiosità sessuale e questo perché l'atmosfera in casa mia era opprimente, tetra e noiosa, e il tutto senza un vero motivo.

(Traduzione: Ivan Cotroneo)

Intimacy
It is the saddest night, for I am leaving and not coming back. Tomorrow morning, when the woman I have lived with for six years has gone to work on her bicycle, and our children have been taken to the park with their ball, I will pack some things into a suitcase, slip out of my house hoping that no one will see me, and take the tube to Victor's place. There, for an unspecified period, I will sleep on the floor in the tiny room he has kindly offered me, next to the kitchen. Each morning I will heave the thin single mattress back to the airing cupboard. I will stuff the musty duvet into a box. I will replace the cushions on the sofa.
I will not be returning to this life. I cannot. Perhaps I should leave a note to convey this information. 'Dear Susan, I am not coming back ...' Perhaps it would be better to ring tomorrow afternoon. Or I could visit at the weekend. The details I haven't decided. Almost certainly I will not tell her my intentions this evening or tonight. I will put it off. Why? Because words are actions and they make things happen. Once they are out you cannot put them back. Something irrevocable will have been done, and I am fearful and uncertain. As a matter of fact, I am trembling, and have been all afternoon, all day.
Nell'intimità
É la notte più triste, perché sto per andare via e non tornerò indietro. Domani mattina, quando la donna con cui ho vissuto per sei anni sarà andata al lavoro in bicicletta, e i nostri figli saranno stati accompagnati al parco a giocare con la palla, infilerò alcune cose in una valigia, scivolerò fuori di casa sperando che nessuno mi veda e prenderò la metropolitana fino all’appartamento di Victor. Lì, per un periodo di tempo indefinito, dormirò sul pavimento nella minuscola stanza che lui gentilmente mi ha messo a disposizione, accanto alla cucina. Ogni mattina solleverò il sottile materasso a una piazza e lo rimetterò sullo stenditoio. Riporrò il piumino ammuffito in una scatola. Sistemerò i cuscini sul divano.
Non ritornerò a questa vita. Non posso. Magari dovrei lasciare un biglietto per comunicare questa decisione. “Cara Susan, non ritornerò...” Forse è meglio che telefoni domani pomeriggio. O potrei farmi vivo nel fine-settimana. I dettagli non li ho ancora decisi. Quasi sicuramente non le dirò le mie intenzioni stasera o stanotte. Rimanderò. Perché? Perché le parole sono azioni e fanno accadere le cose. Una volta che sono uscite dalla bocca non puoi più farle rientrare. Qualcosa di irrevocabile sarà accaduto, e io sono impaurito e insicuro. Di fatto, in questo momento sto tremando; ho tremato per tutto il pomeriggio, e per tutto il giorno.

(Traduzione: Ivan Cotroneo)

The Nothing
One night, when I am old, sick, right out of semen, and don't need things to get any worse, I hear the noises again.
I am sure they are making love in Zenab's bedroom, which is next to mine.
I wonder if I am imagining it. But I doubt it. These are not sounds I have heard in this flat before. We live in a large, open plan lateral place. I never have the door closed in case I need to call for my Zee during the night.
I remain still and concentrate until I believe I am not delirious or enduring an LSD flashback. There are whispers, sighs and then cries.
They sound like her.
It could be him too. My friend.
Uno zero
Una notte — proprio adesso che sono vecchio, malato, totalmente a secco di sperma e abbastanza pieno di problemi per conto mio — li risento, quei rumori.
Non c'è dubbio: nella camera di Zenab, accanto alla mia, stanno facendo l'amore.
Magari è uno scherzo dell'immaginazione. Ma non credo. Mai sentiti suoni del genere qui dentro. Viviamo in un appartamento ampio e lussuoso. Faccio sempre lasciare la porta aperta per la notte, nel caso che abbia bisogno della mia Zee.
Rimango immobile e concentrato finché sono certo di non avere le allucinazioni o un flashback da LSD. Mormorii, sospiri, poi gridolini. Sembra la voce di lei.
Ma potrebbe anche essere lui. Il mio amico.

(Traduzione: Davide Tortorella)


Andrzej Kuśniewicz (1904-1993)

Król Obojga Sycylii (Il Re delle due Sicilie)
Si potrebbe cominciare così:
" C'erano una volta due sorelle, Elisabeth e Bernadette, ed il fratello di queste, Emil ".
Oppure anche:
" Il 28 luglio del 1914, alle ore..., il monitore fluviale Bodrog della marina imperial-regia ha sparato il primo colpo in direzione di Belgrado. Su di un isolotto coperto di vinco, distante circa un chilometro da Pančevo, si trovano due ufficiali. Osservano, attraverso i cannocchiali da campo, la vicina riva serba del Danubio. Guardano contro il sole porpora, abbagliante, sospeso basso sull'acqua. Si potrebbe paragonarlo ad un pallone legato a una corda che qualcuno, invisibile, tira giù lentamente. Ma entrambi gli ufficiali sono presi da ben altro che simili paragoni. Per un attimo il bagliore dell'acqua che la sfera color mattone già tocca, tagliata da due linee sottili di vapore, è così violento che i signori ufficiali non vedono nei fori dei loro cannocchiali che rame fuso. Ciò dura un istante, forse mezzo minuto, forse appena un po' di più, dopo di che uno dei rappresentanti dell'esercito imperial-regio salta in una barca nascosta tra i giunchi, alti in quel punto quasi due metri, e s'allontana lentamente verso Pancevo. L'aria è trasparente, pregna dell'odore delle piante acquatiche e delle profondità già buie del Danubio. L'altro ufficiale, un capitano, terrà puntato ancora per un attimo il suo cannocchiale. Da questo punto è possibile vedere ad occhio nudo il nero pennacchio di fumo che si spiega a ventaglio là dove, contro il cielo verdastro, si staglia l'oscuro profilo color indaco di Kalamegdan".

(Traduzione: Ludmila Ryba e Alberto Zoina)

Lekcja martwego języka (Lezione di lingua morta)
La donna parlava, ma egli, benché avesse ormai appreso un po' di polacco e di ucraino, non comprendeva tutto: per questo il signor sovrintendente alle foreste Alois Szwanda, in piedi accanto a lui, gli traduceva in tedesco le parole di lei, che egli ascoltava attentamente, la testa un po' china sulla spalla sinistra, la mano destra appoggiata al fianco e l'altra, col palmo in alto, delicatamente stretta tra le dita magre della chiromante. Lanciava sguardi brevi e penetranti ora alla donna ora al signor Szwanda, che continuava a tradurre le confuse parole con pazienza e, nei limiti del possibile, fedelmente.
- Vivrai con vigore (questo almeno risultava dalla traduzione di Szwanda: con tutta la forza), e se morirai qui (qui dove? Tra questi monti, in questo villaggio tra i Carpazi, in quell'alberghetto ebreo accanto alla stazione?; tentava di contenere l'approssimarsi di un nuovo, violento attacco di tosse, l'insopportabile raspìo nella gola), da te, dal tuo corpo steso a terra, mi capisci, mio bel signore?, nascerà l'albero della vita. E, ascoltami ancora, - gli serrò più forte la mano - sul tuo albero un giorno, dopo tanti anni, verrà a posarsi l'uccello del paradiso. Ma potrà essere anche un semplice corvo, o una civetta, non so bene.

(Traduzione: Alberto Zoina)

Stan Nieważkości (Assenza di gravità)
Cominciò il trentuno di gennaio, verso le sei e mezzo del mattino, e durò alcuni giorni, senza interruzioni. Poi il processo subì un arresto, la situazione si stabilizzò.
Nella mia immaginazione, vedevo il muscolo cardiaco spaccarsi lungo una linea slabbrata, come una camera d'aria morsa da un chiodo. E la cicatrice che si forma sullo strappo deve avere proprio l'aspetto di una toppa sopra una camera d'aria. Tutta la superficie si irrigidisce, cessa di essere sensibile agli stimoli esterni. Forse non solo a quelli di ordine fisico.

(Traduzione: Ludmila Ryba e Alberto Zoina)


Thomas Kyd (pseud. di Alfred Bennet Harbage) (1901-1976)

Blood Is a Beggar (Assassinio all'università)
Un odore secco, acre e persistente stagnava nell'aula. Nella primavera del 1941 era un odore già amaramente familiare a milioni di persone in nazioni meno felici, ma non così familiare all'americano medio, anche a quello in età da servizio militare - non ancora, almeno. La signorina Ridgeway arricciò il naso, e un verso ricordato per metà si formò silenziosamente sulle sue labbra carnose e morbide: "Più della vista o dei suoni, gli aromi fanno sì che le corde del cuore..." qualcosa.
(Traduzione: Dario Pratesi)

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