Incipit / SA-SF
Le frasi iniziali della letteratura di ogni tempo e paese.

|  pag. prec.  |  Indice  |  pag. succ  |


Umberto Saba (1883-1957)

Ernesto
- Cossa el ga? El xe stanco?
- No. Son rabiado.
- Con chi?
- Col paròn. Con quel strozin. Un fioreto e mezo per caricar e scaricar due cari.
- El ga ragion lei.
Questo dialogo (che riporto, come i seguenti, in dialetto; un dialetto un po' ammorbidito e con l'ortografia il più possibile italianizzata, nella speranza che il lettore - se questo racconto avrà mai un lettore - possa tradurlo da sé) si svolgeva a Trieste, negli ultimissimi anni dell'Ottocento. Gli interlocutori erano un uomo - un bracciante avventizio - ed un ragazzo. L'uomo era seduto su un mucchio di sacchi di farina, in un magazzino di Via... portava in testa un grande fazzoletto rosso, che gli scendeva giù dalle spalle (questo per proteggere il collo dallo strofinamento dei sacchi). Era un uomo giovane, sebbene apparisse - come notava Ernesto - un po' stanco; ed il suo aspetto aveva qualcosa di lontanamente zingaresco, ma di uno zingaresco molto attenuato, molto addomesticato. Ernesto era un ragazzo di sedici anni, praticante di commercio in una ditta che comperava farina dai grandi Mulini dell'Ungheria, e la rivendeva ai fornai della città.


Rafael Sabatini (1875-1950)

Captain Blood (...)
Peter Blood, bachelor of medicine and several other things besides, smoked a pipe and tended the geraniums boxed on the sill of his window above Water Lane in the town of Bridgewater.
Sternly disapproving eyes considered him from a window opposite, but went disregarded. Mr. Blood's attention was divided between his task and the stream of humanity in the narrow street below; a stream which poured for the second time that day towards Castle Field, where earlier in the afternoon Ferguson, the Duke's chaplain, had preached a sermon containing more treason than divinity.

The Strolling Saint
In seeking other than in myself - as men will - the causes of my tribulations. I have often inclined to lay the blame of much of the ill that befell me, and the ill that in my sinful life I did to others, upon those who held my mother at the baptismal font and concerted that she should hear the name of Monica.
There are in life many things which, in themselves, seeming to the vulgar and the heedless to be trivial and without consequence, may yet be causes pregnant of terrible effects, mainsprings of Destiny itself. Amid such portentous trifles I would number the names so heedlessly bestowed upon us.
Il santo ambiguo
Accade spesso che l'uomo cerchi all'infuori di se stesso le cause delle proprie tribolazioni. Così anche io sono frequentemente portato a credere che la maggior parte delle mie tribolazioni e del male che nella mia vita di peccati ho fatto ad altri, fosse da attribuire a coloro che tennero mia madre al fonte battesimale e decisero di darle il nome di Monica.
Molte cose nella vita, che sembrano agli spiriti volgari e superficiali futili e senza conseguenze, possono invece produrre effetti gravissimi e tali da poter essere ritenuti come le molle di cui si serve il destino per agire: e fra queste portentose futilità vorrei mettere i nomi delle persone, quei nomi con tanta leggerezza imposti.

(Traduzione: Alfredo Pitta)


Franco Sacchetti (1332 ca.-1400)

Il trecentonovelle
Considerando al presente tempo e alla condizione dell'umana vita, la quale con pestilenziose infirmità e con oscure morti è spesso vicitata; e veggendo quante rovine con quante guerre civili e campestre in essa dimorano; e pensando quanti populi e famiglie per questo son venute in povero e infelice stato e con quanto amaro sudore conviene che comportino la miseria, là dove sentono la lor vita esser trascorsa; e ancora immaginando come la gente è vaga di udire cose nuove, e spezialmente di quelle letture che sono agevoli a intendere, e massimamente quando danno conforto, per lo quale tra molti dolori si mescolino alcune risa;


Leopold von Sacher-Masoch (1836-1895)

Venus im Pelt (Venere in pelliccia)
Ero in piacevole compagnia.
Venere in persona era seduta davanti a me, proprio lei, la dea dell'amore non una qualsiasi mezzacalzetta mondana che avesse preso quel nome di battaglia per combattere il sesso nemico.
Era insediata in una poltrona e aveva acceso un fuoco scoppiettante il cui riflesso si spingeva a lambire di rosso il suo volto pallido dagli occhi chiari; di tanto in tanto, quando cercava di scaldarsi i piedi, le fiamme parevano raggiungerglieli.
Aveva una testa stupenda, nonostante i morti occhi di pietra, ma era tutto quello che riuscivo a vedere di lei. La sublime donna aveva avvolto il corpo marmoreo in una folta pelliccia, e vi si era rannicchiata, tremando, come una gatta.

(Traduzione: Alessio Melitretto)


Vita Sackville-West (1892-1962)

Heritage
Two years of my life were spent in a rough gray village of the Apennines; a shaggy village, tilted perilously up the side oft he hill; a rambling village, too incoherent to form a single perspectived street, but which revolved around, or, rather, above and below, a little piazza warm with present sun, though grim with unknown, conjectured violence in the past. Here stood the massive civile palace, ancient and forbidding, with its tower poised and tremulous in the evening sky; and here the church, with its marble pietà, th ework, it was said, of Mino da Fiesole. A mountain torrent poured down the village, a wild little storm of water, brown and white, spanned by a bridge, which rose abruptly to a peak, and as abruptly descended. In the evenings the youth of the village drifted towards the bridge, gossiped there, sang a snatch of song, or indolently fished. In the silent midday, stretched at length on the flat stone parapet, they slept...
The village was called Sampiero della Vigna Vecchia.
If I dwell thus upon its characteristis, it is from lingering affection and melancholy memories. My sentiment is personal; irrelevant to my present purpose. I resume: In this village - and it is for this reason that the village started up so irrepressibly in my thoughts - I had as a a companion a man named Malory.
Legàmi
Due anni della mia vita li ho passati in un paesino grigio e impervio degli Appennini; un paesino aspro, pericolosamente in bilico sul fianco della collina; un paesino tortuoso, troppo incoerente per formare anche una sola strada con una prospettiva, e che si avvolgeva intorno, o meglio sopra e sotto, a una piccola piazza calda di pieno sole, e insieme sinistra per un passato di ignote, immaginate violenze. Qui si ergeva l'imponente palazzo comunale, antico e ostile, con il suo torrione in equilibrio tremulo nel cielo della sera; e qui c'era la chiesa, con la pietà marmorea, opera, si diceva, di Mino da Fiesole. Un torrente di montagna attraversava il paese, un violento scroscio d'acqua marrone e bianca attraversato da un ponte che si innalzava brusco in un colmo, e altrettanto brusco discendeva. La sera i ragazzi del villaggio si riunivano lì, spettegolavano, intonavano la strofa di una canzone, o pescavano indolenti. Nel meriggio silenzioso, lunghi distesi sul parapetto piatto di pietra, sonnecchiavano...
Il paese si chiamava Sampiero della Vigna Vecchia.
Se mi soffermo sulle sue caratteristiche è per un affetto residuo e per il ricordo nostalgico. Il mio è un sentimento personale, irrilevante rispetto al mio scopo presente. Ma riprendo: in questo paese - ed è per tale ragione che si staglia con tanta forza nella mia memoria - ebbi per compagno un uomo di nome Malory.

(Traduzione: Elena Dal Pra)


Donatien-Alphonse-François de Sade (1740-1814)

Les 120 journée de Sodome ou L'École du Libertinage
Les guerres considérables que Louis XIV eut à soutenir pendant le cours de son règne, en épuisant les finances de l'Etat et les facultés du peuple, trouvèrent pourtant le secret d'enrichir une énorme quantité de ces sans toujours à l'affût des calamités publiques qu'ils font naître au lieu d'apaiser, et cela pour être à même d'en profiter avec plus d'avantages. La fin de ce règne, si sublime d'ailleurs, est peut-être une des époques de l'empire français où l'on vit le plus de ces fortunes obscures qui n'éclatent que par un luxe et des débauches aussi sourdes qu'elles. C'était vers la fin de ce règne et peu avant que le Régent eût essayé, par ce fameux tribunal connu sous le nom de Chambre de Justice, de faire rendre gorge à cette multitude de traitants, que quatre d'entre eux imaginèrent la singulière partie de débauche dont nous allons rendre compte.
Le 120 giornate di Sodoma
Le grandi guerre che Luigi XIV ebbe a sostenere durante il corso del suo regno, nel mentre sfinirono le finanze dello Stato e le risorse del popolo, diedero segreta occasione di arricchire una enorme quantità di quelle sanguisughe sempre a caccia delle calamità pubbliche che provocano invece di attenuare, e ciò per trane maggiori vantaggi. La fine del regno, fin allora sublime, fu forse fra le epoche del potere francese in cui più si videro nascere queste oscure fortune, che brillano solo del lusso e della crapula, dissimulati quanto loro. Fu verso la fine di quel regno, e poco prima che il reggente tentasse, con il famoso tribunale noto sotto il nome di Camera di Giustizia, di far rivomitare il maltolto alla moltitudine di disonesti esattori, che quattro fra essi immaginarono la singolare crapula di cui intendiamo rendere conto.

(Traduzione: Gianni Nicoletti)

Dialogue entre un Prêtre et un Moribond
Le prêtre: Arrivé à cet instant fatal, où le voile de l'illusion ne se déchire que pour laisser à l'homme séduit le tableau cruel de ses erreurs et de ses vices, ne vous repentez-vous point, mon enfant, des désordres multipliés où vous ont emporté la faiblesse et la fragilité humaine?
Le moribond: Oui, mon ami, je me repens.
Le prêtre: Eh bien, profitez de ces remords heureux pour obtenir du ciel, dans le court intervalle qui vous reste, l'absolution générale de vos fautes, et songez que ce n'est que par la médiation du très saint sacrement de la pénitence qu'il vous sera possible de l'obtenir de l'éternel.
Le moribond: Je ne t'entends pas plus que tu ne m'as compris.
Dialogo fra un prete e un moribondo
PRETE. Giunto infine al fatale istante in cui il velo dell'illusione non si lacera che per mostrare all'uomo ingannato il quadro crudele dei suoi errori e vizi, non ti pentirai ordunque, figlio mio diletto, dei disordini molteplici e reiterati cui t'hanno addotto e la debolezza e l'umana fragilità?
MORIBONDO. Certo amico mio, mi pento.
PRETE. Ebbene approfitta di codesto felice rimorso e ottieni dal cielo, nel breve intervallo cha avanza, l'assoluzione generale da tutte le colpe, e pensa che soltanto per la mediazione del santissimo sacramento della penitenza ti sarà dato di ottenerla dall'Eterno.
MORIBONDO. Io non ti intendo più di quanto tu mi capisca.

(Traduzione: Elémire Zolla)

Émilie de Tourville
Rien n'est sacré dans une famille comme l'honneur de ses membres, mais si ce trésor vient à se ternir, tout précieux qu'il puisse être, ceux qui sont intéressés à le défendre le doivent-ils au prix de se charger eux-mêmes du rôle humiliant de persécuteur des malheureuses créatures qui les offensent? Ne serait-il pas raisonnable de mettre en compensation les horreurs dont ils tourmentent leur victime, et cette lésion souvent chimérique qu'ils se plaignent d'avoir reçue? Quel est enfin le plus coupable aux yeux de la raison, ou d'une fille faible et trompée, ou d'un parent quelconque qui pour s'ériger en vengeur d'une famille, devient le bourreau de cette infortunée? L'événement que nous allons mettre sous les yeux de nos lecteurs fera peut-être décider la question.
Émilie de Tourville
In una famiglia non v'è nulla di più sacro dell'onore dei suoi membri, ma se questo tesoro si offusca, per prezioso che possa essere, coloro che hanno interesse a difenderlo devon farlo al prezzo di sobbarcarsi essi medesimi alla parte umiliante di persecutori delle sventurate creature che li offendono? Non sarebbe ragionevole contrappesare gli orrori coi quali essi tormentano la loro vittima e la lesione sovente illusoria che essi si dolgono d'avere ricevuta? Chi è infine più colpevole agli occhi della ragione, una fanciulla debole e ingannata, o un parente qualunque che per erigersi a vendicatore d'una famiglia diviene il carnefice di quella sventurata? Il fatto che metteremo sotto gli occhi dei nostri lettori farà forse decidere la questione.

(Traduzione: Mario Praz)

Eugénie de Franval (Eugénie de Franval)
Educare l'uomo e correggerne i costumi è il solo intento che ci muove a raccontare questo aneddoto. Ci si renda conto, leggendolo, della gravità del pericolo che sempre incombe su coloro che si permettono qualsiasi cosa pur di soddisfare i propri desideri. Possano essi convincersi che la buona educazione, le ricchezze, il talento, i doni di natura si rivelano corruttori quando non siano sorretti dalla prudenza, dalla buona condotta, dalla saggezza, dalla modestia: ecco le verità che cercheremo di illustrare. Il lettore ci perdoni i mostruosi particolari dell'orrendo delitto che siamo costretti a raccontare: sarebbe mai possibile far detestare simili obbrobri, se non si avesse il coraggio di metterli a nudo?
(Traduzione: Paolo Caruso)

Histoire de Juliette ou les Prospérités du vice
Ce fut au couvent de Panthemont que Justine et moi fûmes élevées. Vous connaissez la célébrité de cette abbaye, et vous savez que c'était de son sein que sortaient depuis bien des années les femmes les plus jolies et les plus libertines de Paris. Euphrosine, cette jeune personne dont je voulus suivre les traces, qui, logée dans le voisinage de mes parents, s'était évadée de la maison paternelle pour se jeter dans le libertinage, avait été ma compagne dans ce couvent ; et comme c'est d'elle et d'une religieuse de ses amies que j'avais reçu les premiers principes de cette morale qu'on est surpris de me voir, aussi jeune, dans les récits que vient de vous faire ma sœur, je dois, ce me semble, avant tout, vous entretenir de l'une et de l'autre... vous rendre un compte exact de ces premiers instants de ma vie où, séduite, corrompue par ces deux sirènes, le germe de tous les vices naquit au fond de mon cœur.
Juliette ovvero le prosperità del vizio
Fui educata, con Justine, al convento di Phantemont. Voi sapete certamente quanto fosse importante quell'abbazia e come uscissero dal suo seno, da tempo, le donne più belle e più dissolute di Parigi. Euphrosine, la giovane di cui ho voluto seguire il cammino, la quale, stabilitasi nelle vicinanze dell'abitazionee dei miei genitori, era fuggita dalla casa paterna per lanciarsi nella vita dissoluta, era stata mia compagna in quel convento. Siccome da lei e da una religiosa sua amica ebbi i primi insegnamenti di quella morale che vi sorprendeste di trovare in me, tanto giovane ancora, nei racconti che mia sorella vi ha appena fatto, sento l'obbligo, a questo punto, di parlarvi dell'una e dell'altra... di riferirvi esattamente di quei primi istanti della mia vita in cui sedotta, corrotta da queste due sirene, mi nacque in fondo al cuore il germe di ogni vizio.

(Traduzione: Paolo Guzzi)

Justine ou les Infortunes de la Vertu
Le triomphe de la philosophie serait de jeter du jour sur l'obscurité des voies dont la providence se sert pour parvenir aux fins qu'elle se propose sur l'homme, et de tracer d'après cela quelque plan de conduite qui pût faire connaître à ce malheureux individu bipède, perpétuellement ballotté par les caprices de cet être qui, dit-on, le dirige aussi despotiquement, la manière dont il faut qu'il interprète les décrets de cette providence sur lui, la route qu'il faut qu'il tienne pour prévenir les caprices bizarres de cette fatalité à laquelle on donne vingt noms différents, sans être encore parvenu à la définir.
Le sventure della virtù - Justine
Per la filosofia sarebbe un autentico trionfo far luce sulle oscure vie seguite dalla provvidenza per attuare i suoi progetti sull'uomo, e tracciare di conseguenza un piano di condotta capace di indicare a questo infelice bipede, eternamente sballottato dai capricci di quell'essere che, a quanto pare, tanto dispoticamente lo controlla, come debba interpretare i decreti della provvidenza nei quoi confronti e quale strada è bene che egli segua per prevenire i bizzarri capricci di quel destino al quale si danno venti nomi diversi, senza essere riusciti ancora a definirlo.

(Traduzione: Claudio Rendina)

Justine ou les Malheurs de la Vertu
Le chef-d'oeuvre de la philosophie serait de développer les moyens dont la providence se sert pour parvenir aux fins qu'elle se propose sur l'homme, et de tracer, d'après cela, quelques plans de conduite qui puissent faire connaître à ce malheureux individu bipède, la manière dont il faut qu'il marche dans la carrière épineuse de la vie, afin de prévenir les caprices bizarres de cette fatalité à laquelle on donne vingt noms différents, sans être encore parvenu ni à la connaître, ni à la définir.
Justine, ovvero le disavventure della virtù
Sarebbe il capolavoro della filosofia rendere evidenti i mezzi adoperati dalla provvidenza per raggiungere i propri fini sull'uomo, e trarne piani di condotta che indichino a questo sventurato individuo bipede, come procedere nello spinoso cammino della vita, se vuol prevenire i capricci bizzarri di quella fatalità cui si danno venti nomi diversi, ma che ancora non si è giunti né a conoscere né a definire.

(Traduzione: Giovanni Mariotti)

La nouvelle Justine ou les Malheurs de la Vertu
Le chef-d'œuvre de la philosophie serait de développer les moyens dont la fortune se sert pour parvenir aux fins qu'elle se propose sur l'homme et de tracer d'après cela quelques plans de conduite qui puissent faire connaître à ce malheureux individu bipède la manière dont il faut qu'il marche dans la carrière épineuse de la vie, afin de prévenir les caprices bizarres de cette fortune qu'on a nommée tour à tour Destin, Dieu, Providence, Fatalité, Hasard, toutes dénominations aussi vicieuses, aussi dénuées de bon sens les unes que les autres, et qui n'apportent à l'esprit que des idées vagues et purement subjectives.
La nuova Justine ovvero le sciagure della virtù
Capolavoro filosofico sarebbe svolgere in quale maniera e di quali mezzi la fortuna si è servita per raggiungere i fini che si è proposta nei confronti dell'uomo, e tracciare perciò delle linee di condotta che possano far conoscere a questo sventurato individuo bipede come deve camminare lungo il cammino coperto di spine della vita e prevnire i bizzarri capricci di questa fortuna che fu detta di volta in volta Destino, Dio, Provvidenza, Fatalità, Caso, definizioni tutte imperfette e prive di buon senso, le une quanto le altre, e che nulla apportano alla mete, se non idee vaghe e puramente soggettive.

(Traduzione: Flaviarosa Nicoletti Rossini)

La Philosophie dans le Boudoir
Mme de Saint-Ange: Bonjour, mon frère. Eh bien, M. Dolmancé?
Le Chevalier: Il arrivera à quatre heures précises, nous ne dînons qu'à sept; nous aurons, comme tu vois, tout le temps de jaser.
Mme de Saint-Ange: Sais-tu, mon frère, que je me repens un peu et de ma curiosité et de tous les projets obscènes formés pour aujourd'hui? En vérité, mon ami, tu es trop indulgent, plus je devrais être raisonnable, plus ma maudite tête s'irrite et devient libertine: tu me passes tout, cela ne sert qu'à me gâter...
La filosofia nel boudoir
M.ME DE SAINT-ANGE. Buongiorno, fratello. E Dolmancé?
IL CAVALIERE. Arriverà alle quattro in punto e noi ceniamo soltanto alle sette, per cui, come vedi, avremo tutto il tempo di chiacchierare.
M.ME DE SAINT-ANGE. Sai, fratello mio, che mi pento un poco della mia curiosità e di tutti i progetti osceni concepiti per oggi? In verità, amico mio, tu sei troppo indulgente e più dovrei essere ragionevole più la mia mente maledetta si eccita e diventa libertina: mi concedi tutto e questo serve soltanto a viziarmi.

(Traduzione: Daniele Gorret)


David Safier (1966)

Jesus liebt mich (L'orribile attesa del Giudizio Universale)
Eppure è impossibile che Gesù abbia avuto quell'aspetto, pensai guardando una riproduzione dell'Ultima Cena appena nella casa del pastore. Era di origine araba: perché nella maggior parte dei quadri lo raffigurano come uno dei Bee Gees?
La mia riflessione a quel punto si bloccò perché nella stanza entrò il pastore Gabriel, un signore di una certa età con la barba, uno sguardo intimidatorio e profonde rughe di preoccupazione sulla fronte, indubbiamente fisiologiche in chi da oltre trent'anni è costretto a fare da guardiano al suo gregge di pecorelle.
Senza rivolgermi nessun tipo di saluto mi chiese: "Lo ami, Marie?"
"Sì... ehm... chiaro che amo Gesù... uomo straordinario..." risposi.
"Intendevo il tizio che vuoi sposare nella mia chiesa."

(Traduzione: Laura Bortot)

Mieses Karma (L'orribile karma della formica)
Il giorno in cui morii non fu affatto divertente. E non solo a causa della mia morte. A voler essere precisi, in effetti, l'evento si conquistò appena il sesto posto nella classifica dei momenti più spiacevoli di quella giornata. Al quinto andò l'attimo in cui Lilly mi chiese con sguardo assonnato: "Perché oggi non rimani a casa, mamma? È il mio compleanno!"
La prima riposta che mi passò per la testa fu: Se cinque anni fa avessi saputo che il tuo compleanno e l'assegnazione del premio della televisione sarebbero caduti lo stesso giorno, avrei fatto in modo di farti nascere prima. Con taglio cesareo!

(Traduzione: Laura Bortot)

Plötzlich Shakespeare (Delirio di una notte di mezza estate)
Ahimè, a guardarmi bene non ero molto lontana dal classico cliché femminile! Persino le eroine dei film di Hollywood, paragonate a me, erano decisamente originali. Da anni ero single, il mio orologio biologico cominciava a darmi sui nervi e sguazzavo nel mare dell'autocommiserazione. In più, il mio grande amore aveva intenzione di sposare il suo grande amore, che purtroppo non ero io.
Cos'ha lei che io non ho?" piagnucolai prendendo una bottiglia di amaro da un armadietto meravigliosamente disordinato della cucina.
"Ha stile, Rosa", rispose Holgi, il mio migliore amico gay, che a differenza dei migliori amici gay delle eroine hollywoodiane non era affatto uno schianto ma somigliava piuttosto a un piccolo hobbit.

(Traduzione: Laura Bortot)


Carl Edward Sagan (1934-1996)

Contact
By human standards it could not possibly have been artificial: It was the size of a world. But it was so oddly and intricately shaped, so clearly intended for some complex purpose that it could only have been the expression of an idea. Gliding in polar orbit about the great blue-white star, it resembled some immense, imperfect polyhedron, encrusted with millions of bowl-shaped barnacles. Every bowl was aimed at a particular part of the sky. Every constellation was being attended to. The polyhedral world had been performing its enigmatic function for eons. It was very patient. It could afford to wait forever.
Contact
Secondo il punto di vista umano, non poteva assolutamente trattarsi di qualcosa di artificiale, visto che aveva le dimensioni di un mondo. Ma era conformato in maniera così strana e complicata, progettato in maniera così palese per un fine complesso che avrebbe potuto essere soltanto l'espressione di un'idea. Percorrendo un'orbita polare attorno alla grande stella azzurrina, somigliava a un immenso, imperfetto poliedro, incrostato di milioni di antenne paraboliche. Ogni paraboloide era puntato in direzione di un particolare settore del cielo. Veniva tenuta sotto controllo ogni costellazione. Il mondo poliedriforme stava compiendo la sua enigmatica funzione da eoni. Era assai paziente. Poteva permettersi di attendere per l'eternità.

(Traduzione: Fabrizio Ascari)


Françoise Sagan (1935-2004)

Bonjour tristesse
Sur ce sentiment inconnu dont l'ennui, la douceur m'obsèdent, j'hésite à apposer le nom, le beau nom grave de tristesse. Cest un sentiment si complet, si égoiste que j'en ai presque honte alors que la tristesse m'a toujours paru honorable. Je ne la connaissais pas, elle, mais l'ennui, le regret, plus rarement le remords. Aujourd'hui, quelque chose se replie sur moi comme une soie, énervante et douce, et me sépare des autres.
Cet été-là, j'avais dix-sept ans et j'étais parfaitement heureuse. Les « autres » étaient mon père et Elsa, sa maitresse.
Bonjour tristesse
Esito ad apporre il nome, il bel nome grave di tristezza su questo sentimento, del quale la noia, la dolcezza mi ossessionano. È un sentimento così completo, così egoista che io quasi me ne vergogno mentre la tristezza mi è sempre parsa onorevole. Non conoscevo lei, ma la noia, il rimpianto, e più raramente i rimorsi. Oggi, qualcosa si ripiega su me come una seta, snervante e dolce, e mi separa dagli altri.
In quell'estate avevo diciassette anni ed ero perfettamente felice. Gli "altri" erano mio padre ed Elsa, la sua amante.

(Traduzione: Ruggero Sandanieli)


Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944)

Le Petit Prince
Lorsque j'avais six ans j'ai vu, une fois, une magnifique image, dans un livre sur la Forêt Vierge qui s'appelait "Histoires Vécues". Ca représentait un serpent boa qui avalait un fauve. Voilà la copie du dessin.
Il Piccolo Principe
Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato " Storie vissute della natura", vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno.

boa che inghiotte un animale

On disait dans le livre: "Les serpents boas avalent leur proie tout entière, sans la mâcher. Ensuite ils ne peuvent plus bouger et ils dorment pendant les six mois de leur digestion". J'ai alors beaucoup réfléchi sur les aventures de la jungle et, à mon tour, j'ai réussi, avec un crayon de couleur, à tracer mon premier dessin. Mon dessin numéro 1. Il était comme ça: C'era scritto: "I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede".
Meditai a lungo sulle avventure della jungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era cosí:

disegno numero uno

J'ai montré mon chef d'oeuvre aux grandes personnes et je leur ai demandé si mon dessin leur faisait peur. Elles m'ont répondu: "Pourquoi un chapeau ferait- il peur?" Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: "Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?"
(Traduzione: Nini Bompiani Bregoli)

Vol de nuit (Volo di notte)
Sotto l'aeroplano, le colline scavavano già il loro solco d'ombra nell'oro della sera. Le pianure si facevano luminose, ma di una inconsumabile luce: in quelle regioni esse non finiscono mai di restituire il loro oro, così come dopo l'inverno non finiscono mai di restituire la loro neve.
E Fabien, il pilota che portava dall'estremo Sud verso Buenos Aires il corriere di Patagonia, riconosceva l'approssimarsi della sera dagli stessi segni da cui si riconoscono le acque d'un porto: da quella calma, da quelle rughe leggere che nubi tranquille disegnavano appena.

(Traduzione: Cesare Giardini)


Jean-François marquis de Saint-Lambert (1716-1803)

Les saisons (...)
LE PRINTEMPS
Je chante les saisons, et la marche féconde
du globe lumineux qui les dispense au monde;
du Dieu qui le conduit j'annonce la bonté;
il prépare au printems les trésors de l'été;
l'automne les enlève aux campagnes fertiles,
et l'hiver en tribut les reçoit dans nos villes.
Ô toi, qui de l'espace as peuplé les déserts,
et de soleils sans nombre éclairas l'univers,
qui diriges la course éternelle et rapide
des mondes emportés dans les plaines du vuide,
arbitre des destins, maître des élémens;


Bernardin de Saint-Pierre (Jacques-Bernardin-Henri de Saint-Pierre) (1737-1814)

Paul et Virginie
Sur le côté oriental de la montagne qui s'élève derrière le Port Louis de l'Ile de France, on voit, dans un terrain jadis cultivé, les ruines de deux petites cabanes. Elles sont situées presque au milieu d'un bassin formé par de grands rochers, qui n'a qu'une seule ouverture tournée au nord. On aperçoit à gauche la montagne appelée le Morne de la Découverte, d'où l'on signale les vaisseaux qui abordent dans l'île, et au bas de cette montagne la ville nommée le Port Louis; à droite, le chemin qui mène du Port Louis au quartier des Pamplemousses; ensuite l'église de ce nom, qui s'élève avec ses avenues de bambous au milieu d'une grande plaine; et plus loin une forêt qui s'étend jusqu'aux extrémités de l'île.
Paul e Virginie
Sul versante orientale del monte che sorge alle spalle di Port Louis nell'Isola Mauritius, in un tratto di terra un tempo coltivato, si vedono le rovine di due capanne, poste quasi nel mezzo di una conca circondata da rocce, la cui unica apertura guarda a settentrione. Si scorge a sinistra l'altura detta Poggio della Scoperta, dalla quale vengono segnalati i bastimenti che approdano all'isola, e ai suoi piedi la città di Port Louis; a destra, la strada che da Port Louis va al quartiere dei Pompelmi; quindi la chiesa dallo stesso nome, che sorge con i suoi viali di bambù nel mezzo di una vasta piana e, ancora più lontano, una foresta che si estende fino al limite estremo dell'isola.

(Traduzione: Umberto Fracchia)

Voyage à l'Ile de France (...)
LETTRE 1
De Lorient, le 4 janvier 1768.
Je viens d' arriver à Lorient après avoir éprouvé un froid excessif. Tout était glacé depuis Paris jusqu'à dix lieues au-delà de Rennes. Cette ville, qui fut incendiée en 1720, a quelque magnificence qu'elle doit à son malheur. On y remarque plusieurs bâtiments neufs, deux places assez belles, la statue de Louis XV, et surtout celle de Louis XIV. L'intérieur du parlement est assez bien décoré; mais, ce me semble, avec trop d'uniformité. Ce sont partout des lambris peints en blanc, relevés de moulures dorées. Ce goût règne dans la plupart des églises et des grands édifices. D'ailleurs Rennes m'a paru triste.


Varlam Salamov (1907-1982)

Kolymskie rasskazy (I racconti di Kolyma)
Nella neve
Come viene aperta una strada nella neve vergine? Un uomo avanza per primo, sudando e imprecando, muove con difficoltà una gamba poi l'altra, e sprofonda ad ogni passo nello spesso manto cedevole. L'uomo è sempre più lontano e nere buche irregolari segnano il suo cammino. Stanco, si allunga sulla neve, accende una sigaretta e il funo della
machorka si espande lentamente in una piccola nuvola azzurrina sopra la bianca neve scintillante. L'uomo è già andato oltre, ma la nuvoletta resta sospesa là dove si era fermato a riposare: l'aria è quasi immobile. Per aprire una strada si scelgono sempre delle giornate calme, affinché i venti non spazzino via le opere degli uomini.
(Traduzione: Sergio Rapetti)


Saki (Hector Hugh Munro) (1870-1916)

Reginald in Russia (...)
Reginald sat in a corner of the Princess's salon and tried to forgive the furniture, which started out with an obvious intention of being Louis Quinze, but relapsed at frequent intervals into Wilhelm II.
He classified the Princess with that distinct type of woman that looks as if it habitually went out to feed hens in the rain.
Her name was Olga; she kept what she hoped and believed to be a fox-terrier, and professed what she thought were Socialist opinions. It is not necessary to be called Olga if you are a Russian Princess; in fact, Reginald knew quite a number who were called Vera; but the fox-terrier and the Socialism are essential.

The Unbearable Bassington (...)
Francesca Bassington sat in the drawing-room of her house in Blue Street, W., regaling herself and her estimable brother Henry with China tea and small cress sandwiches. The meal was of that elegant proportion which, while ministering sympathetically to the desires of the moment, is happily reminiscent of a satisfactory luncheon and blessedly expectant of an elaborate dinner to come.
In her younger days Francesca had been known as the beautiful Miss Greech; at forty, although much of the original beauty remained, she was just dear Francesca Bassington.


Emilio Salgari (1862-1911)

Alla conquista di un impero
La cerimonia religiosa, che aveva fatto accorrere a Gauhati, una delle più importanti città dell'Assam indiano, migliaia e migliaia di devoti seguaci di Visnù, giunti da tutti i villaggi bagnati dalle sacre acque del Brahmaputra, era finita.
La preziosa pietra di Salagraman, che altro non era che una conchiglia pietrificata, del genere dei corni d'Ammone, di color nero, ma che nel suo interno celava un capello di Visnù, il dio conservatore dell'India, era stata ricondotta nella grande pagoda di Karia, e probabilmente già nascosta in un ripostiglio noto solo al rajah, ai suoi ministri ed al grande sacerdote.

La città del Re lebbroso
Un rombo metallico, che si ripercosse lungamente, con una vibrazione argentina, nell'ampia sala sorretta da venti colonne di legno dipinte a vivaci colori e cogli zoccoli coperti da lamine d'oro, fece bruscamente sussultare Lakon-tay.
L'invidiato ministro, preposto alla sorveglianza dei S'hen-mheng, i sacri elefanti bianchi del re, dinanzi a cui piccoli e grandi s'inchinavano, udendo quel colpo di gong sentì un fremito corrergli per tutto il corpo, mentre la sua fronte leggermente abbronzata si imperlava di grosse stille di sudore.

I Corsari delle Bermude
Il sole tramontava fra una nuvolaglia grigiastra che si era distesa, a poco a poco, gonfiata dal vento di ponente, sopra l'Atlantico.
Le onde, che riflettevano la luce, rumoreggiavano, correndo velocemente sull'immensa distesa fra le coste americane e le quattrocento Bermude poste, come tanti ridotti, intorno alla grande Bermuda, la unica isola abitata di quel vasto arcipelago sperduto in mezzo al grande Oceano orientale. Due navi avanzavano, coperte di vele fino al pomo degli alberetti, rollando dolcemente sotto i colpi delle onde che le investivano sulla dritta, sollevandole con fragore.

La crociera della Tuonante
Il 17 marzo del 1775, gran parte della flotta inglese stazionante nelle acque di Boston veleggiava verso l'alto mare, portando con sé la guarnigione, composta di più di diecimila uomini, sfiniti dal lunghissimo assedio. La caduta della città capitale della provincia di Massachusetts aveva portato un colpo terribile alla potenza inglese, che fino allora aveva trattato gl'insorti americani come masse trascurabili, chiamandoli sprezzantemente, invece di soldati, provinciali. Prima di andarsene, da veri lanzi tedeschi, poiché più che metà della guarnigione era composta di mercenari assiani e d'uomini del Brunswick, avevano saccheggiati tutti i negozi dei Bostoniani, portando via quanto vi era dentro di meglio; poi avevano guastate tutte le artiglierie, parte inchiodandole e parte gettandole in mare.

Le due tigri
La mattina del 20 aprile del 1857, il guardiano del semaforo di Diamond-Harbour, segnalava la presenza d'un piccolo legno che doveva essere entrato nell'Hugly durante la notte, senza aver fatto richiesta di alcun pilota.
Sembrava un veliero malese, dalle dimensioni straordinarie delle sue vele, la cui superficie era immensa, però lo scafo non era precisamente simile a quello dei prahos, non essendo provvisto di bilancieri per appoggiarsi meglio sulle onde quando le raffiche aumentano di violenza, né avendo al centro quella tettoia che chiamasi attap. Anzi era costruito, a quanto pareva, con lamine di ferro anziché di legno, non aveva la poppa bassa, la tolda era sgombra e poi stazzava tre volte di piú dei prahos ordinari, i quali di rado hanno una portata di cinquanta tonnellate.

I figli dell'aria
Pechino, l'immensa capitale del più popoloso impero del mondo, che da migliaia d'anni si erge, al par di Roma, come sfida al tempo, a poco a poco s'immergeva fra le tenebre.
Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo accecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo Laotsz; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d'antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera.

Le figlie dei Faraoni
Tutto era calmo sulle rive del maestoso Nilo.
Il sole stava per scomparire dietro le altissime cime delle immense palme piumate, fra un mare di fuoco che arrossava le acque del fiume, facendole sembrare bronzo appena fuso, mentre a levante un vapore violaceo, che diventava di momento in momento più fosco, annunciava le prime tenebre.
Un uomo stava ritto sulla riva, appoggiato al fusto d'una giovane palma, in una specie di molle abbandono e come immerso in profondi pensieri. Il suo sguardo vago errava sulle acque che si frangevano con un dolce gorgoglìo fra le radici dei papiri affondate nella melma.

Il figlio del Corsaro Rosso
- Il signor conte de Miranda!
Quel nome, gridato forte da un servo gallonato con la pelle nera come il carbone, vestito di seta azzurra a larghi fiori gialli, aveva prodotto una profonda impressione fra i moltissimi invitati che ingombravano le sfarzose sale della marchesa di Montelimar, la bellissima signora, celebrata da tutti gli avventurieri e da tutti gli ufficiali di terra e di mare di San Domingo.
Le danze, animatissime fino a quel momento, erano state subito interrotte, perché cavalieri e dame si erano precipitati verso la porta del grande salone, come attratti da un'irresistibile curiosità di vedere da vicino quel conte che si diceva avesse fatto girare molte teste nelle poche ore che si era mostrato per le vie di San Domingo.

Jolanda, la figlia del Corsaro Nero
Quella sera la taverna El Toro, contrariamente al solito, brulicava di persone, come se qualche importante avvenimento fosse avvenuto o stesse per succedere.
Quantunque non fosse una delle migliori di Maracaybo, frammiste a marinai, a facchini del porto, a meticci e ad indiani caraibi, si vedevano - cosa piuttosto insolita - delle persone appartenenti alla migliore società di quella ricca ed importante colonia spagnola: grossi piantatori, proprietari di raffinerie di zuccheri, armatori di navi, ufficiali della guarnigione e perfino qualche membro del governo.
La sala, piuttosto ampia, coi muri affumicati, dall'ampio camino, malamente illuminata da quelle incomode e famose lampade usate sul finire del sedicesimo secolo, ne era piena.

Le meraviglie del Duemila
Il piccolo battello a vapore che fa il servizio postale una volta alla settimana, fra Nuova York, la più popolosa città degli Stati Uniti d'America settentrionale, e la piccola borgata dell'isola Nantucket, quella mattina era entrato nel piccolo porto con un solo passeggero. Accadeva spesso, durante l'autunno, terminata la stagione balneare, che rarissime persone approdassero a quell'isola, abitata solo da qualche migliaio di famiglie di pescatori che non s'occupavano d'altro che d'affondare le loro reti nei flutti dell'Atlantico.
"Signor Brandok", aveva gridato il pilota, quando il battello a vapore s'era ormeggiato al ponte di legno "siamo giunti."
Il passeggero, che durante la traversata era rimasto sempre seduto a prora senza scambiare una parola con nessuno, s'era alzato con una certa aria annoiata, che non era sfuggita né al pilota, né ai quattro marinai.

I misteri della jungla nera
Il Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d'aver solcato le nevose montagne dell'Himalaya e le ricche provincie del Sirinagar, di Delhi, di Odhe, di Bahare, di Bengala, a duecentoventi miglia dal mare dividesi in due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico.
La imponente massa delle acque si divide e suddivide in una moltitudine di fiumicelli, di canali e di canaletti che frastagliano in tutte le guise possibili l'immensa estensione di terre strette fra l'Hugly, il vero Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d'isole, d'isolotti, di banchi, i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds.

La perla sanguinosa
"Spia!"
"A me spia!"
"Bandito!"
"Taci, brutto malabaro!"
"Negalo, se l'osi!"
"Ah! A me della spia!"
"Confidente dei sorveglianti! Assassino che ci fai somministrare il gatto a nove code senza averne colpa."
"La vuoi finire?"
"No, e lo ripeterò finché avrò soffio di vita. Spia! Spia! Spia!"
"Vuoi dunque che ti rompa le ossa?"
"Provati."
"È perché hai l'uomo bianco dalla tua? Vi affronto tutti e due e vi riduco in una poltiglia. Nessuno ha mai tenuto testa al Guercio, il più formidabile lottatore di Ceylon."

I pescatori di balene
La notte del 24 agosto 1864, una nave correva bordate, a tutte vele sciolte, a centotrenta miglia a sud delle Aleutine, lunga catena di isole che si estende dinanzi al mare di Behring fra le coste dell'America e dell'Asia.
Era un magnifico veliero di oltre quattrocentoventi tonnellate, attrezzato a "barco", colla prua tagliata quasi ad angolo retto e munita di un solido sperone di acciaio, i fianchi piuttosto larghi e difesi da lamine di rame di notevole spessore. Alta era la sua alberatura, con uno sviluppo grandissimo di vele; libera quasi del tutto la sua coperta, ma untuosa e sdrucciolevole, senza cassero e senza castello. Sulla poppa, in lettere dorate, spiccavano questi due nomi: "Danebrog Aalborg".

I pirati della Malesia
- Mastro Bill, dove siamo?
- In piena Malesia, mio caro Kammamuri.
- Ci vorrà molto tempo prima di arrivare a destinazione?
- Birbone, ti annoi forse?
- Annoiarmi no, ma ho molta fretta e mi pare che la Young-India cammini adagio.
Mastro Bill, un marinaio sui quarant'anni, alto più di cinque piedi, americano puro sangue, sbirciò con occhio torvo il suo compagno. Questi era un bell'indiano di ventiquattro o venticinque anni, di alta statura, d'una tinta molto abbronzata, di lineamenti belli, nobili, fini, cogli orecchi adorni di pendenti e il collo di monili d'oro che gli ricadevano graziosamente sul nudo e robusto petto.

I predoni del Sahara
Il Ramadan, la quaresima dei mussulmani, che dura solamente trenta giorni invece di quaranta, stava per finire anche a Tafilelt, città perduta ai confini meridionali dell'impero marocchino, dinanzi all'immenso mare di sabbia, al Sahara.
In attesa del colpo di cannone che segnalava la fine del digiuno, dopo di che cominciava l'orgia notturna, la popolazione si era riversata nelle vie e nelle piazze per ammirare i santoni e i fanatici.
Si sono modificate ed un pò ingentilite la Turchia e l'Egitto; la Tripolitania e l'Algeria hanno molto perduto del loro selvaggio zelo religioso, ma il Marocco, al pari dell'Arabia, la culla dell'Islam, si è mantenuto tal quale era cinquecento o mille anni fa.

Il re del mare
- Dunque, si va avanti sì o no? Corpo di Giove! È impossibile che noi siamo caduti come tanti stupidi su un banco.
- È impossibile avanzare, signor Yanez.
- Che cos'è dunque che ci ha fermati?
- Non lo sappiamo ancora.
- Per Giove! Era ubriaco il pilota? Bella fama che si acquistano i malesi! Ed io che li avevo creduti, fino a stamane, i migliori marinai dei due mondi!
- Sambigliong, fa' spiegare dell'altra tela. Il vento è buono e chissà che non riusciamo a passare.
- Non faremo nulla, signor Yanez, perchè la marea cala rapidamente.
- Che il diavolo si porti all'inferno quell'imbecille di pilota!

La regina dei Caraibi
Il Mare dei Caraibi, in piena tempesta, muggiva tremendamente, scagliando delle vere montagne d'acqua contro i moli di Puerto Limon e le spiagge del Nicaragua e di Costarica. Il sole non era per anco tramontato, ma le tenebre cominciavano di già a scendere, come se fossero impazienti di celare la lotta accanita che si combatteva in cielo ed in terra. L'astro diurno, rosso come un disco di rame, non proiettava che radi sprazzi attraverso gli strappi delle nerissime nuvole che volta a volta lo avviluppavano. Ancora non pioveva, però le cateratte del cielo non dovevano tardare ad aprirsi.

La rivincita di Yanez
- Saccaroa!... Ma dove quel demonio di Sindhia ha raccolto tanti sciacalli? Sono due giorni che sbucano dalle foreste e dalle jungle per arrestarci, eppure ne abbiamo gettati a terra! Cinque elefanti, cinque mitragliatrici e cento carabine, se saranno ancora cento, poiché delle perdite ne abbiamo subite anche noi.
- Vogliono impedirci di giungere a Gauhati, signor Sandokan, per non lasciarci congiungere col signor Yanez, il Maharajah bianco, il vostro fratello d'oltre oceano.

Straordinarie avventure di Testa di Pietra
Per tutti i campanili della Bretagna!... Giù le armi o vi cacciamo tutti nel lago, miserabili!..."
"No, mastro Testa di Pietra!..."
"Come!... Non obbedite? Siamo in quattro contro quattro ed io solo valgo per due uomini."
"Noi non deporremo le armi. Consegnateci le due lettere che avete ricevuto dal generale Washington e dal baronetto Sir William Mac-Lellan, il comandante della famosa Tuonante."
"Chi ti ha detto questo, mastro Davis?" urlò Testa di Pietra.
"Io l'ho saputo e quelle lettere non devono giungere al forte di Ticonderoga."

Il tesoro della montagna azzurra
- Ohe, ragazzi! Altro che balene! Sono i ribbon-fish, che vengono a galla. Brutto segno, amici!...
- Voi brontolate sempre, bosmano. - disse la voce quasi infantile di un mozzo.
- Che ne sai tu dell'Oceano Pacifico e delle sue isole, ragazzaccio, che hai finito di poppare appena qualche mese fa.
- No, bosmano, ho sedici anni suonati e sono figlio di un marinaio.
- Sì, d'acqua dolce forse. Scommetterei che non è mai uscito dal porto di Valdivia e che non sapeva guidare nemmeno una balsa, tuo padre.
- Era un cileno come voi, bosmano.
- Ma non un marinaio come me, che ho quarantasette anni di navigazione.

La tigre della Malesia
La mezzanotte del 20 aprile 1847, un acquazzone diluviale, accompagnato da scrosci di folgore e da impetuosi soffi di vento subissava la solitaria e selvaggia Mompracem, isola situata sulle coste occidentali di Borneo, e il cui nome bastava in quei tempi a spargere il terrore a cento leghe all'intorno. L'abitazione della Tigre della Malesia, posta come aquila su di una gran rupe tagliata a picco sul mare, a cinquecento passi dalle ultime capanne del villaggio di Gjehawem, quella notte, contro il solito, era illuminata. Dai vetri colorati di una stanza a pianterreno, uscivano getti di luce rossigna, che rischiaravano fantasticamente le asperità delle roccie e le trincee e le gabbionate sparse all'esterno.

Gli ultimi filibustieri
Co... co... co... Che cosa vuol dire, per tutti i tuoni e le tempeste del mare di Biscaglia? Co... co... So che dei pappagalli si chiamano Cocò, ma io credo che chi mi ha scritto questa lettera non sia uno di quei volatili variopinti!...
"Sarà meglio che chiami mia moglie. Chissà che non riesca a decifrare questi scarabocchi."
"Panchita!..."
Una robusta donna sui trentaquattro trentacinque anni, bruna, cogli occhi tagliati a mandorla come le andaluse, vestita leggiadramente, ma colle maniche rimboccate che mostravano delle ben tornite e vigorose braccia, uscí dal lunghissimo banco d'acagiú, dietro a cui stava risciacquando dei bicchieri.
- Che cosa vuoi, Pepito? - chiese.


Jerome David Salinger (1919-2010)

The Catcher in the Rye
If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want know the truth. In the first place, that stuff bores me, and in the second place, my parents would have about two hemorrhages apiece if I told anything pretty personal about them. They're quite touchy about anything like that, especially my father. They're nice and all - I'm not saying that - but they're also touchy as hell. Besides, I'm not going to tell you my whole goddam autobiography or anything.
Il giovane Holden
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre.
Carini e tutto quanto - chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella.
(Traduzione: Adriana Motti)

Nine Stories:
A Perfect Day for Bananafish

There were ninety-seven New York advertising men in the hotel, and, the way they were monopolizing the long-distance lines, the girl in 507 had to wait from noon till almost two-thirty to get her call through. She used the time, though. She read an article in a women's pocket-size magazine, called "Sex Is Fun - or Hell." She washed her comb and brush. She took the spot out of the skirt of her beige suit. She moved the button on her Saks blouse. She tweezed out two freshly surfaced hairs in her mole. When the operator finally rang her room, she was sitting on the window seat and had almost finished putting lacquer on the nails of her left hand.
Nove racconti:
Un giorno ideale per i pescibanana

Nell'albergo c'erano novantasette agenti pubblicitari di New York e tenevano le linee interurbane talmente monopolizzate che la ragazza del 507 dovette attendere la sua chiamata da mezzogiorno fin quasi alle due e mezzo. Ma non rimase con le mani in mano. Lesse in una rivista femminile un articolo intitolato
Il sesso: paradiso... o inferno. Lavò il pettine e la spazzola. Tolse la macchia dalla gonna del tailleur nocciola. Spostò il bottone sulla camicetta di Saks. Strappò due peli da poco spuntati alla superficie del neo. Quando finalmente la centralinistra fece il numero della sua stanza, se ne stava seduta nel vano della finestra e aveva quasi finito di laccarsi le unghie della mano sinistra.
(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
Uncle Wiggily in Connecticut

It was almost three o'clock when Mary Jane finally found Eloise's house. She explained to Eloise, who had come out to the driveway to meet her, that everything had been absolutely perfect, that she had remembered the way exactly, until she had turned off the Merrick Parkway. Eloise said, "Merritt Parkway, baby," and reminded Mary Jane that she had found the house twice before, but Mary Jane just wailed something ambiguous, something about her box of Kleenex, and rushed back to her convertible
Nove racconti:
Lo zio Wiggily nel Connecticut

Erano quasi le tre quando finalmente Mary Jane trovò la casa di Eloise. A Eloise, che le era venuta incontro nel vialetto d'ingresso, spiegò che tutto era andato
benissimo, che s'era ricordata la strada perfettamente, finché non aveva lasciato la Merrick Parkway. Eloise disse: - Merritt Parkway, tesoro, - e ricordò a Mary Jane che le altre due volte aveva pur saputo trovare la casa, ma Mary Jane si limitò a mugolare qualcosa di ambiguo, qualcosa a proposito della scatola di Kleenex, e tornò di corsa alla sua decappottabile.
(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
Just Before the War with the Eskimos

Five straight Saturday mornings, Ginnie Mannox had played tennis at the East Side Courts with Selena Graff, a classmate at Miss Basehoar's. Ginnie openly considered Selena the biggest drip at Miss Basehoar's - a school ostensibly abounding with fair-sized drips - but at the same time she had never known anyone like Selena for bringing fresh cans of tennis balls. Selena's father made them or something.
Nove racconti:
Alla vigilia della guerra contro gli Esquimesi

Per cinque sabati mattina filati Ginnie Mannox aveva giocato a tennis alle East Side Courts con Selena Graff, una sua compagna di classe alla scuola di Miss Basehoar. Ginnie considerava apertamente Selena il più grosso strazio che si potesse trovare da Miss Basehoar - la cui scuola abbondava ostensibilmente di strazi di notevoli dimensioni - ma al tempo stesso riconosceva che nessuno, quanto a portare scatole di palle da tennis nuove, poteva competere con Selena. Il padre di Selena le fabbricava lui, più o meno.

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
The Laughing Man

In 1928, when I was nine, I belonged with maximum esprit de corps, to an organization known as the Comanche Club. Every school-day afternoon at three o'clock, twenty-five of us Comanches were picked up by our Chief outside the boys' exit of P. S. 165, on 109th Street near Amsterdam Avenue. We then pushed and punched our way into the Chief's reconverted commercial bus, and he drove us (according to his financial arrangement wuth our parents) over to Central Park.
Nove racconti:
L'Uomo Ghignante

Nel 1928, quando avevo nove anni, appartenevo, col massimo
esprit de corps, a una organizzazione nota sotto il nome di Club Comanche. Ogni pomeriggio della settimana scolastica, alle tre in punto, venticinque di noi Comanche venivamo presi in consegna dal nostro Capo davanti all'uscita maschile della Public School 165 nella Centonovesima Strada, vicino a Amsterdam Avenue. Qui, a pugni e a spinte, salivamo sul pullman del Capo (un vecchio autobus di città trasformato) il quale, sulla base di un accordo commerciale stabilito coi nostri genitori, ci conduceva al Central Park.
(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
Down at the Dinghy

It was little after four o'clock on an Indian summer afternoon. Some fifteen or twenty time since noon, Sandra, the maid, had come away from the lake- front window in the kitchen with her mouth set tight. This time as she came away, she absently untied and re-tied her apron strings, taking up what little slack her enormous waistline allowed. Then she went back to the enamel table and lowered her freshly uniformed body into the seat opposite Mrs Snell.
Nove racconti:
Giù al dinghy

Erano appena passate le quattro di un pomeriggio di primo autunno. Sandra, la domestica, si staccò dalla finestra della cucina che dava sul lago con le labbra serrate; da mezzogiorno, era già la quindicesima o ventesima volta. Questa volta, mentre veniva via, disfece e riannodò distrattamente le stringhe del grembiule, tenendole quant'era possibile lungo la circonferenza dei suoi fianchi enormi. Poi tornò alla tavola smaltata e sedette pesantemente sulla sedia di fronte alla signora Snell.

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
For Esmé – with Love and Squalor

Just recently, by air mail, I received an invitation to a wedding that will take place in England on April 18th. It happens to be a wedding I'd give a lot to be able to get to, and when the invitation first arrived, I thought it might just be possible for me to make the trip abroad, by plane, expenses be hanged. However, I've since discussed the matter rather extensively with my wife, a breathtakingly levelheaded girl, and we've decided against it - for one thing, I'd completely forgotten that my mother-in-law is looking forward to spending the last two weeks in April with us.
Nove racconti:
Per Esmé: con amore e squallore

Recentemente ho ricevuto per posta aerea l'invito a un matrimonio che avrà luogo in Inghilterra il 18 aprile. Si dà il caso che sia un matrimonio cui terrei moltissimo ad assistere, e il giorno in cui giunse l'invito pensai per un momento che sarei forse riuscito, con qualche sacrificio, a combinare il viaggio, in aereo, e al diavolo la spesa. Ma in seguito ho discusso piuttosto a fondo la questione con mia moglie, una ragazza di sbalorditivo buon senso, e abbiamo finito per decidere di lasciar perdere: tanto per dirne una, m'ero completamente scordato che mia suocera muore dalla voglia di passare la seconda metà di aprile da noi.

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
Pretty Mouth and Green My Eyes

When the phone rang, the gray-haired man asked the girl, with quite some little deference, if she would rather for any reason he didn't answer it. The girl heard him as it from a distance, and turned her face toward him, one eye - on the side of the light - closed right, her open eye very, however disingenuously, large, and so blue as to appear almost violet. The gray-haired man asked her to hurry up, and she raised up on her right forearm just quickly enough so that the movement didn't quite look perfunctory.
Nove racconti:
Bella bocca e occhi miei verdi

Quando il telefono suonò, l'uomo coi capelli grigi chiese alla ragazza, con una sfumatura di deferenza, se per qualche ragione preferiva che non rispondesse. La ragazza lo udì come da lontano, e girò la faccia verso di lui, un occhio - quello dalla parte della luce - strettamente chiuso, l'altro sgranato, tondo, sia pure senza candore, e di un azzurro così intenso da sembrare quasi viola. L'uomo coi capelli grigi le disse di decidersi, e lei si rizzò sull'avambraccio destro con quel minimo di prontezza necessaria perché il movimento non apparisse una svogliata concessione.

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
De Daumier-Smith's Blue Period

If it made any real sense - and it doesn't ever begin to - I think I might be inclined to dedicate this account, for whatever it's worth, especially if it's the least bit ribald in parts, to the memory of my late, ribald stepfather, Robert Agadganian, Jr Bobby - as everyone, even I, called him - died in 1947, surely with a few regrets, but without a single gripe, of thrombosis. He was an adventurous, extremely magnetic, and generous man. (After having spent so many years laboriously begrudging him those picaresque adjectives, I feel it's a matter of life and death to get them in here).
Nove racconti:
Il periodo blu di De Daumier-Smith

Se la cosa avesse un senso qualsiasi - e non ne ha nemmeno l'ombra - mi sentirei forse incline a dedicare questa narrazione, per quel che vale, specie quelle parti di essa tinte di una sia pur minima ribalderia, a quel ribaldo personaggio che fu il mio patrigno, Robert Agadganian, Jr. Bobby - come tutti, perfino io, lo chiamavamo - morì nel 1947, con qualche rimpianto, questo sì, ma senza un solo lamento, di una trombosi. Era un uomo avventuroso, generoso e dotato di uno straordinario magnetismo. (Dopo tutti gli anni che ho passato a lesinargli laboriosamente questi picareschi aggettivi, era per me una questione di vita o di morte trovare la maniera di infilarli qui).

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Nine Stories:
Teddy

"I'll exquisite day you, buddy, if you don't get down off that bag this minute. And I mean it," Mr. McArdle said. He was speaking from the inside twin bed - the bed farther away from the porthole. Viciously, with more of a whimper than a sigh, he foot-pushed his top sheet clear of his ankles, as though any kind of coverlet was suddenly too much for his sunburned, debilitated-looking body to bear. He was lying supine, in just the trousers of his pajamas, a lighted cigarette in his right hand.
Nove racconti:
Teddy

- Te la faccio vedere io, la splendida giornata, se non scendi da quella valigia immediatamente. Non sto scherzando, - disse il signor McArdle. Parlava dal letto più interno, cioè da quello più lontano dall'oblò. Con cattiveria, con un sospiro che rassomigliava a un gemito, districò col piede le caviglie dal lenzuolo, come se all'improvviso il suo corpo scottato dal sole, debilitato, non potesse più sopportare il sia pur minimo peso. Giaceva supino con addosso i soli calzoni del pigiama e con una sigaretta accesa nella mano destra.

(Traduzione: Carlo Fruttero)

Franny and Zooey:
Franny

Though brilliantly sunny, Saturday morning was overcoat weather again, not just topcoat weather, as it had been all week and as everyone had hoped it would stay for the big weekend - the weekend of the Yale game. Of the twenty-some young men who were waiting at the station for their dates to arrive on the ten-fifty-two, no more than six or seven were out on the cold, open platform. The rest were standing around in hatless, smoky little groups of twos and threes and fours inside the heated waiting room, talking in voices that, almost without exception, sounded collegiately dogmatic, as though each young man, in his strident, conversational turn, was clearing up, once and for all, some highly controversial issue, one that the outside, non-matriculating world had been bungling, provocatively or not, for centuries.
Franny e Zooey:
Franny

Anche se c'era un bel sole, sabato mattina era di nuovo tempo da cappotto, non da soprabito, com'era stato tutta la settimana e come tutti avevano sperato continuasse durante il gran week-end, il week-end dell'incontro con lo Yale. Dei venti e più giovanotti in attesa alla stazione che le loro ragazze arrivassero col dieci-e-cinquantadue, non più di sei o sette erano fuori sul marciapiede freddo e scoperto. Gli altri, senza cappello e avvolti nel fumo, erano sparsi in gruppetti di due, di tre o di quattro, per la sala d'aspetto riscaldata. Parlavano con voci nelle quali, quasi senza eccezione, risuonava l'accento dogmatico dei college, come se ciascuno di quei giovanotti, nelle sue stridule battute, stesse liquidando una volta per tutte un qualche profondissimo problema che il mondo degli estranei, dei profani, aveva, magari apposta, inutilmente complicato per secoli.

(Traduzione: Romano Carlo Cerrone e Ruggero Bianchi)

Franny and Zooey:
Zooey

The fact at hand presumably speak for themselves, but a trifle more vulgarly, I suspect, than facts even usually do. As a counterbalance, than, we begin with that ever-fresh and exciting odium: the author's formal introduction. The one I have in mind not only is wordy and earnest beyond my wildest dreams but is, to boot, rather excruciatingly personal. If, with the right kind of luck, it comes off, it should be comparable in effect to a compulsory guided tour through the engine room, with myself, as guide, leading the way in an old one-piece Jantzen bathing suit.
Franny e Zooey:
Zooey

I fatti parlano da sé, si dice, ma i fatti che ci toccano da vicino parlano, mi pare, una lingua un po' più volgare degli altri. Quindi, se qui si inizia con quel sempre provocante oggetto di biasimo che è l'introduzione ufficiale dell'autore, è per far da contrappeso al resto. L'introduzione che ho intenzione di scrivere non soltanto è meticolosa e prolissa, ma è oltretutto una tormentosa confessione. Se, fortuna aiutando, ce la farò a portarla a termine, la si potrà paragonare a una forzata visita collettiva in una sala macchine, con me per cicerone, vestito di un vecchio costume da bagno Jantzen.

(Traduzione: Romano Carlo Cerrone e Ruggero Bianchi)

Raise High the Roof Beam, Carpenters
One night some twenty years ago, during a siege of mumps in our enormous family, my youngest sister, Franny, was moved, crib and all, into the ostensibly germ-free room I shared with my eldest brother, Seymour. I was fifteen, Seymour was seventeen. Along about two in the morning, the new roommate's crying wakened me. I lay in a still, neutral position for a few minutes, listening to the racket, till I heard, or felt, Seymour stir in the bed next to mine. In those days, we kept a flashlight on the night table between us, for emergencies that, as far as I remember, never arose. Seymour turned it on and got out of bed.
Alzate l'architrave, carpentieri
Una notte, circa vent'anni fa, durante un'epidemia di orecchioni della nostra enorme famiglia, Franny, la mia sorella più piccola, fu trasportata, lei, il suo lettino e tutto il resto, nella stanza che occupavo con mio fratello maggiore Seymour e che, a quanto pare, era priva di germi. Avevo quindici anni, Seymour ne aveva diciassette. Durante la notte, verso le due il pianto della nostra nuova compagna mi svegliò. Giacqui immobile in posizione neutrale per alcuni minuti, intento ad ascoltare il baccano, fino a quando udii o ebbi l'impressione che Seymour s'agitasse nel letto vicino al mio. A quel tempo tenevamo una lampadina tascabile sul tavolino da notte che separava i nostri due letti, per casi di emergenza che, a quanto ricordo, non si erano mai verificati. Seymour l'accese ed uscì dal letto.

(Traduzione: Romano Carlo Cerrone)

Seymour: an Introduction
At times, frankly, I find is pretty slim pickings, but at the age of forty I look on my old fair-weather friend the general reader as my last deeply contemporary confidant, and I was rather strenuously requested, long before I was out of my teens, by at once the most exciting and the least fundamentally bumptious public craftsman I've ever personally known, to try to keep a steady and sober regard for the amenities of such a relationship, be it ever so peculiar or terrible; in my case, he saw it coming on from the first. The question is, how can a writer observe the amenities if he has no idea what his general reader is like?
Seymour. Introduzione
A volte, se devo essere sincero, la trovo una magra consolazione, ma giunto all'età di quarant'anni considero il mio vecchio amico dei bei tempi, il mio lettore abituale, come il solo confidente che mi rimanga, in una profonda continuità di rapporti; molto prima che io compissi vent'anni, con una certa solennità fui invitato, da colui che è stato il più sollecitante e il meno presuntuoso tra gli artisti che ho conosciuto personalmente, a considerare con animo fermo e sobrio le delizie di una tale relazione, per quanto strana o terribile possa essere; nel mio caso, capì che prima o poi mi sarei trovato alle prese con un problema del genere. La difficoltà sta nel fatto che uno scrittore non può rendersi conto di queste delizie se non ha la più pallida idea di come questo suo lettore abituale sia fatto.

(Traduzione: Romano Carlo Cerrone)


Saltykov-Ščedrin (Michail Evgrafovič Saltykov) (1826-1889)

... (Favole e racconti innocenti)
Il saggio ghiozzo
C'era una volta un ghiozzo. Suo padre e sua madre erano intelligenti; a poco a poco e pian pianino vissero i secoli di Aride nel fiume e non andarono a finire né nella zuppa, né nella gola del luccio. La stessa cosa raccomandarono al figlio. "Guarda, figliolo - diceva il vecchio ghiozzo, morendo - se ti vuoi godere la vita, sta con gli occhi bene aperti!"
E il giovane ghiozzo era intelligente fino all'esagerazione. Egli cominciò a mettere in opera questa sua intelligenza e vide che da qualsiasi parte si voltasse dapertutto c'era per lui pericolo di scacco matto. Intorno, all'acqua, girano grossi pesci, ed egli è il più piccolo di tutti; qualunque pesce lo può inghiottire, ed egli non può inghiottire nessuno.

(Traduzione: Ettore Lo Gatto)

Gospoda Golovlevy (I signori Golovlëv)
Un giorno l'intendente di una lontana tenuta, Anton Vasil'ev aveva terminato il suo resoconto alla padrona Arina Petrovna Golovlëv del suo viaggio a Mosca, dove s'era recato per riscuotere il canone dovuto dai servi colà residenti e aveva ricevuto da lei il permesso di ritirarsi quando fu preso subitamente da una strana indecisione. Sostava impacciato sul posto come se avesse qualcosa ancora da dire, ma non osasse esporla.
Arina Petrovna soleva osservare i minimi gesti di chi le era familiare, e possedeva alla perfezione la facoltà di indovinare i più riposti pensieri. Perciò la reticenza dell'intendente la rese subito inquieta.

(Traduzione: Mario Priamo)


Grégory Samak (1972)

Le livre secret
L'enfant déplaça son cavalier blanc en G3. À cet instant, il s'aperçut qu'il était forcément mat en deux coups. C'était pourtant le seul mouvement possible. Imparable. D'autres, même plus âgés, auraient sangloté ou laissé transparaitre une émotion, mais lui resta de marbre, fixant, à la limite de l'hypnose, les deux éclats de glace bleue logés dans les orbites de son adversaire.
Dans son manteau brun, le Gradé afficha un sourire en coin. Puis il cracha le jus noir de sa chique sur le sol enneigé, aux pieds des matons et des détenus.
Depuis trois tours déjà l'officier savait qu'il avait gagné son pari...
D'un geste imbibé de morgue, l'homme avança sa Reine de trois cases en H3.
Echec.
Il libro del destino
Il ragazzino spostò il cavallo bianco in g3. In quell'istante, si accorse che avrebbe subito scacco matto in due mosse. Eppure quella era l'unica mossa possibile. Inevitabile. Altri, anche più grandi di lui, avrebbero singhiozzato o almeno lasciato trasparire un'emozione; invece lui restò impassibile, fissando, quasi ne fosse ipnotizzato, i due lampi di ghiaccio azzurro che brillavano negli occhi del suo avversario.
Stretto nel suo cappotto scuro, l'ufficiale fece un mezzo sorriso. Poi sputò il nero grumo di tabacco sul terreno ghiacciato, ai piedi dei guardiani e dei detenuti.
Già da tre mosse aveva capito che avrebbe vinto la scommessa.
Con un gesto pieno di arroganza, l'uomo fece avanzare la regina di tre case, in h3.
Scacco.

(Traduzione: Mara Dompè)


Carmelo Samonà (1926-1990)

Fratelli
Vivo, ormai sono anni, in un vecchio appartamento nel cuore della città, con un fratello ammalato.
Nessun altro abita con noi, e le visite si fanno rare.


Samovar (collettivo letterario)

Nerofumo Verdeacido... finché morte non ci separi
A Milano scende la notte e così a Torino, a Roma e anche a Bologna, che è qui vicino. A Ravenna, invece, scende anche il giorno. Il giorno scende con un velo di foschia, poi scende la nebbia, poi scende la notte. A volte, qualcosa sale: la tensione. Ci sono giornate in cui, anche a Ravenna, le cose succedono, le persone si animano, quasi a bonificare una palude stagnante da millenni. Ma questa è un'altra storia...


Cristina Sánchez-Andrade (1968)

Las lagartijas huelen a hierba (Le lucertole hanno l'odore dell'erba)
D'estate il manto verde della collina e i culetti delle bambine diventano sodi e arancioni. D'estate il fiume si consuma e alle bambine dal petto piatto spuntano le belle tettine, bellissime, e cominciano a crescere in silenzio, rotonde, rosacee, morbide, mentre il fiume scorre lentamente, strisciando come un goffo rettile, giorno dopo giorno, e un giorno, alla fine di quell'estate, quando il letto del fiume è così secco e screpolato come le labbra di una vecchia, e rimane solo una stretta lingua d'acqua con odore di fiele e di alghe, le tettine si trasformano in un frutto lussurioso e solcato di vene, mentre sulla collina, vicino al fiume, cresce il pruno dai rami dritti e dalle dure spine, e le bambine giocano nell'acqua incorporea, vicino ai frutti ripieni di semi velenosi, e sguazzano nella corrente calma e fangosa simile al brodo di verdura.
(Traduzione: Christian Mechini)


George Sand (Amandine-Lucie-Aurore Dupin) (1804-1876)

François le Champi (...)
Nous revenions de la promenade, R*** et moi, au clair de la lune, qui argentait faiblement les sentiers dans la campagne assombrie. C'était une soirée d'automne tiède et doucement voilée; nous remarquions la sonorité de l'air dans cette saison et ce je ne sais quoi de mystérieux qui règne alors dans la nature. On dirait qu'à l'approche du lourd sommeil de l'hiver chaque être et chaque chose s'arrangent furtivement pour jouir d'un reste de vie et d'animation avant l'engourdissement fatal de la gelée: et, comme s'ils voulaient tromper la marche du temps, comme s'ils craignaient d'être surpris et interrompus dans les derniers ébats de leur fête, les êtres et les choses de la nature procèdent sans bruit et sans activité apparente à leurs ivresses nocturnes.

Indiana
Par une soirée d'automne pluvieuse et fraîche, trois personnes rêveuses étaient gravement occupées, au fond d'un petit castel de la Brie, à regarder brûler les tisons du foyer et cheminer lentement l'aiguille de la pendule. Deux de ces hôtes silencieux semblaient s'abandonner en toute soumission au vague ennui qui pesait sur eux; mais le troisième donnait des marques de rébellion ouverte: il s'agitait sur son siège, étouffait à demi haut quelques bâillements mélancoliques, et frappait la pincette sur les bûches pétillantes, avec l'intention marquée de lutter contre l'ennemi commun.
Indiana
Una sera d'autunno piovosa e freddina, tre persone fantasticavano standosene gravemente sedute, in fondo a un piccolo castello della Brie, a veder ardere i tizzoni nel camino e camminare lentamente la lancetta della pendola. Due di quegli ospiti silenziosi pareva si abbandonassero inerti alla vaga noia che pesava su di loro; ma il terzo dava segni di aperta ribellione, agitandosi sulla seggiola, sbadigliando di tratto in tratto malinconicamente, e batteva le molle sui ceppi scoppiettanti, con l'evidente intenzione di lottare contro il nemico comune.

(Traduzione: Sandro Cassone)

Lélia
"Qui es-tu? et pourquoi ton amour fait-il tant de mal? Il doit y avoir en toi quelque affreux mystère inconnu aux hommes. A coup sûr tu n'es pas un être pétri du même limon et animé de la même vie que nous! Tu es un ange ou un démon, mais tu n'es pas une créature humaine. Pourquoi nous cacher ta nature et ton origine? Pourquoi habiter parmi nous qui ne pouvons te suffire ni te comprendre? Si tu viens de Dieu, parle et nous t'adorerons. Si tu viens de l'enfer... Toi venir de l'enfer! Toi si belle et si pure! Les esprits du mal ont-ils ce regard divin, et cette voix harmonieuse, et ces paroles qui élèvent l'âme et la transportent jusqu'au trône de Dieu?
Lélia
Chi sei tu? Perché il tuo amore fa così male? Deve esserci in te qualche orrendo mistero sconosciuto agli uomini. Non sei certamente un essere plasmato con la nostra stessa argilla e animato dalla nostra stessa vita! Sei un angelo o un demone, non una creatura umana. Perché nasconderci la tua natura e la tua origine? Perché abitare tra noi, che non possiamo né bastarti né comprenderti?
Se provieni da Dio, parla, e ti adoreremo. Se vieni dall'inferno. Tu, venire dall'inferno! Tu così bella e così pura! Gli spiriti del male hanno forse questo sguardo divino, e questa voce armoniosa, e queste parole che innalzano l'anima e la conducono fino al trono di Dio?

(Traduzione: Elisa Balestri)

La mare au diable
À la sueur de ton visaige
Tu gagnerois ta pauvre vie,
Après long travail et usaige,
Voicy la mort qui te convie.

Ce quatrain en vieux français, placé au-dessous d'une composition d'Holbein, est d'une tristesse profonde dans sa naïveté. La gravure représente un laboureur conduisant sa charrue au milieu d'un champ. Une vaste campagne s'étend au loin, on y voit de pauvres cabanes; le soleil se couche derrière la colline. C'est la fin d'une rude journée de travail. Le paysan est vieux, trapu, couvert de haillons. L'attelage de quatre chevaux qu'il pousse en avant est maigre, exténué; le soc s'enfonce dans un fonds raboteux et rebelle.

La palude del diavolo
Con il sudore della fronte
Ti guadagnerai la tua povera vita,
dopo lungo lavoro e fatica,
ecco la Morte che ti invita.

Questa quartina, posta al di sotto di un'incisione d'Holbein, è di una profonda tristezza nella sua ingenuità. L'opera rappresenta un contadino che conduce l'aratro in mezzo a un campo. Una vasta campagna si stende in lontananza, vi si scorgono povere capanne; il sole tramonta dietro la collina. È la fine di una dura giornata di lavoro. L'aratore è vecchio, tarchiato, coperto di stracci. Il tiro di quattro cavalli che spinge avanti a sé è macilento e sfinito; il vomere affonda in un suolo aspro e ribelle.
(Traduzione: Serenella Giacchino)


Iacopo Sannazaro (1455-1530)

Arcadia
Giace nella sommità di Partenio, non umile monte de la pastorale Arcadia, un dilettevole piano, di ampiezza non molto spazioso però che il sito del luogo nol consente, ma di minuta e verdissima erbetta sì ripieno, che se le lascive pecorelle con gli avidi morsi non vi pascesseno, vi si potrebbe di ogni tempo ritrovare verdura. Ove, se io non mi inganno, son forse dodici o quindici alberi, di tanto strana et eccessiva bellezza, che chiunque li vedesse, giudicarebbe che la maestra natura vi si fusse con sommo diletto studiata in formarli. Li quali alquanto distanti, et in ordine non artificioso disposti, con la loro rarità la naturale bellezza del luogo oltra misura annobiliscono.


Ian Sansom (1966)

The Bad Book Affair
"Here we are, then," said George, opening the creaking, paint-flaking, hinge rusted, wood rotting brace-and-ledge door to the former chicken coop that was now home to Israel Armstrong (BA, (Hons)), certanly Tundrum's and possibly Ireland's only English Jewish vegetarian mobile librarian.
Galeotto fu il libro
"Allora, eccoci qua", disse George, aprendo la porta cigolante dalla vernice scrostata e i cardini arruginiti e rinforzata da listelli di legno marcescente dell'ex pollaio che ora era la casa di Israel Armostron (laureato in letteratura inglese e americana -
cum laude), l'unico bibliotecario itinerante ebreo inglese vegetariano di Tundrum (sicuramente) e dell'Irlanda (probabilmente).
(Traduzione: Claudio Carcano)

The Case of the Missing Books
No. No, no, no, no, no. This was not what was supposed to happen. This was not it at all.
Israel was outside the library, suitcase in hand, the hood on his old brown duffle coat turned up against the winter winds, and there he was, squinting, reading the sign.

DEPARTMENT OF ENTERTAINMENT,
LEISURE AND COMMUNITY SERVICES

LIBRARY CLOSURE

Il caso dei libri scomparsi
No. No, no, no, no e no. Non doveva succedere. Assolutamente no.
Israel era fuori della biblioteca con in mano la valigia e il cappuccio del vecchio Montgomery marrone alzato per ripararsi dal vento invernale, a guardare storto il cartelli che aveva davanti.

SETTORE INTRATTENIMENTO,
TEMPO LIBERO E SERVIZI ALLA COMUNITÀ


CHIUSURA DELLA BIBLIOTECA

(Traduzione: Claudio Carcano)

The Delegate Choice
'I resign,' said Israel.
'Aye,' said Ted.
'I do,' said Israel.
'Good,' said Ted.
'I've made up my mind. I'm resigning,' said Israel. 'Today.'
'Right you are,' said Ted.
'I've absolutely had enough.'
'Uh -huh.'
'Of the whole thing. This place! The—'
'People,' said Ted.
'Exactly!' said Israel. 'The people! Exactly! The people, they drive me—'
'Crazy,' said Ted.
Due uomini e un furgone
"Do le dimissioni", dichiarò Israel.
"See", replicò Ted.
"Lo faccio", assicurò Israel.
"Bene", commentò Ted.
"Ormai ho deciso. Mi licenzio", disse Israel. "Oggi stesso."
"Hai ragione", concordò Ted.
"Ne ho abbastanza. Assolutamente."
"Ah-ah."
"Di tutto. Di questo posto! Della..."
"Gente", terminò Ted.
"Esatto!" confermò Israel. "Della gente! Proprio! La gente mi fa diventare..."
"Matto", finì Ted.

(Traduzione: Claudio Carcano)

Mr Dixon Disappears
He was sick of the excuses and the lies. He was tired of the evasions and the untruths, of people refusing to stand up and speak the truth and take responsibility for their own actions. It seemed to him like yet another symptom of the decline of Western civilisation; of chaos; and climate change; and environmental disaster; and war; disease; famine; oppression; the eternal slow slide down and down and down. It was entropy, nemesis, apotheosis, imminent apocalypse and sheer bad manners all rolled into one.
People were not returning their library books on time.
'I'm sorry, I forgot,' people would say.
Che cosa è successo a Mr. Dixon?
Era stanco delle scuse e delle bugie. Era stanco delle risposte evasive e delle menzogne, della gente che si rifiutava di farsi avanti a di dire la verità e di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Gli sembrava l'ennesimo sintomo del declino della civiltà occidentale, del caos, del cambiamento climatico, del disastro ambientale, della guerra, delle malattie, della fame, dell'oppressione, di un eterno e lento decadimento sempre più accentuato. Era l'entropia, la nemesi, l'apoteosi, l'apocalisse alle porte e il malcostume fatto e finito tutti insieme.
La gente non riconsegnava i libri della biblioteca a tempo debito. "Mi dispiace, l'ho dimenticato", gli dicevano.

(Traduzione: Claudio Carcano)

The Norfolk Mistery
Reminiscences, of course, make for sad, depressing literature.
Nonetheless. Some stories must be told.
In the year 1932 1 came down from Cambridge with my poor degree in English, a Third what my supervisor disapprovingly referred to as 'the poet's degree'.
Il reverendo, le rose e le stravaganze del professore
La nostalgia e il ricordo, si sa, generano opere letterarie tristi e amare.
Ciò nondimeno, ci sono storie che devono per forza essere raccontate.
Nell’anno del Signore 1932, lasciai Cambridge con in mano una striminzita laurea con il minimo dei voti in Letteratura inglese, un titolo di poco conto che il mio relatore, in tono dispregiativo, chiamava «la laurea dei poeti».

(Traduzione: Flavio Iannelli)


Isabella Santacroce (1967)

Luminal
A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto. Così appesa sopra un concerto di David Bowie lei si apriva lasciandomi cadere.
Io sono Demon e la luna è mia madre.
Ci sono pareti bianche e angeli dalle piccole ali in volo attorno a noi abbracciate nello stesso letto con poca luce e il suo respiro sopra che ascolto stringendola in una delle tante notti-luminal con Davi-dolce accanto che ora avvicina le sue labbra alle mie sussurrandomi saremo amiche per l'eternità.
Questa è la storia di Demon e Davi.


Marco Santagata (1947)

Il maestro dei santi pallidi
Capitolo primo: Cinìn il bastardo, in procinto di impiccarsi a una quercia, ricorda il giorno in cui per la prima volta vide le figure, e come poi scampò ai mastini del Massaro, conobbe un conte e un pievano e infine, sdraiato sul pianale di un biroccio, entrò di notte nel castello di Renno.

Seduto a cavalcioni di un ramo con la corda intorno al collo, Cinìn guarda dall'alto lo stradello sottostante, e gli torna in mente che proprio ai piedi di quella quercia, dieci anni fa, i mastini del Massaro stavano per azzannarlo.
Quella volta il massaro gliel'aveva giurata. Se anche fosse stato lì non avrebbe fermato il mastino, ma, quant'è vero Iddio, avrebbe aizzato gli altri cani e si sarebbe goduto la scena di lui, Cinìn, che annaspava per terra nel tentativo di rialzarsi.


George Santayana (1863-1952)

The Last Puritan
A little below the State House in Boston, where Bacon Street consents to bend slightly and begins to run down hill, and where across the Mall the grassy shoulder of the Common slopes most steeply down to the Frog Pond, there stood about the year 1870 - and for all I know there may still stand - a pair of old brick houses, flatter and plainer than the rest. They were evidently twins and had been identical at birth, but life had developed them in different directions. The one sister was doing her old-maidenly best to follow the fashions, and had arrayed herself in clean paint, a bright brass knocker, flowering window-boxes, and frilled muslin curtains; whereas the aged Cinderella next door had become more ashen every day. She had long since buried her Prince Charming, and nun-like had hidden her hands in her sleeves and shut her eyes on the world.
L'ultimo puritano
Un poco sotto la State House di Boston, dove Beacon Street acconsente a piegarsi un tantino e comincia ad andare all'ingiù, e dove, attraverso il Mall, la spalla erbosa del Common digrada più ripida fino al Laghetto delle Rane, intorno all'anno 1870 esistevano due vecchie case di mattoni più piatte e più inadorne di tutte le altre. Evidentemente erano gemelle e, alla nascita, erano state identiche, ma la vita le aveva sviluppate in direzioni diverse. Una delle due sorelle faceva del suo meglio, pur col suo tono di vecchia zitella, per seguire le mode e si era adornata con una linda verniciatura, con un battente di bronzo lucido, con delle cassette fiorite alle finestre e delle cortine di mussolina piene di gale; mentre l'anziana Cenerentola subito accanto era diventata sempre più cinerea ogni giorno che passava. Da un pezzo aveva seppellito il suo Principe Azzurro e, come una monaca, si era nascosta le mani nelle maniche e aveva chiuso gli occhi davanti al mondo.

(Traduzione: Camillo Pellizzi)


Luigi Santucci (1918-1999)

Il velocifero
"Per tucc i Sant, mantel e guant" disse Marietta sollevandosi con una bracciate d'indumenti di lana. Era fatta di due donne incollate per errore una sull'altra: dal deretano enorme spuntava un torace ossuto senza poppe, e un collo e due braccia legnosi. Rovesciò tutto sul letto e stette a guardare, soffiando per lo sforzo, dai suoi tondi occhi di foca ammaestrata. Erano maglie felpate di colore bigio o senape, culottes a gambaletto e mutande coi legacci al malleolo, pancere, calze e scialli che avevano dormito il loro letargo nel buio ventre di Epaminonda, l'armadio di noce massiccio, e ora rivedevano la luce sprigionando il salato odore della canfora.


Goliarda Sapienza (1924-1996)

L'arte della gioia
Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono né alberi né case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com'è: non mi va di fare supposizioni o di inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente.

Il filo di mezzogiorno
Nica diceva che le imparava nelle notti buie, perchè lei se c'è la luna non esce dal ventre della terra dove abita. "Vedi Iuzza, la vita e la luna si odiano perchè sono sorellastre, ed avendo gli stessi difetti non si possono vedere. Lo sai che per andare d'accordo bisogna avere difetti differenti e qualità e bellezza differenti? E allora per non vedere la sorellastra e farsi malu sangu, nelle notti buie la vita impara l'arte leggendo nello sguardo sapiente e antico della lucertola. Se schiacci una lucertola non apprenderai mai l'arte della sapienza, della prudenza della malizia e dell'audacia. Schiacciandola schiacci in te il bocciolo di queste arti e non possiederai mai niente, nè poderi, nè donna, nè figli, nè lenzuola e sarai sempre un pupo manovrato dagli altri."


Antonio Sarabia (1944-2017)

Los convidados del volcan (I convitati del vulcano)
Può accadere di tutto sulle pendici del vulcano. Sotto l'aspro versante millenario crepita il forno della terra. Là ribolle la vita che si affaccia alla soleggiata superficie attraverso i pori e le crepe della crosta per trasformarsi in alberi e in cespugli, in uccelli e in predatori, in uomini e in bestiame. Con loro affiorano gli elementi della favola, il miracoloso alimento di queste pagine negoziate a tarda ora, quando la notte quieta il clamore del giorno perchè altri giorni si moltiplichino nella sua ombra. Niente è impossibile nel misterioso luogo in cui si verificano questi fatti, là dove, in un'indecifrabile vena, la realtà si incontra col sogno.
(Traduzione: Ilide Carmignani)


José Saramago (1922-2010)

Ensaio sobre a Cegueira (Cecità)
Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione,avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c'è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare i termine corrente, della circolazione automobilistica.
Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev'esserci un problema meccanico, l'acceleratore rotto, la leva del cambio che si è toccata, o un'avaria nell'impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell'automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l'automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l'uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.

(Traduzione: Rita Desti)

Historia do cerco de Lisboa (Storia dell'assedio di Lisbona)
Ha detto il revisore, sì, il nome di questo segno è deleatur, lo usiamo quando abbiamo bisogno di sopprimere e cancellare, la parola stessa lo dice, e vale sia per le lettere singole che per parole intere. Mi ricorda un serpente che si fosse pentito al momento di mordersi la coda. Ben detto, dottore, davvero per quanto siamo aggrappati alla vita, perfino una serpe esiterebbe dinanzi all'eternità. Mi faccia il disegno, ma lentamente. È facilissimo, basta prendere il verso, guardando distrattamente si pensa che la mano stia tracciando un terribile cerchio, invece no, noti che non ho chiuso il movimento qui dove l'avevo incominciato, ci sono passato accanto, all'interno, e adesso proseguirò verso il basso fino a tagliare la parte inferiore della curva, infondo sembra proprio la lettera Q maiuscola, niente di più. Che peccato, un disegno che prometteva tanto.
(Traduzione: Rita Desti)

As Intermiténcias da Morte (Le intermittenze della morte)
Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr'ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato.
(Traduzione: Rita Desti)

Levantado do chão (Una terra chiamata Alentejo)
La cosa più abbondante sulla terra è il paesaggio. Anche se tutto il resto manca, di paesaggio ce n'è sempre stato d'avanzo, un'abbondanza che solo per un miracolo instancabile si spiega, giacché il paesaggio è senza dubbio precedente all'uomo e nonostante ciò, pur esistendo da tanto, non è esaurito ancora.
Sarà perché costantemente muta: ci sono epoche dell'anno in cui il terreno è verde, altre giallo, poi marrone o nero. E anche rosso in certi luoghi, che è il colore dell'argilla o del sangue versato. Ma questo dipende da ciò che nel terreno si è piantato e si coltiva, o non ancora, o non più, oppure da quello che vi è nato naturalmente, senza mano d'uomo, e giunge a morte perché è arrivata la sua fine. Non è il caso del grano, che ancora con un po' di vita lo si taglia. Né della sughera a cui, vivissima, sebbene tanto seria da non sembrarlo, viene strappata la pelle. Fra grida.

(Traduzione: Rita Desti)

Manual de pintura e caligrafia (Manuale di pittura e calligrafia)
Continuerò a dipingere il secondo quadro, ma so che non lo finirò mai. Il tentativo è fallito e non c'è miglior prova di questa sconfitta, o fallimento, o impossibilità, del foglio di carta su cui mi accingo a scrivere: un giorno, prima o poi, mi volgerò dal primo quadro al secondo e infine a questo testo, o salterò la tappa intermedia, o troncherò la frase per correre a dare una pennellata sulla tela del ritratto che S. mi ha ordinato, o forse su quell'altro, parallelo, che S. non vedrà. Quel giorno non saprò niente di più di quanto non sappia oggi (che i ritratti sono entrambi inutili), ma potrò decidere se sia valsa la pena di farmi tentare da una forma di espressione che non mi appartiene, anche e propio questa tentazione significa, in fin dei conti, che non era mia, in fondo, neppure la forma di espressione che ho finito per usare, per impiegare così meticolosamente, quasi obbedissi alle regole di un manuale.
(Traduzione: Rita Desti)

Memorial do convento (Memoriale del convento)
Don Giovanni, quinto del nome nella successione dei re, andrà questa notte in camera di sua moglie, donna Maria Anna Giuseppa, che è giunta da più di due anni dall'Austria per dare infanti alla corona portoghese e fino a oggi non ce l'ha fatta a ingravidare. Già si mormora a corte, dentro e fuori del palazzo, che la regina probabilmente ha il grembo sterile, insinuazione molto ben difesa da orecchie e bocche delatrici e che solo fra intimi si confida. Che la colpa ricada sul re, neppure pensarlo, primo perché la sterilità non è male degli uomini, ma delle donne e per questo tante volte sono ripudiate, e secondo, tangibil prova, se pur fosse necessaria, perché abbondano nel regno bastardi del real seme e anche ora la fila gira l'angolo.
(Traduzione: Rita Desti e Carmen M. Radulet)

Todos os Nomes (Tutti i nomi)
Sopra la cornice della porta c'è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell'Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l'ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l'odore della carta vecchia. Certo è che non passa giorno senza che in Conservatoria entrino incartamenti nuovi, degli individui di sesso maschile o di sesso femminile che fuori continuano a nascere, ma l'odore non cambia mai, in primo luogo perché il destino di ogni foglio nuovo, subito dopo l'uscita dalla fabbrica, è quello di cominciare a invecchiare, in secondo luogo perché, di solito più spesso sui fogli vecchi, ma tante volte su quelli nuovi, non passa giorno che non si scrivano cause di decessi e relativi luoghi e date, ciascuno apportando i propri particolari odori, non sempre offensivi per le mucose olfattive, come dimostrano certi effluvi aromatici che di tanto in tanto, impercettibilmente, attraversano l'atmosfera della Conservatoria Generale e che i nasi più fini identificano come un profumo composto metà di rosa e metà di crisantemo.
(Traduzione: Rita Desti)


Vincenzo Sarcinelli (1970)

Una goccia d'acqua nessuno la vede
Il ventinove non lo vide. Il trenta gli sembrò solo un'ombra. Il trentuno lo notò distintamente, ma non fece caso alla stranezza della cosa. La mattina del primo novembre, Davide Lafontana rallentò guardando nello specchio retrovisore e fermò la vecchia Golf sul ciglio della strada, piegò il busto verso destra e osservò la sommità della collina.
(Non è possibile.)
Ciò che vedeva era un uomo assolutamente immobile, che volgeva le spalle alla strada e tendeva il braccio destro in avanti, con un gesto che poteva essere quello di una stretta di mano o di chi tiene un cane al guinzaglio. Lo aveva visto in quella posizione anche il giorno precedente e avrebbe giurato che la breve ombra notata due giorni prima era la stessa figura che stava osservando ora. Scrutò le colline circostanti aspettandosi di vedere altre persone: una donna, dei bambini oppure un cane, ma fin dove arrivava il proprio sguardo, Davide non vide alcun altro essere vivente oltre a quell'uomo, ammesso che quest'ultimo lo fosse.

Due soldati
Il cielo era di piombo e non è un modo di dire: sulle teste dei soldati sfrecciavano leggiadri ed assassini i proiettili delle mitragliatrici da campo e dei fucili leggeri. Passando vicino alle orecchie fischiavano poco più di irritanti zanzare, ma immediatamente dopo provocavano la seguente riflessione: sono ancora vivo.
I due gruppi scelti, costituiti ciascuno da una decina di uomini, erano i più avanzati di entrambi i corpi d'assalto; disponevano più o meno delle stesse armi, pistole semiautomatiche, mitragliatori e bombe a mano, e stavano macellandosi ai piedi della collina sin dalle prime ore del mattino.

La mongolfiera
1800 metri.
"Devo darti una brutta notizia."
"Cosa c'è?"
"Abbiamo uno strappo nella tela."
"Cosa?!"
"Lassù."
Riparandosi gli occhi dal fortissimo sole, Dino guardò dentro l'apertura e vide, nella tela bianca, quasi sulla cima del pallone, un taglio verticale che sembrava essere lungo circa un metro.
"E ora?"
"Ora buttiamo giù i sacchi uno alla volta."
Gianni aveva già fatto una decina di voli dopo il brevetto, mentre Dino non era mai uscito senza istruttore. Erano partiti tre ore prima dal campo di volo aerostatico e si erano diretti a ovest, dotati, secondo l'inserzione, di un "vero affare, pallone omologato in ottime condizioni."

Il cassetto della scrivania
Alle ventuno e trenta prese a giocare con il filo della lampada da tavolo; con le eleganti scarpe di cuoio bordeaux, gli dava piccoli calci facendolo dondolare avanti e indietro.
La scrivania era di fronte ad una grande vetrata del sedicesimo piano. Enrico Nigris, il socio meno importante dello studio tributario, nonostante la soffocante scadenza delle liquidazioni trimestrali, non riusciva più a lavorare, allora si mise a guardare la città di notte. Cominciò a osservare le luci alle finestre dei palazzi: si accendevano e si spegnevano ad intervalli irregolari e in sequenza apparentemente casuale. Invece, a guardarle bene, erano le spie luminose di una grande macchina programmata ed efficiente.
Con lo sguardo ancora perso al di là della vetrata, aprì il primo cassetto della scrivania. V'infilò la mano destra in cerca del portafogli e delle chiavi dell'auto. Non li trovò. Continuò a cercare distrattamente, seguitando a guardare oltre il vetro. Non c'erano. Spinse il braccio in profondità, ma non riusciva a trovare niente, neppure il fondo del cassetto. Lentamente realizzò la cosa, dopodiché si fermò. Arretrò con la sedia e guardò nel cassetto aperto. Dentro non c'era nulla, nemmeno il fondo di legno; era come una botola aperta su una cantina buia.


Manuela Sardella (19??)

Giginka Robinia Stuura Ho
Il rumore proveniva sempre dalla biblioteca. Era sempre un frusciare di carta, scandito da schiocchi di lingua e sonore espirazioni e, a tratti, da grugniti.
Quel giorno Gin uscì con cautela dal suo sottoscala. Percorse il corridoio in punta di piedi tenendosi vicina al muro. Dalle grandi finestre della scuola già entrava la luce del mattino e una polvere d’oro si muoveva nell’aria, rimbalzava tra gli intarsi del pavimento e gli arazzi delle pareti, e poi s’addossava al ritratto austero del Conte Mesmérk.
Gin abbassò piano la maniglia della grande porta della biblioteca. la porta si aprì. Gin, cauta, infilò dentro la testa. la stanza era immensa e tappezzata completamente di volumi rilevati in pelle scura. al centro, seduta a una scrivania tutta arzigogolata di fregi d’oro, affondata in un caos di carta, c’era una donna che stava mangiando avidamente un libro.


Margherita Sarfatti (1880-1961)

Dux
Ogni grande guerra, tra i lutti e gli oscuramenti, donò agli uomini almeno un eroe. Solo il cataclisma del 1914-1918 apparve privo di protagonisti. La splendente corazza feudale del Kaiser, nel logorìo della guerra di trincea, si spappolò a cartapesta, e dall’altra parte “Plutarco ha mentito!” esclamava il cronistorico presso il grande Stato Maggiore dell’Intesa.


William Saroyan (1908-1981)

The Human Comedy (La commedia umana)
Quel bambino, di nome Ulysses Macauley, un giorno se ne stava a guardare il buco della talpa nel giardino dietro casa, in Santa Clara Avenue a Ithaca, California. La talpa ammucchiava terra fuori dalla nuova tana e spiava il bambino, un estraneo per lei, anche se non un nemico vero e proprio. Prima che l’incantesimo svanisse, uno degli uccelli di Ithaca era volato verso il vecchio noce, nel boschetto, e dopo essersi posato su un ramo si era messo a far baccano, a modo suo, spostando l’attenzione del bambino dalla terra all’albero. Un treno merci, la cosa più notevole, sbuffava e sferragliava in lontananza.
(Traduzione: Claudia Tarolo e Marco Zapparoli)


Jean-Paul Sartre (1905-1980)

La Nausée (La nausea)
Avvertenza degli editori
Questi quaderni sono stati trovati tra le carte di Antonio Roquentin. Noi li pubblichiamo senza nulla mutarvi.
La prima pagina non ha data, ma abbiamo buone ragioni per pensare che essa preceda di qualche settimana l'inizio del giornale propriamente detto. Sarebbe dunque stata scritta al più tardi verso il principio del gennaio 1932.
A quest'epoca Antonio Roquentin, dopo aver viaggiato l'Europa centrale, l'Africa del Nord e l'Estremo Oriente, si era stabilito da tre anni a Bouville per completare le sue ricerche storiche sul marchese di Rollebon.

Foglio senza data
La miglior cosa sarebbe scrivere gli avvenimenti giorno per giorno. Tenere un diario per vederci chiaro. Non lasciar sfuggire le sfumature, i piccoli fatti anche se non sembrano avere alcuna importanza, e soprattutto classificarli. Bisogna dire come io vedo questa tavola, la via, le persone, il mio pacchetto di tabacco, poiché è questo che è cambiato. Occorre determinare esattamente l'estensione e la natura di questo cambiamento.

(Traduzione: Bruno Fonzi)

Le sursis (Il rinvio)
Venerdí 23 settembre
Le sedici e trenta a Berlino, le quindici e trenta a Londra. L'albergo si annoiava sulla sua collina, deserto e solenne, con un vecchio dentro. Ad Angoulême, a Marsiglia, a Gand, a Douvres, la gente pensava: "Che cosa farà? Sono le tre passate, perché non scende?". Egli era seduto nel salone dalle persiane dischiuse, gli occhi fissi sotto le folte sopracciglia, a bocca semiaperta, come se rievocasse un ricordo antichissimo. Non leggeva più, e la vecchia mano chiazzata, che stringeva ancora i fogli, gli scendeva lungo le ginocchia.

(Traduzione: Giorgio Monicelli)


Sam Savage (1940-2019)

Firmin
I had always imagined that my life story, if and when I wrote it, would have a great first line: something lyric like Nabokov's "Lolita, light of my life, fire of my loins"; or if I could not do lyric, then something sweeping like Tolstoy's "All happy families are alike, but every unhappy family is unhappy in its own way." People remember those words even when they have forgotten everything else about the books. When it comes to openers, though, the best in my view has to be the beginning of Ford Madox Ford's The Good Soldier: "This is the saddest story I have ever heard." I've read that one dozens of times and it still knocks my socks off. Ford Madox Ford was a Big One.
Firmino
Avevo sempre immaginato che la storia della mia vita, se un giorno l'avessi mai scritta, sarebbe cominciata con un capoverso memorabile: lirico con il "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi" di Nabokov o, se non altro, di grande respiro come il tolstojano: "Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo". La gente ricorda espressioni del genere anche quando del libro ha dimenticato tutto il resto. Comunque, a proposito di incipit, il migliore a mio avviso non può che ritenersi quello del
Buon soldato di Ford Madox Ford: "Questa è la storia più triste che abbia mai sentito". L'ho letto decine di volte, ma ancora mi lascia di stucco. Ford Madox Ford è stato Un Grande.
(Traduzione: Evelina Santangelo)


Nino Savarese (1882-1945)

Gatteria
Il principe Daineo di Baldanza viveva da parecchi anni in una villa del sobborgo e non aveva più messo piede in città né nel palazzo paterno. Aveva in fastidio tutta la gente, anche d'incontrarla per le strade e tutte le cose che essa faceva, anche se egli non dovesse far altro che guardarle. Teneva presso di sé due servitori che avevano imparato a servirlo senza mai lasciarsi vedere; e nemmeno nelle ore dei pasti comparivano le loro mani inguantate pronte dietro le porte, ché il principe aveva dato ordine che gli lasciassero le vivande in fila sulla tavola.
Unica compagnia che Daineo prediligesse era quella dei gatti e non diciamo quanti erano ché difficile sarebbe stato il contarli.


Gaetano Savatteri (1964)

Gli uomini che non si voltano
Da dietro la porta, profumo forte di carciofi bolliti e Il ritornello del quiz serale. L'odore denso di casa prevaleva su quelli, meno noti, provenienti dagli altri appartamenti sul pianerottolo al quinto piano di via Croce Rossa.
Aprì, lasciò il giaccone di pelle all'ingresso.
"Placido?", chiese una voce dalla cucina.
"Sono io".
Emme, il nome della scrittrice Yourcenar.
"Marguerite", rispose sua madre al televisore.
Placido le consegnò un bacio sulla guancia, accolto senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Altro nome di Satana, con la enne.


Giorgio Saviane (1916-2000)

Eutanasìa di un amore
Una macchina si ferma al semaforo. Un attimo e ne scende una ragazza alta, bella. Tiene la testa bassa, i suoi gesti non sono sicuri, qualcosa le rattrappisce il passo. Tuttavia si allontana in fretta, va verso la fermata dell'autobus.
La macchina attende il verde. Poi prosegue veloce.
L'aria intorno non ha subito commozioni.
Ma per Paolo, alla guida dell'auto, il mondo sembra contrarsi sugli attimi in cui Sena è scesa sbattendo la portiera. Si era accorto che stava raccogliendo le sue cose. Perché era scattato il rosso, perché si era fermato? Se non si fosse fermato non sarebbe accaduto nulla, forse un incidente, ma era meglio di questo spaccarsi della luce che lo minacciava a ogni metro che si allontanava da lei.


Roberto Saviano (1979)

Bacio feroce
– È nato!
– Come, è nato?!
– Sì, è nato.
Dall’altra parte silenzio, solo il respiro gracchiava sul microfono. Poi: – Ma sei sicuro?
Da settimane aspettava questa telefonata, ma ora che Tucano glielo diceva, Nicolas sentì il bisogno di farselo ripetere, per convincersi che finalmente era arrivato il giorno, per assaporarselo bene in testa. E per farsi trovare pronto.
– E no, mo’ pazzeo! Te lo sto dicendo. È nato mo’ mo’, adda murì mammà, ’a Koala praticamente sta ancora in sala parto… Dentino non si è visto, sono venuto subito sotto l’ospedale.
– Sì, figurati, quello non tiene le palle per farsi vedere. Ma a te chi te l’ha detto che è nato?
– Un infermiere.
– E chi cazz’è chisto mo’? Aró è uscito st’infermiere? –, Nicolas non si accontentava di informazioni generiche, stavolta voleva i particolari. Non poteva concedersi nessuna improvvisazione, niente doveva andare storto.

Gomorra
Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell'aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l'uno sull'altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l'uno con l'altro. ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d'intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo.

La paranza dei bambini
– Me staje guardanno?
– Neh, ma chi te sta cacanno.
– E che guard’a fà?
– Guarda, frate’, che mi hai preso per un altro! Io nun te penzo proprio.
Renatino stava tra gli altri ragazzi, era da tempo che lo avevano puntato in mezzo alla selva di corpi, ma quando se ne accorse lo avevano già circondato in quattro. Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere. Occupavano il centro della piazza. Una piazzetta chiusa tra un golfo di palazzi, con un’unica strada d’accesso, un unico bar nell’angolo e una palma che da sola aveva il potere di imprimerle un marchio esotico. Quella pianta ficcata in pochi metri quadri di terriccio trasformava la percezione delle facciate, delle finestre e dei portoni, come se fosse arrivata da piazza Bellini con un colpo di vento. Nessuno di loro superava i sedici anni.


Alberto Savinio (Andrea de Chirico) (1891-1952)

Ascolto il tuo cuore, città
Arrivo a Venezia che è notte. Il lungo tragitto attraverso il cantiere della stazione nuova, è una preparazione al gagliardo podismo, alle tremende scarpinate, alle feroci maratone che mi aspettano in questa "città del riposo". A detta del mio amico Gigino, il simile avviene anche nel centro di Milano, ove la vita degli affari è ormai così sapientemente raccolta, che l'uomo d'affari fa a meno di tram e tassì, ma dopo poche ore cade morto ai piedi del monumento a Leonardo circondato dai suoi discepoli, che gl'intenditori chiamano on liter in quater.


Robert J. Sawyer (1960)

Flashforward
The control building for CERN's Large Hadron Collider was new: it had been authorized in A.D. 2004 and completed in 2006. The building enclosed a central courtyard, inevitably named "the nucleos". Every office had a window either facing in toward the nucleus or out toward the rest of CERN's sprawling campus. The quadrangle surrounding the nucleus was two stories tall, but the main elevators had four stops: the two above-ground levels; the basement, which housed boiler rooms and storage; and the minus-one-hundred-meter level, which exited onto a staging area for the monorail used to travel along the twenty-seven-kilometer circumference of the collider tunnel.
Avanti nel tempo
Il centro di controllo del Grande collisore per Adroni (Large Hadron Collider, LHC) del CERN era nuovo: era stato autorizzato nel 2004 e completato nel 2006. Comprendeva un cortile centrale, inevitabilmente chiamato 'il nucleo'. Ogni ufficio aveva una finestra che si affacciava o verso il nucleo o verso l'esterno, sul vasto campus del CERN. Il quadrilatero che circondava il nucleo aveva due piani, ma gli ascensori principali facevano quattro fermate: una a ciascuno dei due piani, una al piano terra, in cui si trovavano le caldaie e i magazzini, e la quarta al livello meno novantanove metri, da dove si raggiungeva una delle stazioni della monorotaia utilizzata per percorrere la galleria circolare di ventisette chilometri del collisore.

(Traduzione: Maurizio Nati)

The Shoulder of Giants (Le spalle dei giganti)
Sembrava passato solo un giorno da quando ero morto, ma naturalmente doveva essere avvenuto molti secoli prima. Avrei voluto che il computer me lo dicesse e basta, dannazione, ma senza dubbio aspettava il momento in cui i suoi sensori gli avrebbero confermato che ero sufficientemente stabile e ricettivo. L’ironia era nel fatto che il mio polso stava certamente accelerando per la preoccupazione, ritardando ulteriormente il momento in cui mi avrebbe parlato. Se quella era una emergenza mi avrebbe dovuto informare, e se non lo era avrebbe dovuto permettermi di rilassarmi.
(Traduzione: Marco Crosa)

You See But You Don't Observe (Sherlock Holmes e l'enigma definitivo)
Ero stato trascinato nel futuro per primo, davanti al mio compagno. Il cronotrasferimento non aveva provocato alcuna sensazione a parte uno schiocco nelle orecchie, che più tardi mi venne spiegato come il risultato del cambiamento di pressione nell’aria. Non appena arrivato nel XXI secolo, il mio cervello fu scandito allo scopo di riprodurre, partendo dai miei ricordi, una ricostruzione perfetta delle nostre stanze al 221B di Baker Street.
(Traduzione: Marco Crosa)


Dorothy L. Sayers (1893-1957)

Murder Must Advertise
"And by the way," said Mr. Hankin, arresting Miss Rossiter as she rose to go, "there is a new copy-writer coming in today."
"Oh, yes, Mr. Hankin?"
"His name is Bredon. I can't tell you much about him; Mr. Pym engaged him himself; but you will see that he is looked after."
"Yes, Mr. Hankin."
"He Will have Mr. Dean 's room."
"Yes, Mr. Hankin."
"I should think Mr. Ingleby could take him in hand and show him what to do. You might send Mr. Ingleby along if he can spare me a moment."
Lord Peter e l'altro
«Ah, dimenticavo», disse il signor Hankin fermando la signorina Rossiter che si era già alzata per andarsene, «c'è un nuovo copywriter che arriverà oggi».
«Davvero, signor Hankin?».
«Si chiama Bredon. Non so dirle molto su di lui: il signor Pym lo ha assunto di persona. Lei però si prenderà cura di questo novello collega».
«Certo, signor Hankin».
«Avrà l'ufficio del signor Dean».
«Sì, signor Hankin».
«Penso che il signor Ingleby potrà occuparsi di lui e spiegagli bene in cosa consiste il suo lavoro. Ah, la prego, mi mandi il signor Ingleby se è libero».

(Traduzione: A. M. Francavilla)


Antonella Sbuelz (1962)

Greta Vidal. La quinta stagione di Fiume
Forse ho sbagliato a venire. Ma non avevo altra scelta. Ho sentito che niente era più urgente di tutto questo, adesso: la mia vita. Poco fa ho raggiunto la casa, che ormai è appena un rudere in rovina, e mi sono infilata nel parco superando il cancelletto scardinato. Non sono mai stata qui prima, ma la vecchia fontana di pietra ai piedi dell'ampia gradinata non mi è sembrata affatto sconosciuta: come se mi fosse apparsa in sogno, o in qualche luogo solo immaginato. Mi sono seduta sul bordo e da lì ho guardato gli alberi fra i rovi, gli scalini mezzi invasi dalle ortiche, la villa col tetto che ha ceduto, le crepe e le chiazze di muschio sul corpo del putto amputato, messo lì a sprizzare un getto d'acqua che da anni deve essersi esaurito.


John Scalzi (1969)

The Collapsing Empire
The mutineers would have gotten away with it, too, if it weren't for the collapse of the Flow.
There is, of course, a legal, standard way within the guilds for a crew to mutiny, a protocol that has lasted for centuries. A senior crew member, preferably the executive officer/first mate, but possibly the chief engineer, chief technician, chief physician or, in genuinely bizarre circumstances, the owner's representative, would offer the ship's imperial adjunct a formal Bill of Grievances Pursuant to a Mutiny, consistent with guild protocol. The imperial adjunct would confer with the ship's chief chaplain, calling for witnesses and testimony if required, and the two would, in no later than a month, either offer up with a Finding for Mutiny, or issue a Denial of Mutiny.
Il collasso dell'impero
Gli ammutinati se la sarebbero cavata, se non fosse stato per il collasso del Flusso.
Naturalmente, esiste una procedura standard legale delle corporazioni che un equipaggio deve seguire nell’ammutinarsi, un protocollo che dura da secoli. Un membro anziano dell’equipaggio, preferibilmente il primo ufficiale o il nostromo, ma anche l’ingegnere capo, il capo tecnico, l’ufficiale medico o, in circostanze davvero strane, il rappresentante del proprietario, deve presentare all’agente imperiale di bordo un formale Atto di Reclamo Conforme ad Ammutinamento, coerente con il protocollo della corporazione. L’agente imperiale deve conferire con il cappellano anziano della nave, convocare testimoni se lo ritiene necessario, e in non più di un mese i due devono presentare un Verdetto di Ammutinamento o emettere un Rifiuto di Ammutinamento.

(Traduzione: Annarita Guarnieri)

Redshirts
From the top of the large boulder he sat on, Ensign Tom Davis looked across the expanse of the cave toward Captain Lucius Abernathy, Science Officer Q'eeng and Chief Engineer Paul West perched on a second, larger boulder, and thought, Well, this sucks.
"Borgovian Land Worms!" Captain Abernathy said, and smacked his boulder with an open palm. "I should have known."
You should have known? How the hell could you not have known? thought Ensign Davis, and looked at the vast dirt floor of the cave, its powdery surface moving here and there with the shadowy humps that marked the movement of the massive, carnivorous worms.
Uomini in rosso
Da sopra il masso su cui stava seduto, il guardiamarina Tom Davis scrutò oltre l’ampio spazio della caverna verso il capitano Lucius Abernathy, l’ufficiale scientifico Q’eeng e l’ingegnere capo Paul West, appollaiati su un secondo roccione ancora più grande, e pensò: “Qui siamo belli che fregati”.
— Vermi giganti borgoviani! — esclamò il capitano Abernathy, battendo il palmo aperto sul masso. — Dovevo immaginarmelo.
Dovevi immaginartelo? Ma come diavolo hai fatto a non immaginartelo?” pensò il guardiamarina Davis e osservò il vasto fondo polveroso della caverna, la cui superficie farinosa era smossa qua e là dalle fosche gibbosità che rivelavano i movimenti degli enormi vermi carnivori.
(Traduzione: Marcello Jatosti)


Luca Scantamburlo (1974)

Angeli smarriti
Fendeva veloce l'aria, carico di bestemmie e di nostalgie. Attraversava nel cuore della notte, ogni giorno, la bassa valle del Tagliamento, ed il suo fischio si spandeva lontano, rimbalzando contro le pareti delle Alpi Giulie prima, contro quelle Carniche poi. Carico all'inverosimile di una fiumana umana, pareva una tradotta.

Se lo sarebbero ricordati a lungo quel convoglio ferroviario. Sì, tutti i ragazzi dello 8° Reggimento Alpini di Tarvisio e della Compagnia Genio Guastatori di Gemona del Friuli, che ogni settimana erano costretti a fare ritorno alle loro brande, non lo avrebbero dimenticato facilmente. Diversi erano i colori delle nappine, e diversi i fregi che portavano sul cappello alpino. Una cosa li accomunava tutti: l' odio per quel maledetto treno che sembrava stiparli come bestie e che immancabilmente, al termine di qualche licenza o permesso, riportava i loro pensieri entro i confini delle mura di qualche grigia caserma.


Tiziano Scarpa (1963)

Cosa voglio da te
Abitavo a due passi da un negozio di cravatte, in una via secondaria di una città del nord. La via era dedicata allo scienziato sacerdote Lazzaro Spallanzani, che il settembre 1788 sali sul monte Etna fino ai bordi del cratere, dove meditò a lungo dinanzi al ribollire della lava.
Nel negozio di via Spallanzani lavorava una commessa. Aveva i capelli biondi come un tizzone di braci. Di solito li raccoglieva in una treccia, ma almeno una volta alla settimana li teneva sciolti sulla schiena. Le arrivavano sotto la cintura.
Passavo ogni giorno davanti al negozio di cravatte, ma non osavo fermarmi davanti alla vetrina. Sbirciavo i capelli della commessa, rapinosamente, senza smettere di camminare. Le ricadevano dietro le spalle accarezzando morbidi maglioncini. Mi guardavo intorno, stupito dell'assenza di alveari. Come mai dentro quel negozio non volava nemmeno un'ape? Com'era possibile che gli sciami golosi di miele non dimorassero accanto a quella capigliatura?

Stabat Mater
Signora Madre, è notte fonda, mi sono alzata e sono venuta qui a scrivervi. Tanto per cambiare, anche questa notte l'angoscia mi ha presa d'assalto. Ormai è una bestia che conosco bene, so come devo fare per non soccombere. Sono diventata un'esperta della mia disperazione.
Io sono la mia malattia e la mia cura.


Paul Scarron (1610-1660)

Romant comique
Le soleil avoit achevé plus de la moitié de sa course, et son char, ayant attrapé le penchant du monde, rouloit plus vite qu'il ne vouloit. Si ses chevaux eussent voulu profiter de la pente du chemin, ils eussent achevé ce qui restoit du jour en moins d'un demi-quart d'heure, mais, au lieu de tirer de toute leur force, ils ne s'amusoient qu'à faire des courbettes, respirant un air marin qui les faisoit hannir et les avertissoit que la mer etoit proche, où l'on dit que leur maître se couche toutes les nuits.
Pour parler plus humainement et plus intelligiblement, il etoit entre cinq et six, quand une charrette entra dans les halles du Mans. Cette charrette etoit attelée de quatre boeufs fort maigres, conduits par une jument poulinière, dont le poulain alloit et venoit à l'entour de la charrette, comme un petit fou qu'il etoit.
Romanzo buffo
Il carro del sole, ben oltre metà del suo cammino, correva ormai a rotta di collo giù per la curvatura del cielo. Se i cavalli avessero approfittato della strada in discesa, quanto restava del giorno sarebbe tramontato in pochi minuti. Ma loro, invece di tirare coscienziosamente, ogni tanto perdevano tempo a caracollare e nitrivano annusando l'odor di salsedine del mare, dove il loro padrone andava a ritirarsi per la notte.
In parole povere, erano le cinque di sera. Sulla piazza del mercato di le Mans arrivò una carretta tirata da quattro buoi magri stecchiti. Li precedeva una giumenta da poco sgravata, col puledro pazzerello che le scorrazzava intorno.

(Traduzione: Serafino Balduzzi)

Le Virgile travesti (...)
Je qui chantai jadis Typhon
D'un style qu'on trouva bouffon,
Aujourd'hui de ce style même,
Encor qu'en mon visage blême
Chacun ait raison de douter
Si je pourrai m'en acquitter,
Devant que la mort qui tout mine
Me donne en proie à la vermine,
Je chante cet homme pieux,
Qui vint chargé de tous ses dieux
Et de Monsieur son père Anchise,
Beau vieillard à la barbe grise,


Igiaba Scego (1974)

Adua
Sono Adua, figlia di Zoppe. Oggi ho ritrovato l'atto di proprietà di Laabo dhegah, la nostra casa a Magalo, nella Somalia meridionale. Era nascosto in una vecchia valigia di peltro che tenevo in magazzino, era in quel posto da secoli e io non me ne ero mai accorta.
Ora sono in regola. Ora se voglio posso tornare anch'io in Somalia.
Ho una casa e soprattutto un documento ufficiale dove c'è scritto che è appartenuta a mio padre Mohamed Ali Zoppe, quindi è mia.
Finalmente potrò sgomberare gli abusivi che l'hanno occupata in questi tristi anni di guerra.

La linea del colore
Roma, 1887
Una piazza in tumulto

Il primo a dare la notizia della strage fu Le Journal de Saint-Pétersburg, seguito a breve distanza dal Times di Londra.
Poche, scarne informazioni. Qualche parola d'occasione. Il buio di un lutto inaspettato.
Le notizie provenivano dall'Africa Orientale, e furono accolte da Roma con uno sgomento di ora in ora più crescente.
Erano morti degli italiani.

La mia casa è dove sono
Sheeko sheeko sheeko xariir...
Storia storia o storia di seta...
Così cominciano tutte le fiabe somale. Tutte quelle che mia madre mi raccontava da piccola. Fiabe splatter per lo più. Fiabe tarantinate di un mondo nomade che non badava a merletti e crinoline. Fiabe più dure di una cassapanca di cedro. Iene con la bava appiccicosa, bambini sventrati e ricomposti, astuzie di sopravvivenza. Nelle fiabe di mamma non esistevano principesse, palazzi, balli e scarpine. Le sue storie riflettevano il mondo in cui era nata lei, la boscaglia della Somalia orientale, dove uomini e donne si spostavano di continuo in cerca di pozzi d'acqua.


Giorgio Scerbanenco (1911-1969)

I milanesi ammazzano al sabato
Duca Lamberti disse: "Sì." Non era un'interrogazione, era un'approvazione.
L'uomo anziano ma robusto, solido, largo, muscoloso, velloso alle orecchie e alle sopracciglia, dall'altra parte del tavolo, riprese allora a parlare. "Ogni volta che andavo al commissariato il commissario mi diceva: 'Stia tranquillo che ritroviamo la sua bambina, abbia pazienza, sa, c'è tanto lavoro.' Io andavo una volta alla settimana al commissariato e il commissario mi ha risposto sempre la stessa cosa, che avrebbe ritrovato la mia bambina, ma sono passati cinque mesi e non l'hanno ancora trovata, e io non vivo più. Brigadiere, per pietà, me la trovi lei, se no, io non so che cosa faccio."
Duca Lamberti non era brigadiere, ma non lo corresse, non gli piaceva correggere nessuno, insegnare a nessuno. Guardò l'uomo anziano, non molto anziano, non doveva avere ancora sessant'anni, guardò quel viso di vecchio bellicoso toro bonario in quel momento deformato da una smorfia di commozione vicina al pianto. "Certo, faremo tutte le ricerche," gli disse.

Milano calibro 9
Sono americani,
pensò il conducente dell’autopubblica numero 237, fermo al rosso del semaforo dietro il Duomo, ammesso che sotto quel diluvio di acqua e quello sporcume di aria si potesse distinguere che quello era il Duomo di Milano. << La ragazza però è italiana, >> pensò ancora, perché il rosso del semaforo gli permetteva di pensare, e comunque non era una constatazione molto profonda perché i due uomini che aveva raccattato all’aeroporto parlavano soltanto in inglese, e la ragazza che era con loro parlava anche lei inglese ma con accento più di Ferrara che di Oxford, e lui, il conducente dell’autopubblica numero 237, aveva sentito nell’inglese della ragazza la cantata natia e aveva riconosciuto così la gente della sua stirpe perché lui pure era di Ferrara e avrebbe voluto domandare alla ragazza se era davvero di Ferrara, ci scommetteva un cinquecento d’argento, ma non si potevano fare domande ai passeggeri.

I ragazzi del massacro
È morta cinque minuti fa", disse la suora.
Duca Lamberti guardò oltre la sua spalla, verso il rozzo, appassionato viso di Mascaranti, e non disse nulla.
"La vuol vedere lo stesso?" disse la suora. Sapeva che erano i poliziotti venuti per interrogare la maestrina, ma interrogare una morta è un po' difficile.
"Sì", disse Duca.

Traditori di tutti
È difficile uccidere due persone contemporaneamente, ma lei fermò l'auto al punto esatto, studiato più volte, quasi al centimetro, anche di notte, riconoscibile per il curioso, gotico e eiffeliano ponticello in ferro che scavalcava il canale e disse, fermando appunto l'auto nel centimetro quadrato voluto come una freccia si ferma quando centra nel centro del bersaglio: "Scendo a fumare una sigaretta, non mi piace fumare in macchina", lo disse ai due seduti dietro, che erano i due che doveva uccidere, e scese senza attendere risposta, ...

Venere privata
"Come si chiama lei?"
"Marangoni Antonio, io sto lì, alla Cascina Luasca, sono più di cinquant'anni che tutte le mattine vado a Rogoredo in bicicletta."
"Non stare a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale."
"È lui che ha scoperto la ragazza, ce la può descrivere, se no dobbiamo passare all'obitorio e siamo in ritardo."
"Io l'ho vista quando è arrivata l'ambulanza, era vestita di celeste."


Annet Schaap (1965)

Lampje
Een eiland dat nog een beetje vastzit aan het vasteland, als een losse tand aan een draadje, heet een schiereiland. Op dit schiereiland staat een vuurtoren, een hoge grijze, die 's nachts zijn licht rond laat gaan over de kleine stad aan zee. Zo zorgt hij ervoor dat de schepen zich niet te pletter varen op de rots, die daar zo onhandig ligt in het midden van de baai. Zo zorgt hij ervoor dat de nacht wat minder donker lijkt en het grote land, de wijde zee wat minder groot en wijd.
Lucilla
Un'isola che per un pezzetto è attaccata ancora alla terraferma, come un dente traballante a un filo, si chiama penisola. Su questa penisola c'è un faro, uno alto e grigio che di notte fa passare la sua luce sulla cittadina in riva al mare. Così impedisce alle navi di andare a sbattere contro lo scoglio che spunta goffo in mezzo alla baia. Così fa sembrare la notte un po' meno buia e la grande terra e il vasto mare un po' meno grandi e vasti.

(Traduzione: Anna Patrucco Becchi)


David Schickler (1969)

Kissing in Manhattan
Checkers and Donna
Donna didn't want to meet Checkers. It didn't seem right.
"Checkers?" said Donna. "What kind of a name for a man is Checkers?"
"He's strange," admitted Lee.
Lee and Donna sold Manhattan real estate. They were in their early thirties. They shared an office on Bleecker Street.
"Checkers." Donna tried it on her tongue. "Checkers, Checkers."
"He's attractive," said Lee.
"Checkers is a name for a dog. Or a henchman."
Baciarsi a Manhattan
Checkers e Donna
Donna non voleva uscire con Checkers. Non le sembrava giusto.
- Checkers? - disse Donna. - Che razza di nome è, per un uomo, Checkers?
- In effetti è strano, - ammise Lee.
Lee e Donna vendevano immobili a Manhattan. Avevano appena superato i trent'anni e condividevano un ufficio in Bleecker Street.
- Checkers -. Donna se lo provava sulla lingua. - Checkers, Checkers.
- È un bell'uomo, - disse Lee.
- Ma Checkers è un nome da cane. O da delinquente -.

(Traduzione: Giuseppe Strazzeri)


Jean-Noël Schifano (1945)

Chroniques Napolitaines (Chroniques Napolitaines)
Madrigale napoletano
Amore, il tuo nome è rosso nelle voci lattee. Il memorialista, talvolta, intinge la penna nelle macchie calde delle lenzuola; e il mondo s'illumina nello sguardo sulfureo delle passioni. La luce giace nel mortaio dove tutto si schiaccia: la donna. Il grano muore, e zampillano i diesis alla chiave. Ma, prima della musica, c'è il sangue. Cupo Malipiero, quale crimine hai commesso dal canto tuo per sottolineare con tanta forza che è assolutamente necessario pensare all'uomo Carlo Gesualdo principe di Venosa se si vogliono ascoltare "in tutta serenità" (tu dici: come fosse una "pastorale"! Mentre le note del Principe, metallizzate in stiletti insanguinati smuovono un magma cristallino di voci che irradiano il cuore come un amore lacerante...) i suoi madrigali; necessario non pensare affatto al dramma della sua vita e alla sua crudeltà; quale crimine, senza dubbio in una soffitta, Malipiero? Fintanto che ci sarà una sola macchia di sangue sulle mani di don Gesualdo (oh, le tue mani marezzate di sangue, lady Macbeth) saranno costellate di note evase le cinque sbarre dei suoi pentagrammi.

(Traduzione: Carmen Micillo e Felice Piemontese)


Friedrich Schiller (1759-1805)

Der Geisterseher
Ich erzähle eine Begebenheit, die vielen unglaublich scheinen wird, und von der ich großenteils selbst Augenzeuge war. Den wenigen, welche von einem gewissen politischen Vorfalle unterrichtet sind, wird sie - wenn anders diese Blätter sie noch am Leben finden - einen willkommenen Aufschluß darüber geben; und auch ohne diesen Schlüssel wird sie den übrigen, als ein Beitrag zur Geschichte des Betrugs und der Verirrungen des menschlichen Geistes, vielleicht wichtig sein. Man wird über die Kühnheit des Zwecks erstaunen, den die Bosheit zu entwerfen und zu verfolgen imstande ist; man wird über die Seltsamkeit der Mittel erstaunen, die sie aufzubieten vermag, um sich dieses Zwecks zu versichern. Reine, strenge Wahrheit wird meine Feder leiten; denn wenn diese Blätter in die Welt treten, bin ich nicht mehr und werde durch den Bericht, den ich abstatte, weder zu gewinnen noch zu verlieren haben.
Il visionario
Io intraprendo la narrazione di avventure che a molti parranno incredibili e della maggior parte delle quali sono stato io stesso testimonio oculare. A que' pochi che hanno contezza di un certo avvenimento politico, serviranno questi fogli, se pur vedranno la luce durante la loro vita, di opportuno schiarimento al medesimo; ed anche, senza servire a tal uopo, potranno riuscire interessanti a chiunque come supplemento alla storia de' raggiri e degli errori dello spirito umano. Sorprenderà l'arditezza del piano che la malvagità è capace di progettare ed eseguire; sorprenderà la singolarità de' mezzi ch'ella sa adoperare onde conseguirne l'intento. La più pura ed esatta verità sarà scorta alla mia penna; poiché quando questi fogli saranno pubblicati io non esisterò, e nulla avrò a perdere o a guadagnare pel racconto che con essi mi accingo ad esporre.

(Traduzione: Giovanni Berchet)


Cathleen Schine (1953)

The Dead and the Naked (Miss. S.)
Su una remota isola al largo del Maine, appena all'interno del confine internazionale fra Stati Uniti e Canada, si erge una grande, bizzarra casa. La facciata è interamente di granito grigio perla e l'ingresso, fiancheggiato da alte colonne, si trova in cima al genere di ampia scalinata di pietra che di solito si associa agli edifici pubblici ottocenteschi. Anche se, al posto di aquile o leoni di granito, ci sono statue di enormi, compiaciuti e maestosi gatti, il palazzo potrebbe essere un ufficio postale, una biblioteca, un tribunale o addirittura un carcere. Treekape, com'è chiamata la villa, risale effettivamente al Diciannovesimo secolo, ma non è mai stata un edificio pubblico. Originariamente era l'abitazione della famiglia Treekape, e negli ultimi dieci anni è stata la sede della Treekape Artists Colony.
(Traduzione: Stefano Bortolussi)

The Three Weissmanns of Westport
When Joseph Weissmann divorced his wife, he was seventy-eight years old and she was seventy-five. He announced his decision in the kitchen of their apartment on the tenth floor of a large, graceful Central Park West building built at the turn of the last century, the original white tiles of the kitchen still gleaming on the walls around them. Joseph, known as Joe to his colleagues at work but always called Joseph by his wife, said the words "irreconcilable differences," and saw real confusion in his wife's eyes.
Irreconcilable differences? she said. Of course there are irreconcilable differences. What on earth does that have to do with divorce?
Tutto da capo
Quando Joseph Weissmann divorziò da sua moglie aveva settantotto anni e lei settantacinque. Annunciò la sua decisione nella cucina del loro appartamento al decimo piano di un grande ed elegante palazzo su Central Park West costruito agli inizi del secolo precedente, tra lo scintillio delle piastrelle bianche originali. Joseph, che al lavoro era conosciuto come Joe ma che sua moglie aveva sempre chiamato Joseph, pronunciò le parole "differenze inconciliabili" e vide la sincera confusione negli occhi di sua moglie.
Differenze inconciliabili? ripeté lei. Ovvio che ci siano differenze inconciliabili. Ma cosa diavolo c'entrano con il divorzio?

(Traduzione: Stefano Bortolussi)


Brunella Schisa (19??)

La donna in nero
Il pennello s'inceppò sulle carni straripanti, sui fianchi eccessivi delle divinità marine. Poi si mosse, soffermandosi sulla curva delle natiche gigantesche, aggiungendo volume con l'ombra ed esasperando l'incarnato, ruvido come la lingua di un gatto. Berte alzò lo sguardo sulla futura regina di Francia, osservò gli abiti sontuosi della giovane principessa, lasciò per qualche istante il pennello sospeso in aria e poi ritornò alle grandiose Naiadi che avevano protetto il viaggio della promessa sposa di Enrico IV. Si dibattevano nell'acqua come creste spumose per reggere l'imbarcazione, inquietanti nella loro opulenza.


Eric-Emmanuel Schmitt (1960)

La femme au miroir
- Je me sens différent, murmura-t-elle.
Personne ni prêtait attention à ses mots. Tandis que les matrones s'agitaient autour d'elle, celle-ci arrangeant un voile, cell-là une tresse, cette autre un ruban, alors que la mercière raccourcissant son jupon et que la veuve de l'arpenteur lui enfilait des chaussons brodés, la jeune fille immobile avait l'impression de devenir un objet, un objet passionnant certes, assez affriolant pour mobiliser la vigilance des voisines, un simple objet cependant.
La donna allo specchio
"Mi sento diversa" mormorò.
Nessuno faceva caso alle sue parole. Mentre le comari si agitavano intorno a lei, chi sistemando un velo, chi una treccia, chi un nastro, mentre la merciaia le accorciava la sottoveste e la vedova dell'agrimensore le infilava scarpette ricamate, la ragazza immobile aveva la sensazione di essere un oggetto, appassionante finché si vuole e abbastanza stimolante da mobilitare la sollecitudine delle vicine, tuttavia nient'altro che un oggetto.

(Traduzione: Alberto Bracci Testasecca)

Kiki van Beethoven (Kiki van Beethoven)
Tutto è cominciato in una bottega di anticaglie quando mi sono trovata faccia a faccia con una maschera di Beethoven. La gente si aggirava per il negozio senza vederla, i loro occhi passavano oltre, io stessa ero stata sul punto di non notarla.
Mi sono avvicinata e, guardandola, mi è apparso l'inimmaginabile, l'inverosimile, uno scandalo. Come era possibile? Cosa era successo?
Intenzionata a verificare, ho comprato la maschera. Seconda brutta sorpresa: costava due soldi.

(Traduzione: Alberto Bracci Testasecca)

Monsieur Ibrahim et les fleurs du Coran (Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano)
A undici anni ho rotto il porcellino e sono andato a puttane.
Il porcellino era un salvadanaio di ceramica lucida color vomito, con una fessura che permetteva alle monete di entrare ma non di uscire. L'aveva scelto mio padre, quel salvadanaio a senso unico, perché corrispondeva alla sua concezione della vita: il denaro è fatto per essere conservato, mica speso.
Nelle viscere del porcellino c'erano duecento franchi. Quattro mesi di lavoro. Una mattina, prima di scuola, mio padre m'aveva detto:
"Mosè, c'è qualcosa che non torna... Mancano dei soldi... D'ora in poi scriverai sul quaderno di cucina tutto quello che spendi per fare la spesa".

(Traduzione: Alberto Bracci Testasecca)

Odette Toulemonde et autres histoires (Odette Toulemonde e altri racconti)
Wanda Winnipeg
In pelle, l'interno della Rolls-Royce. In pelle l'autista, guanti compresi. In pelle le valigie e le sacche di cui è pieno il baule. In pelle il sandalo intrecciato che precede la gamba sottile sul bordo della portiera. In pelle il tailleur scarlatto di Wanda Winnipeg.
I facchini s'inchinano.
Wanda Winnipeg varca la soglia senza guardare nessuno né sincerarsi che il suo bagaglio le venga dietro. E come potrebbe essere altrimenti?

(Traduzione: Alberto Bracci Testasecca)


Helga Schneider (1937)

Io, piccola ospite del Führer
Berlino (ultimo inverno prima della disfatta). L'insegna stradale della Lothar-Bucher-Strasse è storta come se avesse ricevuto un ceffone. Un sole nebbioso s'insinua fra i rami bruciati di un albero simile a una timida carezza. Una Volkswagen passa lentamente evitando le buche scavate dagli ordigni sul fondo stradale. È un'auto spettrale, impolverata e priva di una portiera. Di questi tempi vedere in giro una macchina è un evento insolito; dicono che non c'è verso di avere una sola goccia di carburante in tutta Berlino a meno che non sia per l'esercito o per l'entourage del Führer.


Robert Schneider (1961)

Schlafes Bruder (Le voci del mondo)
Questa è la storia del musicista Johannes Elias Alder, che all'età di ventidue anni si tolse la vita, avendo deciso di non più dormire.
Si era innamorato perdutamente, e perciò infelicemente, della cugina Elsbeth, e si era rifiutato da allora di riposare anche solo un istante finché non avesse risolto il mistero del suo amore impossibile. Fino al giorno della sua morte atroce mantenne la ferma convinzione che il tempo dedicato al sonno era sprecato e perciò colpevole, e che avrebbe dovuto scontarlo in Purgatorio, perché il sonno è come la morte e comunque non è vera vita. Non a caso il vecchio proverbio paragonava il sonno e la morte a due fratelli. Come potrebbe un uomo affermare onestamente di amare la propria donna per la vita intera, se si limita ad amarla di giorno e forse anche allora per la breve durata di un pensiero? Era falso, perché chi dorme non ama.
Cosí pensava Johannes Elias Alder, e la sua morte spettacolare fu l'ultimo tributo al suo amore. Quello che vogliamo descrivere è il mondo di quest'uomo, e il corso della sua misera vita.

(Traduzione: Flavio Cuniberto)


Arthur Schnitzler (1862-1931)

Casanovas Heimfahrt (Il ritorno di Casanova)
A cinquantatré anni Casanova, da tempo non più spinto a vagare per il mondo dal giovanile piacere dell'avventura, ma dall'inquietudine dell'avanzante vecchiaia, fu preso da una così intensa nostalgia per la sua città natale, Venezia, che cominciò a girarle intorno simile a un uccello che vien giù a morire calando da libere altezze in sempre più strette volute.
(Traduzione: Giuseppe Farese)

Doctor Gräsler, Badeartz (Il dottor Gräsler, medico termale)
La nave era pronta a salpare. Il dottor Gräsler stava sul ponte, vestito di scuro, una fascia nera alla manica del soprabito grigio sbottonato; di fronte a lui, a capo scoperto, il direttore dell'Hotel i cui capelli castani, lisci e pettinati con la scriminatura, si muovevano appena nonostante il leggero vento costiero. "Caro dottore" disse il direttore con quel suo tipico tono condiscendente che aveva sempre infastidito il dottore Gräsler "le ripeto che contiamo con certezza di riaverla da noi l'anno prossimo malgrado la assai deplorevole disgrazia che l'ha qui colpita."
(Traduzione: Giuseppe Farese)

Flucht in die Finsternis (Fuga nelle tenebre)
Bussarono; il consigliere si destò e al suo involontario "Avanti!" comparve subito sulla soglia il cameriere con la colazione, ordinata come sempre per le otto. Il primo pensiero di Robert fu che la sera prima aveva di nuovo dimenticato di chiudere la porta a chiave; ma non ebbe quasi il tempo di cedere al disappunto per questo nuovo segno di sbadataggine, poiché la sua attenzione fu subito attratta dalla corrispondenza posata sul vassoio della colazione accanto a tè, burro e miele.
(Traduzione: Giuseppe Farese)

Frau Beate und ihr Sohn (Beate e suo figlio)
Le parve di udire un rumore nella stanza accanto. Sollevò gli occhi dalla lettera appena iniziata, si alzò, fece qualche passo silenzioso verso la porta socchiusa e dapprima rimase a guardare attraverso lo spiraglio dentro la stanza attigua, dove le imposte erano chiuse e suo figlio senbrava dormire tranquillo, sdraiato sul divano. Solo allora si avvicinò e poté osservare come il petto di Hugo si sollevasse al ritmo forte e regolare del suo respiro di fanciullo.
(Traduzione: Magda Olivetti)

Frau Berta Garlan (La signora Berta Garlan)
La donna scendeva la collina a passo lento; non seguiva l'ampia, sinuosa strada carrozzabile, che portava alla città, bensì il sentiero che correva in mezo ai vigneti. Il figlioletto che conduceva per mano la doveva precedere di un passo, perché non c'era posto per due. Il sole del tardo pomeriggio le batteva in faccia, tanto forte ancora da obbligarla ad abbassare le tesa del cappello scuro, di paglia, sulla fronte, e a guardare verso terra. Le alture su cui s'arrampicava la piccola città erano avvolte in una nebbiolina dorata, i tetti brillavano e il fiume che attraversava la brughiera appena fuori dell'abitato scorreva scintillante fra i campi. L'aria era immota e non si avvertiva neppure il più lontano sentore della frescura vespertina.
(Traduzione: Lydia Magliano)

Fräulein Else (La signorina Else)
"Davvero , Else, non vuoi più giocare?". - "No, Paul, non me la sento più. Ciao. - Arrivederla, signora Mohr". - "Else, la prego, mi chiami: signora Cissy. - O, meglio ancora, semplicemente: Cissy". - "Arrivederla, signora Cissy". - "Ma Else, come mai se ne va così presto? Abbiamo ancora due ore buone prima del dinner". - "Faccia pure il suo single con Paul, signora Cissy. Oggi con me non c'è proprio da divertirsi". - "La lasci stare, signora Mohr, è sgarbata oggi, si è svegliata male. A proposito, Else, lo sai che il malgarbo ti sta d'incanto? E più ancora il rosso del tuo sweater". - "Ti auguro di trovare maggior grazia nel blu. Ciao, Paul".
(Traduzione: Renata Colorni)

Leutnant Gustl (Il sottotenente Gustl)
Quanto tempo durerà ancora? Guardiamo l'orologio... probabilmente non sta bene in un concerto così serio. Ma chi se n'accorge? Se qualcuno mi vede, vuol dire che è distratto quanto me, e di lui non ho bisogno di avere soggezione... Appena le dieci meno un quarto?... Mi sembra di star seduto qui da tre ore. È che non ci sono abituato... Che concerto è? Diamo un'occhiata al programma... Sì, giusto: oratorio? Credevo: messa... Musica del genere andrebbe eseguita solo in chiesa. La chiesa ha anche di buono che si può andar via in qualsiasi momento. - Avessi almeno un posto d'angolo! - Be', pazienza, pazienza! Anche gli oratori finiscono! Forse è bellissimo ma io non sono nello stato d'animo adatto. E come potrei esserlo? Quando penso che son venuto qui per svagarmi...
(Traduzione: Giuseppe Farese)

Spiel in Morgengrauen (Gioco all'alba)
"Signor tenente!... Signor tenente... Signor tenente!". Solo al terzo richiamo il giovane ufficiale si mosse, si stirò, voltò il capo verso la porta, brontolando dai guanciali, ancora ebbro di sonno: "Che c'è?; poi, un po' più sveglio, vedendo che era soltanto l'attendente, fermo nello spiraglio in penombra della porta, gridò: "Al diavolo, cosa c'è a quest'ora?".
"C'è un signore giù in cortile, signor tenente, che vuol parlarle".

(Traduzione: Emilio Castellani)

Therese (Therese)
Al tempo in cui il tenente colonnello Hubert Fabiani andò in pensione e si trasferì da Vienna, suo ultimo presidio, a Salisburgo - e non a Graz come la maggior pare dei suoi compagni d'armi e di vita - Therese aveva appena compiuto sedici anni. Era primavera. Dalle finestre della casa in cui la famiglia aveva preso dimora si scorgevano al di sopra dei tetti le montagne bavaresi; giorno dopo giorno, sin dal mattino a colazione, il tenente colonnello decantava alla moglie e ai figli la straordinaria fortuna che gli veniva concessa in quegli anni per lui ancora gagliardi - aveva da poco toccato i sessanta - di potersi abbandonare liberamente, ora che era esente dagli obblighi del servizio, ed era sfuggito alla caligine e alla stupidità della grande città, a quei piaceri della natura da lui agognati fin dalla giovinezza.
(Traduzione: Anna Antonia Bradascio)

Traumnovelle (Doppio sogno)
"Ventiquattro schiavi mori spingevano remando la sfarzosa galera che doveva portare il principe Amgiad al palazzo del califfo. Ma il principe, avvolto nel suo mantello di porpora, se ne stava solo, sdraiato in coperta, sotto l'azzurro cupo del cielo notturno disseminato di stelle e il suo sguardo...".
La piccola aveva letto fin lì ad alta voce; ora, quasi all'improvviso, le si chiusero gli occhi. I genitori si guardarono sorridendo, Fridolin si chinò su di lei, le baciò i capelli biondi e chiuse il libro che si trovava sulla tavola non ancora sparecchiata. La bambina lo guardò come sorpresa.
"Sono le nove," disse il padre "è ora di andare a letto".

(Traduzione: Giuseppe Farese)

Der Weg ins Freie (Verso la libertà)
Georg von Wergenthin quel giorno sedeva a tavola tutto solo. Felician, il fratello maggiore, per la prima volta dopo molto tempo aveva preferito pranzare di nuovo con gli amici. Ma Georg non provava ancora nessun desiderio speciale di rivedere Ralph Skelton, il conte Schönstein o gli altri giovani con cui di solito chiaccherava volentieri; per il momento non aveva bisogno di nessun genere di compagnia.
(Traduzione: Liliana Scalero)


Olive Schreiner (1855-1920)

Story of an African Farm (...)
The full African moon poured down its light from the blue sky into the wide, lonely plain. The dry, sandy earth, with its coating of stunted karoo bushes a few inches high, the low hills that skirted the plain, the milk-bushes with their long finger-like leaves, all were touched by a weird and an almost oppressive beauty as they lay in the white light.
In one spot only was the solemn monotony of the plain broken. Near the centre a small solitary kopje rose. Alone it lay there, a heap of round ironstones piled one upon another, as over some giant's grave.


Budd Schulberg (Seymour Wilson Schulberg) (1914-2009)

On the Waterfront
ACROSS THE HUDSON RIVER from the grubby harbor town of Bohegan little squares of light were coming on all over the seaport metropolis. The massive verticals of the skyline were softening into a continuous range of man-made mountains. Soon the dusk would darken into night, as night had closed in over the river some eighteen million times since this region was first split wide by the glacial mass cutting down from the north.
Fronte del porto
Sull'altra riva del fiume Hudson, di faccia al sobborgo portuale di Bohegan, la metropoli cominciava a costellarsi di quadretti luminosi. Le sagome verticali che si stagliavano massicce all'orizzonte, si ammorbidivano adesso in una ininterrotta catena montuosa innalzata dall'uomo. Presto, il crepuscolo sarebbe passato al buio della notte, come la notte aveva avvolto il fiume circa diciotto milioni di volte dal tempo in cui la massa glaciale che si estendeva da nord a sud aveva spaccato in due la regione.

(Traduzione: Carlo Rossi Fantonetti)

Your Arkansas Traveler
That was a nice little summer job on KFOX until he came along. I'd spin the platters and dead-pan the commercials, I'd read the news off the AP wire—I was a kind of transmission belt between Fox, Wyoming, and the outside world. For seventy-five a week. Just making enough to keep me in nylons and pay my way at the local beauty parlor. And doing enough to satisfy a nagging conscience.
But this isn't getting us to Lonesome Rhodes. The time is one quiet weekday morning when I have the shop pretty much to myself. There's just me and Farrell who sits there with all the little knobs and gets us on the air, hangover and all. The boss is off somewhere taking his ease. Joe Aarons, our staff-of-lifer, is out telling tradesmen their businesses will cave in if they don't hurry up advertise on KFOX. OK? Ready? Blow the trumpets. Sound the cymbals. Enter Mister Rhodes.
Un volto nella folla
Prima che arrivasse lui avevo un bel lavoro estivo alla KFOX. Mettevo i dischi e leggevo le pubblicità, leggevo le notizie dell'Associated Press – ero una specie di anello di congiunzione tra Fox, Wyoming e il resto del mondo. Prendevo settantacinque dollari a settimana. Guadagnavo abbastanza da avere sempre calze di nylon e pagarmi l'ingresso al salone di bellezza locale. E facevo abbastanza per soddisfare una coscienza asfissiante.
Ma questo non ci porta a Lonesome Rhodes. Era una tranquilla mattina durante la settimana ed ero praticamente sola in ufficio. C'eravamo soltanto io e Farrell, che stava lì seduto tra tutti i pulsanti e ci mandava in onda, col doposbornia e tutto. Il capo era fuori chissà dove, per un po' di relax. Joe Aarons, il nostro promoter, era fuori a raccontare a qualche industriale che il suo business sarebbe fallito se non lo avesse sponsorizzato su KFOX. Ok? Pronti? Fiato alle trombe. Suonate i cimbali. Entra Mister Rhodes.

(Traduzione: Silvia Lumaca)


Bruno Schulz (1892-1942)

Kometa (La cometa)
L'inverno terminò quell'anno sotto il segno di una congiuntura astronomica particolarmente favorevole. I pronostici colorati del calendario fiorivano in rosso sulla neve ai bordi dei mattini. Il rosso fiammeggiante delle domeniche e delle feste gettava il suo riflesso su metà della settimana, e quei giorni bruciavano a freddo in un fuoco falso, di paglia, i cuori illusi battevano per un attimo più in fretta, accecati da quel rosso annunciatore, che non annunciava niente ed era solo un allarme prematuro, una finzione colorata del calendario dipinta in vivace cinabro sulla copertina della settimana. A partire dall'Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di candelieri e di argenti, facendo solitari senza fine.
(Traduzione: Anna Vivanti Salmon)

Sanatorium pod Klepsydrą (Il Sanatorio all'insegna della Clessidra)
Il Libro
Lo chiamerò semplicemente Libro, senza alcuna definizione o epiteto, e c'è in questa astinenza e restrizione un sospiro di perplessità, una tacita capitolazione di fronte all'inafferrabilità del trascendente, giacché nessuna parola, nessuna allusione riuscirà mai a brillare, odorare, scorrere con quel fremito di terrore, presentimento della cosa senza nome, il cui solo primo gusto sulla punta della lingua va oltre la capacità della nostra estasi. A che cosa mai servirebbe il pathos degli aggettivi e l'ampollosità degli epiteti di fronte a questa cosa incommensurabile, a questo incalcolabile splendore? Il lettore, del resto, il vero lettore, sul quale fa affidamento questo racconto, capirà anche così, quando lo guarderò profondamente negli occhi e in fondo ad essi brillerò di quella luce. Il quello sguardo breve e intenso, in quella fuggevole stretta di mano egli coglierà, afferrerà, riconoscerà e socchiuderà gli occhi estasiato per quella profonda ricezione. E infatti, sotto il tavolo che ci divide, non ci teniamo forse tutti segretamente per mano?

(Traduzione: Anna Vivanti Salmon)

Sklepy cynamonowe (Le botteghe color cannella)
Agosto
A luglio mio padre partiva per la cura delle acque e mi lasciava con mia madre e mio fratello maggiore in pasto alle giornate estive arroventate e abbacinanti. Inebriati di luce, sfogliavamo il gran libro delle vacanze, le cui pagine avvampavano tutte di sole e avevano nel fondo la polpa, dolce fino alla nausea, delle pere dorate.
Adela tornava nei mattini luminosi, come Pomona dalle fiamme del giorno infuocato, e versava dal canestro le bellezze variopinte del sole: lucide ciliegie, gonfie d'acqua sotto la buccia trasparente, visciole nere, misteriose, il cui profumo prometteva assai più di quel che il gusto manteneva; albicocche, che celavano nella polpa dorata il succo di lunghi pomeriggi; e accanto a quella schietta poesia della frutta, Adela scaricava ancora quarti di carne, turgidi di forza e di sostanza, con la tastiera delle cotolette di vitello, e verdure algiformi, simili a meduse o cefalopodi uccisi: materiale crudo del pranzo, dal sapore ancora indefinito e sterile, ingredienti vegetali e tellurici dal profumo selvatico e campestre.

(Traduzione: Anna Vivanti Salmon)


Charles Monroe Schulz (1922-2000)

It was a dark and stormy night
Schulz Peanuts (originale)'

(Era una notte buia e tempestosa)
Schulz Peanuts (italiano)'


Leonardo Sciascia (1921-1989)

1912 + 1
Non so se per tutto l'anno 1913: ma almeno una volta, dedicando un suo libro, D'Annunzio scrisse "1912 + 1": per superstizione sua o della persona cui lo dedicava o di entrambi. Nel Settentrione d'Italia il 13 è considerato apportatore di sciagure come nel Meridione il 17: dissenso non placato ancora ma allora vivace al punto che gli uomini del Sud il 13 avevano eletto a portafortuna, ad amuleto: e lo ricordo d'oro, traforato dentro un cerchietto, ciondolare dal taschino del gilet sull'imponente pancia di ogni beato possidente.

Il cavaliere e la morte
Quando alzava gli occhi dalle carte, e meglio quando appoggiava la testa sull'orlo dell'alto e duro schienale, la vedeva nitida, in ogni particolare, in ogni segno, quasi il suo sguardo acquistasse un che di sottile e puntuto e il disegno rinascesse con la stessa precisione e meticolosità con cui, nell'anno 1513, Albrecht Dürer lo aveva inciso. L'aveva acquistata, molti anni prima, ad un'asta: per quell'improvviso e inconsulto desiderio di possesso che a volte lo assaliva di fronte a un quadro, una stampa, un libro.

A ciascuno il suo
La lettera arrivò con la distribuzione del pomeriggio. Il postino posò prima sul banco, come al solito, il fascio versicolore delle stampe pubblicitarie; poi con precauzione, quasi ci fosse il pericolo di vederla esplodere, la lettera: busta gialla, indirizzo a stampa su un rettangolino bianco incollato alla busta.
"Questa lettera non mi piace" disse il postino.
Il farmacista levò gli occhi dal giornale, si tolse gli occhiali; domandò "Che c'è?" seccato e incuriosito.
"Dico che questa lettera non mi piace." Sul marmo del banco la spinse con l'indice, lentamente, verso il farmacista.
Senza toccarla il farmacista si chinò a guardarla; poi si sollevò, si rimise gli occhiali, tornò a guardarla.
"Perché non ti piace?"

Il consiglio d'Egitto
Il benedettino passò un mazzetto di penne variopinte sul taglio del libro, dal faccione tondo soffiò come il dio dei venti delle carte nautiche a disperdere la nera polvere, lo aprì con un ribrezzo che nella circostanza apparve delicatezza, trepidazione. Per la luce che cadeva obliqua dall'alta finestra, sul foglio color sabbia i caratteri presero rilievo: un grottesco drappello di formiche nere spiaccicato, secco. Sua eccellenza Abdallah Mohamed ben Olman si chinò su quei segni, il suo occhio abitualmente languido, stracco, annoiato era diventato vivo e acuto. Si rialzò un momento dopo, a frugarsi con la destra sotto la giamberga: tirò fuori una lente montata, oro e pietre verdi, a fingerla fiore o frutto su esile tralcio.

Il giorno della civetta
L'autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell'alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell'autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante e ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l'autobus si mosse con un rumore di sfasciume. L'ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza , colse l'uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all'autista "un momento" e aprì lo sportello mentre l'autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarciati: l'uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò.

Il mare colore del vino
"Maestà" disse il ministro Santangelo battendo dolcemente un dito sulla spalla di Ferdinando "siamo alle Grotte."
Il re si svegliò con un singulto, in faccia al ministro aprì gli occhi acquosi di sonno e smarriti, si passò il dorso della mano sulla bocca da cui colava un filo di saliva.
"Che c'è?" domandò.
"Siamo alle Grotte, maestà."
Ferdinando si affacciò allo sportello della carrozza. Case grigie che si ammucchiavano a scivolo sul fianco di una collina, tetti di ortiche e di muschio. E donne vestite di nero affacciate alle porte, e bambini dagli occhi attoniti e affamati, e porci che grufavano nelle immondizie.
Si ritrasse.

Le parrocchie di Regalpetra
Nella chiesa del Carmine c'è un massiccio sarcofago di granito, due pantere rincagnate che lo sostengono. Vi riposa "L'Ill.mo don Girolamo del Carretto, conte di questa terra di Regalpetra, che morì ucciso da un servo a casa sua, il 6 maggio 1622".
Se ne parlava tempo addietro col parroco del Carmine. Mi piacerebbe vedere com'è, dicono sia stato imbalsamato - disse il veterinario comunale. Un'idea folgorò il parroco. Disse - farò aprire il sarcofago, chi vuole vedere il conte pagherà cinquanta lire, la mia chiesa ha bisogno di tante cose.
Invece ha avuto venti milioni dal governo per restaurare la chiesa, buttarla giù e rifarla più brutta; ha dovuto far rimuovere il sarcofago: e i regalpetresi hanno visto gratis l'Ill.mo don Girolamo del Carretto. Non tutti: perché il parroco subito si scocciò del pellegrinaggio tumultuoso, non c'era sugo, chiuse le porte della chiesa.

Una storia semplice
La telefonata arrivò alle 9 e 37 della sera del 18 marzo, sabato, vigilia della rutilante e rombante festa che la città dedicava a san Giuseppe falegname: e al falegname appunto erano offerti i roghi di mobili vecchi che quella sera si accendevano nei quartieri popolari, quasi promessa ai falegnami ancora in esercizio, e ormai pochi, di un lavoro che non sarebbe mancato. Gli uffici erano, più delle altre sere a quell'ora, quasi deserti: anche se illuminati, l'illuminazione serale e notturna degli uffici di polizia tacitamente prescritta per dare impressione ai cittadini che in quegli uffici sempre sulla loro sicurezza si vegliava.

La strega e il capitano
I promessi sposi, capitolo XXXI: "Il protofisico Lodovico Settala, allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina all'università di Pavia, poi di filosofia morale a Milano, autore di molte opere roputatissime allora, chiaro per inviti a cattedre d'altre università, Ingolstadt, Pisa, Bologna, Padova, e per il rifiuto di tutti questi inviti, era certamente uno degli uomini più autorevoli del suo tempo. Alla reputazione della scienza s'aggiungeva quella della vita, e all'ammirazione la benevolenza, per la sua gran carità nel curare e nel beneficare i poveri. E, una cosa che in noi turba e contrista il sentimento di stima ispirato da questi meriti, ma che allora doveva renderlo più generale e più forte, il pover'uomo partecipava de' pregiudizi più comuni e più funesti de' suoi contemporanei: era più avanti di loro, ma senza allontanarsi dalla schiera, che è quello che attira i guai, e fa molte volte perdere l'autorità acquistata in altre maniere.

Gli zii di Sicilia
Filippo fischiò dalla strada alle tre del pomeriggio. Mi affacciai alla finestra. Gridò "arrivano". Di corsa infilai le scale, mia madre mi gridò dietro qualcosa.
Nella strada che abbagliava di sole non c'era un cane. Filippo stava mezzo nascosto nel portone della casa di fronte. Mi raccontò che in piazza stavano il podestà l'arciprete e il maresciallo, aspettavano gli americani, un contadino aveva portato la notizia che arrivavano, erano al ponte di Canalotto.
In piazza c'erano invece due tedeschi: avevano spiegata per terra una carta e uno di loro vi segnava con la matita una strada, pronunciava un nome e alzava gli occhi verso il maresciallo che diceva "sì, va bene".


Walter Scott (1771-1832)

The Bride of Lammermoor
Few have been in my secret while I was compiling these narratives, nor is it probable that they will ever become public during the life of their author. Even were that event to happen, I am not ambitious of the honoured distinction, digito monstrari. I confess that, were it safe to cherish such dreams at all, I should more enjoy the thought of remaining behind the curtain unseen, like the ingenious manager of Punch and his wife Joan, and enjoying the astonishment and conjectures of my audience.
La sposa di Lammermoor
Pochi erano a parte del mio segreto allorché compilavo la presente narrazione, e non è probabile che questa venga pubblicata mentre è ancora in vita l'autore; quand'anche, del resto, tale evento si verificasse, non tengo proprio all'onorevole distinzione, "digito monstrari". Confesso, infatti, che, se potessi senza pericolo cullarmi in sogni del genere, mi sarebbe più gradito il pensiero di restare non visto dietro le quinte, come l'ingegnoso burattinaio di Punch e sua moglie Gianna, a godermi lo stupore e le congetture del pubblico.

(Traduzione: Oriana Previtali)

Ivanhoe
In that pleasant district of merry England which is watered by the river Don, there extended in ancient times a large forest, covering the greater part of the beautiful hills and valleys which lie between Sheffield and the pleasant town of Doncaster. The remains of this extensive wood are still to be seen at the noble seats of Wentworth, of Warncliffe Park, and around Rotherham. Here haunted of yore the fabulous Dragon of Wantley; here were fought many of the most desperate battles during the Civil Wars of the Roses; and here also flourished in ancient times those bands of gallant outlaws, whose deeds have been rendered so popular in English song.
Ivanhoe
Nel ridente distretto della felice Inghilterra bagnato dal fiume Don, si estendeva anticamente una vasta foresta che ricopriva gran parte delle belle colline e vallate situate tra Sheffield e l'amena cittadina di Doncaster. I resti di quella grande foresta si possono ancora vedere nelle residenze avite di Wentworth, di Warncliffe Park e intorno a Rotherham. Qui infuriava un tempo il favoloso Drago di Wantley, qui furono combattute molte delle più sanguinose battaglie della Guerra delle due rose, e qui ancora prosperavano anticamente quelle bande di intrepidi fuorilegge le cui imprese sono state immortalate nelle canzoni d'Inghilterra.

(Traduzione: Marco Papi e Clara Ghibellini)

Kenilworth (...)
It is the privilege of tale-tellers to open their story in an inn, the free rendezvous of all travellers, and where the humour of each displays itself without ceremony or restraint. This is specially suitable when the scene is laid during the old days of merry England, when the guests were in some sort not merely the inmates, but the messmates and temporary companions of mine Host, who was usually a personage of privileged freedom, comely presence, and good-humour. Patronized by him the characters of the company were placed in ready contrast; and they seldom failed, during the emptying of a six-hooped pot, to throw off reserve, and present themselves to each other, and to their landlord, with the freedom of old acquaintance.

A Legend of Montrose (...)
It was during the period of that great and bloody Civil War which agitated Britain during the seventeenth century, that our tale has its commencement. Scotland had as yet remained free from the ravages of intestine war, although its inhabitants were much divided in political opinions; and many of them, tired of the control of the Estates of Parliament, and disapproving of the bold measure which they had adopted, by sending into England a large army to the assistance of the Parliament, were determined on their part to embrace the earliest opportunity of declaring for the King, and making such a diversion as should at least compel the recall of General Leslie's army out of England, if it did not recover a great part of Scotland to the King's allegiance.

My Aunt Margaret's Mirror
My Aunt Margaret was one of that respected sisterhood, upon whom devolve all the trouble and solicitude incidental to the possession of children, excepting only that which attends their entrance into the world. We were a large family, of very different dispositions and constitutions. Some were dull and peevish - they were sent to Aunt Margaret to be amused; some were rude, romping, and boisterous - they were sent to Aunt Margaret to be kept quiet, or rather, that their noise might be removed out of hearing: those who were indisposed were sent with the prospect of being nursed--those who were stubborn, with the hope of their being subdued by the kindness of Aunt Margaret's discipline; in short, she had all the various duties of a mother, without the credit and dignity of the maternal character.
Lo specchio di zia Margaret
Zia Margaret era una di quelle rispettabili, pie donne su cui riversare tutti i problemi e le ansie inerenti l'educazione e la crescita dei figli, ad eccezione della preoccupazione che accompagna il loro ingresso nel mondo. Costituivamo, con caratteri e temperamenti diversi, una grande famiglia. Alcuni, tediosi e permalosi, venivano spediti dalla zia perché si svagassero, altri, violenti, esuberanti e chiassosi, perché se ne stessero tranquilli, o meglio, perché creassero trambusto altrove; quelli che erano indisposti finivano dalla zia per essere curati; e gli ostinati con la speranza che divenissero più sottomessi, grazie all'amabile disciplina della zia Margaret. In breve, la zia svolgeva tutte le mansioni di una madre, senza avere la considerazione e la dignità di una vera mamma.

(Traduzione: Irene Loffredo)

Redgauntlet (...)
Darsie Latimer to Alan Fairford
Dumfries.
Cur me exanimas querelis tuis? In plain English, Why do you deafen me with your croaking? The disconsolate tone in which you bade me farewell at Noble House, [The first stage on the road from Edinburgh to Dumfries via Moffat.] and mounted your miserable hack to return to your law drudgery, still sounds in my ears. It seemed to say, 'Happy dog! you can ramble at pleasure over hill and dale, pursue every object of curiosity that presents itself, and relinquish the chase when it loses interest; while I, your senior and your better, must, in this brilliant season, return to my narrow chamber and my musty books.

Story of an Apparition (Storia di un'apparizione)
Al cadere delle foglie dell'anno 1737 il colonnello D. andò a far visita a un amico, Mr. N., nella sua residenza di campagna nel nord dell'Inghilterra. Poiché questa fu il teatro di un'avventura molto singolare, sarà opportuno dire che si trattava di un'antica e imponente costruzione la cui atmosfera sembrava di per sé suggerire i più cupi avvenimenti. Le circostanze qui descritte erano ben note alla famiglia dei proprietari e pare che proprio uno di loro le abbia raccontate a una signora famosa nei circoli letterari e ora defunta.
(Traduzione: Chiara Zanolli)

The Talisman (...)
The burning sun of Syria had not yet attained its highest point in the horizon, when a knight of the Red Cross, who had left his distant northern home and joined the host of the Crusaders in Palestine, was pacing slowly along the sandy deserts which lie in the vicinity of the Dead Sea, or, as it is called, the Lake Asphaltites, where the waves of the Jordan pour themselves into an inland sea, from which there is no discharge of waters.
The warlike pilgrim had toiled among cliffs and precipices during the earlier part of the morning. More lately, issuing from those rocky and dangerous defiles, he had entered upon that great plain, where the accursed cities provoked, in ancient days, the direct and dreadful vengeance of the Omnipotent.

The Tapestried Chamber
About the end of the American war, when the officers of Lord Cornwallis's army, which surrendered at York-town, and others, who had been made prisoners during the impolitic and ill-fated controversy, were returning to their own country, to relate their adventures, and repose themselves after their fatigues; there was amongst them a general officer, Browne. He was an officer of merit, as well as a gentleman of high consideration for family and attainments.
Some business had carried General Browne upon a tour through the western counties, when, in the conclusion of a morning stage, he found himself in the vicinity of a small country town, which presented a scene of uncommon beauty, and of a character peculiarly English.
La camera degli arazzi
Verso la fine della guerra americana, nel periodo in cui gli ufficiali della milizia di Lord Cornwallis, che si arrese a Yorktown, e gli altri, che erano stati fatti prigionieri durante quel nefasto conflitto, stavano per far ritorno ai paesi si origine per narrare le loro vicissitudini e ristorarsi delle fatiche, c'era fra di loro un generale di nome Browne. Egli era del pari un valoroso ufficiale ed un nobile di notevoli capacità, oltre che un uomo assai premuroso verso la famiglia.
Alcuni affari lo avevano indotto a viaggiare attraverso le contee dell'ovest quando, al termine di una tappa mattutina, si ritrovò nelle vicinanze di un villaggio dall'aspetto tipicamente inglese, che offriva uno spettacolo di inusitata bellezza.

(Traduzione: Irene Loffredo)

The Two Drovers
It was the day after Doune Fair when my story commences. It had been a brisk market, several dealers had attended from the northern and midland counties in England, and English money had flown so merrily about as to gladden the hearts of the Highland farmers. Many large droves were about to set off for England, under the protection of their owners, or of the topsmen whom they employed in the tedious, laborious, and responsible office of driving the cattle for many hundred miles, from the market where they had been purchased, to the fields or farm-yards where they were to be fattened for the shambles.
I due mandriani
Era il giorno che segue la fiera di Doune, quello in cui ebbe inizio la mia storia. Al mercato c'era stata grande animazione; vi avevano preso parte numerosi mercanti delle contee settentrionali e centrali, e il denaro inglese era scorso in tal copia, da allietare i cuori dei fattori delle Highlands. Numerose mandrie stavano per riprendere il loro viaggio verso l'Inghilterra, sotto la custodia dei loro padroni o dei capi mandriani che venivano impiegati nella tediosa, estenuante e impegnativa incombenza di guidare il bestiame per centinaia e centinaia di miglia, dal mercato dove era stato acquistato fino ai campi o ai recinti ove sarebbe stato messo all'ingrasso prima di venire destinato ai macelli.

(Traduzione: Irene Loffredo)

Waverley
It is, then, sixty years since Edward Waverley, the hero of the following pages, took leave of his family, to join the regiment of dragoons in which he had lately obtained a commission. It was a melancholy day at Waverley-Honour when the young officer parted with Sir Everard, the affectionate old uncle to whose title and estate he was presumptive heir.
A difference in political opinions had early separated the Baronet from his younger brother, Richard Waverley, the father of our hero. Sir Everard had inherited from his sires the whole train of Tory or High-Church predilections and prejudices, which had distinguished the house of Waverley since the Great Civil War.
Waverley
Sono dunque trascorsi sessant'anni dacché Edward Waverley, l'eroe di questa storia, si congedò dalla sua famiglia per raggiungere il reggimento dei dragoni nel quale aveva di recente ottenuto la nomina ad ufficiale. Fu un giorno triste a Waverley Honour quando il giovane ufficiale si accomiatò da sir Everard, il vecchio zio affezionato del cui titolo e della cui proprietà era il presunto erede.
Una divergenza di opinioni politiche aveva da lunga data allontanato il Baronetto dal fratello più giovane, Richard Waverley, il padre del nostro eroe. Sir Everard aveva ereditato dai suoi antenati l'intera serie di preferenze e di pregiudizi politici e religiosi che avevano distinto il casato dei Waverley fin dalla Grande Guerra Civile.

(Traduzione: Micaela di Langosco)


Antonio Scurati (1969)

Il sopravvissuto
Vitaliano Caccia ci massacrò a colpi di arma da fuoco il 18 giugno 2001, tre giorni prima del solstizio d'estate. Ci sterminò con una pistola semiautomatica, modello Beretta Centurion, calibro 9 per 19, sparandoci a sangue freddo e a bruciapelo. Il primo colpo fu esploso alle 8.46 antimeridiane, l'ultimo sette minuti più tardi.
A terra rimasero sette miei colleghi, quattro uomini e tre donne, sei docenti di ruolo più un insegnante precario con incarico annuale, un supplente.

Il rumore sordo della battaglia
Davanti a sé aveva soltanto la piana, a perdita d'occhio. Carlo il Temerario in persona gli aveva riconosciuto l'onore di potersi schierare nella prima linea del primo battaglione. Era diventato, infatti, uno dei favoriti di quel duca di Borgogna che stava creando un nuovo regno tra quello del re di Francia e quello dell'imperatore di Germania. Lo era diventato per meriti di guerra dopo che aveva lasciato l'Italia per andare a d arruolarsi nelle compagnie d'ordinanza, i formidabili squadroni di cavalleria in servizio permanente presso quel grande principe. Andava così fiero del favore del duca che tra il cuore e il capo del proprio scudo, nel posto d'onore, aveva chiesto e ottenuto di poter mettere il suo stemma.

M. Il figlio del secolo

Fondazione dei Fasci di combattimento
Milano, piazza San Sepolcro, 23 marzo 1919

Affacciamo sulla piazza del Santo Sepolcro. Cento persone scarse, tutti uomini che non contano niente. Siamo pochi e siamo morti.
Aspettano che io parli ma io non ho nulla da dire.
La scena è vuota, alluvionata da undici milioni di cadaveri, una marea di corpi – ridotti a poltiglia, liquefatti – montata dalle trincee del Carso, dell’Ortigara, dell’Isonzo. I nostri eroi sono già stati uccisi o lo saranno. Li amiamo fino all’ultimo, senza distinzioni. Sediamo sul mucchio sacro dei morti.

M. L'uomo della provvidenza

Benito Mussolini
Roma, 15 febbraio 1925

L’alito è pesante, il dolore addominale opprimente, il vomito è verdognolo, striato di sangue. Il suo sangue.
I fogli inchiostrati planano nella pozza maleodorante. Impossibile leggere il giornale. Il suo corpo glorioso, gonfio d’ipersecrezioni acide e di gas, ingoia aria e cerca ossigeno reclinando il capo all’indietro sul bracciolo del divano. Tutt’intorno, però, la stanza vortica in una giga di ferite aperte sulla mucosa ulcerata.
A essere onesti, quella stanza da letto, l’alcova in cui il capo del governo riceve a turno le sue numerose amanti, è un luogo poco accogliente anche quando non puzza di vomito sanguinolento.

M. Gli ultimi giorni dell'Europa

Ranuccio Bianchi Bandinelli
Roma, 3 maggio 1938
Stazione Ostiense

Li uccido e salvo milioni di vite oppure non li uccido e salvo la mia?
Questo il menu del secolo. Morire, essere ammazzati, scannati, scuoiati, farciti per il banchetto degli dei pestilenziali, quella è un’ovvietà. Uccidere, però, è ben altra cosa. Uccidere o non uccidere, il dilemma è tutto qui.
L’attesa è stata lunga, spossante, settimane di fantasticherie e impotenza. Lui è soltanto un professore – un archeologo, uno studioso di arte antica, bassorilievi romani e sarcofagi etruschi – che l’ottusità di burocrati ministeriali ha catapultato dalla sua cattedra dell’Università di Pisa sulla ribalta della storia. E per far cosa, poi? La guida turistica ai carnefici in visita di Stato.


Winfrid G. Sebald (1944-2001)

Austerlitz (Austerlitz)
Nella seconda metà degli anni Sessanta mi recavo di frequente, in parte per motivi di studio, in parte per altre ragioni a me stesso non ben chiare, dall'Inghilterra al Belgio, a volte solo per un giorno o due, a volte per parecchie settimane. Durante una di quelle puntate in Belgio che - questa era allora la mia impressione - mi portavano in terre sempre molto lontane, capitai anche, in una scintillante giornata di inizio estate, ad Anversa, città che fino a quel momento conoscevo soltanto di nome. Già all'arrivo, mentre sferragliando il treno avanzava lentamente sotto la volta buia della stazione, dopo aver attraversato un viadotto dalle strane torrette a guglia su entrambi i lati, fui subito colto da un senso di malessere che, per tutto il tempo trascorso quella volta in Belgio, non mi avrebbe più abbandonato.
(Traduzione: Ada Vigliani)

Die Ringe Des Saturn (Gli anelli di Saturno)
Nell'agosto del 1992, quando i giorni della canicola erano ormai alla fine, mi misi in viaggio a piedi attraverso la contea di Suffolk, nell'Inghilterra orientale, nella speranza di riuscire a sottrarmi al vuoto che sempre mi invade dopo aver concluso qualche lavoro di un certo rilievo. E questa speranza venne in parte anche esaudita, perché mai mi sono sentito meno vincolato che durante quel peregrinare per ore e per giorni lungo quelle strisce di terra a ridosso della costa, a tratti popolata molto scarsamente. D'altro canto, mi sembra ora che l'antica credenza secondo cui determinate malattie del corpo e dell'anima si insinuerebbero in noi in preferenza sotto l'influsso della costellazione del Cane, possa avere una sua giustificazione.
(Traduzione: Gabriella Rovagnati)


Alice Sebold (1963)

The Lovely Bones
My name was Salmon, like the fish; first name, Susie. I was fourteen when I was murdered on December 6, 1973. In newspaper photos of missing girls from the seventies, most looked like me: white girls with mousy brown hair. This was before kids of all races and genders started appearing on milk cartons or in the daily mail. It was still back when people believed things like that didn't happen.
In my junior high yearbook I had a quote from a Spanish poet my sister had turned me on to, Juan Ramón Jiménez. It went like this: "If they give you ruled paper, write the other way."
Amabili resti
Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973. Negli anni Settanta, le fotografie delle ragazzine scomparse pubblicate sui giornali mi somigliavano quasi tutte: razza bianca, capelli castano topo. Questo era prima che le foto di bambini e adolescenti di ogni razza, maschi e femmine, apparissero stampate sui cartoni del latte o infilate nelle cassette della posta. Era quando ancora la gente non pensava che cose simili potessero accadere.
Nel diario delle medie avevo ricopiato un verso di un poeta spagnolo, Juan Ramón Jiménez; era stata mia sorella a farmelo conoscere. "Se vi danno un foglio squadrato, scriveteci sopra dall'altro lato".

(Traduzione: Chiara Belliti)


Anna Seghers (Netty Reiling) (1900-1983)

Transit (Visto di transito)
Sembra che la Montréal sia affondata fra Dakar e la Martinica. Si dice che abbia urtato contro una mina. La Compagnia Transatlatica non dà informazioni. Forse è solo una voce. Confrontato col destino di altre navi cacciate con il loro carico di fuggiaschi attraverso tutti i mari, navi non accolte mai in nessun porto, navi lasciate bruciare lontano da una riva perché non si permetteva ad esse di gettare l’ancora e forse solo perché i documenti dei passeggeri erano scaduti da pochi giorni; confrontato con questi destini, il naufragio della Montréal, in tempo di guerra, appare una morte naturale.
(Traduzione: Mario Ramous)


Sei Shōnagon (966?-?)

Makura no sōshi (Note del guanciale)
L'aurora a primavera: si rischiara il cielo sulle cime delle montagne, sempre più luminoso, e nuvole rosa si accavallano snelle e leggere. D'estate, la notte: naturalmente col chiaro di luna; ma anche quando le tenebre sono profonde. È piacevole allora vedere le lucciole in gran numero rischiarare volando l'oscurità, oppure distinguere solo le luci di alcune di loro. Anche quando piove, la notte ha un suo fascino. Il tramonto in autunno: malinconico quando i raggi del sole calano obliqui dalla vetta dietro cui tramonta, e i corvi a gruppi di due, di tre, di quattro si affrettano disordinatamente al nido; piacevole è anche ammirare gli stormi ordinati dei gabbiani rimpicciolirsi sempre più all'orizzonte. L'armonia del vento e il ronzare degli insetti, quando il sole è calato, infondono una dolce tristezza.
(Traduzione: Lydia Origlia)


Åsne Seierstad (1970)

Bokhandleren i Kabul (Il libraio di Kabul)
Quando Sultan Khan ritenne che fosse arrivato il momento di trovare una nuova moglie, nessuno si mostrò disposto ad aiutarlo. Prima di tutto si rivolse a sua madre.
"Dovrai accontentarti di quella che hai", sentenziò lei.
Poi andò dalla maggiore delle sue sorelle. "Sono così affezionata alla tua prima moglie", gli disse. Stessa risposta ottenne dalle altre sorelle.
"Per Sharifa sarebbe un disonore", commentò sua zia.
Sultan aveva bisogno di aiuto. A un pretendente non è concesso poter chiedere di persona la mano di una fanciulla.

(Traduzione: Giovanna Paterniti)


Hubert Selby (1928-2004)

Last exit to Brooklyn
They sprawled along the counter and on the chairs. Another night. Another drag of a night in the Greeks, a beatup all night diner near the Brooklyn Armybase. Once in a while a doggie or seaman came in for a hamburger and played the jukebox. But they usually played some goddam hillbilly record. They tried to get the Greek to take those records off, but hed tell them no. They come in and spend money. You sit all night and buy notting. Are yakiddin me Alex? Ya could retire on the money we spend in here. Scatah. You dont pay my carfare...
Ultima fermata a Brooklyn
Se ne stanno sbracati davanti al banco e sulle sedie. Un'altra notte. Un'altra notte tirata lì dal Greco, pidocchiosa tavolacalda notte-giorno dalle parti della Brooklyn Armybase. Ogni tanto un cimice o un marina entra per un hamburger e mette in moto il jukebox, ma è razza quella lì che sceglie solo cacche, dischi cafoni. Loro hanno provato a farglieli togliere quei dischi al Greco, ma Alex sempre a dire no. Quell'è gente che spende e consuma. Voi ammorbate tutta la notta ecche consumate? Tusstai scherzando Alex. Tutti puoi mettere in pensione coi soldi che dilapidiamo quaddentro. Perdio manco le spese mi pagate...

(Traduzione: Attilio Veraldi)


Lucio Anneo Seneca (ca. 4 a.C.-65 d.C.)

Epistulae morales ad Lucilium
1
Seneca Lucilio suo salutem
Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus quod adhuc aut auferebatur aut subripiebatur aut excidebat collige et serva. Persuade tibi hoc sic esse ut scribo: quaedam tempora eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. Turpissima tamen est iactura quae per neglegentiam fit. Et si volueris adtendere, magna pars vitae elabitur male agentibus, maxima nihil agentibus, tota vita aliud agentibus.
Lettere morali a Lucilio
1
Seneca saluta il suo Lucilio
Fai così, o mio Lucilio: renditi padrone di te stesso e il tempo che finora ti era portato via con la forza o sottratto con la frode o che ti sfuggiva di mano raccoglilo e conservalo. Persuaditi, succede proprio come ti scrivo: certi momenti ci sono tolti con brutalità, altri presi subdolamente, altri ancora si disperdono. Però lo spreco più vergognoso è quello provocato dall'incuria. E se avrai la compiacenza di prestare attenzione, bada: la maggior parte della vita se ne va mentre operiamo malamente, una porzione notevole mentre non facciamo nulla, tutta quanto la vita mentre siamo occupati in cose che non ci riguardano.

(Traduzione: Fernando Solinas)


Luis Sepúlveda (1949-2020)

Al andar se hace el camino se hace el camino al andar (Patagonia Express)
Bene, eccoci qua, dico sottovoce, e un gabbiano si volta a gurdarmi un istante. "Un altro matto", penserà il gabbiano, perché in realtà sono solo, davanti al mare, a Chonci, un porto dell'Isola Grande di Chiloè, nell'estremo sud del mondo.
(Traduzione: Ilide Carmignani

Desencuentros (Incontro d'amore in un paese in guerra)
Ero contento. Quella sera avevo un appuntamento. Qualcuno da toccare, da guardare, con cui parlare. Con cui dimenticare la morte, pane quotidiano.
La donna mi piaceva. Mi era piaciuta fin dalla prima volta che l'avevo vista in un caffè di Panama City. In quell'occasione accompagnava l'uomo corpulento che ci aveva dato le istruzioni necessarie e le parole d'ordine per passare in Costa Rica, e da lì proseguire fino al confine settentrionale dove ci saremmo uniti al grosso della brigata.
La donna non aveva preso parte alla conversazione. Anche al momento dei saluti era rimasta in silenzio. Una forte stretta di mano, nient'altro.

(Traduzione: Ilide Carmignani)

Diario de un killer sentimental (Diario di un killer sentimentale)
La giornata iniziò male, e benché io non sia un tipo superstizioso credo che in giorni del genere la cosa migliore sia non accettare incarichi, anche se la ricompensa ha sei zeri sulla destra ed è esentasse. La giornata iniziò male, e tardi, perché atterrai a Madrid alle sei e trenta, faceva molto caldo e durante il tragitto fino all'hotel Palace dovetti sorbirmi uno sproloquio del tassista sulla coppa europea di calcio. Mi venne voglia di puntargli la canna di una quarantacinque alla nuca per fargli chiudere il becco, ma non avevo attrezzi con me, e poi un professionista non se la prende mai con un cretino, nemmeno se è un tassista.
(Traduzione: Ilide Carmignani)

Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar (Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare)
"Banco di aringhe a sinistra!" annunciò il gabbiano di vedetta, e lo stormo del Faro della Sabbia Rossa accolse la notizia con strida di sollievo.
Da sei ore volavano senza interruzione, e anche se i gabbiani pilota li avevano guidati lungo correnti di aria calda che rendevano piacevole planare sopra l'oceano, sentivano il bisogno di rimettersi in forze, e cosa c'era di meglio di una buona scorpacciata di aringhe?
Volavano sopra la foce del fiume Elba, nel Mare del Nord. Dall'alto vedevano le navi in fila indiana, come pazienti e disciplinati animali acquatici, in attesa del loro turno per uscire in mare aperto e poi far rotta per tutti i porti della Terra.

(Traduzione: Ilide Carmignani)

Un viejo que leía novelas de amor (Il vecchio che leggeva romanzi d'amore)
Il cielo, che gravava minaccioso a pochi palmi dalle teste, sembrava una pancia d'asino rigonfia. Il vento, tiepido e appiccicoso, spazzava via alcune foglie morte e scuoteva con violenza i banani rachitici che decoravano la facciata del municipio.
I pochi abitanti di El Idilio, e un pugno di avventurieri arrivati dai dintorni, si erano riuniti sul molo e aspettavano il loro turno per sedersi sulla poltrona portatile del dottor Rubicundo Loachamín, il dentista, che leniva i dolori dei suoi pazienti con una curiosa sorta di anestesia orale.
"Ti fa male?" chiedeva.
I pazienti, aggrappati ai braccioli della poltrona, rispondevano spalancando smisuratamente gli occhi e sudando a fiumi.
Alcuni volevano togliersi dalla bocca le mani insolenti del dentista per rispondergli con un insulto adeguato, ma le loro intenzioni si scontravano con le braccia robuste e la voce autoritaria dell'odontoiatra.
"Sta' fermo, cazzo! Via le mani! Lo so che fa male. E di chi è la colpa? Vediamo un po'. Mia? No. È del Governo! Ficcatelo bene nella zucca. È colpa del Governo se hai i denti marci. È colpa del Governo se ti fa male."

(Traduzione: Ilide Carmignani)

Yacaré (Jacaré)
Il cameriere si avvicinò alla fila di executive seduti dietro il lungo tavolo e con movimenti rapidi e precisi, indotti dalle abitudini del padrone astemio, sostituì la coppa di champagne con un'altra piena di acqua minerale.
Il dottor Vittore Bruni annuì con un lieve cenno del capo e fece per borbottare una qualche formula di ringraziamento, ma non ebbe il tempo di aprir bocca perché proprio in quell'istante l'uomo seduto al suo fianco su una sedia a rotelle si chinò verso di lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Allora il dottor Vittore Bruni osservò con occhi stanchi le lenti scure che coprivano la cecità dell'invalido.
"Mi stai fissando con la paura negli occhi, lo sento. Non essere stupido, Vittore" mormorò il cieco.
Il dottor Bruni stornò lo sguardo posandolo sulla piccola folla di invitati che colmava la sala.

(Traduzione: Ugo Guanda)


Matilde Serao (1856-1927)

Il paese di cuccagna
Dopo mezzogiorno il sole penetrò nella piazzetta dei Banchi Nuovi, allargandosi dalla litografia Cardone alla farmacia Cappa e di là si venne allungando, risalendo tutta la strada di Santa Chiara, dando una insolita gaiezza di luce a quella via che conserva sempre, anche nelle ore di maggior movimento, un gelido aspetto fra claustrale e scolastico. Ma il gran movimento mattinale di via Santa Chiara, delle persone che scendono dai quartieri settentrionali della città, Avvocata, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e se ne vanno ai quartieri bassi di Porto, Pendino e Mercato, o viceversa, dopo il mezzogiorno andava lentamente decrescendo; l'andirivieni delle carrozze, dei carri, dei venditori ambulanti, cessava: era un continuo scantonare per il Chiostro di Santa Chiara, per il vicolo Foglia, verso la viuzza di Mezzocannone, verso il Gesù Nuovo, verso San Giovanni Maggiore. Presto, la gaiezza del sole illuminò una via oramai solitaria.

Il ventre di Napoli
Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perchè voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie.

La virtù di Checchina
Venne ad aprire Susanna, la serva. Portava un vestito di lanetta bigia, stinto, rimboccato sui fianchi, lasciando vedere una sottana frusta di cotonina scura; il grembiule di tela grossa era cosparso di macchie untuose; teneva in mano uno strofinaccio puzzolente. Entrando, Isolina fece una smorfia di disgusto.
- C'è Checchina? - chiese.
- C'è - rispose Susanna, stringendo le sue labbra sottili di beghina.
- E che fa?
- Stiamo ripulendo i mobili, col petrolio.
- Volevo dire che si sentiva questo puzzo! E non ci pigliate una malattia, voi?
- Il puzzo del petrolio non fa male.


Marcela Serrano (1951)

Antigua vida mía (Antigua, vita mia)
Oggi è caduto il muro di Berlino.
Tutto è cominciato quel 9 novembre 1989, con la caduta del muro. E non possiamo immaginare che cos'altro crollerà con lui.
Così parlò quel giorno Violeta Dasinski.

(Traduzione: Simona Geroldi)

Lo que está en mi corazón (Quel che c'e' nel mio cuore)
Il secolo era iniziato da venti giorni quando un'automobile bianca senza targa, con tre individui a bordo, travolse il corpo di una donna che attraversava una buia strada lastricata, alle otto di sera. Stando alle parole dell'unica testimone, la vettura non si era fermata, per cui la donna, vedendo una persona accasciata in mezzo alla strada in seguito all'urto, aveva chiamato un'ambulanza senza avvicinarsi per controllare se la vittima fosse ancora viva: un'intuizione l'aveva trattenuta.
(Traduzione: Michela Finassi Parolo)

Nosotras que nos queremos tanto(Noi che ci vogliamo così bene)
Dicono che sono malata. Non so bene perchè mi trovi in questa clinica. Mi ha portata Magda nella notte, pensando che avessi tentato di suicidarmi. Ho provato a spiegarle, il giorno successivo, che quella non era la mia intenzione. Magda non capisce che ero soltanto stanca. Per questo ho perso conoscenza.
(Traduzione: Silvia Meucci)

Nuestra señora de la soledad (Nostra signora della solitudine)
Una pazza. Era una pazza. La donna col vestito rosso che ballava sopra il tavolo era una pazza, gli dissero.
Questa sarebbe stata la prima informazione su di lei, se le parole fossero state più forti delle immmagini: un polpaccio sodo, muscoloso e flessibile, dai contorni perfetti sotto le calze a rete da ballerina, migliaia di triangolini neri sul biancore della pelle come una minuscola scacchiera vista in diagonale, diamanti perfetti che risplendono nel vortice della danza.

(Traduzione: Michela Finassi Parolo)

Para que no me olvides (Il tempo di Blanca)
Mia nonna mi insegnò a leggere.
Mia nonna mi mostrò i libri e mi trasmise il suo amore per loro. Non ebbi scelta, fu la sua eredità. Mia nonna mi disse che con i libri non mi sarei mai sentita sola.

(Traduzione: Simona Geroldi)


Vikram Seth (1952)

An Equal Music
The branches are bare, the sky tonight a milky violet. It is not quiet here, but it is peaceful. The wind ruffles the black water towards me.
The is no one about. The birds are still. The traffic slashes through Hyde Park. It comes to my ears as white noise.
I test the bench but do not sit down. As yesterday, as the day before, I stand until I have lost my thoughts. I look at the water of the Serpentine.
Yesterday as I walked back across the park I paused at a fork in the footpath. I had the sense that someone had paused behind me. I walked on. The sound of footsteps followed along the gravel. They were unhurried; they appeared to keep pace with me. Then suddenly made up their mind, speeded up, and overtook me.
Una musica costante
I rami sono nudi, il cielo stasera di un viola lattiginoso. Qui non c'è silenzio, ma pace sì. Il vento increspa l'acqua nera verso di me.
Non c'è nessuno in giro. Non si vedono uccelli. Il traffico taglia a metà Hyde Park. Mi arriva alle orecchie come rumore bianco.
Passo una mano sulla panchina ma non mi siedo. Come ieri, come l'altro ieri, resto in piedi finché non ho più pensieri. Guardo l'acqua della Serpentine.
Ieri, mentre tornavo a casa attraverso il parco, mi sono fermato a un bivio del sentiero. Avevo la sensazione che qualcuno si fosse arrestato dietro di me. Ho ripreso a camminare. I passi mi seguivano sulla ghiaia. Non avevano fretta; sembrava volessero tenere il mio ritmo. Poi all'improvviso hanno cambiato idea, hanno accelerato, mi hanno superato.

(Traduzione: Massimo Birattari)

A Suitable Boy
"You too will marry a boy I choose," said Mrs Rupa Mehra firmly to her younger daughter.
Lata avoided the maternal imperative by looking around the great lamp-lit garden of Prem Nivas. The wedding-guests were gathered on the lawn. "Hmm," she said. This annoyed her mother further.
"I know what you hmms mean, young lady, and I can tell you I will not stand for hmms in this matter. I do know what is best. I am doing it all for you. Do you think it is easy for me, trying to arrange things for all four of my children without His help?
Il ragazzo giusto
"Sposerai anche tu un ragazzo scelto da me" disse con fermezza la signora Rupa Mehra alla figlia minore.
Lata eluse l'imperativo materno guardandosi attorno nel grande giardino di Prem Nivas, rischiarato dalle lampade. Gli invitati alle nozze erano riuniti sul prato. "Hmm" mugolò. Quella reazione rinfocolò l'irritazione della madre.
"Lo so cosa significano i tuoi 'hmm', signorina, e ti posso garantire che in questo caso non intendo accettare degli 'hmm'. So io che cos'è meglio. Tutto questo lo faccio per voi. Credi che sia facile, per me, cercare di provvedere a tutti e quattro i miei figli senza il Suo aiuto?"

(Traduzione: Lidia Perria)


Anya Seton (1904-1990)

Katherine
In the tender green time of April, Katherine set forth at last upon her journey with the two nuns and the royal messenger.
The invisible sun had scarcely risen as they quitted the little convent of Sheppey, and guiding the horses westward toward the Kentish mainland, rode gingerly down the steep hill. Dripping dun clouds obscured the minster tower behind them and thick mists blew in from the North Sea.
Katherine
Nel mese di aprile, dolce e verdeggiante, Katherine si mise infine in viaggio con le due suore e il messaggero del re.
Il sole, ancora invisibile, non era ancora sorto del tutto quando lasciarono il piccolo convento di Sheppey dirigendo i cavalli a occidente verso l'Inghilterra continentale e, in particolare, la regione del Kent, e scesero pian paino dalla ripida collina. Nubi grigie e opache, cariche di pioggia, oscuravano il campanile della chiesa che si erano lasciati alle spalle, e il Mare del Nord sospingeva dalla loro parte una nebbia fitta.

(Traduzione: Maddalena Togliani)


Diane Setterfield (1964)

The Thirteenth Tale
It was November. Although it was not yet late, the sky was dark when I turned into Laundress Passage. Father had finished for the day, switched off the shop lights and closed the shutters; but so I would not come home to darkness he had left on the light over the stairs to the flat. Through the glass in the door it cast a foolscap rectangle of paleness onto the wet pavement, and it was while I was standing in the rectangle, about to turn my key in the door, that I first saw the letter. Another with rectangle, it was on the fifth step from the bottom, where I couldn't miss it.
La tredicesima storia
Era novembre. Il cielo già abbuiava quando svoltai in Laundress Passage, anche se non era tardi. Papà aveva concluso la sua giornata lavorativa, spento le luci del negozio e abbassato le saracinesche; per non farmi entrare al buio, però, aveva lasciato accesa la luce delle scale che conducevano all'appartamento. Filtrava dal vetro del portoncino, proiettando sul marciapiede bagnato un pallido rettangolo grande quanto un foglio di carta, ed ero proprio su quel rettangolo, pronta a girare la chiave nella toppo, quando vidi la lettera. Un altro rettangolo bianco, sul quinto gradino dal basso, dove non poteva sfuggirmi.

(Traduzione: Giovanna Granato)

|     pag. prec.     |     Indice     |     pag. succ     |