Incipit / N
Le frasi iniziali della letteratura di ogni tempo e paese.

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Vladimir Nabokov (1899-1977)

Ada or ardor: A family chronicle
"All happy families are more or less dissimilar; all unhappy ones are more or less alike," says a great Russian writer in the beginning of a famous novel (Anna Arkadievitch Karenina, transfigured into English by R. G. Stonelower, Mount Tabor Ltd., 1880). That pronouncement has little if any relation to the story to be unfolded now, a family chronicle, the first part of which is, perhaps, closer to another Tolstoy work, Detstvo i Otrochestvo (Childhood and Fatherlad, Pontius Press, 1858).
Van's maternal grandmother Daria ("Dolly") Durmanov was the daughter of Prince Peter Zemski, Governor of Bras d'Or, an American province in the Northeast of our great and variegated country, who had married, in 1824, Mary O'Reilly, an Irish woman of fashion.
Ada o ardore
"Tutte le famiglie felici sono più o meno diverse tra loro; le famiglie infelici sono tutte più o meno uguali" dice un grande scrittore russo al principio di un famoso romanzo ("Anna Arkadievitch Karenina", trasfigurato in inglese da R. G. Stonelower, Mount Tabor Ltd., 1880). Questa asserzione ha poco, se non niente, a che vedere con la storia che verrà ora narrata, una cronaca familiare, la prima parte della quale è, forse, più vicina a un'altra opera di Tolstoj, "Detstvo i otro estvo" ("Childhood and Fatherland" [Infanzia e patria], Pontius Press, 1858).
La nonna materna di Van, Dar'ja ("Dolly") Durmanov, era figlia del principe Peter Zemski, governatore del Bras d'Or, provincia americana nel Nordest del nostro grande e variegato paese, il quale aveva sposato, nel 1824, Mary O'Reilly, un'irlandese appartenente all'alta società.

(Traduzione: Margherita Crepax)

Dar (Il dono)
In una giornata dal cielo coperto ma luminosa, qualche minuto prima delle 4 pomeridiane del 1° aprile 192... (un critico straniero ha fatto rilevare che molti romanzi, per esempio tutti quelli tedeschi, iniziano con una data, ma solo gli autori russi, in virtù dell'originale onestà della nostra letteratura, tacciono l'ultima cifra), all'altezza del n. 7 di Tannenbergstrasse, in un quartiere occidentale di Berlino, si fermò un furgone per traslochi molto lungo e molto giallo, aggiogato a un altrettanto giallo trattore affetto da ipertrofia delle ruote posteriori e con le forme impudicamente esposte. Sulla fronte del furgone si scorgeva la stella di un ventilatore, e lungo tutta la fiancata correva il nome di una ditta di traslochi, scritto in cubitali lettere turchine ognuna delle quali (compreso il quadrato di un punto) aveva il bordo sinistro profilato di nero: disonesto tentativo di penetrare nella dimensione successiva.
(Traduzione: Serena Vitale)

The Eye (L'occhio)
Conobbi quella donna, quella Matilda, durante il mio primo autunno di émigré a Berlino, all'inizio di due segmenti di tempo: gli anni venti e gli anni venti di questo schifo di vita. Mi avevano appena trovato un posto di istruttore presso una famiglia russa che non era ancora riuscita a cadere in miseria, e che viveva dei fantasmi di antiche abitudini pietroburghesi. Non avevo precedenti esperienze nel tirar su bambini: neanche la minima idea di come parlare o comportarmi con loro. Erano due, due ragazzini. Al loro cospetto provavo un impaccio umiliante.
(Traduzione: Ugo Tessitore)

King, Queen, Knave (Re, donna, fante)
L'enorme lancetta nera è ancora immobile, ma s'accinge a compiere il gesto di ogni minuto: quel sobbalzo elastico metterà in moto tutto un mondo. La faccia dell¹orologio si volterà lentamente, piena di disperazione, di disprezzo e di noia, mentre l'uno dopo l'altro cominceranno a sfilare i pilastri di ferro, portandosi via la volta della stazione come impassibili Atlanti; la banchina comincerà a scorrere, trascinando in un viaggio verso l'ignoto mozziconi di sigarette, biglietti usati, granelli di luce e sputi; un carrello scivolerà via senza muovere le ruote, seguito da un'edicola da cui pendono seducenti copertine di riviste, fotografie di nude bellezze grigio perla; e gente, gente, gente sulla banchina in movimento, che muove i piedi, eppure resta immobile, che cammina in avanti, eppure indietreggia come in un sogno straziante pieno di incredibili sforzi, di nausea, di una debolezza d'ovatta nei polpacci, si precipiterà indietro, quasi ricadendo supina.
(Traduzione: Ettore Capriolo

Lolita
Lolita, light of my life, fire of my loins. My sin, my soul. Lo-lee-ta: the tip of the tongue taking a trip of three steps down the palate to tap, at three, on the teeth. Lo. Lee. Ta.
She was Lo, plain Lo, in the morning, standing four feet ten in one sock. She was Lola in slacks. She was Dolly at school. She was Dolores on the dotted line. But in my arms she was always Lolita.
Lolita
Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.
Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita.

(Traduzione: Giulia Arborio Mella)

Mashenka (Maria)
"Lev Glevo. Lev Glebovic? Basta un nome come questo per allappare una lingua, caro il mio signore."
"È vero" ammise Ganin con una certa freddezza, tentando di discernere il viso dell'interlocutore in quell'oscurità inaspettata. Era seccato sia per la situazione assurda in cui entrambi erano venuti a trovarsi sia per questa forzata conversazione con un estraneo.
"Io non ho chiesto il suo nome e il suo patronimico solo per frivola curiosità" continuò la voce imperterrita. "Credo che ogni nome..."
"Mi faccia provar di nuovo a premere il pulsante" lo interruppe Ganin.

(Traduzione: Ettore Capriolo

Pnin
The elderly passenger sitting on the north-window side of that inexorably moving railway coach, next to an empty seat and facing two empty ones, was none other than Professor Timofey Pnin. Ideally bald, sun-tanned, and clean-shaven, he began rather impressively with that great brown dome of his, tortoise-shell glasses (masking an infantile absence of eyebrows), apish upper lip, thick neck, and strong-man torso in a tightish tweed ceat, but ended, somewhat disappontingly, in a pair of spindly legs (now flanneled and crossed) and frail-looking, almost feminine feet.
Pnin
L'attempato passeggero seduto accanto al finestrino sul lato nord di quella carrozza ferroviaria inesorabilmente in corsa, con un posto vuoto a fianco e due posti vuoti di fronte, altri non era che il professor Timofej Pnin. Mirabilmente calvo, abbronzato e rasato con cura, aveva un inizio piuttosto imponente, con la gran cupola brunita del cranio, gli occhiali cerchiati di tartaruga (che mascheravano un'infantile assenza di sopracciglia), il labbro superiore da primate, il collo solido e il torso muscoloso serrato in una giacca di tweed attillata, ma una fine un po' deludente, con due gambette sottili (al momento rivestite di flanella e accavallate) e due piedi dall'apparenza fragile, quasi femminei.

(Traduzione: Elena De Angeli)

The Real Life of Sebastian Knight
Sebastian Knight was born on the thirty-first December, 1899, in the former capital of my country. An old Russian lady who has for some obscure reason begged me not to divulge her name, happened to show me in Paris the diary she had kept in the past. So uneventful had those years been (apparently) that the collecting of daily details (which is always a poor method of self-preservation) berely surpassed a short description of the day's weather; and it is curious to note in this respect that the personal diaries of sovereigns - no matter what troubles beset their realms - are mainly concerned with the same subject. Luck being what it is when left alone, here I was offered something which I might never have hunted down had it been a chosen quarry.
La vera vita di Sebastian Knight
Sebastian Knight nacque il 31 dicembre 1899 in quella che era allora la capitale del mio Paese. Un'anziana signora russa che per qualche oscura ragione mi ha pregato di non divulgare il suo nome, mi ha mostrato per caso, a Parigi, il diario che aveva tenuto in altri tempi. Quegli anni erano stati (in apparenza) così poveri di avvenimenti che la raccolta di piccoli fatti quotidiani (questo è sempre un modesto metodo di autoconservazione) andava a malapena al di là di una concisa descrizione dei dati metereologici; ed è curioso osservare, a questo proposito, come i diari personali dei sovrani - nonostante la gravità dei guai che affliggono i loro reami - si occupano principalmente del medesimo tema. Poiché la fortuna, a lasciarla fare, è quello che è, mi si offriva dunque una preda sulla quale non avrei mai potuto mettere le mani se l'avessi inseguita di proposito.

(Traduzione: Germana Cantoni De Rossi)

Transparent Things
Here's the person I want. Hullo, person! Doesn't hear me.
Perhaps if the future existed, concretely and individually, as something that could be discerned by a better brain, the past would not be so seductive: its demand would be balanced by those of the future. Persons might then straddle the middle stretch of the seesaw when considering this or that object. It might be fun.
But the future has no such reality (as the pictured past and the perceived present possess); the future is but a figure of speech, a specter of thought.
Cose trasparenti
Ecco la persona che cercavo. Salve, persona! Non mi sente.
Forse, se il futuro esistesse in modo concreto e individuale, come qualcosa che può essere percepito da un cervello superiore, il passato non sarebbe così seducente: le sue esigenze risulterebbero controbilanciate da quelle del futuro. Le persone potrebbero allora stare a cavalcioni sul punto centrale dell'asse in bilico mentre contemplano questo o quell¹oggetto. Potrebbe essere divertente.
Ma il futuro non possiede questa realtà (contrariamente al passato rivisto nel ricordo e al presente percepito); il futuro non è che una figura retorica, un fantasma del pensiero.

(Traduzione: Dmitri Nabokov)

Zaščita Lužina (La difesa di Lužin)
Da lunedì sarebbe stato Lužin, ecco che cosa l'aveva soprattutto colpito. Il padre, il Lužin autentico, il Lužin avanti negli anni, il Lužin che aveva scritto i libri lasciò la stanza del bambino con un sorriso, fregandosi le mani, già cosparse per la notte di trasparente cold cream, e col suo scamosciato passo serale se ne tornò in camera. La moglie era a letto. Sollevò il busto e chiese: "Allora, com'è andata?". Lui si tolse la vestaglia grigia e rispose: "È andata. L'ha presa bene. Uff mi sono tolto un gran peso di dosso." "Meno maleS" disse la moglie, tirandosi su piano piano la coltre di seta. "Dio sia lodato, Dio sia lodato"
(Traduzione: Gianroberto Scarcia e Ugo Tessitore)


Péter Nádas (1942)

A biblia (La Bibbia)
Le rose appassite con le loro fragili radici, i rampicanti oscillanti e le foglie sgargianti di acanto frusciavano a lungo, con fragore, ogni volta che il monumentale cancello di ferro, così difficile da spostare nell'una e nell'altra direzione, veniva aperto o chiuso. I suoni confusi del metallo non oliato si facevano strada attraverso il giardino silenzioso e rimbombavano quindi stanchi sulle pareti della villa a un piano, ricoperte di stucchi.
(Traduzione: Andrea Rényi)


Rasipuram Krishnaswami Narayan (1906-1989)

The Bachelor of Arts
Chandran was just climbing the steps of the College Union when Natesan, the secretary, sprang on him and said, "You are just the person I was looking for. You remember your old promise?"
"No," said Chandran prompyly, to be on the safe side.
"You promised that I could count on you for a debate any time I was hard pressed for a speaker. You must help me now. I can't get a Prime Mover for the debate to-morrow evening. The subject is that in the opinion of this house historians should be slaughtered first. You are the Prime Mover. At five to-morrow evening."
Il laureato
Chandran stava salendo la scalinata del circolo universitario, quando Natesan, il segretario, gli balzò davanti dicendo "Stavo cercando proprio te. Ricordi quello che mi avevi promesso?"
"No" rispose prontamente Chandran, per non correre rischi.
"Mi assicurasti che potevo contare su di te per un dibattito, se non fossi riuscito a trovare un oratore. Adesso mi devi aiutare. Non trovo un Primo Oratore per domani sera. La tesi della nostra confraternita è che i primi a dover essere massacrati sono gli storici. Tu sarai il Primo Oratore. Domani sera alle cinque".

(Traduzione: Tatiana Moroni)

Talkative Man (Il chiacchierone)
Il chiacchierone: così mi chiamano. Alcuni lo abbreviano affettuosamente in I.C.: mi sono guadagnato questo titolo, suppongo, perché non so trattenermi. L'impulso di condividere con qualcuno un'esperienza è irresistibile per me, e ridano pure alle mie spalle, gli altri. Non m'importa. Soffocherei se non parlassi, come il saggio Narada delle nostre leggende, forse, che a dispetto di tutto il suo acume e di tante qualità, si portava addosso la maledizione di dover spargere ogni giorno nuove chiacchiere perché non gli scoppiasse il cranio.
(Traduzione: Federica Oddera)

A Tiger for Malgudi
I have no idea of the extent of this zoo. I know only my corner and whatever passes before me. On the day I was wheeled in, I only noticed two gates opening to admit me. When I stood up I caught a glimpse of some cages ahead and also heard the voice of a lion. The man who had transferred me from the forest stepped out of his jeep and said, after a glance in my direction, "He is all right. Now run up and see if the end cage is ready. This animal is used to human company and a lot of free movement. We must keep him where people will be passing. The open-air enclosure must also be available to him, when the wild ones are not let out. See to it."
Una tigre per Malgudi
Non ho idea di quanto sia vasto questo zoo. Conosco solo il mio angolo e quel che mi passa davanti. Il giorno che mi hanno portato qui, ho notato solo un cancello aperto perché entrassi. Quando mi sono alzato, ho colto con l'occhio alcune gabbie che c'erano più avanti, e ho sentito la voce di un leone. L'uomo che mi ha trasferito qui dalla foresta è sceso dalla jeep e, dopo aver dato un'occhiata nella mia direzione, ha detto: "Sì, mi pare che stia bene. È proprio un bel maschio di tigre. Ora correte a vedere se la gabbia in fondo è pronta. Questa bestia è abituata a stare in mezzo alla gente, e ad avere grande libertà di movimento. Dobbiamo tenerla dove passano i visitatori. Bisogna anche metterle a disposizione la recinzione a cielo aperto, quando non son fuori gli altri. Vedete un po'"

(Traduzione: Giuseppe Bernardi)

Natsume Soseki (Natsume Kinnosuke) (1867-1916)

Kusamakura (Guanciale d'erba)
Salivo per un sentiero di montagna e riflettevo.
Se si usa la ragione il carattere s'inasprisce, se si immergono i remi nel sentimento si è travolti. Se s'impone il proprio volere ci si sente a disagio. È comunque difficile vivere nel mondo degli uomini.
Quando il malessere di abitarvi s'aggrava, si desidera traslocare in un luogo in cui la vita sia più facile. Quando s'intuisce che abitare è arduo, ovunque ci si trasferisca, inizia la poesia, nasce la pittura.
Non è stato un Dio, e neppure un Dèmone, a creare il mondo degli uomini. Ma solamente degli esseri umani, proprio come i nostri indaffarati vicini di casa, i nostri dirimpettai. Vivere in questo mondo creato da semplici uomini può essere sgradevole, ma dove emigrare? Dovremmo avventurarci in un luogo non umano, ammesso esista. Ma un tale luogo sarebbe ancora più inabitabile del mondo umano.

(Traduzione: Lydia Origlia)


Niklas Natt och Dag (1979)

1793 (1793)
Mickel Cardell lotta per restare a galla nell’acqua gelida. Con l’unica mano sana che gli rimane afferra Johan Hjelm per il colletto, Hjelm che galleggia immobile accanto a lui, la bocca striata da una schiuma rossastra. La giubba della sua uniforme è viscida di sangue e di salmastro, e quando un’onda gliela strappa via dalle dita Cardell vorrebbe urlare, ma dalla gola gli esce soltanto un gemito. Hjelm va giú in un batter d’occhio. Cardell immerge la testa sott’acqua, e per qualche istante i suoi occhi seguono il corpo che s’inabissa verso il fondo.
(Traduzione: Gabriella Diverio e Alessandra Scali)


Jean-Jacques Nattiez (1945)

Opera (Opera)
L'acqua era ancora cerulea per la catastrofe accaduta. A volte i monumenti sventrati si presentavano con l'apparenza di una sfacciata giovinezza, con pezzi interi di frontoni, vestiboli, cupole, quasi bianchi. Altrove, colonne o altre vestigia pativano l'accanimento della alghe, e la pietra che era stata slancio verso il cielo o incarnazione della potenza della città e dei suoi padroni era ridotta a una specie di muffa verdastra dai contorni mal definiti, animata da una vita ambigua in balia delle correnti.
(Traduzione: Anna Maria Farcito)


Yves Navarre (1940-1994)

Le jardin d'acclimatation (Il giardino segreto)
9 luglio. Le 10 del mattino. Enrico Prouillan sta in piedi, mani unite dietro la schiena, capo leggermente chino, fronte appoggiata al vetro di una delle tre portefinestre, quella centrale, nel grande salotto. Guarda la piazza d'Antioche, 75017, Parigi, dal suo appartamento del primo piano. Ha settantaquattro anni. Da bambino, nel medesimo punto, si appostava così, talvolta, con le mani dietro la schiena, il capo leggermente chino, la fronte appoggiata al vetro inferiore. Se lasciava un'impronta, lo sgridavano, dopo.
(Traduzione: Renata Carloni Valentini)


Justo Navarro (1953)

La casa del padre (La casa del padre)
Tornai dalla guerra quando mi restavano sei mesi di vita. Mi avevano dimesso dall'ospedale militare di Berlino e dall'ospedale militare di Madrid. Non mi avevano dimesso perché ero guarito: mi avevano dimesso perché non ero guarito e non c'erano più cure. Mi restavano sei mesi di vita: mi dimettevano, mi mandavano via dagli ospedali perché andassi a morire da un'altra parte. Allora tornai dalla guerra con la Croce di Ferro di seconda classe, e la casa di mia madre cominciò a riempirsi di gente che sembrava venire a una veglia funebre, anche se io ero vivo; e, con tante visite, la porta di casa rimaneva aperta come nelle veglie funebri o come nelle case dove è accaduto qualcosa di grave.
(Traduzione: Valentina Manacorda)


Mariette Navarro (1980)

Ultramarins
Il y a les vivants, les morts, et les marins.
Ils savent déjà, intimement, à quelle catégorie ils appartiennent, ils n'ont pas vraiment de surprise, pas vraiment de révélation. Ils savent, à chaque endroit où ils se trouvent, s'ils sont à leur place ou s'ils n'y sont pas.
Il y a les vivants occupés à construire et les morts calmes au creux des tombes.
Et il y a les marins.
Ultramarino
Ci sono i vivi, i morti e quelli che vanno ver mare.
Sanno già tutti, intimamente, a quale categoria appartengono, non hanno nessuna sorpresa vera e propria, nessuna rivelazione. Sanno sempre, ovunque si trovino, se sono al loro posto o se non lo sono.
Ci sono i vivi intenti a costruire e i morti tranquilli in fondo alle loro tombe.
E ci sono quelli che vanno per mare.

(Traduzione: Camilla Diez)

Neera (Anna Radius Zuccari) (1846-1918)

Crevalcore
Una vettura di piazza stava ferma attendendo sull'ingresso di Schifanoia. I viaggiatori che avevano visitato la villa, nell'uscire, si voltarono ancora un istante col viso in su a guardare lo stemma degli Estensi nella sua ricca cornice di bassorilievi. La comitiva era composta da un signore attempato colla moglie ancora in buona età e due giovani amici.
- Stupendi gli affreschi - disse il marito.
- Per me - soggiunse la signora prendendo il posto a destra nella carrozza - trovo che Schifanoia è bellissima ma poco suggestiva. Preferisco...
- Il castello - interruppe uno dei giovani.
- La prigione del Tasso - soggiunse l'altro.
- Nemmeno. Non saprei precisare, poiché in questa vecchia Ferrara la suggestione si sprigiona quando meno la si cerca. Sono queste grandi case mute, questi orti senza fiori, questi cortili claustrali, questi pozzi che dànno una stretta al cuore e le porte, le porte meravigliose che sembrano aperte tutte sopra la reggia del Sogno!


John G. Neihardt (1881-1973)

Black Elk Speaks
Black Elk Speaks:
My friend, I am going to tell you the story of my life, as you wish; and if it were only the story of my life I think I would not tell; for what is one man that he should make much of his winters, even when they bend him like a heavy snow? So many other men have lived and shall live that story, to be grass upon the hills.
It is the story of all life that is holy and is good to tell, and of us two-leggeds sharing in it with the four-leggeds and the wings of the air and all green things; for these are children of one mother and their father in one Spirit.
Alce Nero parla
Alce Nero parla:
Amico, ti racconterò la storia della mia vita, come tu desideri; e se fosse soltanto la storia della mia vita, credo che non la racconterei, perché che cosa è un uomo per dare importanza ai suoi inverni, anche quando sono già così numerosi da fargli piegare il capo come una pesante nevicata? Tanti altri uomini hanno vissuto e vivranno la stessa storia, per diventare erba sui colli.
È la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare, e di noi bipedi che la condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell'aria e tutte le cose verdi; perché sono tutti figli di una stessa madre e il loro padre è un unico Spirito.

(Traduzione: Rodolfo Wilcock)

Irène Némirovsky (1903-1942)

Le bal (Il ballo)
La signora Kampf entrò nello studio chiudendosi la porta alle spalle così bruscamente che tutte le gocce di cristallo del lampadario, mosse dalla corrente d'aria, tintinnarono d'un suono puro e leggero di sonagli. Ma Antoinette aveva continuato a leggere, china sullo scrittoio tanto da sfiorare la pagina con i capelli. La madre la osservò un istante senza parlare, poi le si piantò davanti a braccia conserte.
"Potresti anche scomodarti quando vedi tua madre, bambina mia!" la sgridò. "Non ti pare?" Hai il didietro incollato alla sedia? Che modi raffinati... Dov'è Miss Betty?".

(Traduzione: Margherita Belardetti)

Chaleur du sang (Il calore del sangue)
Bevevamo punch leggero, come ai tempi della mia gioventù.
Stavamo seduti davanti al fuoco, i miei cugini Érard, i loro figli e io. Era una serata autunnale, soffusa di rosso sopra i campi arati zuppi di pioggia; il tramonto infuocato prometteva vento forte per l'indomani; i corvi gracchiavano. Nella mia grande casa gelida spirano ovunque correnti d'aria cariche dell'odore aspro e fruttato della stagione. Mia cugina Hélène e sua figlia Colette tremavano sotto gli scialli che avevo prestato loro, due stole di cachemire di mia madre.

(Traduzione: Alessandra Berello)

David Golder (David Golder)
"No" disse Golder.
E, con un gesto brusco, sollevò la lampada in modo che la luce colpisse in pieno il volto di Simon Marcus, seduto di fronte a lui dall'altra parte del tavolo. Per un attimo osservò le rughe che, a ogni movimento delle labbra o delle palpebre, solcavano il lungo volto scuro di Marcus, in tutto simile alla superficie di un'acqua cupa agitata dal vento. Ma i suoi torpidi, assonnati occhi da orientale restavano calmi, annoiati, indifferenti. Un viso impenetrabile come un muro. Golder ripiegò con cautela lo stelo metallico che sorreggeva la lampada.
"Facciamo cento, Golder? Hai fatto bene i tuoi conti? È un buon prezzo" disse Marcus.
Golder ripeté con voce sommessa:
"No".
E aggiunse:
"Non voglio vendere".

(Traduzione: Margherita Belardetti)

La femme de don Juan (La moglie di don Giovanni)

2 agosto 1938

Signorina,
la Signorina scuserà se la sua vecchia domestica la chiama ancora così. So che è sposata, e ho letto su "Le Figaro" la notizia dei lieti eventi, la nascita del piccolo Jean-Marie e della sua sorellina. Porgo alla Signorina le più rispettose felicitazioni. Adesso avranno quattro e due anni. Che carini! È l'età più tenera, quando i bambini appartengono solo alla loro mamma.

(Traduzione: Laura Frausin Guarino)

Suite française: Tempête en juin (Suite francese: Temporale di giugno)
Sarà dura, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l'allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che non dormivano, i malati nei loro letti, le madri con un figlio al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto, sentivano il primo soffio della sirena, ancora solo un ansito profondo simile al sospiro che esce da un petto oppresso. In pochi istanti il cielo tutto si sarebbe riempito di clamori. Che venivano da lontano, dell'estrema linea dell'orizzonte - senza fretta si sarebbe detto.
(Traduzione: Laura Frausin Guarino)

Suite française: Dolce (Suite francese: Dolce)
In casa Angellier ci si affrettava a mettere sotto chiave i documenti, l'argenteria e i libri: i tedeschi stavano entrando a Bussy. Il villaggio veniva occupato per la terza volta dopo la disfatta. Era la domenica di Pasqua, all'ora della messa solenne. Cadeva una pioggia fredda. Sul sagrato della chiesa un piccolo pesco rosa, tutto fiorito, agitava tristemente i suoi rami. I tedeschi, in tenuta da combattimento, con elmetti di ferro, marciavano in file di otto. I volti avevano l'espressione impersonale e impenetrabile del soldato in armi, ma gli occhi osservavano furtivi, con curiosità, le facciate grigie del villaggio in cui si sarebbero insediati. Nessuno alle finestre.
(Traduzione: Laura Frausin Guarino)


Gérard de Nerval (Gérard Labrunie) (1808-1855)

Aurélia
Le Rêve est une seconde vie. Je pu percer sans frémir ces portes d'ivoire ou de corne qui nous séparent du monde invisible. Les premiers instants du sommeil sont de la mort; un engourdissement nébuleux saisit notre pensée, et nous ne pouvons déterminer l'instant précis où le moi, sous une autre forme continue l'oeuvre de l'existence. un souterrain vague qui s'éclaire peu à peu et où se dégagent de l'ombre et de la nuit les pales figures gravement immobiles qui habitent le séjour des limbes. Puis le tableau se forme, une clarté nouvelle illumine et fait jouer ces apparitions bizarres; - le monde des Esprits s'ouvre pour nous.
Aurelia
Il sogno è una seconda vita. Non ho mai varcato senza tremare le porte d'avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile. I primi istanti del sonno sono l'immagine della morte: un nebuloso torpore si impossessa del nostro pensiero e non riusciamo a determinare l'istante preciso in cui l'io, sotto altra forma, continua l'opera dell'esistenza. È come un sotterraneo indefinito che poco per volta si rischiara e dove dall'ombra e dalla notte si liberano le figure gravemente immobili che abitano le dimore del limbo. Poi il quadro prende forma, un chiarore nuovo illumina e anima quelle bizzarre apparizioni - il mondo degli Spiriti si spalanca davanti a noi.

(Traduzione: Renata Debenedetti)

Le harem (L'harem)
Non mi dispiacque di essermi fermato per diverso tempo al Cairo e di essere diventato sotto tutti gli aspetti una cittadino di quella città, senza alcun dubbio l'unico modo per comprenderla e amarla; di solito i viaggiatori non perdono tempo per assaporare la vita intima e per penetrare le bellezze pittoresche, i contrasti, i ricordi. Eppure è l'unica città orientale dove si possono ritrovare gli strati ben distinti di più epoche storiche. Né Baghdad, né Damasco, né Costantinopoli hanno conservato simili soggetti di studio e di riflessione.
(Traduzione: Anna Apollonio)

Sylvie
Je sortais d'un théâtre où tous le soir je parassais aux avant-scènes en grande tenue de soupirant. Quelquefois tout était plein, quelquefois tout était vide. Peu m'importait d'arrêter mes regards sur un parterre peuplé seulement d'une trentaine d'amateurs forcés, sur des loges garnies de bonnets ou de toilettes surannées, - ou bien de faire partie d'une salle animée et frémissante couronnée à tous ses étages de toilettes fleuries, de bijoux étincelants et de visages radieux. Indifférent au spectacle de la salle, celui du théâtre ne m'arrêtait guère, - excepté lorsqu'à la seconde ou à la troisième scène d'un maussade chef-d'œuvre d'alors, une apparition bien connue illuminait l'espace vide, rendant la vie d'un souffle et d'un mot à ces vaines figures qui m'entouraient.
Sylvie
Uscivo da un teatro, dove ogni sera mi esibivo al palco di proscenio in gran tenuta di primo amoroso. Talora tutto era pieno, talora tutto era vuoto. Poco m'importava di posare lo sguardo su una platea popolata solo da una trentina di entusiasti prezzolati o su dei palchi adorni di cuffie e toelette antiquate, - o di far parte di una sala animata e fremente, coronata in tutti i suoi ordini di toelette in fiore, gioielli scintillanti e volti radiosi. Indifferente allo spettacolo della sala, neppure m'attirava quello del palcoscenico, - tranne quando, alla seconda o terza scena di uno di quegli uggiosi capolavori dell'epoca, un'apparizione ben nota illuminava lo spazio vuoto, ridando vita in un soffio e con una sola parola quelle vane parvenze che mi attorniavano.

(Traduzione: Umberto Eco)

Edith Nesbit (1858-1924)

In the Dark (Al buio)
Poteva essere una forma di follia. O forse era realmente, come suol dirsi, "ossessionato". Oppure ancora, benché non pretenda di capire in qual modo, può essersi trattato dello sviluppo di una sorta di sesto senso in un soggetto assai nervoso ed eccitabile, in seguito ad un'intensa sofferenza. Di sicuro qualcosa lo condusse dov'erano Loro. E per lui, Loro erano tutti la stessa persona.
La prima parte della storia me la raccontò lui, mentre l'ultima l'ho vista io stesso con i miei occhi.

(Traduzione: Emanuela Turchetti)

The Story of the Amulet (...)
There were once four children who spent their summer holidays in a white house, happily situated between a sandpit and a chalkpit. One day they had the good fortune to find in the sandpit a strange creature. Its eyes were on long horns like snail's eyes, and it could move them in and out like telescopes. It had ears like a bat's ears, and its tubby body was shaped like a spider's and covered with thick soft fur - and it had hands and feet like a monkey's. It told the children - whose names were Cyril, Robert, Anthea, and Jane - that it was a Psammead or sand-fairy. (Psammead is pronounced Sammy-ad.) It was old, old, old, and its birthday was almost at the very beginning of everything. And it had been buried in the sand for thousands of years.

The Wouldbegoods. Being the further adventures of the Treasure Seekers (...)
Children are like jam: all very well in the proper place, but you can't stand them all over the shop – eh, what?
These were the dreadful words of our Indian uncle. They made us feel very young and angry; and yet we could not be comforted by calling him names to ourselves, as you do when nasty grown-ups say nasty things, because he is not nasty, but quite the exact opposite when not irritated. And we could not think it ungentlemanly of him to say we were like jam, because, as Alice says, jam is very nice indeed – only not on furniture and improper places like that. My father said, 'Perhaps they had better go to boarding-school.' And that was awful, because we know Father disapproves of boarding-schools. And he looked at us and said, 'I am ashamed of them, sir!'


Jo Nesbø (1960)

Panserhjerte (Il leopardo)
Si era svegliata. Batté le palpebre nell'oscurità impenetrabile. Spalancò la bocca e respirò con il naso. Batté di nuovo le palpebre. Senti scorrere una lacrima, la senti sciogliere il sale lasciato da altre lacrime. La saliva non le scendeva più in gola, il cavo orale era secco e duro. La pressione interna tendeva le guance. Era come se il corpo estraneo che aveva in bocca fosse sul punto di farle esplodere la testa. Ma che cos'era, che cos 'era? Il primo pensiero concepito al risveglio era stato che avrebbe voluto sprofondare dl nuovo. Sprofondare in quell'avvolgente abisso buio e caldo.
(Traduzione: Eva Kampmann)


Kim Newman (1959)

Dracula Cha Cha Cha
Alitalia offered a special class for vampires, at the front of the aeroplane. The windows were shrouded against the sun with black curtains. It added to the cost. The warm could pay a supplement and share the space - none did on this flight - but Kate couldn't be seated in the main cabin at the lower fare. The airline assumed the undead were all too wealthy to care, which was not in her case true.
Dracula Cha Cha Cha
Alitalia metteva a disposizione una classe speciale per vampiri situata nella parte anteriore dell’aereo, con tende nere che impedivano alla luce del sole di penetrare dai finestrini. Era un extra sul prezzo del biglietto. I "caldi"potevano usufruire di quei posti pagando un ulteriore supplemento, ma su quel volo nessuno l’aveva fatto. Per questo Kate non poté sedersi nei posti centrali, più economici: la compagnia aerea dava per scontato che i non morti fossero tutti così ricchi da non preoccuparsi del costo ma non era il suo caso.

(Traduzione: Cristiana Astori)

Friedrich Nietzsche (1844-1900)

Also sprach Zarathustra
Als Zarathustra dreissig Jahr alt war, verliess er seine Heimat und den See seiner Heimat und ging in das Gebirge. Hier genoss er seines Geistes und seiner Einsamkeit und wurde dessen zehn Jahr nicht müde. Endlich aber verwandelte sich sein Herz, - und eines Morgens stand er mit der Morgenröthe auf, trat vor die Sonne hin und sprach zu ihr also:
"Du grosses Gestirn! Was wäre dein Glück, wenn du nicht Die hättest, welchen du leuchtest!
Zehn Jahre kamst du hier herauf zu meiner Höhle: du würdest deines Lichtes und dieses Weges satt geworden sein, ohne mich, meinen Adler und meine Schlange.
Aber wir warteten deiner an jedem Morgen, nahmen dir deinen Überfluss ab und segneten dich dafür.
Così parlò Zarathustra
Quando Zarathustra ebbe trent'anni, lasciò il suo paese e il lago del suo paese e andò sui monti. Qui gustò il suo spirito e la sua solitudine, per dieci anni, senza stancarsene. Ma alla fine il suo cuore si trasformò - e un mattino egli si alzò con l'aurora, andò dinnanzi al sole e gli parlò.
"Grande astro! Cosa sarebbe la tua felicità se non avessi coloro ai quali risplendi!
Per dieci anni sei venuto quassù alla mia caverna: saresti saturo della tua luce e di questo cammino senza di me, della mia aquila e del mio serpente.
Noi però ti abbiamo atteso ogni mattino, ti abbiamo alleggerito della tua sovrabbondanza e di ciò ti abbiamo benedetto.

(Traduzione: Maria Francesca Occhipinti)

Ippolito Nievo (1831-1861)

Le confessioni di un italiano
Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell'evangelista san Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo.
Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io ma i tempi che l'hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest'azione dei tempi sopra la vita d'un uomo potesse recare qualche utilità a coloro, che da altri tempi son destinati a sentire le conseguenze meno imperfette di quei primi influssi attuati.
Sono vecchio ormai più che ottuagenario nell'anno che corre dell'era cristiana 1858; e pur giovine di cuore forse meglio che nol fossi mai nella combattuta giovinezza, e nella stanchissima virilità.

Il Varmo
Ogni disposizione di natura, per quanto semplice o sgraziata, spira tuttavolta per chi la contempli con ben temprato animo una sua singolare poesia dalla quale ci si rivelano bellezze tanto più delicate e pellegrine quanto meno aperte e comprese. Un tale che, partitosi dalle folte campagne del Trevigiano col mal del quattrino nel fegato, di qua del ponte della Delizia devii verso Camino per quella magra pianura che costeggia il Tagliamento, subito col desiderio ritorna alle nere arature di Oderzo e ai colli pampinosi di Conegliano, abbandonando alle rabbie della bora e delle montane quei deserti di ghiaia.


Stanislao Nievo (1928-2006)

Il prato in fondo al mare
Il 4 marzo 1861 era lunedì. Su Palermo splendeva il sole. La prima brezza di primavera striava appena il cielo. Nel porto lungo il Molo Arsenale erano ormeggiati 11 battelli, di cui 4 a vapore. Due di questi erano pronti a salpare. Appartenevano a due compagnie diverse, entrambi "assistiti" dalla Società Raccomandatrice Florio. La stazza dei vapori era di circa 450 tonnellate. La meta era la stessa, Napoli. Sarebbero partiti a distanza di 3 ore. Il nome del primo vascello era "Ercole". Nave a vapore e a vela, con grandi ruote laterali, era un battello inglese con una lunga storia di trasporti civili e militari nel Tirreno. Costruito prima dell'avvento della navigazione a vapore, era stato fornito di macchine in un secondo tempo, esse erano state incorporate e fissate alle ordinate e ai bagli, che formavano l'ossatura della nave, con grosse chiavarde. Ciò sottoponeva l'intera trabeazione ad un sensibile sforzo, producendo talvolta la rottura degli agganci, con violente vibrazioni delle macchine a vapore. Era un piroscafo inquieto. Anche il nome era inquieto.


Audrey Niffenegger (1963)

Her Fearful Symmetry
Elspeth died while Robert was standing in front of a vending machine watching tea shoot into a small plastic cup. Later he would remember walking down the hospital corridor with the cup of horrible tea in his hand, alone under the fluorescent lights, retracing his steps to the room where Elspeth lay surrounded by machines. She had turned her head towards the door and her eyes were open; at first Robert thought she was conscious.
Un'inquietante simmetria
Elspeth morì mentre Robert era davanti a un distributore automatico a guardare il tè che schizzava in un bicchierino di plastica. In seguito avrebbe ricordato di aver percorso il corridoio tenendo in mano quel bicchiere di tè disgustoso, solo, sotto le luci al neon, mentre tornava sui suoi passi verso la stanza dove Elspeth aveva la testa girata verso la porta e gli occhi apertti; sulle prime Robert pensò che fosse cosciente.

(Traduzione: Delfina Vezzoli)

The Time Traveler's Wife
CLARE: It's hard being left behind. I wait for Henry, not knowing where he is, wondering if he's okay. It's hard to be the one who stays.
I keep myself busy. Time goes faster that way.
I go to sleep alone, and wake up alone. I take walks. I work until I'm tired. I watch the wind play with the trash that's been under the snow all winter. Everything seems simple until you think about it. Why is love intensified by absence?
La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo
CLAIRE: È dura rimanere indietro. Aspetto Henry senza sapere dov'è e se sta bene. È dura essere quella che rimane.
Mi tengo occupata. Così il tempo passa più veloce.
Vado a dormire da sola e mi sveglio da sola. Faccio passeggiate. Lavoro fino a stancarmi. Osservo il vento giocare con la robaccia rimasta sepolta tutto l'inverno sotto la neve. Finché non ci si pensa sembra semplice. Perché l'assenza intensifica l'amore?

(Traduzione: Katia Bagnoli)

Salvatore Niffoi (1950)

La leggenda di Redenta Tiria
Abaca, abaco, Abacuc... Abacrasta, il nome del mio paese, non lo troverete in nessuna enciclopedia, e neanche segnalato nelle carte geografiche. Al mondo non lo conosce nessuno, perché ha solo milleottocentoventisette anime, novemila pecore, millesettecento capre, novecentotrenta vacche, duecentoquindici televisori, quattrocentonovanta vitture e millecentosessantatré telefonini.

Ritorno a Baraule
La prima cosa che Carmine Pullana vide quando arrivò a Baraule fu una vecchia che salutava tutti quelli che passavano toccandosi i genitali imbrattati di argilla rossa. Se ne stava sopra una montagnola di sabbia, ululando come una cagna mestruata dal male di vivere. Non aveva ombra. Il contorno dei suoi stracci svolazzanti si rifletteva come un paio d'ali spezzate sul verde muschioso del mare. In fondo, oltre l'ultima lingua di pietre salmastre, brillavano tra le dune i tetti delle capanne. Argento fuso che si mescolava con gli ultimi fili di sole.

La vedova scalza
Me lo portarono a casa un mattino di giugno, spopolato e smembrato a colpi di scure come un maiale. Neanche una goccia di sangue gli era rimasta. Due lados che ad appezzarli non sarebbe bastato un gomitolo di spago nero, di quello catramoso che i calzolai usano per le tomaie dei cosinzos di vacchetta. Il cane girava intorno al nespolo e ringhiava impazzito dalla paura. Lo stesi sul tavolo di granito del cortile, quello che usavamo per le feste grandi, e lo lavai col getto della pompa. Le pispiriste incollate, grumi scuri nel concale, terra e paglia nelle costole, nella vrissura, mosche verdi dappertutto. Pthù! Maledetti siano quelli che gli hanno squarciato il petto per strappargli il cuore con le mani e prenderlo a calci come una palla di stracci!


Raffaele Nigro (1947)

La Baronessa dell'Olivento
Nel 1448 per lo spavento persi le lunazioni. Stavo sotto un cerro, mi spostavo appena sul corpo per farmi frescura. Nella trapunta di fogliame il cielo era immobile. E anch'io ero quasi immobile, nel mio canestro di paglia, sotto l'ombra larga dell'albero. La collina di Cruia era infestata di mosche, cicale e tafani. Orecchiavo nei ronzii le loro profezie funeste, udivo il calpestio delle armate turche che salivano dalle desolazioni della Macedonia verso le case dei pastori, i latrati, lo sferragliare dei carri e delle armi, lo sciabordio delle onde sotto i remi delle fuste nel grande mare di Valona. Tutto sentivo nel mio corpo: come i cani, che sanno presagire i terremoti e i cataclismi.


Giorgio Nisini (1974)

La città di Adamo
Una sera di ottobre mia moglie Ludovica rientrò a casa con un piccolo televisore verde. Non era un televisore qualsiasi, ma un vecchio Brionvega portatile che da qualche tempo era tornato di moda tra gli amanti del vintage elettronico. Un Brionvega “Algol”, mi disse mentre l’aiutavo a scaricarlo dalla macchina, uno di quei prodotti che avevano fatto la storia dell’industrial design, e che fin dal loro primo apparire erano diventati oggetto di culto. Quando lo tirammo fuori dalla confezione mi accorsi che era troppo nuovo per essere davvero un pezzo di modernariato: la finitura esterna era eccessivamente gommosa, la superficie della scocca levigata e senza graffi. Anche la linea aveva qualcosa di sospetto, perché mi sembrò più snella e aerodinamica di quanto mi ricordavo che fosse nell’originale. E infatti non si trattava dell’originale, quello progettato negli anni Sessanta da Marco Zanuso e Richard Sapper, ma di una nuova versione che era stata proposta sul mercato in edizione limitata.

La demolizione del Mammut
Ogni volta che sono lì, fermo, poco prima che tutto accada, mi accorgo che anche l’aria partecipa a uno strano sentimento di vuoto. Quando do l’ultimo ordine a Nicaragua, l’artificiere, in quel brevissimo istante di pausa, mi lascio sorprendere dal silenzio attonito delle persone. È un’interruzione completa di suoni, qualcosa di fisso, d’immobile, che attenua persino il respiro e le sensazioni, un procedere rallentato delle immagini fino al boato.


John Niven (1972)

The Second Coming

"GOD'S COMING - LOOK BUSY!"

So says the tattered sticker on the metal filing cabinet by the water cooler. But today it's no joke: God really is coming and people really are trying to look busy. Raphael and Michael are standing next to the bubbling glass dome, both clutching sheets of paper (that time-honoured office trick, designed to make the wanderer appear purposeful) and their conversation - in contrast to the leisurely banter the two angels have enjoyed around this very water cooler for the past week - is snatched, hurried and delivered sotto voce out the corners of their mouths, accompanied by nervy glances down the main hallway.

A volte ritorno
"Dio sta arrivando... Fate finta di lavorare!"
Così recita l'adesivo sbrindellato appiccicato sullo schedario accanto al refrigeratore dell'acqua. Ma oggi c'è poco da ridere. Dio sta arrivando sul serio e la gente ce la mette davvero tutta per far finta di lavorare. Raffaello e Michele sono lì impalati accanto alla boccia gorgogliante dell'acqua con un fascio di scartoffie in mano (caro vecchio trucco da impiegati: come far sembrare affaccendato un fancazzista cronico) e la conversazione - invece della chiacchiera rilassata che i due angeli hanno sciorinato in quel punto esatto per tutta la settimana - è arrancante, frettolosa e pronunciata a mezza bocca, quasi sottovoce, accompagnata da continue occhiate nervose verso il corridoio principale.

(Traduzione: Marco Rossari)

Paul Nizan (1905-1940)

Aden Arabie
J'avais vingt ans. Je ne laisserai personne dire que c'est le plus bel âge de la vie.
Tout menace de ruine un jeune homme : l'amour, les idées, la perte de sa famille, l'entrée parmi les grandes personnes. il est dur à apprendre sa partie dans le monde.
A quoi ressemblait notre monde ? Il avait l'air du chaos que les grecs mettaient à l'origine de l'univers dans les nuées de la fabrication. Seulement on croyait y voir le commencement de la fin, de la vraie fin, et non de celle qui est le commencement d'un commencement.
Aden Arabia
Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che è la più bella età della vita.
Ogni cosa rappresenta una minaccia per il giovane: l’amore, le idee, la perdita della famiglia,l’ingresso tra gli adulti. È duro imparare la propria parte nel mondo.
Ma a che cosa rassomigliava il nostro mondo? Pareva il caos che i greci collocano all’origine dell’universo fra le nebbie della creazione. Con la sola differenza che noi credevamo di scorgervi il principio della fine, di una vera fine, e non di quella che prelude al principio di un principio.

(Traduzione: Daria Menicanti)

Trevor Noah (1984)

Born a Crime
The genius of apartheid was convincing people who were the overwhelming majority to turn on each other. Apart hate, is what it was. You separate people into groups and make them hate one another so you can run them all.
Nato fuori legge
L'idea geniale dell'apartheid consisteva nel convincere la maggioranza schiacciante della popolazione a prendersela gli uni con gli altri. Odio a parte, si riduceva a questo: suddividere le persone in gruppi e fare in modo che queste si odiassero, rendendo possibile controllarle tutte.

(Traduzione: Andrea Carlo Cappi)

Guido Nobili (1850-1916)

Memorie lontane
Quando vi capita di passare di mezzo a Piazza della Indipendenza, voltate lo sguardo verso tramontana, vedrete quel palazzo, che rimane in linea proprio dietro le spalle di Bettino Ricasoli; quella era casa mia. Son nato lì al primo piano, in quella stanza ultima a destra di chi guarda. Forse un giorno nel davanzale della finestra, sotto quella persiana grigia, sarà messa un'iscrizione a mio onore; l'ho già preparata, per mettere in ogni caso i posteri sulla buona via. L'epigrafe dice così: "Qui nacque un illustre ignoto, che seppe apprezzare per quello che valeva l'uman genere".
Il 7 decembre 1850 comparvi al mondo, e da quel giorno molt'acqua è passata sotto i ponti dell'Arno, e tante cose da allora sono cambiate.


Charles Nodier (1780-1844)

Jean Sbogar (...)
Un peu plus loin que le port de Trieste, en s'avançant sur les grèves de la mer, du côté de la baie verdoyante de Pirano, on trouve un petit ermitage, depuis longtemps abandonné, qui étoit autrefois sous l'invocation de saint André, et qui en a conservé le nom. Le rivage, qui va toujours en se rétrécissant vers cet endroit, où il semble se terminer entre le pied de la montagne et les flots de l'Adriatique, semble gagner en beauté à mesure qu'il perd en étendue; un bosquet presque impénétrable de figuiers et de vignes sauvages, dont les fraîches vapeurs du golfe entretiennent le feuillage dans un état perpétuel de verdure et de jeunesse, entoure de toutes parts cette maison de recueillement et de mystère.

Smarra ou Les démons de la nuit (...)
Ah! Qu'il est doux, ma Lisidis, quand le dernier tintement de cloche, qui expire dans les tours d'Arona, vient de nommer minuit, - qu'il est doux de venir partager avec toi la couche longtemps solitaire où je te rêvais depuis un an!
Tu es à moi, Lisidis, et les mauvais génies qui séparaient de ton gracieux sommeil le sommeil de Lorenzo ne m'épouvanteront plus de leurs prestiges!
On disait avec raison, sois-en sûre, que ces nocturnes terreurs qui assaillaient, qui brisaient mon âme pendant le cours des heures destinées au repos, n'étaient qu'un résultat naturel de mes études obstinées sur la merveilleuse poésie des anciens, et de l'impression que m'avaient laissée quelques fables fantastiques d'Apulée, car le premier livre d'Apulée saisit l'imagination d'une étreinte si vive et si douloureuse, que je ne voudrais pas, au prix de mes yeux, qu'il tombât jamais sous les tiens.

Trilby ou Le lutin d'Argail (...)
Il n'y a personne parmi vous, mes chers amis, qui n'ait entendu parler des drows de Thulé et des elfs ou lutins familiers de l'écosse, et qui ne sache qu'il y a peu de maisons rustiques dans ces contrées qui ne comptent un follet parmi leurs hôtes. C'est d'ailleurs un démon plus malicieux que méchant et plus espiègle que malicieux, quelquefois bizarre et mutin, souvent doux et serviable, qui a toutes les bonnes qualités et tous les défauts d'un enfant mal élevé. Il fréquente rarement la demeure des grands et les fermes opulentes qui réunissent un grand nombre de serviteurs; une destination plus modeste lie sa vie mystérieuse à la cabane du pâtre ou du bûcheron.


William Francis Nolan (1928) e George Clayton Johnson (1929-2015)

Logan's Run
Her hair was matted, her face streaked and swollen. One knee oozed slow blood; she's cut it on a steel abutment.
A stitching pain lived in her side.
She ran.
There was a high lover's moon and the night was full of shapes. Shadows slid on shadows.
When had she crossed the river? Was it last night or the night before? Where was she now? She didn't know.
Off to her right she could see an unending lenght of metalmesh beyond a stretch of dead asphalt. Far out on the pavement sea was a cluster of teeter-swings. An industrial nursery; it had to be Stoneham or Sunrise.
Perhaps her baby was there!
La fuga di Logan
Aveva i capelli arruffati, la faccia rigata e gonfia. Da un ginocchio, che si era tagliata su un piedritto d'acciaio, le gocciolava sangue lento.
Un dolore vivo le pungeva il sangue.
Correva.
C'era un'alta luna da innamorati e la notte era piena di sagome. Ombre scivolavano a coprire ombre.
Quando aveva traversato il fiume? Era stata la notte prima o quella prima ancora? Dov'era ora? Non lo sapeva.
Alla sua destra, al di là di una distesa di sterile asfalto, vedeva una rete metallica che si allungava senza fine. In lontananza, sul mare di bitume, c'era un grappolo di altalene. Un asilo industriale: doveva essere Stoneham o Sunrise.
Forse il suo bambino era là.

(Traduzione: Angelo Campana)

Ingrid Noll (1935)

Der Hahn ist tot (Il gallo è morto)
A scuola, come insegnanti, avevo due vecchie zitelle che dicevano sempre di aver perso il loro fidanzato in guerra. Se, come me, non sei sposata né vedova né divorziata, se non hai un compagno fisso o almeno un fidanzato, per non parlare di figli, e non puoi nemmeno vantare qualche storia occasionale, allora, oggi come un tempo, finisce che ti affibbiano un appellativo denigratorio. Comunque sia, io non sono una zitella come le mie insegnanti.
(Traduzione: Barbara Griffini)


Lawrence Norfolk (1963)

Lemprière's Dictionary
The winds blew high over Jersey, clearing the sky for the stars to glimmer down on the island below. Its gentle beaches and high cliffs were barely distinguishable from the dark water. The moon had sunk from view hours before. Some nights it shone bright enough to read by, but not tonight. The oil lamp which stood on the desk at which he sat threw a soft, yellow light. A book lay open before him and he studied it intently, his face only inches from the characters. His head followed the movement of the lines, turning slightly from left to right and back, moving slowly down the page. Outside, the murmur of the waves just reached his ears as they washed in and slapped against the cliffs of Bouley Bay.
La mirabolante avventura di John Lemprière, erudito nel secolo dei lumi
I venti soffiavano alti su Jersey, sgombrando il cielo perché le stelle scintillassero sull'isola sottostante. La dolce curva delle spiagge e le alte scogliere si distinguevano appena dall'acqua nera. La luna era tramontata da molte ore. A volte il suo splendore era sufficiente per leggere, ma non quella notte. La lampada a petrolio posata sulla scrivania gettava una luce gialla e tenue. Il giovane era seduto davanti a un libro aperto e lo studiava assorto, la faccia a pochi centimetri dai caratteri. La sua testa seguiva l'andamento delle righe, muovendosi appena da sinistra a destra e da destra a sinistra, scendendo lentamente lungo la pagina. Da fuori gli giungeva smorzato il mormorio delle onde che irrompevano in Bouley Bay schiaffeggiando gli scogli.

(Traduzione: Gaspare Bona)

The Pope's Rhinoceros (...)
This sea was once a lake of ice. High mountains overlooked a glacial plain frosted with snow and scoured by the freezing wind. Granite basins curved up from under the ice-tonnage to rim it with irregular coasts. In ages still to come, boulder waste and till will speak of the ice pack's tortuous inching over buried rock and sandstone; moraines and drumlins of advances and recessions that gouge out trenches and shunt forward ridges. The sea-floor here was prepared long before there was a sea to cover it. In the interim came the governance of ice.


Paolo Nori (1963)

Bassotuba non c'è
Io sono quello che non ce la faccio.
Io sono stanco, anzi, stanchissimo. La vita moderna ha dei ritmi e delle pretese che tenerci dietro, io non ce la faccio. Oppure no.
Io sono esaurito. Ho finito, nel breve volgere di sette lustri, l'energia vitale che mi è stata concessa. Sono scarico. Sembro vivo, ma sono morto. Oppure no.
Io sono un martire della letteratura. Ho scritto un romanzo che è piaciuto molto a due editori, uno dei quali molto importante. Molto colpiti. Originale, mi han detto. Ti chiamiamo entro fine luglio, mi han detto. Oggi è l'otto di agosto e sono qui in casa che aspetto. Non succede niente. Questo niente mi ammazza. Oppure no.

Le cose non sono cose
Mia nonna Carmela si chiamava Carmela.
Carmela non era un nome molto diffuso nella nostra regione, tuttavia mia nonna si chiamava Carmela. I suoi genitori a un certo punto devono essere stati a corto di nomi; mia nonna Carmela era la sedicesima di diassette fratelli e sorelle. Le sue amiche non si sono mai potute abituare a un nome così apertamente estraneo alla nostra regione e allora la chiamavano Carmen, o Carmelina, o Carmencita.
Io, subito dopo che mi son trasferito a casa di nonna Crmela, rispondevo al telefono e mi chiedevano C'è la Carmen? Mi veniva da dire Avete sbagliato numero, ma mi trattenevo.

Diavoli
Allora è proprio vero. Eh, sì. Hanno ragione loro. Senti senti. Accidenti. Che lavoro. Ma dài. Ma siamo sicuri? Senti qua. Cosa ti sembra, a te? È quella. L'avevano detto, loro. Niente da dire. Si sente appena, ma c'è. Che roba. Questo fatto, adesso che lo so, la mia vita passata la rivedo a una luce completamente diversa. Avevano ragione loro. Aveva ragione anche quello là, nel novantadue. Che nel novantadue c'era uno che mi diceva Sei un imbroglione. No, gli dicevo io. Sì, mi diceva lui. Che litigata, quella volta lì. Be', aveva ragione lui. Sono un imbroglione.

Pancetta
Una volta ero piccolo ho vinto la medaglia d'argento a un concorso di poesia. Un concorso dell'associazione Ignazio Silone di Parma. Che gli avevo mandato quattro poesie che io quando ero piccolo scrivevo anche delle poesie. Che come diceva De André Fino ai diciotto anni scrivono tutti poesie, dopo i diciotto anni solo i poeti e i cretini, diceva Benedetto Croce, diceva De André. Io le mie poesie avevo undici anni. E quella che avevan premiato non era neanche la più bella che avevo mandato.


Paolo Nori (1963) e Marco Raffaini (1967)

Storia della Russia e dell'Italia
Caro Mario,
è successo un po' un casino. Mi dispiace. Eravamo lì, stavamo bene. Io lo sapevo che non dovevo bere. Invece. Mi dispiace. Ci siam messi a discutere. Sai quelle discussioni che te hai bevuto che ti fai prendere Io qui io là io su io giù? Così. Io non lo so cosa mi è successo, non ero io, era il demone dell'alcolismo che parlava per me. Una discussione che non te la ripeto neanche che era d'un noioso sai quelle discussioni letterarie noiose? Così. Che poi tra l'altro non me la ricordo. Quello che mi ricordo, che il giorno dopo ho trovato un contratto sul comodino che io e te abbiamo preso l'impegno di scrivere un romanzo in un mese. Un romanzo storico epistolare di almeno centocinquanta cartelle, c'è scritto. Con un titolo Storia della Russia e dell'Italia che io non so un titolo così da dove è saltato fuori, un titolo così.


Frank Norris (1870-1902)

McTeague (...)
It was Sunday, and, according to his custom on that day, McTeague took his dinner at two in the afternoon at the car conductors' coffee-joint on Polk Street. He had a thick gray soup; heavy, underdone meat, very hot, on a cold plate; two kinds of vegetables; and a sort of suet pudding, full of strong butter and sugar. On his way back to his office, one block above, he stopped at Joe Frenna's saloon and bought a pitcher of steam beer. It was his habit to leave the pitcher there on his way to dinner.

Moran of the Lady Letty (...)
This is to be a story of a battle, at least one murder, and several sudden deaths. For that reason it begins with a pink tea and among the mingled odors of many delicate perfumes and the hale, frank smell of Caroline Testout roses.
There had been a great number of debutantes "coming out" that season in San Francisco by means of afternoon teas, pink, lavender, and otherwise. This particular tea was intended to celebrate the fact that Josie Herrick had arrived at that time of her life when she was to wear her hair high and her gowns long, and to have a "day" of her own quite distinct from that of her mother.

The Octopus
Just after passing Caraher's saloon, on the County Road that ran south from Bonneville, and that divided the Broderson ranch from that of Los Muertos, Presley was suddenly aware of the faint and prolonged blowing of a steam whistle that he knew must come from the railroad shops near the depot at Bonneville. In starting out from the ranch house that morning, he had forgotten his watch, and was now perplexed to know whether the whistle was blowing for twelve or for one o'clock. He hoped the former. Early that morning he had decided to make a long excursion through the neighbouring country, partly on foot and partly on his bicycle, and now noon was come already, and as yet he had hardly started. As he was leaving the house after breakfast, Mrs. Derrick had asked him to go for the mail at Bonneville, and he had not been able to refuse.
La piovra
Subito dopo aver oltrepassato il bar di Caraher, sulla strada della Contea che da Bonneville porta verso sud, e che divide il ranch Broderson da quello di Los Muertos, Presley si rese improvvisamente conto del debole e prolungato suono della sirena a vapore, che sapeva provenire dai magazzini ferroviari vicino al deposito di Bonneville. Quella mattina, uscendo dal ranch, aveva dimenticato l'orologio, ed ora non riusciva a stabilire se il suono della sirena indicasse le dodici o l'una. Sperò che fossero le dodici. Quella mattina, molto presto, aveva deciso di fare una lunga escursione nei dintorni, un po' a piedi e un po' in bicicletta, e fino a quel momento, ed era già mezzogiorno, non aveva fatto molta strada. Mentre stava uscendo da casa dopo la colazione, la signora Derrick gli aveva chiesto di andare a Bonneville per la posta, e lui non era stato capace di rifiutare.

Claire North (Catherine Webb) (1986)

The First Fifteen Lives of Harry August
The second cataclysm began in my eleventh life, in 1996. I was dying my usual death, slipping away in a warm morphine haze, which she interrupted like an ice cube down my spine.
She was seven, I was seventy-eight. She had straight blonde hair worn in a long pigtail down her back, I had bright white hair, or at least the remnants of the same.
Le prime quindici vite di Harry August
Il secondo cataclisma si verificò nella mia undicesima vita. Era il 1996 e stavo morendo della mia solita morte, sospeso in una calda nebbia di morfina, quando lei scivolò nella stanza come un cubetto di ghiaccio sulla schiena.
Aveva sette anni, e io settantotto. Una bambina dai capelli lisci e biondi, legati in una lunga coda. I miei capelli, o meglio i pochi che restavano, erano candidi.

(Traduzione: Valentina Daniele)

Bernardo Notargiacomo (1965)

La memoria degli alberi
Il bambino viveva in una grande città affacciata sul mare. Le navi, provenienti dai posti più remoti della terra, arrivavano e ripartivano in ogni momento del giorno e della notte, trasportando ogni genere di merci. Gli uomini che ne uscivano, sparpagliandosi ovunque, erano spesso invecchiati precocemente dalla salsedine e dal sole. A volte, quando la nave sostava per un tempo breve, sciamavano come falene intorno alle luci che si accendevano proprio là davanti apposta per loro. Quando l'attesa per salpare si prolungava per giorni o addirittura settimane, risalivano lungo i cammini che altri prima di loro avevano tracciato e si mescolavano ai propri simili.


Amélie Nothomb (1967)

Antéchrista (...)
Le premier jour, ja la vis sourire. Aussitôt, je voulus la connaître. Je savais bien que je ne la connaîtrais pas. Aller vers elle, je n'en étais pas capable. J'attendais toujours que les autres m'abordent : personne ne venait jamais.
C'était ça, l'université : croire que l'on allait s'ouvrir sur l'univers et ne rencontrer personne.

Attentat (Attentato)
La prima volta che mi sono guardato allo specchio, mi è venuto da ridere: non credevo di essere io. Adesso, quando vedo il mio riflesso, rido: so che sono io. Tanta bruttezza ha qualcosa di buffo. Il mio soprannome è arrivato molto presto. Dovevo avere sei anni quando un ragazzino mi gridò, in cortile: "Quasimodo!". Pazzi di gioia, i bambini risposero in coro: "Quasimodo! Quasimodo!".
Eppure nessuno di loro aveva mai sentito parlare di Victor Hugo. Ma il nome Quasimodo era così azzeccato che bastava sentirlo per capire.
Non sono mai stato chiamato in altro modo.

(Traduzione: Biancamaria Bruno)

Hygiène de l'assassin (Igiene dell'assassino)
Quando fu di dominio pubblico che l'immane scrittore Prétextat Tach sarebbe morto due mesi dopo, i giornalisti di tutto il mondo sollecitarono interviste private con l'ottuagenario. Il vegliardo godeva, certo, di un prestigio considerevole; fu comunque grande lo stupore di veder accorrere al capezzale del romanziere francofono rappresentanti di quotidiani del calibro (ci siamo permessi di tradurre) della "Voce di Nanchino" e del "Bangladesh Observer". Così, due mesi prima della morte, il signor Tach poté farsi un'idea dell'ampiezza della propria fama.
(Traduzione: Biancamaria Bruno)

Métaphysique des tubes (Metafisica dei tubi)
In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente.
Dio aveva gli occhi perennemente aperti e fissi. Se anche gli fossero stati chiusi, nulla sarebbe comunque cambiato. Non c'era niente da vedere e Dio non guardava niente. Era pieno e denso come un uovo sodo, di cui possedeva anche la rotondità e l'immobilità.
Dio era soddisfazione assoluta. Non desiderava niente, non aspettava niente, non percepiva niente, non rifiutava niente e niente lo interessava. La vita era di una pienezza talmente intensa che non era vita. Dio non viveva: esisteva.

(Traduzione: Patrizia Galeone)

Péplum (...)
- Cherchez à qui le crime profite. L'ensevelissement de Pompéi sous les cendres du Vésuve, en 79 après Jésus-Christ, a été le plus beau cadeau qui a été offert aux archéologues. A votre avis, qui a fait le coup?
- Pas mal, comme sophisme.
- Et si ce n'en était pas un?
- Que voulez-vous dire?
- Cela ne vous a jamais paru bizarre? il y avait des milliers de villes à détruire. Comme par hasard, ce fut la plus raffinée, la plus somptueuse, qui y passa.

Le sabotage amoureux (Sabotaggio d'amore)
Al galoppo sul mio cavallo, sfilavo fra i ventilatori.
Avevo sette anni. Niente era più piacevole che avere troppa aria nel cervello. Più la velocità fischiava, più entrava ossigeno che faceva piazza pulita.
Il mio destriero arrivò alla piazza del Gran Ventilatore, volgarmente detta piazza Tien An Men. Prese a destra, per il viale della Bruttezza Abitabile. Tenevo le redini con una mano. L'altra mano si abbandonava a un'esegesi della mia immensità interiore, carezzando ora il dorso del cavallo, ora il cielo di Pechino.

(Traduzione: Alessandro Grilli)

Stupeur et tremblements
Monsieur Haneda était le supérieur de monsieur Omochi, qui était le supérieur de monsieur Saito, qui était le supérieur de mademoiselle Mori, qui était ma supérieure. Et moi, je n'étais la supérieure de personne. On pourrait dire les choses autrement. J'étais aux ordres de mademoiselle Mori, qui était aux ordres de monsieur Saito, et ainsi de suite, avec cette précision que les ordres pouvaient, en aval, sauter les échelons hiérarchiques.
Donc, dans la compagnie Yumimoto, j'étais aux ordres de tout le monde.
Stupore e tremori
Il signor Haneda era il capo del signor Omochi, che era il capo del signor Saito, che era il capo della signorina Mori, che era il mio capo. E io non ero il capo di nessuno. Si potrebbe dire diversamente. Io ero agli ordini della signorina Mori, che era agli ordini del signor Saito, e così di seguito, con la precisazione che gli ordini verso il basso potevano saltare i gradini della scala gerarchica. Per cui, alla Yumimoto, io ero agli ordini di tutti.

(Traduzione: Biancamaria Bruno)

Novalis (Georg Philipp Friedrich von Hardenberg) (1772-1801)

Heinrich von Ofterdingen
Die Eltern lagen schon und schliefen, die Wanduhr schlug ihren einförmigen Takt, vor den klappernden Fenstern sauste der Wind; abwechselnd wurde die Stube hell von dem Schimmer des Mondes. Der Jüngling lag unruhig auf seinem Lager, und gedachte des Fremden und seiner Erzählungen. "Nicht die Schätze sind es, die ein so unaussprechliches Verlangen in mir geweckt haben", sagte er zu sich selbst; "fern ab liegt mir alle Habsucht: aber die blaue Blume sehn' ich mich zu erblicken. Sie liegt mir unaufhörlich im Sinn, und ich kann nichts anderes dichten und denken.
Enrico di Ofterdingen
I genitori erano già a letto e dormivano, l'orologio batteva i suoi monotoni rintocchi, sulle finestre strepitanti sibilava il vento; la stanza veniva a tratti rischiarata dal bagliore lunare. Il giovane era inquieto sul suo giaciglio e si ricordava dello straniero e dei suoi racconti. "Non sono stati i tesori a risvegliare in me una brama così indicibile" disse tra sé. "Ogni avidità è lontana da me: tuttavia, ardo dal desiderio di vedere il fiore azzurro. Mi viene sempre in mente e non posso cantare d'altro o pensare ad altro.

(Traduzione: Leonardo Vittorio Arena)

Hymnen an die Nacht
Welcher Lebendige, Sinnengabte, liebt nicht vor allen Wundererscheinungen des verbreiteten Raums um ihn, das allerfreuliche Licht - mit seinen Farben, seinen Strahlen und Wogen; seiner milden Allgegenwart, als weckender Tag. Wie des Lebens innerste Seele atmet es der rastlosen Gestirne Riesenwelt, und schwimmt tanzend in seiner blauen Flut - atmen es der funkelnde, ewigruhende Stein, die sinnige, saugende Pflanze, und das wilde, brennende, vielgestaltete Tier - vor allen aber der herrliche Fremdling mit den sinnvollen Augen, dem schwebenden Gange, und den zartgeschlossenen, tonreichen Lippen.
Inni alla Notte
Quale vivente, dotato di senso, fra tutte le magiche parvenze dello spazio che si dilata intorno a lui, non ama la più gioiosa, la luce - con i suoi colori, i suoi raggi e ande; la sua mite onnipresenza di giorno che risveglia. Come l'anima più intima della vita la respira il mondo immane delle costellazioni senza quiete, e nuota danzando nel suo flutto azzurro - la respira la pietra scintillante, in eterno riposo, la pianta sensitiva che sugge, e il multiforme animale istintivo - ma sopra tutti lo splendido intruso con gli occhi colmi di sensi, il passo leggero, le labbra dolcemente socchiuse, ricche di suoni.

(Traduzione: Roberto Fertonani)

Die Lehrlinge zu Saïs
Mannichfache Wege gehen die Menschen. Wer sie verfolgt und vergleicht, wird wunderliche Figuren entstehen sehn; Figuren, die zu jener großen Chiffernschrift zu gehören scheinen, die man überall, auf Flügeln, Eierschalen, in Wolken, im Schnee, in Krystallen und in Steinbildungen, auf gefrierenden Wassern, im Innern und Äußern der Gebirge, der Pflanzen, der Thiere, der Menschen, in den Lichtern des Himmels, auf berührten und gestrichenen Scheiben von Pech und Glas, in den Feilspänen um den Magnet her, und sonderbaren Conjuncturen des Zufalls, erblickt.
I discepoli di Sais
Gli uomini percorrono strade molteplici. Chi le segue e le confronta vedrà originarsi figure bizzarre; figure che sembrano far parte di quella grande scrittura cifrata che si scorge dappertutto: sulle ali, sui gusci d'uovo, nelle nuvole, nella neve, nei cristalli e nelle formazioni rocciose, sulle acque che ghiacciano, nella struttura interna e nell'aspetto esteriore delle montagne, delle piante, degli animali, degli uomini, negli astri del cielo, sulle lastre di pece e di vetro che vengono toccate e colpite, nella limatura intorno ad una calamita e nelle singolari congiunzioni del caso.

(Traduzione: Alberto Reale)

Aldo Nove (Antonello Satta Centanin) (1967)

Amore mio infinito
La mia ditta è una tra le prime aziende in Italia nel settore dell'arredamento per bar, pasticcerie, gelaterie, gastronomie, alimentari, macellerie e articoli per la piccola e media distribuzione.
La mia ditta ha un know-how dovuto a oltre quaranta anni di esperienza nel settore e si sviluppa su un'area di trentaduemila metri quadrati con ventunomila metri quadrati interamente coperti e millesettecento metri quadrati di palazzina uffici ed esposizione.
La mia ditta è composta da uno staff di circa novanta collaboratori qualificati e ottimamente preparati, ha una notevole rete di vendita tra concessionari e rivenditori in tutte le maggiori città in Italia e all'estero.
I prodotti della mia ditta possono coprire tutte le esigenze di mercato con moduli d'arredamento realizzati con materiali di prima qualità e a costi contenuti e ciò grazie a un continuo rinnovamento tecnologico, rinnovamento voluto e perseguito attraverso la ristrutturazione dei vari processi produttivi per affinare e migliorare il risultato finale nel suo insieme.

Puerto Plata Market
L'amore, ha lo stesso meccanismo del gratta e vinci.
Appena inizia l'amore inizi a prendere i gratta e vinci.
A quindici anni tuo padre inizia a darti dei soldi, e li spendi in cazzate.
Io facevo così.
Mi chiamo Michele, ho trent'anni, ho avuto una delusione sentimentale da una ragazza che si chiama Marina e dopo che ho fatto il liceo classico sono rimasto disoccupato sei anni.
Adesso, faccio materie plastiche vicino a Gornate.
Il mio pensiero principale, è l'amore.
A quindici anni lo cerchi, inizi così e tutta la vita cerchi il jolly l'amore. Invece per tutta la vita spendi tempo con i gratta e vinci.
Dici l'amore eterno e altre cose.
Poi dopo ci rimani solo male.

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