Richard Yates (1926-1992)
Cold Spring Harbor
All the sorrows of Evan Shepard's loutish adolescence were redeemed at seventeen, in 1935, when he fell in love with automobiles. His persistent bullying of weaker boys, his thick-witted ways of offending girls, his inept and embarassing ventures into petty crime - none of those things mattered any more, except as bad memories. He had found a high romance in driving fast and far, over most of Long Island, and he soon attained intimacy with the mechanical parts of any car he could get his hand on. For whole days at a time, meticulously taking a car apart or putting it together in the dust of his parent's driveway, Evan would be lost to the world. |
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Cold Spring Harbor
Tutte le sofferenze della rozza adolescenza di Evan Shepard furono riscattate quando a diciassette anni, nel 1935, si innamorò delle automobili. La sua insistenza a farew il prepotente con i ragazzi più deboli, il suo modo ottuso di offendere le ragazze, le sue goffe e imbarazzanti imprese sul campo dei reati minori... nessuna di queste cose contava più nulla, se non come brutti ricordi. Aveva scoperto che era romantico ed eccitante guidare a tutta velocità in lungo e in largo per Long Island, e presto raggiunse una certa intimità con le parti meccaniche di qualsiasi auto su cui riuscisse a mettere le mani. Per giornate intere, trascorse a smontare una macchina pezzo per pezzo o a rimetterla insieme in mezzo alla polvere del vialetto d'ingresso dei suoi genitori, Evan rimaneva isolato dal resto del mondo. (Traduzione: Andreina Lombardi Bom) |
Disturbing the Peace
Everything began to go wrong for Janice Wilder in the late summer of 1960. And the worst part, she always said afterwards, the awful part, was that it seemed to happen withouth warning. She was thirty-four and the mother of a ten-year-old son. The fading of her youth didn't bother her - it hadn't been a very carefree or adventurous youth anyway - and if her marriage was more an arrangement than a romance, that was all right too. Nobody life was perfect. |
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Disturbo della quiete pubblica
Per Janice Wilder le cose cominciarono ad andare storte nella tarda estate del 1960. E il peggio, come non fece che ripetersi in seguito, il lato orribile della faccenda è che tutto parve capitare senza il minimo segno premonitore. Aveva trentaquattro anni e un figlio di dieci. Non la seccava il fatto che la sua gioventù stesse svanendo - non era stata comunque una gioventù avventurosa, né priva di preoccupazioni - e, se il matrimonio era stato per lei più un modo di sistemarsi che una storia d'amore, anche questo le stava bene così. Nessuno ha una vita perfetta. (Traduzione: Mirella Miotti) |
Easter Parade
Neither of the Grimes sisters would have a happy life, and looking back it always seemed that the trouble began with their parents' divorce. That happened in 1930, when Sarah was nine years old and Emily five. Their mother, who encouraged both girls to call her "Pookie," took them out of New York to a rented house in Tenafly, New Jersey, where she thought the schools would be better and where she hoped to launch a career in suburban real estate. It didn't work out - very few of her plans for independence ever did - and they left Tenafly after two years, but it was a memorable time for the girls. |
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Easter Parade
Né l'una né l'altra delle sorelle Grimes avrebbe avuto una vita felice, e a ripensarci si aveva sempre l'impressione che i guai fossero cominciati con il divorzio dei loro genitori. Era successo nel 1930, quando Sarah aveva nove anni ed Emily cinque. La madre, che incoraggiava le bambine a chiamarla "Pookie", le portò via da New York per andare ad abitare in una casa in affitto a Tenafly, nel New Jersey, dove pensava che le scuole fossero migliori e dove sperava si avviare una propria carriera nel mercato immobiliare suburbano. La cosa non funzionò - dei suoi progetti per l'indipendenza, quelli che avrebbero funzionato sarebbero stati pochissimi - e lasciarono Tenafly dopo due anni, ma per le bambine quello fu un periodo memorabile. (Traduzione: Andreina Lombardi Bom) |
Eleven Kinds of Loneliness
Doctor Jack o'-Lantern All Miss Price had been told about the new boy was that he'd spent most of his life in some kind of orphanage, and that the gray-haired "aunt and uncle" with whom he now lived were really foster parents, paid by the Welfare Department of the city of New York. A less dedicated or less imaginative teacher might have pressed for more details, but Miss Price was content with the rough outline. It was enough, in fact, to fill her with a sense of mission that shone from her eyes, as plain as love, from the first morning he joined the fourth grade. |
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Undici solitudini
Il dottor Geco Del nuovo ragazzo era stato detto a Miss Price soltanto che aveva passato gran parte dei suoi anni in un orfanotrofio, e che gli "zii" piuttosto anziani con cui viveva ora erano in realtà genitori adottivi, pagati dall'ente pubblico di assistenza della città di New York. Un'insegnante meno appassionata e con minor fantasia avrebbe cercato di sapere qualcosa di più, ma Miss Price si accontentò. Era bastato quel rapido profilo a suscitare in lei uno spirito missionario che cominciò a trasparirle dagli occhi, chiaro come l'amore, fin dalla prima mattina in cui il ragazzo si presentò in classe. (Traduzione: Maria Lucioni) |
A Good School
As a young man, in upstate New York, my father studied to be a concert tenor. He had a fine, disciplined voice that combined great power with great tenderness; hearing him sing remains the best of my early memories. I think he sang professionally a few times, in places like Syracuse, Binghamton and Utica, but he wasn't able to make a career of it; instead he became a salesman. |
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Una buona scuola
Da giovane, nella provincia dello stato di New York, mio padre aveva studiato per diventare un tenore da concerto. Aveva una voce magnifica e disciplinata, che univa una grande potenza a una grande tenerezza; ascoltarlo cantare resta il migliore fra i miei ricordi. Mi pare che avesse cantato qualche volta da professionista, in posti come Syracuse, Binghamton e Utica, ma non riuscì a trasformare questa attività in una carriera; diventò invece rappresentante di commercio. (Traduzione: Andreina Lombardi Bom) |
Revolutionary Road
The final dying sounds of their dress rehearsal left the Laurel Players with nothing to do but stand there, silent and helpless, blinking out over the footlights of an empty auditorium. They hardly dared to breathe as the short, solemn figure of their director emerged from tha naked seats to join them on stage, as he pulled a stepladder raspingly from the wings and climbed halfway up its rungs to turn and tell them, with several clearings of his throat, that they were a damned talented group of people and a wonderful group of people to work with. |
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Revolutionary Road
L'ultima eco della prova generale si spense, e gli attori della Compagnia dell'Alloro si ritrovarono senza altro da fare che starsene lì, silenziosi e smarriti, a guardare oltre le luci della ribalta verso una platea deserta, battendo le palpebre; osavano appena respirare, mentre la figura tozza e solenne del regista emergeva tra le nude sedie per raggiugerli sul palcoscenico e dalle quinte tirava fuori, trascinandola rumorosamente, una scala doppia, vi saliva fino a metà, e da qui si voltava e gli diceva, raschiandosi più volte la gola, che erano tipi maledettamente in gamba e che era proprio un piacere lavorarci assieme. (Traduzione: Adriana Dell'Orto) |
A Special Providence
On Saturdays, when inspection was over and passes were issued in the Orderly Rooms, there was a stampede of escape down every company street in Camp Pickett, Virginia. You could go to Lynchburg or Richmond or Washington, D.C., and if you willing to travel for nine hours - five on the bus and four on the train - you could get to New York. Private Robert J. Prentice made the long trip alone one windy afternoon in the fall of 1944. He was a rifle trainee, eighteen years old, and this seemed an important thing to do because it might well be the last pass he would get before going overseas. |
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Sotto una buona stella
Di sabato, quando l'ispezione era terminata e in fureria si distribuivano i permessi, c'era un fuggi fuggi liberatorio per le strade di ogni compagnia di Camp Pickett, in Virginia. Si poteva andare a Lynchburg o a Richmond o a Washington, e se uno era disposto a farsi nove ore di viaggio - cinque in corriera e quattro in treno - poteva arrivare a New York. Il soldato Robert J. Prentice fece quel lungo viaggio da solo in un ventoso pomeriggio autunnale del 1944. Era un allievo fuciliere, aveva diciott'anni, e gli sembrava che farlo fosse importante perché quello poteva essere il suo ultimo permesso prima di partire per l'Europa. (Traduzione: Andreina Lombardi Bom) |
Young Hearts Crying
By the time he was twenty-three, Michael Davenport had learned to trust his own skepticism. He didn't have much patience with myths or legends of any kind, even those that took the form of general assumptions; what he wanted, always, was to get down to the real story. He had come of age as a waist-gunner on a B-17, toward the end of the war in Europe, and one of the things he'd liked least about the Army Air Force was its public-relations program. Everybody thought the Air Force was the luckiest, happiest branch of the service — better fed and quartered and paid than any other, given more personal freedom, given good clothes to be worn in a "casual" style. |
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Il vento selvaggio che passa
A ventitré anni, Michael Davenport aveva ormai imparato a fidarsi del proprio scetticismo. Leggende o miti di ogni tipo finivano per spazientirlo, perfino quelli che in genere vengono presi per buoni; ciò che voleva, sempre, era capire come stavano veramente le cose. Era diventato maggiorenne come mitragliere di bordo su un aereo B-17, verso la fine della guerra in Europa, e una delle cose che gli erano piaciute di meno dell’Aeronautica militare era il suo programma di pubbliche relazioni. Tutti credevano che l’Aeronautica fosse la branca più fortunata e felice delle forze armate – i suoi uomini erano nutriti, alloggiati e pagati meglio di chiunque altro, godevano di una maggiore libertà personale, ricevevano indumenti di buona qualità da indossare in maniera «informale». (Traduzione: Andreina Lombardi Bom) |
Abraham B. Yehoshua (1936-2022)
Ha-meahev (L'amante)
... e noi nell'ultima guerra abbiamo perso un amante. Avevamo un amante, e da quando è cominciata la guerra non lo si trova più, è sparito. Lui e la vecchia "Morris" di sua nonna. Da allora sono passati già più di sei mesi, e di lui non abbiamo saputo più nulla. Noi diciamo sempre: questo è un paese piccolo, una specie di grande famiglia, se uno ci si mette può scoprire legami persino tra le persone più lontane - e invece, come se si fosse spalancato un abisso, una perona è scomparsa senza lasciare traccia, e tutte le ricerche sono state inutili. Se fossi sicuro che è rimasto ucciso, rinuncerei. Che diritto abbiamo noi di ostinarci per un amante ucciso, quando c'è gente che ha perso tutto quello che aveva di più caro - figli, padri e mariti? (Traduzione: Arno Baehr)
HaBat HaYechida (La figlia unica)
L'insegnante non sente bussare alla porta. E nemmeno gli alunni, completamente assorti nel racconto. È l'ultima ora di lezione prima delle vacanze natalizie e dalle grandi finestre si vedono svolazzare tardive foglie autunnali. Nel cortile, accanto a genitori arrivati a prendere i ragazzi più piccoli, si accalcano gli studenti degli ultimi anni, che faticano a separarsi gli uni dagli altri. Ma la professoressa Emilia Gironi, che ha sostituito per un anno un'altra insegnante in maternità ed è oggi al suo ultimo giorno di lavoro, è ben decisa a non lasciare liberi i suoi alunni se non dopo aver finito di riversare in loro lo spirito candido e umanitario di Edmondo De Amicis. (Traduzione: Alessandra Shomroni)
Gherushim meucharim (Un divorzio tardivo)
Il nonno ho pensato è arrivato per davvero fuori piove non è un sogno me lo ricordo bene mi hanno svegliato per davvero perché me l'avevano promesso di svegliarmi subito quando arrivava dall'aeroplano anche se io dormivo per questo avevo ubbidito ad andare a dormire e non aspettarlo alzato. Dapprincipio sì ho sentito discutevano lì al buio perché papà non voleva accendere la luce ma la mamma ha detto gliel'ho promesso e papà ha detto e allora? Avrà abbastanza tempo per vederlo ma la mamma si è impuntata solo per un momento papà vieni a vederlo sono già tre giorni che ti aspetta non la smette un istante di chiedere di te. Che poi non era vero per nulla. (Traduzione: Gaio Sciloni)
Hakalà hameshahreret (La sposa liberata)
Se avesse previsto che anche quella sera, sulla collina dei matrimoni del villaggio, avvolto dal profumo dell'antico fico che stava accanto al tavolo come uno degli ospiti, sarebbe stato preso dall'angoscia per il fallimento e l'occasione perduta, forse si sarebbe mostrato più pronto e deciso a sfuggire a Samaher. La petulante e ambiziosa studentessa del master, infatti, non contenta di un invito scritto e a voce, ha provveduto a organizzare un minibus speciale. Poi ha insistito con il nuovo capo del dipartimento perché tutti i docenti partecipassero alle sue nozze: non solo come gesto di omaggio verso di lei, ma verso tutti gli studenti arabi senza i quali, sosteneva sfacciatamente, il dipartimento di Lingua e letteratura araba non avrebbe goduto di alcuno status particolare all'interno dell'università. (Traduzione: Alessandra Shomroni)
Hashivah me-Hodu (Ritorno dall'India)
Ora la ferita era pronta per la sutura. L'anestesista si tolse impaziente la mascherina,
e come se non gli bastasse più il grande respiratore con le sue cifre lampeggianti in
continua mutazione, si alzò, prese con delicatezza la mano inerte per sentire il polso e
poi sorrise con simpatia verso la donna nuda e dormiente, e mi strizzò l'occhio. Io feci
finta di nulla: stavo fissando il professor Hishin per cercare di capire se aveva intenzione di
ricucire da solo o avrebbe lasciato finire uno di noi. Tremai pensando che mi mettessero da parte
ancora una volta per affidare il lavoro al mio rivale, l'altro medico che si stava
specializzando. (Traduzione: Alessandro Guetta)
Mar Mani.Roman Sikhoth (Il signor Mani)
- Ma anche se è vero che sono sparita, mamma, sono sparita solo per poco, che ragione avevi di preoccuparti tanto... - Ma io sí che ho telefonato, mamma. Ho telefonato eccome, mercoledí sera, da Gerusalemme... - Certo, mercoledí ero ancora a Gerusalemme, anche ieri... - Anche ieri, mamma, sí, e anche oggi, ma avevo lasciato un messaggio... - Com'è che non l'hai avuto? - Oh, Dio santo, mamma, non dirmi che il mio messaggio è andato perso un'altra volta! - Che ne so... a chi mi ha risposto al telefono... - Uno dei ragazzi tedeschi venuti a lavorare qui... (Traduzione: Gaio Sciloni)
Massa' el Tom HaElef (Viaggio alla fine del millennio)
Nel secondo quarto della notte Ben-Atar, svegliato da una carezza, immagina in cuor suo che anche nel sonno la Prima Moglie non dimentichi di ringraziarlo del piacere donatole. Nell'oscurità che dolcemente lo avvolge accosta alla bocca la mano che lo accarezza per imprimervi ancora un bacio. Ma la ruvidezza della pelle e il calore irradiato verso le sue labbra lo rendono immediatamente consapevole dell'errore e con disgusto respinge la mano dello schiavo nero che, percependo la repulsione del padrone, scompare. E cosí com'è, nudo e pieno di sonno, Ben-Atar è di nuovo colto dall'apprensione per il viaggio. (Traduzione: Alessandra Shomroni)
Molcho (Cinque stagioni)
La moglie di Molcho morí alle quattro del mattino, e con tutto se stesso Molcho si sforzò di individuare il momento preciso di quella morte cosí da inciderlo dentro di sé, perché lui voleva ricordare. Per settimane, perfino per mesi, dopo, quando ripensava a lei, gli pareva di essere davvero riuscito a fondere il momento del suo trapasso (se lo si poteva chiamar cosí: trapasso? Molcho era incerto) in una realtà chiara, piena di vitalità, non solo pensiero e sentimento, ma anche luci e voci, come il colore purpureo della stufetta, o quello verde e fosforescente delle cifre dell'orologio elettronico, o il fascio di luce gialla che fluiva dalla porta del bagno e creava grandi ombre nel corridoio, e forse anche la luce del cielo, una luce rosea o eburnea emanata dalla fitta tenebra; (Traduzione: Gaio Sciloni)
Shilichutò shel hamemuné al mashabei enosh (Il responsabile delle risorse umane)
Nonostante il responsabile delle risorse umane non si fosse cercato questa missione, adesso, nella luce soffusa e radiosa del mattino, ne capiva il significato sorprendente. E quando, accanto al falò ormai moribondo, gli era stata tradotta - e aveva compreso - la richiesta incredibile della vecchia in abito da moncaca, aveva provato un fremito di gioia e la Gerusalemme tormentata e ferita da cui era partito una settimana prima gli era riapparsa in tutto il suo splendore: quello dei giorni dell'infanzia. (Traduzione: Alessandra Shomroni)
Seishi Yokomizo (1902-1981)
Kuroran hime (L'Orchidea nera)
Fu proprio uno scherzo del destino. Se quel giorno al reparto n. 15 dei grandi magazzini Ebisuya fosse stato presente l'ex responsabile del terzo piano Miyatake Kinji, quel fatto non sarebbe mai accaduto. (Traduzione: Francesco Vitutti)
Banana Yoshimoto (1964)
Amrita (Amrita)
Essendo un animale notturno, in genere vado a letto dopo lo spuntare dell'alba. E di regola non mi sveglio mai prima dell'una. Perciò quel giorno fu un caso eccezionale. Intendo il giorno in cui mi arrivò il primo pacco da Ryuichiro. Sì, quella mattina all'improvviso il mio fratellino entrò nella mia stanza sbattendo la porta e si mise a scuotermi con tutte le sue forze. "Svegliati, Sakumi, svegliati! È arrivato un pacco!" Sollevandomi a fatica mormorai: "Cosa?" "C'è un pacco grandissimo per te!" (Traduzione: Giorgio Amitrano)
Hachiko no siago no koibito (L'ultima amante di Hachiko)
Non che odiassi particolarmente la vita, eppure la visuale che si rifletteva nei miei occhi era sempre lontana e sfumata come in un sogno. Percepivo le cose in modo innaturale, estremamente vicine o remote. In quel periodo, l'unica persona che nel mio mondo riuscisse a vedere a colori, l'unica che parlasse una lingua che le mie orecchie erano in grado di decifrare senza fatica, era Hachi. Pertanto, i momenti che trascorrevo in sua compagnia nell'arco della giornata erano anche gli unici in cui riuscivo a stare con me stessa. (Traduzione: Alessandro Giovanni Gerevini)
Hanemun (Honeymoon)
Sin da piccola ho sempre amato il giardino di casa mia. Non era particolarmente grande, ma in rapporto alle dimensioni della casa ricopriva una superficie abbastanza ampia. Mia madre era appassionata di giardinaggio, così c'erano svariate piante dai frutti commestibili, pietre ornamentali disposte in forme complicate, e alberi che davano fiori in ogni stagione. Perciò il giardino aveva diverse facce. E in quel piccolo mondo c'erano molti posti dove potevo sentirmi a mio agio. Il giardino mi era molto caro, e da bambina mi sedevo o mi stendevo direttamente per terra con tutti i vestiti. Poi, diventata grande, quando avevo il tempo di sedermi in giardino, portavo sempre con me una stuoia da mettere sotto e qualcosa da bere. (Traduzione: Giorgio Amitrano)
Kitchin (Kitchen)
Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano. Anche le cucine incredibilmente sporche mi piacciono da morire. Mi piacciono col pavimento disseminato di pezzettini di verdura, così sporche che la suola delle pantofole diventa subito nera, e grandi, di una grandezza esagerata. Con un frigo enorme pieno di provviste che basterebbero tranquillamente per un intero inverno, un frigo imponente, al cui grande sportello metallico potermi appoggiare. E se per caso alzo gli occhi dal fornello schizzato di grasso o dai coltelli un po' arrugginiti, fuori le stelle che splendono tristi. Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po' meglio che pensare che sono rimasta proprio sola. (Traduzione: Giorgio Amitrano)
Sly (Sly)
Ricordo stranamente bene quel pomeriggio. Il giorno dopo la festa a casa di Takashi. Il tempo era sereno e dalla finestra si vedevano il cielo azzurro e la luce. In un soggiorno, buio rispetto all'esterno, qualcosa era nato tra di noi segnando nello stesso istante l'inizio e la fine di un periodo. Ricordo bene che anche se partecipavo alla conversazione, il mio animo errava e fissava i raggi del sole che danzavano al di là della finestra della cucina nello stesso modo in cui si osservano degli esseri animati. Questa è la storia da me vissuta di un viaggio durato una decina di giorni soltanto. Un viaggio che, proprio come mi aspettavo, non aveva portato alla conclusione di niente e non aveva goduto di slanci particolari. (Traduzione: Alessandro Giovanni Gerevini)
Tokage (Lucertola)
In queste pagine la chiamerò Lucertola. Non per il piccolo tatuaggio a forma di lucertola che ha all'interno della coscia. Ha occhi neri e tondi. Occhi da rettile, impenetrabili. Fisicamente è minuta, ed è fredda in ogni parte del corpo. È sempre così fredda che vorrei avere mani abbastanza grandi per avvolgerla tutta. Non sarebbe come tenere tra le mani un uccellino o un coniglietto. La sentirei strisciare lungo il palmo con i suoi piedi appuntiti un po' alieni facendomi il solletico, e se provassi a guardare vedrei guizzare una piccola lingua rossa e nei suoi occhi simili a biglie di vetro ci sarebbe riflesso il mio viso triste che sembra chiedere qualcosa da amare. Mi dà la sensazione di una creatura così. (Traduzione: Giorgio Amitrano)
Tugumi (Tsugumi)
Senza dubbio Tsugumi era una ragazza impossibile. Ho lasciato il mio tranquillo paesino, in cui si vive di pesca e di turismo, e sono venuta a Tokyo per frequentare l'università. Anche le giornate che trascorro qui sono molto divertenti. Mi chiamo Shirakawa Maria. Maria, proprio come la Madonna. Però non mi sento affatto una santa. Ma nonostante questo, chissà perché, quando i miei nuovi amici parlano di me, non ce n'è uno che non dica che sono "generosa", o "serena". Se proprio devo dire come mi vedo io, credo di essere una semplice ragazza in carne e ossa, per di più con poca pazienza. (Traduzione: Alessandro Giovanni Gerevini)
Marguerite Yourcenar (1903-1987)
Mémoires d'Hadrien
Mon cher Marc, Je suls descendu ce matin chez mon médecin Hermogène, qui vient de rentrer à 1a Villa après un assez long voyage en Asie. L'examen devait se faire à jeun : nous avions pris rendez-vous pour les premlères heures de la matinée. Je me suis couché sur un lit après m'être dépouillé de mon manteau et de ma tunique. Je t'épargne des détails qui te seraient aussi désagréables qu'à moi-même, et la description du corps d'un homme qui avance en âge et s'apprête à mourir dune hydropisie du cœur_ Disons seulement que j'ai toussé, respiré, et retenu mon souffle selon les indications d'Hermogène, alamé malgré lui par les progrès si rapides du mal, et prêt à en rejeter le blâme sur le jeune Iollas qui m'a soigné en son absence. Il est difficile de rester empereur en presence d'un médecin, et difficile aussi de garder sa qualité d'homme. L'œil du praticien ne voyait en moi qu'un monceau d'humeurs, triste amalgame de lymphe et de sang. |
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Memorie di Adriano
Mio caro Marco, Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di un'idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuirne la colpa al giovane Giolla, che m'ha curato in sua assenza. È difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana; l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue. (Traduzione: Lidia Storoni Mazzolani) |
L'oeuvre au noir
Henri-Maximilien Ligre poursuivait par petites étapes sa route vers Paris. Des querelles opposant le Roi à l'Empereur, il ignorait tout. Il savait seulement que la paix vieille de quelques mois s'effilochait déjà comme un vêtement trop longtemps porté. Ce n'était un secret pour personne que François de Valois continuait à guigner le Milanais comme un amant malchanceux sa belle; on tenait de bonne source qu'il travaillait sans bruit à équiper et à rassembler sur les frontières du duc de Savoie une armée toute neuve, chargée d'aller ramasser à Pavie ses éperons perdus. |
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L'opera al nero
Enrico-Massimiliano Ligre procedeva a piccole tappe sulla via di Parigi. Dei contrasti che opponevano il Re all'Imperatore, ignorava tutto. Sapeva solamente che la pace conclusa da qualche mese si sfilacciava già come un abito indossato troppo a lungo. Non era un segreto per nessuno che Francesco di Valois persisteva nell'adocchiare il Milanese come un amante sfortunato la sua bella; si sapeva da fonte sicura che si adoprava in silenzio a equipaggiare e adunare su i confini del duca di Savoia truppe nuove, per mandarle a raccattare a Pavia gli speroni che vi aveva perduti. (Traduzione: Marcello Mongardo) |
Yu Hua (1960)
Zai xiyu zhong huhan (L'eco della pioggia)
Nel 1965 il bambino che io ero cominciò a temere in modo inesplicabile l'oscurità della notte. Ho riportato alla memoria quella sera pervasa da una sottile pioggia fluttuante: m'ero già addormentato; ero così piccolo, mi avevano poggiato sul letto come si fa con un giocattolo. Il ticchettio dell'acqua sulle grondaie esaltava il silenzio; il sonno si era a gradi impadronito di me, come io poco a poco avevo cacciato nell'oblio il gocciolio della pioggia. Deve essere stato nel momento in cui calmo e fiducioso mi abbandonavo al sonno che mi apparve una strada remota e tranquilla, a cui alberi e ciuffi d'erba lasciavano ordinatamente il passo. Da lontano si sentì una donna che chiamava con voce di pianto. Quella voce roca che risuonò improvvisamente spezzando l'incomparabile silenzio di prima pervase di brividi l'infanzia che rivive adesso nella mia memoria. (Traduzione: Nicoletta Pesaro)
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