Giuseppe Ierolli

MOSÈ E MAOMETTO: DA NAPOLI A PARIGI


Cap. 4

MOSÈ IN EGITTO / MOÏSE ET PHARAON

Dopo cinque mesi dal successo de Le siège de Corinthe Rossini si ripresenta nel massimo teatro parigino con una nuova opera ancora una volta tratta da un lavoro del periodo napoletano. Il 26 marzo 1827 va infatti in scena Moïse et Pharaon, rifacimento di quel Mosè in Egitto che aveva visto la luce al Teatro San Carlo il 5 marzo 1818, con una replica la Quaresima dell'anno successivo nella quale l'opera fu ripresentata con il terzo atto modificato.

L'itinerario musicale che va dal Mosè al Moïse non è dissimile da quello visto per il precedente rifacimento. Siamo infatti di nuovo di fronte ad una riduzione del virtuosismo (scritto), anche se la tipologia dell'originale, un'opera sacra molte volte indicata come "oratorio", aveva caratteristiche che la rendevano meno idonea a quegli slanci di coloratura presenti nel Maometto II, ad un ampliamento della struttura musicale e drammatica e ad una generalizzata revisione dell'orchestrazione. Anche il rapporto fra pezzi identici all'originale, pezzi parzialmente riscritti e brani completamente nuovi, è simile a quello che si rileva nel Maometto/Siège, e il brano più affascinante, l'aria di Anaï "Quelle horrible destinée", fa inevitabilmente pensare alla Profezia di Hiéros, un brano di altrettanta forza drammatica ed espressiva. Oltre a considerazioni di carattere più squisitamente musicale, il parallelismo fra i due rifacimenti si può estendere ai contenuti più eminentemente drammaturgici. Il notevole ampliamento della parte "pubblica" del Maometto II, che diventa preponderante ne Le siège de Corinthe, con il conseguente spostamento del baricentro drammatico dell'opera dalle vicende personali (contrasto amore-dovere) alla lotta di un popolo per la propria libertà,  avvicina le versioni parigine dei due lavori napoletani, visto che nel Mosè/Moïse il carattere più sociale della vicenda pone in secondo piano l'amore ( anche in questo caso colpevole) fra Elcia/Anaï e Osiride/Aménophis, lasciando in evidenza il tema della lunga e dolorosa conquista della libertà da parte del popolo ebreo, conquista della libertà anche questa volta osteggiata da "infedeli".

Il Mosè in Egitto nella versione napoletana del 1819, con il terzo atto rifatto, contiene i seguenti pezzi:

Atto I
1) Introduzione, "Ah: chi ne aita?".
2) Scena, invocazione, "Eterno, immenso", e Quintetto, "Celeste man placata".
3) Scena e duetto, "Ah se puoi così lasciarmi".
4) Scena e aria, "Cade del ciglio il velo".
(Nella prima edizione del 1818 è certo che a questo punto era inserita un'aria, "A rispettarmi apprenda", composta da Michele Carafa. Non è certa la data di composizione del nuovo pezzo, di Rossini, che potrebbe essere stato inserito nella revisione del 1819 ma che è presente solo negli spartiti editi in Francia, e quindi non è da escludere possa essere stato composto in occasione della prima parigina (in italiano) del 20 ottobre 1822, nella quale è compresa un'aria di Mosè "Dal Re de Regi", con parole nuove sulla musica di "Cade dal ciglio il velo". La questione è molto ingarbugliata, tanto che nemmeno l'accurata ricostruzione filologica di Gossett dà delle risposte precise.)30
5) Scena e finale I, "All'etra, al Ciel".

Atto II
6) Scena e duetto, "Parlar, spiegar non posso".
7) Scena e aria, "La pace mia smarrita".
8) Scena, scena, "Dove mi guidi?", duetto, "Quale assalto! qual cimento." e quartetto, "Involta in fiamma rea."
9) Scena e aria, "Tu di ceppi m'aggravi la mano".
10) Scena e coro, "Se a mitigar tue cure".
11) Scena e finale II, "Porgi la destra amata".

Atto III
12) Scena e preghiera, "Dal tuo stellato soglio".
13) Coro finale, "Ma qual fragor".

Anche nel Mosè in Egitto Rossini utilizzò brani tratti da opere precedenti: dal Ciro in Babilonia l'aria "Vorrei veder lo sposo" che diventa "La pace mia smarrita"; dall'Adelaide di Borgogna il coro "Schiudi le porte al tempio" per il coro "Se a mitigar tue cure"; dall'Aureliano in Palmira il tema del finale II "Copra un eterno oblio", usato nel corrispondente pezzo del Mosè "Porgi la destra amata".

La versione parigina, approntata da Luigi Balocchi, lo stesso librettista de Le siège, questa volta affiancato da Etienne de Jouy, andò in scena all'Opéra il 26 marzo 1827 ancora una volta con grande successo. Una schematica analisi del Moïse et Pharaon in relazione all'originale italiano, dà modo di rilevare il sostanziale parallelismo fra i due itinerari seguiti da Rossini nel passaggio da Napoli a Parigi, itinerari che serviranno da prove generali per le due opere (quasi) interamente francesi che rappresenteranno nello stesso tempo un debutto e la chiusura della carriera del compositore italiano nei due generi, entrambi rivisti e corretti, che lo avevano visto incontrastato protagonista per due decenni delle scene musicali europee.

Atto I

1) Ouverture et introduction, "Dieu puissant."
La seconda parte del breve preludio orchestrale (allegro in fa maggiore) utilizza un tema, ripreso anche nell'introduzione, tratto dal coro "Germano a te richiede" dell'Armida. Nell'introduzione, nuova, Moïse rassicura il popolo ebreo e si dice convinto che il fratello Eliézer riuscirà ad ottenere dal Faraone la libertà tanto sospirata.

2) Scène et quatour avec choeur, "Dieu de la paix."
Il brano è tutto di nuova composizione e comprende una scena di 204 battute e un breve concertato (quartetto con coro, 31 btt.). La scena è in gran parte occupata da un recitativo di Eliézer, drasticamente tagliato nella traduzione italiana che prese ben presto il posto della versione francese: il racconto dell'ambasciata del fratello di Moïse presso il Faraone occupa 32 versi e 54 battute nel Moïse, mentre nel Mosè viene liquidato in 5 versi e 6 battute. Il brano comprende anche la consegna delle tavole della legge, rappresentata però con notevole libertà rispetto alla versione biblica:

(Un météore lumineux tombe sur un buisson qu'il embrase sans le consumer.)

    Le Choeur
    Quel prodige nouveau!

    Voix Mistérieuxe
    Moïse, approche-toi.
    Je remplis ma promesse,
    Dans une sainte ivresse
    Viens recevoir ma loi.
    Hébreux, préparez-vous à des fureurs nouvelles,
    Allez vers Pharaon,
    Marchez, soyez fidèles,
    Vous combattrez pour moi, vous vaincrez en mon nom.

(Moïse va prendre les Tables de la loi sur le buisson éteint, qui s'est couvert de fleurs; il les apporte et les présente aux Hébreux, qui se prosternent.)

3) Scène et choeur, "La douce aurore."
Nella scena Moïse invita gli ebrei a consacrare al Signore i primogeniti e durante la cerimonia è ripreso il coro "Qui tutto è calma" dell'Armida.

4) Scène et duo, "Si je perds celle que j'aime."
Nella scena è ripreso il materiale tematico, dall'Armida, già usato nell'ouverture e nell'introduzione. Il duetto (Aménophis, Anaï), riprende integralmente il corrispondente pezzo napoletano "Ah se puoi così lasciarmi"(Osiride, Elcia)
Fino alla ripresa del duetto Rossini non ha utilizzato musica del Mosè in Egitto ma ha attinto, anche se discretamente, dall'Armida; c'è quindi un curioso connubio fra un'opera tutta giocata sul carattere sacro dell'argomento trattato e l'opera dove è più presente una, sia pure magica e fantastica, sensualità, dispiegata e resa prepotentemente musicale da quelle "cascate di fioriture vocali onde è bagnata tutta la parte della maga (eccetto il finale), e, in estrema misura, quella del suo amante. Ma, specialmente al nostro orecchio, cosa meglio delle fioriture dipinge i vincoli di malia e di sensualità che Armida tende col suo amore? Se le fioriture possono e non possono essere negazioni del dramma, qui lo sono deliberatamente: Rossini gli si butta fra le braccia, ne fa una delle componenti principali del rifugio ideale che s'è costruito su misura nel giardino incantato."31 Anche se probabilmente si tratta solo di riprese di temi che in quel momento sembravano a Rossini adatti all'utilizzo in un lavoro diverso, nulla vieta di pensare che questa intrusione del profano nel sacro possa essere stata una divertita, in quanto nascosta, scelta del compositore alle prese con l'imponente sacralità del personaggio biblico.

5) Scène et finale I, "O jour heureux, jour solennel."
Il brano è identico al finale I del Mosè in Egitto; nelle parole finali viene minacciata la piaga dell'oscurità anziché quella della pioggia di fuoco, visto che la scena delle tenebre, che apriva l'opera a Napoli, a Parigi è spostata all'inizio del secondo atto.

Atto II

6) Introduction, "Ah! Quel désastre."
È la famosa scena delle tenebre, ripresa dall'introduzione prima del Mosè in Egitto.

7) Scène, invocation, "Arbitre suprême." et quintetto, "O toi dont la clémence."
A parte qualche cambiamento nella breve scena, tutto il brano è tratto dai corrispondenti pezzi del Mosè in Egitto che seguono l'introduzione; in pratica tutto l'inizio del II atto parigino è identico all'inizio del I atto napoletano.

8) Scène et duo, "Moment fatal! Que faire?"
Il duetto tra il Faraone e suo figlio è identico all'analogo brano "Parlar, spiegar non posso" che apriva il secondo atto a Napoli.

9) Scène, air et choeur, "Ah! d'une tendre mère."
La scena è nuova e l'aria con coro è costruita utilizzando la musica del finale II del Mosè in Egitto. Se la musica è la stessa è invece profondamente modificata la situazione drammatica: a Napoli Elcia tenta di convincere Osiride a dimenticarla ed a unirsi alla sposa promessa ("Porgi la destra amata / Alla Real donzella"), Osiride, accecato dall'amore, si avventa contro Mosè e cade morto al suolo, fulminato dall'"Angiolo sterminatore"; l'inaspettato evento provoca lo sconcerto di tutti gli astanti, Faraone cade svenuto sul cadavere dell'erede al trono ed Elcia conclude l'atto con la cabaletta finale "Tormenti! affanni! smanie!" esprimendo tutta la sua disperazione davanti alla morte dell'amato nemico. Nel Moïse i personaggi in scena sono Sinaïde e Aménophis (Amaltea e Osiride a Napoli), è tagliata la morte dell'erede al trono, e la scena si risolve in pratica in un accorato appello alla ragione da madre a figlio; l'apparente resa di Aménophis ("Je ne puis résister aux larmes de ma mère; / Je vous suivrai, calmez votre douleur.") permette a Sinaïde di esprimere la gioia di fronte alla ritrovata serenità ("Qu'entends-je o douce ivresse.") cantando le stesse note servite ad Elcia per esprimere disperazione, forse il più famoso capovolgimento semantico in musica, del quale abbiamo già parlato.

Atto III

10) Marche et choeur, "Reins des cieux."
Il terzo atto, contrariamente al secondo che è tutto costruito utilizzando la versione originale, è quello che è meno debitore del Mosè napoletano, ed è anche quello più debitore del gusto francese, che esigeva un atto con situazioni che permettessero l'introduzione di un'azione coreografica elaborata e lunga abbastanza per far gustare il balletto agli appassionati dell'Opéra. Questo primo brano, che introduce la festa in onore di Iside, utilizza materiale tematico proveniente dal coro "Viva Falier" di Bianca e Falliero. All'interno del pezzo alcune parole pronunciate da Osiride, gran sacerdote egiziano, ricordano molto da vicino il ruolo ricoperto da Mosè quale portavoce della divinità:

    Isis m'inspire,
    Et par ma voix
    Dans cet empire
    Dicte ses lois.
11) Airs de danse
Le tre danze sono nuove, eccetto l'adagio della seconda che utilizza un tema (ancora una volta) dell'Armida.

12) Scène et finale III, "Grand Roi, délivre-nous."
In questo finale gli ebrei vengono a reclamare la libertà promessa e Moïse rifiuta sdegnosamente di inchinarsi davanti all'effige di Iside. Il gran sacerdote tenta per l'ultima volta di impedire la partenza degli ebrei, ma le minacce di Moïse si materializzano immediatamente; viene infatti annunciato che:

    Le Nil a vu rougir ses eaux,
    Et son urne sanglante
    Vomit avec ses flots
    La mort et l'épouvante!
    L'écho répéte au loin les accents de la guerre;
    Des foudres souterrains ont ébranlé la terre;
    D'insectes destructeurs on voit les tourbillons
    S'abatre sur nos champs, ravager nos sillons,
    Et le vent du désert dans sa course rapide
    Exhale le poison de son souffle homicide.
Ma il Faraone non sa ancora decidersi, combattuto fra le esortazioni di Sinaïde e gli inviti alla vendetta di Osiride. Costretto ancora una volta a dimostrare il suo potere, Moïse, in una scena che in pratica sostituisce quella tagliata nel finale II, "... étend les bras vers l'autel des faux dieux; dans le même moment, les feux allumés sur les autels s'éteignent; la statue d'Isis s'écroule, et l'arche sainte se montre resplendissante de lumière au milieu d'un nuage d'or et d'azur." Lo stupore davanti al nuovo prodigio è manifestato nel quartetto "Je tremble et soupire" che riprende, unico brano del finale, l'andante "Mi manca la voce" del quartetto "Involto in fiamma rea", nel quale lo sconcerto era dovuto ad una circostanza molto più profana: i due amanti (Elcia ed Osiride) scoperti in amoroso colloquio da Aronne e Amaltea. Il Faraone decide infine di lasciar liberi gli ebrei e l'atto termina con una poderosa stretta (allegro in mi maggiore) nella quale al ringraziamento degli ebrei nei confronti del Dio che li ha liberati si contrappone la rabbia di Aménophis, che, sconfitto come principe e come amante, medita già la vendetta.

Atto IV

13) Scène et duo, "Jour funeste, loi cruelle."
Il quarto atto è dilatato rispetto allo stringato atto finale del Mosè in Egitto (non l'originale del 1818, perduto, ma il rifacimento dell'anno successivo), limitato alla preghiera e al miracoloso passaggio del mar Rosso, che si richiude subito dopo travolgendo gli inseguitori egiziani. A Parigi l'atto finale è strutturato in cinque numeri: due in pratica ripropongono il terzo atto napoletano, due nuovi, e questa scena e duetto che riprende la situazione drammatica e la musica della scena "Dove mi guidi" (abbreviata) e duetto "Quale assalto! qual cimento." dell'originale.

14) Scène, reprise de la marche, "O jour heureux", scène et air, "Quelle horrible destinée."
Anche a Parigi il secondo duetto fra i contrastati amanti è interrotto dall'arrivo di altri personaggi; mentre a Napoli si tratta di Amaltea e Aronne che esprimono il loro sdegno davanti al colpevole amore nel quartetto "Involto in fiamma rea" parzialmente ripreso nel finale III del Moïse, a Parigi la ripresa della marcia "O jour heureux" del finale I annuncia l'arrivo degli ebrei in festa per la ritrovata libertà; l'unica a restare estranea alla gioia generale è Marie, madre di Anaï, che considera ormai perduta la figlia "Victime d'un amour impie". Ma Anaï si getta fra le braccia della madre e davanti all'imperiosa richiesta di Moïse che la esorta a scegliere "Entre son amant et son Dieu", sfoga il proprio dolore in un'aria che può essere considerata fra le vette dell'arte rossiniana e, ovviamente, risulta essere l'esito più positivo di questo rifacimento. In questo brano Anaï, pur sempre la tipica eroina melodrammatica perennemente in bilico fra quello che dovrebbe e quello che vorrebbe fare, rafforza il legame con la protagonista femminile che l'aveva preceduta più di cinque mesi prima sulle stesse scene, la Pamira ugualmente lacerata fra l'amore per un nemico e il dovere di fedeltà alla patria, contrasto espresso quasi con gli stessi accenti:

Pamira Anaï
O Patrie infortunée!
Quelle affreuse destinée!
Ah! De gloire environnée,
Je voudrais briser tes fers.
Du séjour de la lumière,
Daigne hélas! Ma tendre mère,
Daigne accueillir ma prière,
Et veiller sur mon destin.
Quelle horrible destinée!
Ciel! Que vais-je devenir?
Suis-je assez infortunée!
Quel tourment! Quel avenir!
Sous mes pas je vois l'abyme,
Tout espoir fuit sans retour,
Grand Dieu! Sauve la victime
Du devoir e de l'amour.

e risolto (non poteva essere altrimenti) con la stessa decisione di soffocare l'amore in favore del dovere:

Pamira Anaï
Je t'entends, et mon amour expire...
...J'adorais Almanzor, je meurs
pour mon pays.
C'en est fait, oui, le ciel m'inspire,
J'obèis aux lois du Seigneur!

La decisione di Anaï provoca la gioia dei suoi compatrioti e l'ira di Aménophis, ormai pronto ad accettare la libertà concessa agli ebrei pur di mantenere il legame con l'amata, che esce di scena (avec fureur) preannunciando vendetta contro l'ingiustizia subita.

15) Scène et prière, "Des cieux où tu résides."
Si tratta della ripresa del brano più celebre dell'opera: la preghiera "Dal tuo stellato soglio" aggiunta nella rielaborazione del terzo atto napoletano nel 1819, con un successo rimasto praticamente inalterato anche nei periodi di maggior incomprensione verso la produzione seria di Rossini. È probabile che proprio la presenza di questo brano così celebre abbia permesso la permanenza quasi stabile in repertorio del Mosè nella traduzione italiana del rifacimento francese.

16) Scène et orage, "Quel bruit! O ciel!".
La scena e il temporale sono quasi identici al finale del Mosè in Egitto; a parte qualche modifica nell'orchestrazione, la variante più significativa è nel finale orchestrale, nel quale il ripetuto tema in do maggiore, che chiudeva l'opera a Napoli con apollinea serenità e semplice perfezione, viene arricchito e come "riempito" da una seconda cellula tematica derivata dal tema principale, e da un controcanto di viole e violoncelli; ne risulta un brano forse più "dotto", ma sicuramente meno efficace di quella solitaria melodia che sembrava adagiarsi e poi svanire sulla superficie di un mare ormai tranquillo.

17) Cantique, "Chantons, bénisson le Seigneur."
Quest'inno religioso, una conclusione molto più convenzionale rispetto alla chiusura con un brano orchestrale non certo bisognoso di un seguito, è stato probabilmente subito espunto dall'opera, tanto che non appare nella partitura edita da Troupenas nello stesso anno della prima rappresentazione. Il taglio è in un certo senso ufficializzato in un copia manoscritta conservata negli archivi dell'Opéra dove il brano è segnato come "Retiré de Moïse."32 Il pezzo fu comunque ignorato nella traduzione italiana, anche se non è possibile escludere che possa essere stato reintrodotto in successive rappresentazioni all'Opéra, visto che è compreso in uno spartito per canto e piano, sempre Troupenas, anteriore al 1850.

Per avere una visione complessiva della sostanziale identità che ha guidato Rossini nell'opera di ri-composizione dei due lavori napoletani, vediamo ora una sintetica elencazione delle derivazioni contenute nei rispettivi rifacimenti.

Le siège de Corinthe
Atto I
1) Ouverture Temi da: Bianca e Fallliero, Atalia di Mayr (Salmo di B. Marcello) e Messa di Gloria.
2) Introduction Maometto II - 1) Introduzione.
3) Trio Maometto II - 3) Terzetto (rivisto).
4) Choeur et air Maometto II - 4) Coro e cavatina.
5) Finale I Maometto II - 5) Finale I (rivisto).
Atto II
6) Air Maometto II - 11) Finale e 9) Aria (dal n. 11 il maestoso e l'andantino dell'aria, dal n. 9 la cabaletta finale).
7) Duo Maometto II - 7) Duetto (rivisto).
8) Ballade Ermione (Maometto II, versione veneziana).
9) Airs de danse Nuovo.
10) Hymne Nuovo.
11) Finale II Nuovo (un tema dalla Messa di Gloria ripreso già nell'ouverture).
Atto III
12) Prière et air L'introduzione orchestrale dal pezzo corrispondente del Maometto II - 9) Aria;
la preghiera dal Maometto II - 11) Finale;
l'aria è nuova.
13) Trio Maometto II - 10) Terzettino.
14) Air avec choeur Nuovo.
15) Finale Maometto II - 3) Terzetto (Preghiera di Pamira/Anna) e 11) - Finale (rivisto).

Del Maometto II non sono stati utilizzati:
2) Cavatina, "Ah! che invan su questo ciglio."
6) Coro, "È follia sul fior degli anni."
8) Aria, "All'invito generoso."
9) Aria, "Non temer: d'un basso affetto" (esclusa l'introduzione orchestrale e la cabaletta).

Moïse et Pharaon
Atto I
1) Ouvert. et introduc. Un tema dall'Armida
2) Quatour avec choeur Nuovo.
3) Choeur Armida.
4) Duo Mosè in Egitto - 3) Duetto.
5) Finale I Mosè in Egitto - 5) Finale I.
Atto II
6) Introduction Mosè in Egitto - 1) Introduzione.
7) Invocation e quint. Mosè in Egitto - 2) Invocazione e quintetto.
8) Duo Mosè in Egitto - 6) Duetto.
9) Air et choeur Mosè in Egitto - 11) Finale II (rivisto).
Atto III
10) Choeur Bianca e Falliero.
11) Airs de Danse La seconda danza dell'Armida.
12) Finale III Nuovo, eccetto un brano dal Mosè in Egitto - 8) Quartetto.
Atto IV
13) Duo Mosè in Egitto - 8) Duetto (rivisto).
14) Air Nuovo.
15) Prière Mosè in Egitto - 12) Preghiera.
16) Orage Mosè in Egitto - 13) Coro finale (rivisto).
17) Cantique Nuovo.

Del Mosè in Egitto non sono stati utilizzati:
4) Aria, "Cade del ciglio il velo."
7) Aria, "La pace mia smarrita."
9) Aria, "Tu di ceppi m'aggravi la mano."
10) Coro, "Se a mitigar tue cure" (derivato dal Coro," Schiudi le porte al tempio" dall'Adelaide di Borgogna).

Siège de Corinthe Moïse et Pharaon
Pezzi completamente nuovi 9-10-11-14 2-14-17
Pezzi nuovi che utilizzano materiale tematico dell'originale o di altre opere 1-12 1-11-12
Pezzi ripresi dall'originale 2-4-13 4-5-6-7-8-15
Pezzi ripresi dall'originale con significative varianti nell'articolazione 3-5-6-7-15 9-13-16
Pezzi ripresi da altre opere di Rossini 8 3-10

I brani delle opere napoletane non utilizzati sono quattro in entrambi i rifacimenti e, a parte due cori, dei quali uno non nuovo, riguardano tutti pezzi solistici appartenenti al versante più "tradizionale" dei due lavori. Sicuramente Rossini ha voluto lasciare da parte quelli che potevano essere considerati residui del passato, sapendo tuttavia che il belcantismo e il protagonismo della voce solista, che sulla carta sembra così ridotto a Parigi, sarebbero comunque prepotentemente venuti alla ribalta nelle immancabili variazioni inserite dai cantanti durante le recite. Un espediente gattopardesco per rintuzzare gli attacchi di quella parte della critica che non vedeva di buon occhio il crescente e ormai incontrastato successo di un esponente (anzi a quei tempi "dell'esponente") della scuola italiana, senza in pratica scontentare un pubblico che, sia pure con minore intensità di quello italiano, non era certo immune dalla voglia di ascoltare trilli, volate e variazioni più o meno fedeli all'originale.


Frontespizio

Cap. 1 - Rossini a Parigi

Cap. 2 - Maometto II

Cap. 3 - Le siège de Corinthe

Cap. 4 - Mosè in Egitto / Moïse et Pharaon

Cap. 5 - I rifacimenti e la critica

Note

Bibliografia consultata


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